Intervista alla me medesima diciassettenne, in un sogno di una notte di mezza estate

La signora è rientrata nella sua stanza proprio mentre finivo di strappare una pagina al suo Book of Oberon. Me la sono nascosta sotto il vestito schizzando al mio solito posto sul tronco della lampada e per un attimo ho anche pensato di averla fatta franca, visto che Lucia s’è rimessa a sedere alla scrivania senza far commenti. Ha riacceso il suo pc con tutta calma e solo allora mi ha comunicato in tono piatto “comunque, guarda che l’ho già studiato tutto”.
Naturalmente, ho cercato di fare la gnorri. “Le dispense per il corso di crittografia al Warburg, intende? Mi complimento!”.
Non ha funzionato. “Guarda che non sto scherzando. Prova anche solo a vandalizzarmi un’altra volta una grammatica e giuro che te ne faccio pentire. Sono edizioni critiche di nicchia, hai una vaga idea di quanto costino?”.
Sospirando, mi sono tirata fuori dalla scollatura quella paginetta tutta appallottolata e gliela ho passata mormorando “chiedo scusa”. È stata magnanima, non mi ha fatto niente.

Casomai non si fosse ancora capito: non è la solita Lucia a scrivere queste parole. Sono io, la fata che vive sotto la sua lampada da scrivania: vi ricordate? Quella che le era stata regalata da sua nonna in occasione della Cresima; quella che un anno che fa le aveva suggerito di introdurre sul suo blog una nuova sezione dedicata al folklore e alla storia del pensiero magico. Ambeh: diciamo che lei m’ha presa di parola e ha iniziato a studiare la materia parecchio approfonditamente. Non s’è mai divertita così tanto come in questo ultimo anno, a quanto afferma.

Qualcuno direbbe che bisogna essere molto audaci o molto idioti, per essere una fata che scientemente agisce per mettersi in casa un essere umano con una libreria che sembra uscita dritta dritta da Hogwarts. Tutto sommato, suppongo che lascerò a voi lettori la possibilità di scegliere in quale delle due categorie farmi rientrare.
In ogni caso, la notizia positiva è che la nostra Lucia è una studiosa unicamente dedita alla speculazione accademica e non mi ha mai dato alcun tipo di problema. Ogni tanto, per tenerla buona, le racconto qualche storia interessante sul mio popolo che provvede a riciclare sul suo blog, o le fornisco buone idee a cui lei non aveva ancora pensato. Tipo, in questo caso: “signora, che ne direbbe di fare un viaggio nel tempo con la mia collaborazione?”.

“Prego?”, ha detto lei guardandomi come se fossi pazza.
“Per la festa del blog, intendo. Si avvicina il grande giorno, no?”. Lucia ha buttato un occhio al calendario: in effetti sì, si avvicinava.
È il 28 giugno 2022: la data in cui la signora potrà dire ufficialmente di aver trascorso la maggior parte della sua vita a fare la blogger. Aveva diciassette anni e quarantasette giorni, quando ha pubblicato il primo post su questi schermi, e da quel giorno lontano sono trascorsi diciassette anni e quarantotto giorni esatti. Ché qui abbiamo fatto i conti con precisione, se non si fosse capito. Sebbene il suo unico merito, se così possiamo dire, sia stato quello d’aver aperto un blog quando era molto piccola, ‘sta povera fessa ci tiene molto a questa cosa di aver scollinato: lo considera uno strano traguardo personale. Ragion per cui, giustappunto, ho insistito: “a questo punto, non sarebbe perfetto festeggiare con un viaggio nel tempo?”.
“A che fare, scusa?”, ha detto lei senza capire.
“Beh, aveva deciso di concedersi un’auto-intervista per celebrare questi diciassette anni, no?”. Mi sono stretta nelle spalle: “è una bella idea, naturalmente, e provenendo da Lei non potrebbe essere diversamente, ma le auto-interviste sono sempre un po’ banali, se posso permettere un’osservazione. Un’intervista fatta alla giovane blogger del passato renderebbe il tutto assai più interessante. Lei non trova?”.

Non mi ci è voluto molto per convincerla. E così, ci siamo organizzate per fare un viaggio nel tempo, che è una di quelle tipiche cose che le fate sanno fare bene; e lo abbiamo fatto pochi giorni fa, nella notte di mezza estate, notoriamente propizia per sogni strani e attività di quel tenore.
E così, io ho fatto ciò che so ben fare, ed ecco: io e la signora ci siamo improvvisamente ritrovate nella cameretta della giovane Lucia. Che, per chi non l’avesse conosciuta all’epoca, era un’adolescente apprezzabilmente fuori dal comune.
Là dove ci si aspetterebbe il poster di un cantante, lei aveva la discreta statuina di un santo piazzata davanti a lei sulla scrivania. Nella libreria, i volumi di Harry Potter si alternavano ai saggi sulle fate nel folklore inglese (modestamente, siamo sempre state la sua passione); i libri di Storia cominciavano a far capolino tra i poemi dedicati al signor Merlino e alla vera storia del Sacro Graal (erano gli anni delle grandi polemiche attorno al Codice da Vinci, se vi ricordate: donde, la curiosità per la materia).
Guardandomi attorno, e col senno di poi, in quella stanza in cui vivo da quando Lucia aveva quattordici anni, posso assicurarvi che quella cameretta era davvero lo specchio di ciò che la ragazza si sarebbe trovata a diventare un giorno.

Giustamente, vista la nostra intrusione, la giovane Lucia è balzata a sedere sul letto svegliandosi di soprassalto. E, diciamolo, non è che la Lucia grande abbia fatto un granché per distendere la situazione, visto che ha ritenuto di esordire rassicurandola con un’accozzaglia di parole incomprensibili tipo: “scusa per la FFP2, naturalmente ho fatto un tampone, ma dei rapidi non mi fido troppo e mi ci manca solo portare il Covid nel 2005, ché in quest’epoca ve li sognate, la DAD e il lavoro agile”.
“…?”, ha comprensibilmente commentato quella poveretta, trasformandosi in una maschera della sua emoticon preferita (😶). E lì, mi sono sentita in dovere di intervenire, riprendendo il mio posto sotto la lampada attaccata alla statua del santo. “È solo il sogno di una notte di mezza estate”, le ho detto. “Fa’ finta che questa tipa sia la te stessa del futuro”.

E così, in un modo o nell’altro, la conversazione è andata avanti, con la Lucia grande che spiegava alla piccolina le ragioni del suo viaggio, la volontà di intervistarla, le domande che le erano state inviate appositamente dai lettori del suo blog.
Poco confortantemente, la reazione di Lucia piccola è stata: “ma perché: sto ancora dietro al blog?”.
“Eccome”, ha detto la grande, tirando fuori un quadernetto degli appunti. “E anzi: qui ho una domanda da parte di un giornalista vero, di Avvenire, quindi capisci che passa necessariamente in primo piano davanti a tutte le altre”.
“Un giornalista di Avvenire si interessa al mio blog?”, ha fatto quella sgranando gli occhi.
“Si interessa a tutto ciò che parla di cattolicesimo online, in Italia e all’estero. Avvenire ha proprio una piccola rubrica dedicata”.
“Il quotidiano dei vescovi paga uno per dare conto delle scemenzine che i cattolici scrivono online?”. Lo sconcerto era palpabile.
“Oh sì. E lasciami dire che, secondo me, anche le diocesi e le parrocchie farebbero bene a fare altrettanto. Online si sta creando un microcosmo di credenti che è un piccolo universo a parte. Nel bene e nel male”.
“Ah”, ha detto lei, visibilmente perplessa. Ma ha lasciato correre: chi mai si metterebbe a contraddire un sogno vestito strano?
“Comunque, chiedeva il giornalista (veh che bella domanda argomentata): per una realtà come la Rete, diciassette anni sono un’eternità: niente è più come era nel 2005, quando Zuckerberg aveva appena progettato Facebook”.
“Aspetta, cos’è Facebook?”.
“Ecco, appunto. Comunque, prosegue la domanda: come valuta i cambiamenti avvenuti? E come il Suo blog è cambiato a sua volta, se è cambiato?”.
“E che ne so, io? L’ho appena aperto”.
“Valida obiezione. Allora inverto la domanda: come descriveresti il Web del 2005? Quali sono i suoi punti di forza secondo te? Come pensi che si evolverà ‘sta roba?”.
La giovane Lucia ha aggrottato le sopracciglia. “Beh, ogni tanto è qualcosa su cui riflettiamo, a scuola”. E poi, lentamente, ha cominciato ad argomentare: “quando ero piccola, andava di moda preoccuparsi perché i giovani passavano troppo tempo davanti alla televisione: nessuno leggeva più, e men che meno si scriveva. E invece, mi pare che con l’avvento dei blog sia esplosa d’un colpo la volontà di scrivere di nuovo. Ci trovi di tutto, dai racconti alle poesie, e chi non ha niente di più interessante da pubblicare si prende il tempo per descrivere periodicamente le sue giornate, come fossero tanti capitoletti di un’autobiografia. Magari non di grande valore letterario, ma insomma è pur sempre un lavoro letterario”.
Mh. Quindi, in sostanza, tu dici che nel 2005 il Web 2.0 sta emergendo come uno strumento che fa sì che gli aspiranti autori possano per la prima volta dedicarsi al loro hobby, ma senza tenersi il romanzo nel cassetto? Anzi, rivolgendosi a un pubblico teoricamente illimitato senza doversi preoccupare di avere alle spalle una casa editrice che provveda alla stampa e alla distribuzione?”.
“…beh sì, suppongo di sì”.
“Beh, sì. Lo supponevo anch’io”.
Le due Lucie si sono guardate per qualche secondo e poi quella piccola ha commentato: “e poi è anche uno strumento che permette di incontrare altre persone con interessi comuni. Penso a quei forum su Freeforumzone, sai: quelli dedicati praticamente a qualsiasi argomento dello scibile umano. Basta registrarsi per fare lunghe conversazioni con altra gente appassionata dello stesso argomento”.
“Sì”, ha commentato Lucia grande mettendosi a sedere: “erano carini, adesso non esistono praticamente più. Sono stati soppiantati dai social network, alcuni dei quali in particolar modo sono praticamente diventati la cloaca dell’Internètte. E per rispondere col senno di poi alla domanda del giornalista, io direi che la grande differenza tra la tua e la mia Rete è che, nel 2005, la gente diceva la sua su Internet solamente se aveva realmente intenzione di dir qualcosa. Blog, forum, mailing list: non foss’altro che per il fatto che dovevi registrarti apposta, in genere non entravi a gamba tesa in uno spazio virtuale che non hai mai visto prima, digitando cose a caso perché ti sono presi i cinque minuti di nervosismo visto che l’autobus non arriva e la pensilina è sotto il sole”.
“…scusa, non ho capito. Nel futuro, avete le pensiline degli autobus con dei computer collegati a Internet?”.
A Lucia grande è scappato da ridere. “Ecco, appunto. Si fruiva della Rete in maniera molto diversa, con più calma, davanti a una tastiera. Anche le critiche che arrivavano erano più lunghe e argomentate, mediamente più civili e comunque più degne d’attenzione. Ma soprattutto, la maggior parte degli internauti era composta da utenti passivi, che leggevano gli scritti altrui ma senza necessariamente esporsi. Era difficile che intervenissero se non erano autori a loro volta, e ovviamente già questo era una grande scrematura”. E lì, la donna ha sospirato. A lungo. “Adesso, invece, avere un profilo Facebook è praticamente un imperativo sociale: sicché, i social sono diventati uno specchio della società, portandosi dietro una solida quota di gente scema. Che adesso si imbatte nei tuoi contenuti senza nemmeno esserseli andati a cercare e li può commentare e ricondividere in pochi istanti, presa dal pathos del momento. Se sono troppo lunghi, a volte nemmeno li legge. Giustamente, visto che magari è in coda alla cassa del supermercato. È diventato tutto più frenetico e molto più raffazzonato, e quei creators che hanno deciso di esprimersi primariamente attraverso i social hanno necessariamente dovuto privilegiare uno stile che punta alla rapidità, al fare colpo, al massimizzare l’impatto che potrai ottenere in quei pochi brandelli di attenzioni che ti saranno concessi tra un click e l’altro”.
“…sbaglio, o ho l’impressione che l’insieme ti faccia abbastanza schifo?”, ha chiesto la ragazza co una certa perplessità.
Lucia grande ha esitato. “Non mi piacciono i social per come sono diventati. Erano nati per ospitare le foto delle vacanze, non discussioni di geopolitica o epidemiologia. I blog, invece, non sono cambiati molto. I pochi che sopravvivono, quantomeno. Diciamo che sono rimasti ciò che erano: dei prodotti un po’ di nicchia. Il mio, ovviamente, in diciassette anni si è evoluto molto rispecchiando il mio progresso negli studi, ma fondamentalmente è la versione adulta di quello che hai creato tu”.
Ah” ha commentato la ragazzina, grossomodo con la stessa faccia con cui all’epoca i suoi coetanei guardavano i nonni anziani che parlavano della guerra e di altre cose senza senso.
Lucia grande, con nonchalance, ha svoltato pagina al suo quadernetto. “A proposito: qui tutti quanti vogliono sapere com’è che t’è venuta l’idea di aprire il blog. Lo so che è ridicolo, ma raccontiamolo pure”.
“…ma per il gioco di ruolo, dici?”.
“Sì, il gioco di ruolo”.
La ragazzina sembrava spiazzata, ma ciò nonostante ha docilmente iniziato a spiegare: “beh, sono iscritta a questo gioco di ruolo ad ambientazione fantasy-medievale. Un play-by-chat. Ognuno descrive per iscritto ciò che fa il suo personaggio ed è come comporre tutti assieme un grande romanzo corale, sempre a proposito di scrittura e Web. E insomma: la mia amica Marina ha deciso qualche tempo fa di aprire un blog, e lo scrive dal punto di vista del personaggio che muove in questo gioco. Come se fosse il suo diario segreto, capisci, per dare maggiore profondità al suo personaggio”.
Ah-ah”.
“Mi è sembrata una buona idea, e ho fatto altrettanto anch’io. Poi questa mia amica si ci ha preso gusto e ha aperto anche un blog normale, in cui scrive le sue cose al di là della finzione letteraria. E, boh, di nuovo l’ho imitata”.
Et voilà!”, ha commentato la grande.
“Ma onestamente era una cosa nata così per passare il tempo, non pensavo che avrebbe avuto un seguito così duraturo”.
“Diciamo che hai iniziato a dedicartici seriamente quando una tua stroncatura ironica su un film di Harry Potter è diventata virale e la cosa ti ha galvanizzata”. E così dicendo, Lucia grande ha lanciato un’occhiata sovrappensiero all’ingombrantissimo pc grigiolino sulla scrivania. “Comunque. Tornando al tuo gioco medievale, cosa fa nella vita il tuo personaggio?”.
“…lo speziale, perché?” ha risposto l’altra con l’aria di chi casca dalle nuvole.
“No, niente”, e l’adulta ha sorriso tra sé e sé. “Mi fa ridere perché scrivo spesso e volentieri di medicina medievale, su questi stessi schermi. I corsi e i ricorsi della Storia”.

C’è stato qualche secondo di silenzio, interrotto solo dal fruscio delle pagine che scorrevano sul quadernetto di appunti. “Mi chiedono se lo stile di scrittura è cambiato parecchio col passar del tempo. Ora come ora, come viene definito il tuo?”.
“…mah. Un mio professore, a scuola, dice che sto copiando lo stile di J.K. Rowling. Se è vero non me ne rendo conto, però mi piace vantarmene”.
“E un mio lettore di vecchia data mi ha detto, qualche mese fa, che il mio stile è diventato un po’ più accademico e un po’ meno spontaneo, in questi ultimi anni ha”, lei le ha fatto da contraltare. “Ma, tutto sommato, ci sono dei post vecchi di dieci o quindici anni che potrei aver scritto ieri, magari andando un po’ di fretta e senza fare una buona revisione prima di postare. Ah, a proposito”, ha aggiunto con un’occhiata al suo taccuino: “qui è pieno gente che vuol sapere se ti piacerebbe, un giorno, scrivere un libro”.
Oddio”, ha detto l’altra illuminandosi d’immenso: “sarebbe un sogno che s’avvera!”.
La grande le ha lanciato un’occhiata piatta. “Meh. Tra diciassette anni, alcuni dei quali passati effettivamente a scrivere cose per lavoro, la fascinazione della carta stampata ti farà molto meno effetto. Per fortuna. Per come è fatta l’editoria del mio tempo, davvero un blog ha una tiratura assai più alta di un libro cartaceo, per così dire. Resta il piacere di radunare in tutt’uno cose coese con un inizio e una fine, e questo”, ha aggiunto guardandola di sottecchi, “potrebbe anche essere il momento giusto per dire che un paio di progetti stanno bollendo nel calderone, ma adesso passiamo alla prossima domanda”. E nonostante l’evidente delusione della piccola, è andata avanti a leggere imperterrita senza lasciarle il tempo di rispondere: “c’è un grande interesse per la mia vita privata, che temo resterà in larga parte disatteso, ma c’è anche un buon numero di gente che vuole sapere se i miei amici leggono il mio blog e se i miei parenti lo supportano e mi incoraggiano”. E lì, la voce le si è tinta di note divertite: “così a naso, pensi che te ne importerà tanto d’avere il supporto dei parenti?”.
“Occielo, no” ha fatto l’altra, visibilmente spiazzata. “E che me ne dovrei fare?”.
“Ah, non ne ho idea, ma pare che la cosa riscuota molto interesse” ha detto la grande, e stavolta si è anche concessa una risata. “Comunque ovviamente sì, sanno tutti cosa faccio e ovviamente nessuno mi mette i bastoni tra le ruote. E ci mancherebbe altro, voglio dire. Alcuni leggono quello che scrivo, altri giustamente no perché hanno altri interessi; tutti sono contenti quando io sono contenta, come direi che si fa tra persone decenti. In ogni caso”, ha aggiunto dopo una breve pausa, “i complimenti che gradisco di più in assoluto sono quelli che mi arrivano dai colleghi, o comunque da chi svolge la mia stessa professione, perché ovviamente non si basano sull’affetto. Ho avuto un datore di lavoro che non si perdeva uno dei miei post e li commentava con me in pausa caffè: è stato bellissimo. E la lacrimuccia mi scende tutte le volte che il mio professore di Storia del liceo mi dice che ha letto un mio articolo, ecco, quello sì”.
Oooohh!”, ha esclamato la Lucia liceale.
“E a tal proposito”, ha sorriso l’altra: “le ultime domande di questa intervista riguardano i momenti più brutti e più belli di questi diciassette anni di blogging. Di momenti brutti, in realtà, ne ho avuti pochi, e nulla che mi abbia mai fatto prendere in considerazione l’idea di smettere. Ma un momento eufemisticamente interessante te lo racconto affinché ti sia di lezione per il futuro, e ti permetta di adottare fin d’ora la Regola Aurea dell’Onanista di Passaggio”.
“…scusa?”.
“Sì, hai presente la Regola della Nonna che va tanto di moda nel Web di inizio anni 2000? Quella che dice: non raccontare su Internet nulla che non saresti disposto a raccontare anche a tua nonna?”.
“…sì, e dunque?”, ha chiesto lentamente la ragazza.
“A parte il fatto che, oggigiorno, anche le nonne sono sui social. Comunque, verrà il momento in cui farai l’upgrade e inizierai a scrivere mettendo in conto di poter essere letta in ogni momento dalla gente più strana che popoli questo pianeta. Non necessariamente onanisti” ha aggiunto in fretta, cogliendo l’espressione della piccina, “solo che erano onanisti quelli che Iddio ti ha dato in sorte”.
“…non credo di capire” ha sussurrato la poveretta.
La grande è scoppiata a ridere, sistemandosi più comoda sulla sedia. “Tempo fa, nel tuo futuro, parlerai occasionalmente di castità prematrimoniale. Curiosamente, tema di grande attualità nella mia epoca, ma lasciamo perdere. Non ne parlerai nemmeno con particolare frequenza, ma saranno un paio di contenuti ben riusciti a essere evidentemente linkati qua e là su altri siti; e dico questo, perché nel momento in cui avranno luogo questi fatti, il tuo blog non sarà nemmeno arrivato a 200 follower. Insomma, davvero un blog piccino. Proprio per questo, un giorno ti galvanizzerai moltissimo vedendo che c’è un certo forum che ogni giorno reindirizza sul tuo blog almeno una ventina di visitatori unici. Giorno dopo giorno, da circa tre mesi”.
“…e mi stai dicendo che i visitatori sono onanisti?”, ha fatto la ragazzina in tono piatto.
La grande non s’è nemmeno curata di rispondere. “Copiaincollando emozionata l’indirizzo di quel forum e già immaginando chissà quali grandi scenari di gloria, ti apparirà come prima cosa un grosso pop-up che ti chiede di confermare la tua maggiore età, perché stai navigando verso un sito con contenuti sessualmente espliciti”.
“…ma è uno scherzo?”.
“Non è uno scherzo affatto”, ha riso Lucia la grande. “E poiché in effetti sarai maggiorenne – non poi da molti anni, ma comunque maggiorenne – deciderai di procedere, per comprensibile curiosità, e scoprirai di essere finita in un forum di galantuomi, dediti… come dire?”.
“All’onanismo?”.
“Con ogni evidenza sì, ma non solo. Era un forum in cui questi allegri personaggi potevano scambiarsi suggerimenti sui migliori video a tema da scaricare gratuitamente. Oppure indulgere in compiaciute descrizioni delle loro avventure, reali o immaginarie”.
“…non credo di voler sapere che c’entrassi io…?”, ha mormorato la ragazzina.
“Oh no, lo vuoi sapere. C’entravi, perché un numero sorprendentemente alto di questi galantuomini aveva la fantasia di sedurre giovani ragazze vergini. E per supportare, diciamo così, il pensiero solitario degli altri internauti con quello stesso medesimo interesse, qualche benefattore della causa aveva creato un agile elenco dei blog e dei profili social di tutte quelle fanciulle che corrispondevano ai pre-requisiti richiesti”.
“Oddio ma che schifo”, ha sussurrato la povera e casta giovinetta, perdendo colore sulle guance. E lì, io ho proprio lanciato un’occhiataccia alla Lucia grande: ci mancava solo me la traumatizzasse.
“Ma sai. In realtà, non ti farà tanto schifo per te. Il tuo sarà un blog pubblico e dichiaratamente fatto per girare, con contenuti ben ponderati che faresti leggere volentieri anche a Jeffrey Epstein, se fosse il caso. Il fatto è che (senza peraltro far nulla di illegale, perché linkavano contenuti pubblici a cui si poteva risalire tramite da Google), questi baldi giovinetti linkeranno, accanto al tuo grazioso sito, profili Facebook di ragazze che non si limitavano a dire la loro sul tema in esame. Postavano le loro foto in bikini al mare, geotaggavano in tempo reale ogni loro singolo movimento, si facevano vedere mentre slinguazzavano il fidanzato per dare una testimonianza di vita di coppia o che diamine so io”. Sotto lo sguardo sconcertato della ragazzina, la donna s’è stretta nelle spalle e ha accavallato le gambe: “tutto lì. E non sto certo implicando che a quelle poverette possa esser successo qualcosa di brutto. Alla fine, i nostri allegri amici erano solo degli onesti internauti onanisti, con un dubbio modo di occupare il loro tempo libero. Di certo non erano molestatori, per carità. Però, ecco: sarà in quel preciso momento esatto che guarderai retrospettivamente al tuo blog e al tuo modo di porti su Internet, e sarai improvvisamente molto compiaciuta di te stessa per aver scelto la cifra stilistica che hai effettivamente scelto”.
“…”, è stata l’unica reazione della poverina diciassettenne.
Thank me later, come dicono gli Inglesi”, ha ammiccato l’altra.

È calato nella stanza un silenzio teso di qualche secondo, e poi l’adulta ha commentato: “beh. Su note più felici, mi resta ancora da rispondere alla domanda su quale è stato il momento più bello di questi diciassette anni”.
“Sì-ti-prego”, ha mormorato l’altra tutto d’un fiato.
“Beh: a parte alcuni incontri singolarmente fortunati di cui non dico altro per non influenzare il tuo libero arbitrio, di momenti belli ce ne sono stati più d’uno”, ha ammesso Lucia. “Parecchi durante il lockdown. Tu non sai cos’è, ma prendilo per buono. Professori che, essendo giustamente in crisi per il fatto di dover cambiare il metodo di insegnamento da un momento all’altro, ti contatteranno chiedendoti se sia possibile usare il tuo materiale, e se per caso tu ne abbia pubblicato altro sullo stesso tema per creare attraverso gli archivi del tuo blog dei percorsi didattici ad hoc. È stato bellissimo”, e lo si vedeva proprio, dal modo in cui le si erano illuminati gli occhi ricordando. “E poi, in quello stesso periodo, sarà incredibile vedere un altro dei tuoi post diventare vir… diffondersi. Ma diffondersi nelle diocesi, perché evidentemente lì serviva: t’ha citata, in croato, persino il vescovo di Zagabria”. La Lucia liceale ha fatto tanto d’occhi; la Lucia adulta le ha lanciato un’occhiata. “Ma a parte darti questa botta di fiducia per quando ti toccherà vivere tempi interessanti” (intanto, la ragazzina stava sorridendo come una fessa: chissà che si stava immaginando riguardo a quella meravigliosa e ventura età dell’oro), “in realtà c’è una singola e-mail che porterai a lungo nel cuore”.
“Una mail di scuse dagli onanisti?”, ha tentato l’altra con sarcasmo.
“Te piacerebbe”, ha fatto la grande. “La mail di una donna che ti leggeva da anni, o così ha detto, ma non aveva mai commentato. Aveva cominciato a scorrere il tuo blog perché era appassionata di Storia, ma col passar del tempo, leggendoti, aveva compreso che eri probabilmente una cattolica praticante”.
“E dunque?”.
“L’unica cattolica praticante che conoscesse a parte sua nonna, a quanto pare. Così ti spiegherà nella suddetta mail la tua lettrice. La quale, di fatto, ti chiederà un aiuto pratico, spiegandoti di essere rimasta lontana dalla Chiesa fin dai tempi della prima comunione ma di aver recentemente sentito il desiderio di volercisi riavvicinare, previa confessione. E ti dirà di essere molto intimidita dall’intera procedura e, soprattutto, dal non sapere che aspettarsi: il sacerdote utilizza un formulario botta-e-risposta che è bene studiare a memoria per non imbarazzarsi peggio? Ci sono preghiere che vanno recitate a voce alta? Insomma, le servivano delle indicazioni pratiche, ma questo alla fine è il fatto collaterale. Il fatto principale”, ha detto Lucia, “è che questa tua lettrice ti chiederà scusa mille volte per averti disturbata con una domanda così fuori contesto, dicendosi consapevole dell’esistenza di blog più propriamente confessionali che stanno lì esattamente per convertir la gente. Ma ti dirà anche che, nei blog che aveva consultato, aveva respirato tanta di quella animosità e tanta di quella litigiosità interna che non si era sentita a suo agio a chiedere aiuto da quelle parti. Tu, invece, le eri sembrata una persona amichevole ed è così che aveva deciso di rivolgersi proprio a te”.
La piccola Lucia ha esitato qualche secondo, prima di buttar lì un “beh, wow” un poco incerto.
“Sì, beh: naturalmente quella donna era finita sui blog sbagliati”, si è affrettata a precisare Lucia la grande, “ce ne sono anche di deliziosi che non usano certo questi toni. In ogni caso, è questa l’esperienza che ti descriverà un giorno quella donna. E per quanto il tuo blog non sia nato per convertire gente, e per quanto questa sia la richiesta più inattesa in assoluto tra quelle che ti capiterà di sentirti rivolgere nella più larga parte della tua vita… è probabilmente quella che troverai più lusinghiera quando dovrai decidere come rispondere a questa domanda”.
“Beh, sì”, ha detto la ragazza. “Cioè, sembra una bella cosa”.
“Se vuoi un consiglio da te medesima”, ha sorriso l’altra, “fanne proprio una cifra stilistica per la vita. Pauca tamen plena jocis ordinata suis locis placet interserere. Ne (dum semper latinamur) ab indoctis videamur arronganter agere”.
“Eh?”, ha fatto la liceale, colta alla sprovvista.
Lucia ha scosso il capo. “Solo una citazione di Gualtiero di Châtillon, tra qualche anno la scoprirai all’università e ne farai la tua linea editoriale. Ancor oggi ne sta lì nella colonna di destra del tuo sito, per chi la volesse leggere per intero. In base alla mia esperienza… che poi comunque è limitata, eh. Magari ci vediamo tra altri diciassette anni per altre perle di saggezza. Ma comunque, ad oggi, ti posso dire che ti piacerà farla tua sia quando parli di temi ecclesiali, sia quando fai divulgazione dura e pura. Sia sul blog che sul posto di lavoro”. L’ha fissata in silenzio per qualche secondo, con lo sguardo saggio e forse un po’ materno con cui le giovani donne adulte guardano di lontano le ragazzine che stanno appena sbocciando alla giovinezza. “E se ti posso dare un ultimo consiglio non richiesto: falla tua anche nella vita, proprio in generale”. 

14 risposte a "Intervista alla me medesima diciassettenne, in un sogno di una notte di mezza estate"

  1. La Piuma

    Quanti ricordi e che onore aver conosciuto la Lucia di diciassette anni fa oltre, ovviamente, quella di oggi. Che onore essere stata la miccia da cui poi è esplosa la tua creatività e questo blog. E che bello che non hai mai smesso, come invece ho fatto io, per varie vicissitudini che sai.
    E’ sempre un piacere leggerti e tanto mi hai insegnato.
    Grazie Lucia.

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    1. Lucia Graziano

      La mia musa! 💚💚

      Che poi riflettevo: se devo dare a te il merito di avermi spinta ad aprire un blog, con tutto quello che per me ne è conseguito a livello personale, intellettuale, lavorativo, dovrei davvero farti una statua, altro che! 😚

      Grazie, Marina!

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  2. Emilia

    La me stessa diciassettenne non si sarebbe mai sognata di aprire un blog, men che meno di scrivere di Santi e affini occupando gran parte del proprio tempo libero. I miei pensieri dell’epoca erano concentrati sullo studio (ma tenevo nell’armadio – alle pareti non mi era concesso perché non avevo una camera mia – un poster del mio gruppo preferito), mentre la mia fede era un aspetto fondamentale della vita, anche se non ne costituiva il centro.

    La me stessa di dieci anni fa era già molto diversa, per varie faccende della vita, ma anche grazie alla curiosità che mi aveva colta leggendo, su un blog ormai defunto, i commenti di una ragazza che usava Belle de “La Bella e la Bestia” Disney come avatar…

    Auguri, di cuore!

    P. S. Ho sempre pensato che non fosse possibile, per un viaggiatore nel tempo, incontrare il proprio doppio passato. Evidentemente la fata della lampada dev’essere potentissima!

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    1. Lucia Graziano

      💚

      Ma non dire che il blog di prima è defunto, poverino, ché mi vien la depressione! E’ trasmigrato, come le anime nella metempsicosi! 😂😂

      La me stessa diciassettenne, più che altro, si dilettava tantissimo con la scrittura. Avevo cominciato a scrivere fanfiction di Harry Potter (mai pubblicate online, me le tenevo nel cassetto) quando ero ancora alle scuole medie; al ginnasio avevo cominciato a partecipare a quel gioco di ruolo play by chat di cui dicevo… insomma, la scrittura era proprio il mio hobby e da almeno un quinquennio. Da lì all’aprire un blog direi che il passo era breve, tantopiù che rendersi conto di poter essere letta da altri era ovviamente assai galvanizzante.

      Non direi nemmeno che a diciassette anni avessi chissà quale grande progetto in testa, mi piaceva scrivere e basta.
      Ma se il blog è servito a ispirare il tuo, beh, già solo questo è un successo che non mi sarei mai aspettata 😃

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        1. Lucia Graziano

          Ah! Allora sì, temo che l’aggettivo possa essere usato ☹️ E dire che in questi ultimi anni è uscito parecchio materiale che sul suo blog avrebbe fatto faville!

          Non sapevo che mi avessi “incontrata” per la prima volta proprio sul blog di Filippo! 🙂

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    2. Lucia Graziano

      Ah! E sono MOLTO 😂 curiosa di sapere come mai hai sempre immaginato che non fosse possibile per un time-traveller incontrare il proprio doppio. Mi colpisce, anche perché è una teoria che ho visto entrare in scena solo poche settimane fa guardando A Discovery of Witches, un telefilm su Sky (abbastanza bruttarello, NdR). In quel caso si dice che quando un timetraveller arriva dal futuro, il suo se stesso passato “scompare” per tutta la durata del viaggio temporale.

      Curioso, io non l’avevo mai immaginato così 🤔 e mi chiedo quale sia la ragione logica per cui questo dovrebbe accedere. Forse perché l’anima è una sola e non può essere in due corpi diversi contemporaneamente?
      Non so nemmeno quanto sia diffusa questa linea di pensiero ma in effetti adesso sono curiosa se ci sono altri romanzi che la citano! 😀 In Harry Potter, ad esempio, tutte le volte che qualcuno viaggia nel tempo è effettivamente nel passato in concomitanza col suo doppio.

      …cooomunque, senza nulla togliere alla fata, secondo me lei è stata solo il catalizzatore di magia da usare in un momento straordinario già di suo: nel Medioevo, la notte di san Giovanni (o di mezza estate) era nota per favorire sogni profetici con visioni provenienti dal futuro. E la fata è anche stata molto onesta nel precisare che la sua magia è stata fatta proprio in quella notte lì. Ha avuto un aiutino dalle forze cosmiche, diciamo 😂

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      1. Emilia

        Mi sono sbagliata: non volevo dire “il proprio doppio passato”, ma quello futuro.
        In “Sailor Moon”, precisamente nella seconda parte del manga e della serie animata “Sailor Moon Crystal”, che tratta proprio di viaggi nel tempo, viene infatti detto a Sailor Moon, arrivata dal XX secolo nel futuro, che non è  ammissibile che ci siano più esistenze della stessa persona nello stesso spazio e nello stesso tempo.
        Nel suo caso, mentre si trova molto vicina alla se stessa del XXX secolo, Neo Queen Serenity, ha un capogiro e diventa trasparente, segno di una distorsione spaziotemporale.
        Alla fine della serie, quando il nemico che minacciava presente e futuro è sconfitto e Neo Queen Serenity si risveglia dallo stato quasi-comatoso in cui era finita, le due riescono ugualmente a incontrarsi prima che il tempo riprenda a scorrere normalmente.

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        1. Lucia Graziano

          Oohh, I see, come dicono gli Inglesi 😛
          Penso di essere stata l’unica bambina anni ’90 che non ha mai guardato Sailor Moon (controcorrente già allora! :-P) quindi non avevo proprio presente questo riferimento. In effetti sarebbe interessante studiare in che modo il tema è stato interpretato dai vari autori, e se la cultura di provenienza influisce su questa visione. In effetti, in un contesto culturalmente cristiano, potrebbe anche essere ragionevole l’obiezione istintiva per cui l’anima è una sola e non può esistere in due corpi diversi contemporaneamente.
          I Giapponesi che visione hanno sul tema? Boh 🤔

          Pensando ai viaggi nel tempo della narrativa occidentale, o almeno a quelli che conosco io, mi sembra che il problema non si sia mai posto (tranne che in Discovery of Witches che già citavo, per l’appunto. Ma credo che lì più che altro fosse un espediente narrativo funzionale al fatto di non complicare troppo la situazione, visto che il viaggio nel tempo dura mesi e mesi ed era più comodo narrativamente che i time-travellers dal futuro entrassero semplicemente nei corpi dei loro sé passati e tanti saluti. Cioè, non erano elencate motivazioni “filosofiche” più profonde).

          Affascinante questione 👀
          Chissà se altri lettori hanno

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  3. marinz

    17 anni e 48 giorni… io lo aprii qualche giorno dopo di te… ed ormai non scrivo più (peccato, magari un giorno mi tornerà la voglia di raccontarmi) … eravamo su splinder che improvvisamente sparì e ci ritrovammo su wordpress… che tempi…
    cmq stamattina pensavo a te e al tuo blog dato che stanotte sarà la notte della barca di San Pietro 🙂

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    1. Lucia Graziano

      Che tempi sì! Ricordo come cosa cara il Weekend Della Grande Apocalisse Splinderiana, con la rocambolesca emigrazione di massa verso WordPress nella totale assenza di comunicazioni su quando/come/perché Splinder sarebbe stato chiuso.
      Se ripenso al modo in cui sono riuscita a traslocare l’intero blog senza avere la minima formazione informatica e studiandomi la procedura praticamente a caso grazie ai tutorial trovati su Google, devo dire che a distanza di anni mi faccio i complimenti da sola 😛

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