I trecentosessantacinque figli della contessa Margherita

Ma ci pensate, alla povera Kate Middleton?
No, dico. La moglie di William d’Inghilterra, quella che dovrebbe partorire a breve: la precisazione è un po’ pleonastica, perché in questi giorni non si parla d’altro.
E appunto: ma ci pensate, alla povera Kate? Se esiste qualcosa di più snervante che aspettare la nascita di tuo figlio mentre i media di tutto il mondo vivono nella disperante attesa del tuo travaglio, io fatico a immaginarmelo.

…beh, oh cielo.
Forse, no.
Se dobbiamo parlare di gravidanze di nobildonne, in effetti forse c’è qualcuna che se l’è passata ancora peggio.
Conoscete la storia di Margherita d’Olanda, Contessa d’Hennenberg?

***

La poveretta, innanzi tutto, è esistita veramente. Le cronache che ci parlano della sua gravidanza sono, auhm, leggermente fantasiose; eppure, Margherita d’Olanda è esistita per davvero. Figlia di Floris IV e di Matilde di Brabante, era nata in Olanda nel 1234. All’età di quindici anni, era andata in sposa ad Ermanno I conte di Hennenberg, e con lui aveva cominciato a vivere nel piccolo villaggio di Loosduinen.
Nella primavera del 1276, Margherita cade seriamente ammalata. Dal letto di morte, riesce a trovare il tempo per fare testamento e per lasciare alcuni doni alle sue dame di compagnia. Poi, si spegne, nel giorno di Venerdì Santo del 1276. Non sappiamo di preciso di che cosa sia morta la poveretta, sennonché una sua dama di compagnia lasciò scritto che si era trattato di una morte “insolita”.

Alla faccia dell’insolito, mi vien da dire: perché, secondo la leggenda, Margherita d’Hennenberg morì di parto.
“E che c’è di strano?”, mi pare di sentirvi: “all’epoca, era pieno di donne che morivano di parto!”.
Sì, signori: ma evidentemente, c’è parto e parto.
Durante il parto che la condusse alla morte, Margherita di Hennenberg partorì trecentossessantacinque figli, per metà maschi e per metà femmine.
: trecentosessantacinque. Avete letto bene.

***

Tutto era cominciato – assicurano i biografi – all’incirca un anno prima.
Durante una sua passeggiata fra le vie della cittadina, Margherita si era imbattuta in una giovane madre che stava passeggiando con i suoi figli. Sprezzante, la contessa si era rivolta verso il suo seguito, e, additando la fanciulla, aveva commentato: “tzk! Sgualdrina!”.
La paesana si era bloccata in mezzo alla strada, un po’ interdetta. Ovviamente sapeva bene che non è il caso di reagire, quando una contessa prende a insulti un popolano. Però, era anche curiosa di sapere cosa diamine avesse fatto per meritarsi quest’insulto, (anche solo per smettere di farlo in presenza della contessa!).
Timidamente, con molto ossequio, la paesana aveva sollevato lo sguardo. “Prego?”, aveva chiesto.
Sgualdrina!”, aveva ripetuto la contessa, con ferocia. E poi, sotto lo sguardo sconcertato della paesana (ma pure dei suoi valletti, a dire il vero), aveva additato i due bambini che trotterellavano dietro alla ragazza. “Sono tuoi? Entrambi?”.
La ragazza aveva lanciato uno sguardo perplesso ai suoi gemelli. “Ehm… sì…”, aveva mormorato senza capire.
“Ecco, appunto!”, le aveva dato sopra la contessa. “Gemelli! Sei una lurida sgualdrina!”.
La madre aveva aperto la bocca per rispondere ma poi l’aveva richiusa senza dire niente, troppo perplessa per parlare.
Lo sanno tutti”, aveva tuonato la contessa, “che quando una donna ha due gemelli, è perché è stata con due diversi uomini contemporaneamente!”.
Checcosa?!”, aveva squittito la ragazza, senza riuscire a trattenersi.
“Nessuna donna di buoni costumi potrebbe mai generare due figli contemporaneamente!”, aveva declamato la contessa (forte, a voce alta: ‘fantastico, adesso tutta la piazza del mercato si convincerà che ‘sta pazza ha ragione’, si era detta l’altra). “Se una donna partorisce due figli contemporaneamente, senz’altro vuol dire che si è data a due uomini diversi nello stesso giorno”.
La ragazza si era sentita avvampare; aveva sentito chiaramente l’ira che montava dietro di lei. “Ma come…?”. Si era dovuta mordere le labbra per trattenersi, e per non prendere a insulti la nobildonna. “Dio mi sia testimone”, aveva sussurrato pianissimo, con la voce che le tremava per la rabbia, “io non ho mai tradito mio marito; e voi pagherete per questa insinuazione intollerabile. Che Dio possa punirvi per quello che avete appena detto; e io vi auguro di partorire in un colpo solo tanti bambini quanti sono i giorni dell’anno!”.

La contessa, sprezzante, aveva tirato le redini del suo cavallo e se n’era andata per la sua strada.
Sennonché, qualche tempo dopo, aveva cominciato a sentirsi un po’ strana (insomma, sapete come vanno queste cose: nausee mattutine, sonnolenza, strane voglie, seno gonfio…), e, nove mesi più tardi, era stata colta dalle doglie del parto.
Partorendo non uno. Non due. Non tre. Ma la bellezza di trecentosessantacinque minuscoli bambini “che avevano l’aspetto di topo”, come commenteranno alcune cronache di un secolo più tarde; dopodiché, comprensibilmente, la poveretta passò a miglior vita.
I trecentosessantacinque bimbi furono rapidamente immersi in due bacili di acqua santa, per provvedere in fretta e furia a un Battesimo di massa (tutti i maschi furono battezzati “Jan”, e tutte le femmine “Elisabetta”). Dopodiché, comprensibilmente, morirono a loro volta.

E la cosa veramente esilarante (o inquietante, se volete) è che, se andate a fare i turisti nella chiesa parrocchiale di Loosduinen, vedete ancora i due bacili in cui, secondo la leggenda, furono battezzati i bambinetti; e vedete ancora un’iscrizione che ricorda il buffo evento.
Sì, insomma: per quanto delirante possa sembrare, c’è gente che ci ha creduto per davvero, alla storia della contessa che partorisce trecento figli in una volta.
Anche perché – sia chiaro – la storia sembrava molto credibile, sulla carta.
O meglio: la storia, di per sè, era palesemente assurda; però, le fonti che la riportano sono fonti più che autorevoli, a cui è logico tributar fiducia. Non stiamo parlando di canzoncine di cantastorie; stiamo parlando di cronache ufficiali della città, che normalmente non raccontano frottole.
Parlando in termini moderni, potremmo dire “ma guarda che non è mica una leggenda urbana: ne ha parlato il telegiornale!”.
E se ne parla il telegiornale, ci sarà pure una ragione.

***

Ahò, sia chiaro: non sto suggerendo che ‘sta povera disgraziata abbia partorito per davvero trecentosessantacinque figli in un colpo solo. Fin lì, ci arrivavano pure i vari medici del Medio Evo… anche se, a onor del vero, alcuni medici dell’epoca erano incredibilmente possibilisti. “In fin dei conti noi non sappiamo come mai alcune donne partoriscano più di un figlio per volta”, argomentavano. “Se è possibile che una donna generi due, tre, quattro o anche cinque bambini contemporaneamente, perché mai non dovrebbe essere in grado di generarne trecentosessantacinque? Sarà un caso eccezionale, okay; ma chi ci dice che sia impossibile?”. Sembrerà assurdo ma è così: per diversi secoli, la contessa Margherita è stata al centro del dibattito medico internazionale, e ancora nel 1724 (!), un ostetrico inglese di nome John Maubray riteneva plausibile una storia del genere.
Sembra assurdo, lo so: ma del resto non siamo di fronte alla classica storia tipo “ho sentito mio cugino che ha un’amico che ha un cognato il cui compagno di banco delle elementari conosce una che“. Stiamo parlando di una vicenda “documentata”, in cui si fanno nomi e cognomi – e perché mai una persona sana di mente dovrebbe inventarsi una storia simile, se non ci fosse almeno un qualche fondo di verità?

D’accordo: per uno storico che abbia un minimo di dimestichezza con la diplomatica, è facile notare che, in quell’epoca, e in quella specifica zona geografica, l’anno nuovo non iniziava il 1° gennaio ma bensì nel giorno di Pasqua. Margherita “partorisce” 365 figli nel giorno di Venerdì Santo; sarebbe un po’ come se una donna, ai nostri giorni, partorisse 365 figli alla mattina del giorno di San Silvestro…
…però, vabbeh. Basta questo, come spiegazione?

Recentemente, alcuni medici hanno avanzato una ipotesi suggestiva, che potrebbe dare una parvenza di ragionevolezza a questa storia delirante.
Forse, un fondo di verità c’è per davvero, in questa vicena.
Forse, Margherita è davvero morta di parto, o quantomeno di emorragia interna seguita al fatto di aver espulso qualche cosa da quell’orifizio lì.
Forse, Margherita è andata incontro – ta-da-da-daaaan! – ad una mola idatiforme.

Fino a qualche giorno fa non avevo assolutamente idea di cosa fosse una mola idatiforme, e probabilmente neanche voi: per fortuna, c’è Wikipedia.
Se ho capito bene, una “mola idatiforme” è una mancata gravidanza… drammaticamente mal riuscita. Correggetemi se sbaglio, ma dovrebbe essere una cosa di questo tipo: un ovulo difettato, cioè privo di nucleo, viene penetrato da uno spermatozoo (che però, trovandosi chiuso in un ovulo vuoto in cui non c’è un bel niente da fecondare, capisce molto presto di non averci fatto un grande affare). In condizioni normali, un coso così palesemente inutile al proseguimento della specie dovrebbe essere espulso autonomamente, un po’ come in un aborto spontaneo; se però questo non succede, la “gravidanza” prosegue… col piccolo dettaglio che, al posto dell’embrione, troviamo un ammasso di cellule non vitali che si ingrandiscono, e si duplicano, e si triplicano, ed ingrandiscono. Alla fin fine, la povera donna si trova a portare in grembo un ammasso di cellule pieno di bozzi e cisti, simile a una specie di grappolo d’uva… e, intuitivamente, la cosa non finisce bene. Se non si interviene chirurgicamente, (e se l’ammasso di cellule non si trasforma in un tumore fuori controllo), diciamo che, auhm, ci saranno delle complicazioni nel momento del parto.
Se c’è un medico in linea, mi corregga se ho detto delle grandi castronerie. O comunque, controllate su Wikipedia.

Ad ogni modo: se ci mettiamo nei panni di una levatrice del ‘200, è anche facile comprendere lo stupore di un’ostetrica che – di fronte a una paziente che presenta tutti i sintomi della gravidanza, e adesso è in travaglio – si vede sgusciare fra le mani un coso informe e inerte pieno di bozzi, tipo grappolo d’uva.
Ti aspettavi di vedere un frugoletto in lacrime, e invece di trovi in mano con ‘sto coso pieno di cisti.

Siccome, in genere, le donne col pancione partoriscono bambini, la levatrice del ‘200 sarà portata a credere che quel coso lì sia un bambino drammaticamente deforme.
O che ognuno di quel bozzi su quella formazione sia un minuscolo bambino, destinato a morte certa.
“Certo: bisogna avere una fantasia estremamente vivida per vedere una somiglianza fra queste cisti e dei feti umani”, notano gli autori di un articolo in materia (che vi linko per approfondimenti): “per accettare questa teoria, bisogna presumere che le ostetriche al servizio della contessa non avessero alcuna famigliarità con le mole idatiformi”. Che potrebbe anche essere, come cosa.
Morta la contessa (probabilmente, per emorragia), può darsi che la voce di questo suo parto insolito abbia cominciato a circolare. Può darsi che qualcuno abbia preso i fatti, e ci abbia ricamato un po’ sopra…
…e da qui, forse, le origini della leggenda.

Ad ogni modo, la povera Contessa d’Hennenberg e i suoi trecentosessantacinque figli sono tornati alla ribalta dopo alcuni secoli di oblio, e ricominciano a far parlare di sé tutti i medici del mondo. Se la teoria della mole idatiforme dovesse essere accettata, Margherita d’Hennenberg sarebbe la prima paziente di cui la Storia abbia memoria, morta in seguito a questa malattia.
Il che non è una grande consolazione, per una povera disgraziata che è morta malamente… però

Anche le leggende più bizzarre, talvolta, hanno il loro perché!

17 risposte a "I trecentosessantacinque figli della contessa Margherita"

      1. Lucyette

        Non mi ricordo più né dove né soprattutto perché, ma a un certo punto sul mio blog si era scatenato un appassionante dibattito sulle persone di “sesso incerto”, con tanto di medici che fornivano il loro parere e la loro esperienza professionale 😛

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      2. Lucyette

        Ecco, ho ritrovato il dibattito: tutto era partito da un alto discorso sulla castità prematrimoniale, che aveva subito un drammatico 😉 cambiamento di rotta quando il mio fidanzato era intervenuto dicendo “ebbeh, ma che è ‘sta cosa che se non fai sesso con una prima del matrimonio, poi avrai delle brutte sorprese dopo? Secondo voi, se sposo Lucia senza prima averci fatto sesso, alla prima notte di nozze scopro che è un ermafrodita in incognito e non me l’ha mai detto?!”.
        Da lì, era partito un appassionante dibattito sul mio (sospetto? Probabile? Presunto? :-P) ermafroditismo e sul comportamento che il mio fidanzato avrebbe inteso tenere nel caso di questa infausta scoperta, e da lì avevamo cominciato a parlare delle varie forme di ermafroditismo, e dell’ermafrodismo in generale.
        :-S

        Io – a differenza tua, Ago – avevo fortunatamente rimosso i dettagli… 😛

        Per la cronaca, il dibattito entrava nel vivo a partire più o meno da questo commento

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  1. ago86

    Magari il fatto che fossero metà maschi e metà femmine si è aggiunto dopo. Del resto, supposto che si sia trattato davvero di una mola idatiforme, come si poteva sapere il sesso? E’ impossibile, visto che non si tratta di un corpo umano.

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    1. Lucyette

      Sì, il sesso (e il nome) dei bambini sono un dettaglio successivo, la prima attestazione in assoluto parla solamente di 365 figli partoriti in un colpo solo e via.
      Resta il fatto che, a rigor di logica, qualcuno avrebbe dovuto notare che avanzava un figlio… ;-))

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  2. senm_webmrs

    Non è che nel c.d. medioevo fossero più scemi che in altri periodi storici. Io che sono una storica “eretica” ebbi una volta a dolermi della faciloneria con cui uno storico “ortodosso” liquidava un testo molto importante per la sismologia storica italiana e non solo (Terra tremante di Marcello Bonito, Napoli 1691). In questo testo, oltre che di terremoti ed eruzioni, si parla anche di molti “prodigi”: piogge di sangue, piogge di rane, travi di fuoco e, per l’appunto, parti mostruosi. C’è anche la contessa Margherita, tra l’altro. Lo storico sghignazzava sul fatto che questo autore del Seicento credesse a cose assurde come le piogge di sangue o il fatto che una donna avesse partorito “un gatto”. Mai che si fosse posto il problema di mettersi nei panni di un testimone con un corredo di conoscenze (e quindi una capacità descrittiva) diverso dal suo.

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    1. Lucyette

      Ma sì, infatti: concordo in pieno. Chissà quante ipotesi strampalate facciamo noi, di fronte a fenomeni che ci sembrano inspiegabili semplicemente perché non li sappiamo ancora capire…
      Anzi: è divertentissimo (se ci si riesce) capire cosa c’è dietro a simili delirii… 😉

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  3. Laurie

    ho visto questo articolo solo ora. già mentre leggevo, avevo pensato che potesse essere una mola… ci sono vari tipi e la faccenda è piuttosto complicata (sono andata a riguardarmi l’argomento dalla bibbia della ginecologia, “Ginecologia e Ostetricia” di Pescetto, De Cecco, Pecorari, Ragni, Società Editrice Universo, Roma, IV edizione 2009):
    – mola idatiforme completa: corredo cromosomico completo (44,XX) di origine esclusivamente paterna, dovuto ad uno spermatozoo che si impianta in un ovocita dal nucleo inattivato o assente e che raddoppia, quindi, il suo corredo genetico; si formano i villi coriali (normalmente parte della placenta) che si ingrossano e prolificano fino ad arrivare a masse anche di “alcuni chilogrammi”; spesso questo evolve in aborto spontaneo; questa patologia può avere un’evoluzione neoplastica, anche se nella maggior parte dei casi non è invasiva.
    – mola idatiforme parziale: corredo cromosomico triploide (solitamente 69,XXY) di origine paterna e materna; qui, oltre alle vescichette di cui sopra, ci può essere la presenza di un embrione (che muore quasi sempre in età gestazionale molto precoce) o di annessi fetali (placenta …) vuoti, ma può anche (casi molto rari!) presentarsi parzialmente sugli annessi di una gravidanza normale a termine

    quale di queste può aver avuto la nostra contessa non lo so, però posso aggiungere che alcuni sintomi potrebbero essere scambiati per segni suggestivi di gravidanza gemellare.
    mi viene da pensare che se fosse stata una parziale magari con un embrione/sacco amniotico presenti la fantasia avrebbe potuto avere un input maggiore (ma forse sono io che ci sto dando dentro di troppa fantasia!!)

    infine, se perdonate la mia lungaggine, una chicca sui gemelli (stessa fonte): esiste la “superfecondazione” cioè (cito testualmente): “fecondazione di due ovociti distinti a breve distanza di tempo l’uno dall’altro ma in coiti differenti; è possibile in tal modo che il padre dell’uno sia diverso dal padre dell’altro gemello […] è stato possibile, in qualche rarissimo caso, darne dimostrazione […]” – parlando ovviamente di gemelli fraterni (leggasi diversi)
    LOL – quindi l’accusa della contessa alla povera onesta popolana è teoricamente possibile ma altamente improbabile!!

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