Alla ricerca del Natale autentico dei bei vecchi tempi andati

«Festa di èlite allargatasi alle masse, ricevimento per adulti trasformato in party per bambini, ricorrenza pubblica da vivere a livello comunitario poi diventata momento di incontri familiari»: così Judith Flanders descrive l’evoluzione che il Natale ebbe lungo i secoli, sottolineando che forse «è proprio questo ciclo di morte e di rinascita a essere il cuore stesso di Natale».

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Dama Abundia e le tre sorelle: quelle che vengono di notte

Non bisognerebbe fare queste cose, è peccato, ripetevano stancamente i confessori medievali. È una superstizione sciocca, aggiungevano: è un inutile spreco di risorse.

Ma avevano l’aria di essere loro i primi a non voler insistere più tanto. E nel frattempo, nelle case dei contadini, questa tradizione andava avanti indisturbata.

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Il cervo come simbolo di Cristo

Ci avete mai fatto caso? Nei ninnoli per l’albero di Natale, nella biancheria per le feste, nelle lanterne luminose, i cervi sembrano essere una (misteriosa) costante delle nostre decorazioni.
Ma in effetti, a conti fatti, che c’entrano i cervi con le feste di Natale?

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Di come il secolo delle Rivoluzioni rivoluzionò anche il nostro modo di vivere le feste. Alla scoperta del Natale del Settecento

Spesso, è a Dickens che viene dato il merito di aver inventato il Natale come lo conosciamo oggi. E se il travolgente successo di A Christmas Carol contribuì senza dubbio a rendere popolare il Natale vittoriano dei buoni sentimenti, fu in realtà nel XVII secolo che la festa del 25 dicembre cominciò ad assumere i connotati che le attribuiamo oggi.

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