[Pillole di Storia] Ma Costantino, a Ponte Milvio, precisamente, che ci faceva?

Che strana Quaresima, che è, questa Quaresima 2013. Non dico che passerà alla Storia ma io me la ricorderò decisamente a lungo, per questa buffa commistione di eventi significativi per i fatti miei e di eventi di portata storica tipo il Papa che si ritira, o l’elezione del nuovo Papa.
Ieri mi sono detta “mannò, non postiamo niente: che figura ci fai a parlare di Diocleziano, nel giorno in cui la Chiesa festeggia l’elezione del suo Santo Padre? ‘spettiamo a vedere se lo eleggono, e poi facciamo un post ad hoc”.
‘spettata la fumata bianca, e vista la fumata bianca, mi son sentita una blogger decisamente in imbarazzo, per la serie “e mo’ che scrivo su questo Papa, che non conosco manco per niente?”.
Avrei potuto scrivere del mio compiacimento per la scoperta che Papa Francesco, a quanto pare, mangia con gusto la bagna cauda, ma mi sembrava un commento troppo demenziale persino per i miei standard.
Oggi ho scoperto che gli piace pure il grignolino d’Asti, ma continuo a non ritenere che queste informazioni siano così notevoli da meritare un post tutto per loro.
Indi, facciamo che a Papa Francesco dedico una preghiera e non un post, e vado avanti modello panzer coi miei post su Costantino?
Ahò: mi rendo conto che è un po’ pietoso, ma l’alternativa era Costantino, il copia-incolla di commenti di chi conosce Bergoglio ancor meno di me, e la ricetta della bagna cauda.
Se qualcuno volesse la ricetta della bagna cauda, sarò ben lieta di accontentarlo.

Davvero, non vorrei sembrare irrispettosa o dar l’idea di infischiarmene (anzi); ma quando non conosci una persona, e di conseguenza non sai che scrivere, forse forse è meglio star zitti, invece di dire qualunque cosa giusto per dar fiato alla bocca. Per quanto mi riguarda, preferisco limitarmi ad un sincero: viva il Papa!

***

TetrarchiaDicevamo: Costantino.
Insisto un attimo sulla tetrarchia, perché altrimenti non si capisce cosa ci facesse Costantino a Ponte Milvio a a farsi dire “in hoc signo vincis”.
E insomma: tetrarchia. Allego una cartina, così si capisce ancor meglio.
Diocleziano e Massimiano, i due co-Imperatori, si spartiscono l’Impero in due parti uguali. Ognuno dei due sceglie due “vice”, e gli affida un altro pezzo d’Impero: questi vice sono Galerio, per quanto riguarda Diocleziano, e Costanzo Cloro, per quanto riguarda Massimiano.

Sembrava una bella idea, ripeto.
Quando uno dei due Imperatori muore, il suo vice prende il suo posto, diventa Imperatore, e provvede a nominare un altro suo vice. Sembra molto più governabile, o no?
E così, nel 305, Diocleziano e Massimiamo scelgono di fare un ultimo “test” alla tetrarchia sottoponendola alla prova del nove… e decidono di abdicare. Lasciano l’Impero nelle mani dei due vice, e si ritirano a vita privata per vedere come funzionerà questo nuovo tipo di successione.
L’opzione “scoppia una sanguinosa guerra civile che si trascina per anni e anni” decisamente non era nei progetti di quei due poveracci di Imperatori.

Il casus belli, nel 306, è la morte di Costanzo di Cloro. Il poveraccio muore in guerra, pochi mesi dopo esser diventato Imperatore: teoricamente, dovrebbe succedergli il suo vice, un certo Flavio Severio.
In pratica, le truppe di Costanzo se ne infischiano altamente di Flavio Severio, e proclamano “imperatore” suo figlio Costantino.

Costantino (sì, proprio quello dell’editto) non è che abbia fatto granché per frenare l’iniziativa dei suoi commilitoni.
Flavio Severio, dal canto suo, non fa niente di che per opporsi a Costantino. Anzi: si fa da parte, e gli lascia serenamente il posto.
Galerio (l’Imperatore che divideva l’Impero con il defunto Costanzo Cloro) non fa niente di incisivo per ostacolare questa iniziativa, e sostanzialmente avvalla l’elezione di Costantino.
Tutto si sarebbe concluso serenamente, se questo improvviso coup de théâtre non avesse fatto pesantemente girar le scatole a un tizio di nome Massenzio. Che era il figlio di Massimiano. Che era quell’Imperatore che aveva abdicato, per lasciare il posto a Costanzo Cloro.

Massenzio era un tipo ambizioso, e forse forse non gli era mai andato a genio che suo padre Imperatore non avesse provveduto a “piazzarlo” con qualche carica di tutto rilievo. Quando viene a sapere che il figlio di Costanzo s’è permesso di spodestare l’Imperatore designato perché “eh, io sono il figlio di sangue dell’Imperatore morto, e quindi questa carica è mia di diritto”… beh… a Massenzio, girano le scatole.
Si dice qualcosa tipo “evvabbeh: a saperlo prima, facevo la stessa rivendicazione quando mio padre ha abdicato, grazie al cavolo!”.
E siccome Massenzio teneva in alta considerazione il famoso detto “meglio tardi che mai”… ecco che allora rivendica per sé l’Impero. Dando origine, di fatto, a una guerra civile che lo contrappone a Costantino.

Questa guerra civile, peraltro, ha effetti interessanti sulla Chiesa cristiana. Non solo per il crocifisso che appare a Costantino mentre si appresta a combattere contro Massenzio – la guerra civile ha altre conseguenze indirette sulla comunità cristiana. Ovverosia: l’immediata cessazione delle persecuzioni, per tutti i cristiani che vivevano in quella parte d’Impero contesa dai due nemici.

Ricapitoliamo: l’Impero romano era diviso in due parti; una ad est, sotto Galerio, ed una a ovest, quella contesa. Galerio, che regnava tutto tranquillo sulle regioni dell’Oriente, continua serenamente ad applicare i vari editti emanati da Diocleziano, portando avanti per anni ed anni la mattanza di Cristiani. Questa grande persecuzione si concluderà solo nel 311, quando Galerio, ormai morente, emanerà un editto di tolleranza per interrompere questa strage.
Ma ad ovest, dove Massenzio e Costantino se le davan della grossa, c’era un tale clima di instabilità politica che la presenza dei Cristiani era proprio l’ultimo dei problemi. Non se li filava nessuno: Costantino era troppo impegnato a combattere contro i suoi nemici per occuparsi di quelle inezie. E comunque, molti storici sostengono che Costantino (e Costanzo suo padre) sottosotto fossero già cristiani, anche prima di Ponte Milvio.
Forse non è vero (o forse sì); fatto sta che, nell’Impero “d’Occidente”, le persecuzioni contro i Cristiani si concludono nel 305, dopo la morte di Diocleziano. Nel frattempo magari t’ammazzavano a causa della guerra, ma quella è un’altra storia.

***

La guerra civile ha una svolta nel 311, quando a Galerio si stacca il pene.
Ahò, non guardate me: Lattanzio ci descrive cose tremende successe ai genitali del pover’uomo, sostenendo che si trattasse di una evidente punizione divina comminata a quel cattivone che aveva ammazzato tanti cristiani sotto il suo regno.
Più probabilmente, gli era venuto un cancro ai genitali, cosa che lo condusse nell’Oltretomba nell’arco di poco tempo.
Moriva così l’Imperatore che aveva regnato sulla parte est dell’Impero romano, mentre lassù ad ovest Costantino e Massenzio se le davan di santa ragione. Adesso sintetizzo, ma, per farla breve, succede che tutti i potenti si coalizzano contro Massenzio, e si mettono dalla parte di Costantino.

Massenzio, in quel momento, occupava l’Italia e l’Africa. Costantino, che si trovava in Francia, decide di muoversi in maniera più incisiva di quella usata negli anni precedenti, e riunisce un enorme esercito che fa marciare oltre le Alpi.
Si scontra con Massenzio; lo sconfigge una, due, tre volte – prima a Torino, poi a Brescia, poi a Verona.
Riesce a strappargli l’Italia settentrionale, ormai Massenzio ha ripiegato verso Roma: Costantino lo insegue, lo sconfigge un’altra volta a Saxa Rubra; si prepara ad annientarlo nella battaglia decisiva, a Ponte Milvio.

Ed è proprio in quel momento che, a quanto pare, Dio decide di intervenire, e di metterci lo zampino…

Battaglia Ponte Milvio

5 risposte a "[Pillole di Storia] Ma Costantino, a Ponte Milvio, precisamente, che ci faceva?"

  1. riccardo paracchini

    Viva il Papa!
    Prima ho trovato questa citazione: «lo sono col Papa, sono cattolico, obbedisco al Papa ciecamente. Se il Papa dicesse ai piemontesi: Venite a Roma, allora io pure direi: Andate. Se il Papa dice che l’andata dei piemontesi a Roma è un furto, allora io dico lo stesso. Se vogliamo essere cattolici, dobbiamo pensare e credere come pensa il Papa». (San Giovanni Bosco)

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