Ché poi, a ben vedere, un cittadino romano legato alla religione dei suoi avi poteva in effetti averne a iosa, di motivi per cui guardare in cagnesco il Cristianesimo.
Diciamo che, per “colpa” di una serie di leggi che avevano agevolato le chiese cristiane, i templi dedicati agli dèi pagani si erano visti togliere, via via, la maggior parte dei finanziamenti che erano soliti ricevere. Ovvio, da un certo punto di vista: i denari prima versati al tempio di Cerere e di Esculapio, adesso venivano versati alle varie chiese cristiane.
Senza dubbio positivo, se tu eri devoto a Cristo…
…ma senza dubbio deprimente, se eri legato agli dèi pagani.
I sacerdoti della religione tradizionale, ormai privati dei loro redditi fissi e incapaci di procurarsi un guadagno extra, erano diventati una specie di mendicanti: vecchierelli mal in arnese che solcavano le strade alla ricerca di elemosine, spesso minacciando di scatenare la tremenda furia degli dèi, nella speranza di far paura alla gente e di invogliarla a una donazione. Se in città cominciava a circolare la notizia dell’arrivo di un qualche ricco mercante, i sacerdoti si riversavano in strada vestiti delle loro insegne sacre, nella speranza di sollecitare interesse ed elemosine – cosa gravissima, praticamente una profanazione, un po’ come se i nostri preti andassero a spasso con ostensorio, piviale e continenza, nella speranza disperata di far pena a qualcheduno. Per sfuggire alla povertà, si abbassavano a lavori indegni del loro rango, talvolta anche commettendo crimini; e, quello che più era grave, trascuravano i loro doveri religiosi. Si presentavano nei templi pagani rimasti aperti solo in occasione delle grandi feste religiose, durante le quali, talvolta, dimostravano persino di essersi dimenticati i canti sacri.
Era una situazione obiettivamente intollerabile, per chiunque fosse ancora legato al vecchio credo religioso.
Giuliano l’Apostata venne acclamato Imperatore nel 360: erano passati circa diec’anni dalla sua conversione al paganesimo. Lo zio Costanzo – il precedente Imperatore, quello che aveva fatto sterminare tutta la famiglia di Giuliano – aveva trascorso anni ed anni tenendo Giuliano accanto a sé, senza minimamente immaginare di star covando una serpe in seno. La sollevazione di Giuliano, reso forte dal suo esercito, colse di sorpresa l’Imperatore Costanzo, che si preparò a scendere in campo per sfidare in battaglia suo nipote… ma morì prima di riuscirlo a fare, stroncato da una malattia.
Giuliano interpretò questa circostanza come un segno palese della protezione che gli dèi pagani intendevano accordargli; ebbe anche occasione di comunicare con loro, lasciò detto, grazie a una serie di visioni mistiche che lo accompagnarono in questo frangente. Ovvio che, salito al trono, agisse in ogni modo per “ricambiare il favore” che doveva ai suoi amati dèi: suo scopo primario fu quello di ridare fulgore e lustro al culto delle divinità pagane, così vergognosamente trascinate in basso a causa dei Cristiani.
Cristiani che, peraltro, parevano a Giuliano una gènia vergognosa, criminale, e indegna. Spinto da un astio personale, unito a convinzioni teologiche maturate dopo la sua apostasia, Giuliano riteneva la presenza dei Cristiani un vero e proprio pericolo pubblico, oltre che un’onta, per lo Stato.
Gesù Cristo? Un asociale condannato al più disgustoso dei supplizii; niente a che vedere con le figure luminose di eroi pagani sofferenti in gloria.
I culto dei Santi? Uno schifo. ‘sti maniaci si sbaciucchiano dei pezzi di cadavere, ma che disgusto.
La Rivelazione? Presuntosa, vergognosa, e indegna. Mai nessuno prima dei Cristiani aveva avuto la pretesa di voler imporre il suo dio a tutto il resto dell’umanità; mai nessuno prima di loro si sarebbe sognato di dire “convertitevi tutti quanti ad Iside, perché Apollo non esiste”.
Il Battesimo? Assurdo, e criminale. Una spruzzatina d’acqua in testa non basta in alcun modo a cancellare i peccati atroci di sadici assassini come Costanzo e Costantino, capaci di sterminare una famiglia intera e poi di ritenersi dei buoni cristiani.
Era sulla base di questi presupposti che Giuliano l’Apostata, appena salito al trono, si accinse a inaugurare un nuovo progetto politico che avrebbe dovuto eliminare il Cristianesimo, e riportare la potente Roma alle grandi glorie maestose cui era stata usa nel passato.
“L’uomo nato per il bene dello Stato” era venuto, finalmente, “per estirpare tutti i vizi del passato”. Giuliano diede ordine che questo slogan venisse scritto in ogni dove, su tutti i muri delle più grandi città imperiali. Il popolo doveva saperlo, e prepararsi, ed esultare per questa grande grazia.