La sposa cadavere

Carini, non è vero?
Beh, sì: siccome ci siamo messi a parlare di argomenti tanto allegri, ho pensato bene di proseguire sulla stessa linea. E quindi, vi propongo questi.
Sono… teschi, evidentemente.
E sono graziosi, non è vero?
Vi stupirà, probabilmente, sapere che non si tratta di soprammobili multicolor per darkettoni: se li guardate bene, noterete che i teschietti sono decorati con glassa colorata. E la parte bianca, in realtà, è fatta di zucchero.

Potrebbe essere il piatto forte di qualsiasi festa di Halloween (e infatti poi vi do la ricetta, se qualcuno volesse cimentarsi), ma in realtà le origini di questo dolce non sono americane.
O meglio: sì, sono americanissime; ma non affondano le radici nell’America protestante delle ex-colonie inglesi. I calaveras de azucar, “cadaveri di zucchero”, sono un dolce tipico delle feste messicane. E ovviamente mi riferisco al famoso Dia de los muertos, che tutti quanti avrete sentito nominare: mentre noi Europei, il 2 novembre, vaghiamo tristi tristi per cimiteri ombrosi a piangere sulle tombe dei parenti, i Messicani fanno la stessa cosa…
…ma in modo assai più allegro!!

La morte (la “Catrina”, come è soprannonimata in Messico… e curiosamente, anche in Piemonte!); la morte, dicevo, è semplicemente una parte della vita. Come per qualsiasi altro evento della vita, è perfettamente lecito scherzare, ironizzare, far battute, commentare. I Messicani, evidentemente, si sentono liberi da ogni tabù, e considerano la morte alla stregua di ogni altra fase dell’esistenza umana. Può stupire, ma può anche far riflettere, il commento che accompagna la pagina dei calaveras de azucar nella Wikipedia spagnola: “questo simbolismo può essere percepito come offesa o anche tabù, in altre culture: ad esempio, in Europa il simbolismo della morte ha prodotto una specie di senso di ripulsa, a causa delle epidemia di peste nera che l’hanno falcidiata”.
Insomma: ai loro occhi, siamo noi quelli strani. E, in questo caso, mi sento anche di dar ragione…

Nella notte fra l’1 e il 2 novembre, le famiglie messicane si spostano, in massa, verso i cimiteri.
E aspettano.
Aspettano, perché è proprio in quella notte che gli spiriti dei defunti (come anche a casa mia, del resto) torneranno sulla terra per far visita ai parenti.
E non c’è niente di triste, in tutto questo (chi diavolo potrebbe esser triste, alla prospettiva di reincontrare per qualche istante un amico che è scomparso?).
Le panetterie dei villaggi preparano il pan de muertos, ornato con fiori e con frutta colorata: la gente lo compra e lo porta al cimitero, per offrirlo ai defunti e festeggiare tutti insieme. Le tombe sono adornate con fiori coloratissimi (altro che crisantemi!) e la notte prosegue serena, fra risate e feste in compagnia.

Sono profondamente convinta del fatto che altre culture avrebbero molto da insegnarci, per quanto riguarda il rapporto con la morte.

***

In ogni caso.
In questa atmosfera così festosa, così gioiosa, così esemplificativa del concetto “io rido in faccia alla morte” (e quindi, ne esorcizzo la paura), i Messicani si sono inventati anche una serie di dolcetti a tema.
Il pan de muertos… vabbeh: è una torta per i morti.
Ma i dolci che mi piacciono di più, sono proprio i calaveras de azucar.

Lampante dimostrazione del fatto che Halloween non è per niente una festa commerciale, e che riempirsi la casa di ragnatele e teschi finti non è affatto sinonimo di satanismo o di conformismo alle mode del momento, i calaveras de azucar sono appunto… beh… cadaveri di zucchero.
Se fossimo ad Halloween, avrebbero lo scopo di spaventare: ma siccome siamo al dia de los muertos, i calaveras stanno semplicemente lì. Ci ricordano quello che stiamo festeggiando, e ci ricordano che prima o poi anche noi diventeremo tali.

Ma – voglio dire – se andate in Messico e vi regalano un calavera, non c’è niente di male. È un po’ come se qualcuno vi regalasse un pandoro per Natale: non c’è alcuna malizia, è solamente un dolce tipico.

Un dolce tipico… con tradizioni alle sue spalle.
Essì: perché in Messico c’è un’usanza – aehm – deliziosa, che è in voga fra i novios, cioè fra i fidanzati. Mi spiace che sia già passato San Valentino, altrimenti potevate riciclarla: ma magari fra un po’ di tempo è compleanno della vostra fidanzata, o magari il vostro anniversario, e quindi c’è bisogno di un regalo…

Ebbene. Lettori: stupite la fanciulla.
Omaggiatela con un regalo della tradizione messicana.
È un regalo splendido, nel suo genere: il messaggio insito è che “il nostro amore è eterno”; durerà per tutta la vita, e durerà anche oltre.
E dunque (aehm) (vi giuro che non sto scherzando), i Messicani hanno predisposto una variante ai teschietti: hanno creato dei dolcetti appositi.
Ovverosia, una lapide tombale che rechi scritto il nome dell’amato: per simboleggiare appunto che il grande amore è eterno, e che nemmeno la morte potrà mai infrangerlo.

Sì, insomma: San Valentino è passato, e voi vi siete dimenticati di fare un regalo alla ragazza?
Ella è risentita?
Volete stupirla?
Regalate una bara col suo nome scritto sopra.

È uno di quei regali che non passa inosservato.

***

Questo festoso capolavoro di allegria e gioiosità l’ho trovato per caso qualche tempo fa, ma era così bello che me lo son conservato per la prima occasione utile. Finalmente è arrivata. Wow.

Se invece volete provare a cucinare anche voi i calaveras de azucar, cliccate qui sotto e troverete la ricetta.

Ingredienti:
750 grammi di zucchero bianco;
1/2 cucchiaino di cremor tartaro;
1/4 di litro di acqua.

Per guarnire:
2 chiare d’uovo;
zucchero glassato;
colori vegetali;
foglio cerato per fare dei coni per guarnire;
stampi per fare i teschi (li trovate su eBay alla voce “sugar skull molds”).

Procedimento:
Mettere sul fuoco una casseruola con l’acqua e lo zucchero: mescolare fino a che lo zucchero si scioglie. Quando comincia a bollire, lasciarlo non più di 12/15 minuti. Toglierlo dal fuoco e lasciarlo riposare sino a che il suo colore diventa bianco.
Farcire gli stampi fino a quando sono completamente riempiti.
Quando gli stampi sono tiepidi e lo zucchero interno si è solidificato, prendere gli stampi, immergerli nell’acqua, e poi toglierli immediatamente. Successivamente, togliere gli stampi e riporre i teschi a sgocciolare sopra un canovaccio.
Sbattere le due chiare d’uovo, aggiungere lo zucchero glassato sino al formarsi di una pasta soffice, e aggiungere anche alcune gocce di limone. Versare questa miscela in 4 o 5 piccole ciotole, e in ciascuna mettere alcune gocce del colore che si desidera usare.
Riempire ciascun cono con un colore, tagliare la punta avendo cura di lasciare una piccola uscita, e guarnire il teschio.

7 risposte a "La sposa cadavere"

  1. utente anonimo

    Mi sembrano ben dolci quei teschi 😛
    Però, particolare tutto ciò eh!

    Leggevo giorni fa su yahoo che in una località fanno una festa dove c'è un finto-morto nella bara che torna in vita bevendo del (rum credo?) e insomma poi ballano come maii O_O Per la serie dopo questa le ho sentite veramente tutteeeee

    Daniele

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  2. Lucyette

    Beh, in effetti mi sembra una buona occasione di festa, assistere alla finta resurrezione da morte di un amico… mica scemi, questi 😛

    Peraltro, mentre mi "documentavo" per scrivere questo post, sono finita su un sito messicano dedicato proprio ai calaveras. Lì c'è scritto che sarebbe una tradizione italiana: dice che l'usanza (dei dolci a forma di scheletro) è arrivata in Messico con alcuni missionari provenienti da Palermo. Pare che a Palermo fosse in voga lo stesso tipo di dolcetti, all'epoca.
    C'è qualche Palermitano in linea? Adesso son curiosa!

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  3. utente anonimo

    Sicuramente d'effetto un regalo di questo genere!
    Ma quale?
    Meglio se accompagnato da un biglietto di spiegazioni, o meglio previa lettura di questo post (hai voluto farti pubblicità, dì la verità), altrimenti il simpatico dolcetto credo che la fidanzata lo lanci in testa all'innamorato…
    sotto sotto sei perfida… 😉

    Diego

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  4. fiordicactus

    Figurati, da quando da piccola mi hanno detto che le "fave dei morti" le facevano con la farina delle ossa dei morti, anche adesso che sono grande e so che non è vero, e ho visto la ricetta  . . .  non le mangio e se le vedo mi vengono i brividi  . . . figurati se posso mangiare questi dolcetti! Brrr!

    Ciao, R

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  5. utente anonimo

    eh ma perché , ne vogliamo parlare di quanto sono buonerrime le ossa dei morti –  o almeno, qui sono biscotti morbidi e speziati e che igrassano solo a guardarli, ma sono fantastici?

    la sera del 1 novemrbe da me si unsa fare le caldarroste su un fuoco in cortile – e qui si capisce quanto e perché io ami vivere in un paesino dove è possibile fare le caldarroste sul fuoco incortile, in una vecchia pentola di ferro dove il papà o il nonno hanno fatto dei buchi con martello e cacciavite.
    Poi la sera si dice il rosario per i morti, e si prepara bene il tavolo con le caldarroste e il vino.
    il giorno dopo si spiega ai bimbi che la bisnonna Marietta e il nonno Carlìn sono passati e hanno cenato con vino e castagne 🙂

    bella la cosa delle calaveras, le avevo viste in una vecchissima puntata della Signora in Giallo – e qui, avendo capito che sono un'appassionata della Signora in Giallo e ho visto e ricordo tutte le 168.749 puntate, smetterete tutti di parlarmi.

    Seavessi

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