Quando il pubblicitario italoamericano Guido Orlando firmò un contratto con l’Istituto di Modisteria d’America, si trovò a dover gestire un bel grattacapo.
Correva l’anno 1958, e le mode stavano inesorabilmente cambiando. Le signore e le signorine che, fino a pochi anni prima, non si sarebbero mai sognate di uscir di casa senza indossare un bel cappello, adesso cominciavano a preferire altri tipi di acconciature.
Erano gli anni del foulard à la Audrey Hepburn; di lì a poco sarebbero diventati famosi i pixie cut, che con i cappellini anni ’40 hanno ben poco a che spartire… insomma: nel settore della modisteria c’era grossa crisi, e i negozi di cappelli stavano chiudendo l’uno dopo l’altro.
L’Istituto di Modisteria d’America, agendo nell’interesse di tutti gli associati, aveva deciso di ingaggiare un pubblicitario di tutto rispetto per tentare di rilanciare negli U.S.A. la moda dei cappelli…
…però, oh: manco un pubblicitario di tutto rispetto può fare miracoli.
Se i gusti cambiano, le mode si evolvono, e le consumatrici non ne vogliono di più sapere di quello specifico prodotto lì (oltretutto, perché le passerelle propongono loro soluzioni più pratiche, più economiche, più modaiole e più attraenti)… ahò: anche il migliore dei pubblicitari, che ci può fare?
A Guido Orlando serviva letteralmente un miracolo; eppure, il buon uomo aveva la ragionevolezza di ammettere che un letterale miracolo era un po’ al di fuori della sua portata…
…però magari era alla portata di qualcun altro!
Tipo, di uno per il quale è attualmente in corso un processo di canonizzazione…
***
Negli ultimi anni della sua vita, il nostro ebbe l’umiltà di descriversi come “il secondo più grande pubblicitario della storia (dopo Goebbels al servizio di Adolph Hitler)”.
Già solo questa frase dovrebbe farvi capire molte cose su Guido Orlando, che era un tipetto niente male… con un coraggio e una faccia di bronzo davvero fuori dal comune. Nessun altro a parte lui, io credo, avrebbe avuto la faccia tosta di architettare questo diabolico piano criminale, ai “danni” di Sua Santità Pio XII (nientemeno!).
Ordunque, facciamo un passo indietro: correva l’anno 1958.
Mancava ancora un po’ di tempo all’indizione del Concilio Vaticano II, che avrebbe abolito l’obbligo (e quindi, fatto cadere in disuso il costume) per cui le donne cattoliche dovevano entrare in chiesa solo e rigorosamente a capo coperto.
Lo specifico, perché oggigiorno tanti potrebbero anche non fare più il collegamento, e invece era proprio così: fino a prima del Concilio Vaticano II, era fatto obbligo a tutte le donne di coprirsi il capo, quando entravano in una chiesa cattolica. Adesso, la scelta di farlo è volontaria e personale, ma fino agli anni ’50 era proprio fatto divieto esplicito di entrare in chiesa a capo scoperto.
Embeh: quel genio del male che aveva nome Guido Orlando, pensò bene di andare in tipografia e farsi stampare un plico di carta da lettere intestata a un fantomatico “Religious Institute of Research”, che avrebbe dovuto essere un centro studi sulla pratica religiosa in Nord America.
Parlando a nome dell’inesistente direttore dell’Istituto inesistente, Guido Orlando indirizzò a papa Pio XII una bella letterina in cui il Santo Padre veniva messo a parte di una ricerca recentemente condotta negli States. I risultati dello studio (che naturalmente, non era mai esistito) erano quantomeno allarmanti: da un recente sondaggio, risultava che più di 20 milioni di donne cattoliche statunitensi andassero abitualmente a Messa, ogni settimana, a capo scoperto.
A nome del presidente dell’Istituto di Ricerca, Orlando informava il papa degli sconcertanti risultati, senza nascondere – sotto il velo di un’algida comunicazione accademica – una punta di sincera preoccupazione. Milioni di donne cattoliche in America infrangono quotidianamente una prescrizione di Santa Romana chiesa, e forse senza neppure sapere di star sbagliando…
Oh, se solo il Santo Padre volesse far sentire la sua voce in proposito, richiamando al dovere le sue dilette figlie in Cristo…
Il Santo Padre, ça va sans dire, ha problemi ben più grossi dei capelli delle signore, quindi il Religious Institute of Research si permetteva di facilitargli la vita suggerendo qualche frase-tipo che Pio XII avrebbe dovuto semplicemente pronunciare, nei tempi e nei modi che avrebbe considerato più opportuni.
Ecco, qualche frase-tipo suppergiù su queste linee:
Dei vari accessori indossati dalle donne oggigiorno, i cappelli contribuiscono significativamente a esaltare la dignità e il decoro della femminilità. È tradizione che le donne portino il cappello in chiesa, come in numerose altre occasioni religiose, e io considero i cappelli una parte propria e fondamentale dell’abbigliamento femminile.
Pio XII soppesò la frase e giudicò che, tutto sommato, era nelle sue corde. In quattro e quattr’otto (un po’ per togliersi il pensiero, un po’ per far fronte alla situazione oggettivamente allarmante che gli era prospettata) diede ordine di incorporare proprio queste precise identiche parole in una raccomandazione che venne pubblicata, con grande risalto, sulle pagine de L’Osservatore Romano. Il monito papale fu ripreso in numerosi interventi radiofonici e televisivi, in Italia e all’estero, con l’ordine di garantirne una capillare diffusione proprio nelle diocesi statunitensi, che del resto erano quelle che “creavano il problema”.
Mentre tutti i giornali, e le riviste femminili, e le trasmissioni radiofoniche, eccetera eccetera eccetera, tappezzavano da Nord a Sud gli Stati Uniti d’America con lo scoop “PIO XII DICHIARA: IL CAPPELLO È PARTE FONDAMENTALE DELL’ABBIGLIAMENTO FEMMINILE”, Giuseppe Orlando sogghignava sfregandosi le mani.
Nel giro di meno d’un mese, si registrò in tutti gli States un clamoroso boom nelle vendite di cappelli da donna.
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A proposito di cappellini per signora. L’obbligo del copricapo riguardava, come si sa, anche le coniugate di religione ebraica. La cosa, assolutamente indolore durante il giorno (un tempo il copricapo era un must per qualunque signora o aspirante tale), poteva comportare qualche problema di opportunità in caso di tenuta da ballo, visto che in quel caso la moda prescriveva acconciature leggere, fiori, piume, merletti, diademi di brillanti ma non cappelli. La baronessa Betty de Rothschild se la cavava buttandosi sul “sopra le righe” (piume e gioielli su un feltro nero a larghe tese da brigante maremmano). https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/5b/Jean_auguste_dominique_ingres_baronne_james_de_rothschild.jpg
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Paola
Geniale!
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