Era raro che facessi gli incubi, quando ero bambina.
Sia chiaro: la notte, ero una bambina molesta che dormiva poco o niente e pretendeva d’addormentarsi al fianco della mamma, nel lettone. Però, obiettivamente, gli incubi non erano un problema. Era raro che facessi brutti sogni.
Per quelle rare volte che capitava, mia mamma aveva escogitato una buona tecnica per calmarmi: “recitiamo assieme una preghiera alla Madonna, finché non ti senti più tranquilla”.
E… oh, gente: funzionava.
Col senno di poi, credo che funzionasse per una duplice ragione. In primis, l’idea di star pregando la Madonna mi cullava nella confortante idea infantile che la Vergine avrebbe preso in carico la questione mandando via tutti i mostri spaventosi. In secondo luogo, il fatto stesso di dover mandare a memoria una preghiera mi distraeva, impedendomi di ritornare col pensiero all’incubo che avevo appena fatto.
Funzionava, ‘sta roba, e continua a funzionare – ché (lo confesso) quando mi capita di svegliarmi di soprassalto per un incubo, ancor oggi recito istintivamente una Ave Maria: è la forza dell’abitudine.
Forte di questa premessa, non ho potuto non sorridere quando ho scoperto su un libro di Storia l’esistenza dell’Aisling da Maighdne, una preghiera medievale a Maria Vergine che serviva esattamente alla stessa cosa: scacciare il ricordo degli incubi appena fatti e prevenire gli incubi futuri. Per la fortuna nostra e dei posteri, l’Aisling da Maighdne (letteralmente: “il sogno della Vergine”) è stato oggetto di studio da parte dell’Irish Folklore Commission che oggi ha sede presso l’University College di Dublino. A più riprese, nel corso dell’ultimo secolo, gli storici facenti parte della commissione hanno indagato la diffusione di questa preghiera sul territorio nazionale, scoprendo che essa è ancora abbastanza conosciuta nelle contee nord-occidentali.
E tuttavia, non è in quelle zone che si origina la preghiera: le più antiche attestazioni dell’Aisling da Maighdne provengono dall’Europa continentale, esistendo preghiere dal contenuto sostanzialmente identico in manoscritti medievali reperiti in Francia, in Germania e nella Penisola balcanica.
Ma cosa dice, concretamente, questa preghiera?
Apparentemente, la si potrebbe dire una prece che tranquillizza il fedele sulle linee dell’antico adagio per cui “il mal comune è un mezzo gaudio”. Il sogno della Vergine che dà titolo alla preghiera è un sogno niente affatto rassicurante: la prece, strutturata sotto forma di dialogo tra Gesù e la Madonna, inizia infatti nel momento in cui la Vergine Maria si sveglia di soprassalto, terrorizzata da un incubo che le ha predetto la Passione di suo figlio.
Premuroso, il giovane Gesù accorre al capezzale di sua madre e le chiede il motivo di tanta angoscia. Quando la Madonna gli racconta il sogno appena fatto, il figlio le conferma la sua funzione premonitrice.
Dunque, un incubo angosciante, quello della Vergine; angosciante ma salvifico al tempo stesso: e infatti, chiunque, nel coricarsi, reciterà tre volte la preghiera che lo ricorda potrà avere la certezza di finire in Paradiso. O quantomeno: così assicura Gesù nell’ultimo verso della preghiera, che si inserisce in quel filone di devozioni private tardomedievali grazie a cui i fedeli erano invitati a meditare sulle sofferenze di Cristo in croce e della sua afflittissima madre. Erano devozioni assai diffuse, sviluppatesi a partire dal XII secolo contestualmente a una crescita di interesse per l’umanità di Cristo. Rievocare i momenti più tragici della sua Passione (o gli istanti più teneri della sua fanciullezza) era, in fin dei conti, un modo per stimolare la pietà laicale, facendo leva sull’empatia e l’immedesimazione.
E allora, leggiamola assieme questa preghiera della buonanotte, di cui la memoria popolare conserva due distinte redazioni.
La prima, più diffusa, è quella che gli accademici definiscono “la versione della Passione”. A seguire, potete leggerne una trascrizione effettuata da fonte orale nella prima metà del Novecento e conservata nella National Folklore Collection dell’università di Dublino:
Aisling Mhuire ‘Codladh seo ort, a Mháthair?’ ‘Ní h-eadh, a Mhic na Páiste, acht aisling.’ 'Cé’n aisling í féin, a Mháthair?’ ‘Go bhfuil tusa ’do sciúrsáil, Do chúinnéail, ’do cheangail do phostaibh cloiche glaise, Go bhfuil do chuid fola céasta in a sruthán leat síos.’ ‘Is fíor sin, a Mháthair. An té a dearfadh t’aisling trí h-uaire ar luighe dhó, ní baoghlach dó pianta síorruidhe ifrinn go bráth. Béidh Flaitheas Dé le faghail aige, agus an Ghlóir Shíorruidhe lá a bháis.’ Il sogno della Vergine “Stai dormendo, Madre?”. “Non dormo, mio caro Figlio: anzi, ho fatto un sogno”. “Quale sogno, Madre?”. “Ho sognato te, flagellato, irriso e legato a una colonna grigia, mentre sangue tormentato sgorgava dal tuo corpo”. “Il tuo sogno è veritiero, Madre. E chiunque ricorderà questo tuo sogno per tre volte, prima di andare a letto, sarà salvato dalle pene eterne dell’inferno ma anzi guadagnerà la gloria eterna e il Paradiso, nel giorno in cui verrà la sua ora”.
Meno diffusa, eppure attestata, è la quella che gli accademici definiscono la “versione di Longino”. In questo caso, il sogno di Maria è ancor più enigmatico, essendo incentrato sulla misteriosa figura del centurione che avrà il destino di trafiggere Cristo:
C[eist]. Dia dhuit a Mháthair.
F[reagra]. Dia Dhuit is Pádruig.
C. Cad-na-thaobh ná codhlan tú a Mháthair?
F. Aisling do dheineadh aréir dom
C. Cad é sin a Mháthair?
F. Go raibh marcach caol dubh ar each caol donn agus sleagh dearg ar a dheas lámh cun é sath trí croidhe an Rí Glórmhar amáireach.
[C.] Is maith an aisling é sin a Mháthair. An té d’iarfadh an aisling sin trí h-uaire na luíghe a leabaidh suan dó. Do gheobhadh sé Flaithis Dé gan turamaisg, gan duais ar uair a bháis. Amen.
D. Il Signore sia con te, Madre.
R. E il Signore e san Patrizio siano con te.
D. Perché non stai dormendo, Madre?
R. Ho fatto un incubo la notte scorsa.
D. E che incubo era, Madre?
R. Ho sognato un alto cavaliere nero a cavallo di un magro cavallo bruno; e c’era una lancia nella sua mano destra, che avrebbe usato per trafiggere il cuore del Re della Gloria.
D. È un buon sogno quello che ha fatto, Madre. E chiunque ricorderà per tre volte questo sogno quando sta per andare a dormire raggiungerà il Paradiso senza problemi e senza ostacoli, quando arriverà l’ora della sua morte. Amen.
All’atto pratico, con buona pace delle promesse di salvezza ultraterrena di Nostro Signore, la preghiera si sedimentò nella cultura popolare come una formula per tener lontani i brutti sogni. Intervistati dagli studiosi dell’Irish Folklore Commission, gli anziani che ancora ricordano di aver recitato questa preghiera assicurano che, all’inizio del Novecento, nessuno la ripeteva con l’intenzione di guadagnarsi il Paradiso. Molto più banalmente, i versi erano recitati prima di andare a letto con la speranza di garantirsi una notte serena e senza incubi, quasi che il sonno tormentato della Madonna potesse calamitare su di sé tutte le angosce notturne della brava gente. Era come se, nell’immaginazione dei fedeli, Maria volesse dir loro “ci penso io. Il peso degli incubi lasciatelo a me, soffrirò io per voi. Ma adesso voi dormite, fate sonni sereni”.
E questa immagine di Maria che culla nel sonno i suoi figli, facendosi carico di tutte le loro angosce, è probabilmente la rappresentazione più umana e più materna della Vergine che io abbia mai letto in tutta la mia vita.
Per approfondire: Charms, Charmers and Charming in Ireland. From the Medieval to the Modern, un saggio edito nel 2019 dalla University of Wales Press. E mi rendo conto che il titolo possa sembrare un po’ strano, ma – a farla breve – la preghiera è citata nel testo perché è accostata ad altri (letterali) incantesimi che il folklore popolare utilizzava più o meno allo stesso fine.
sircliges
«D. Il Signore sia con te, Madre.
R. E il Signore e san Patrizio siano con te.»
🤔
San Patrizio?
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Lucia
😅
Eh, gli Irlandesi avevano palesemente qualche problema con la cronologia degli eventi sacri, o meglio si infischiavano nella maniera più assoluta della cronologia degli eventi sacri.
Esistono anche dei drammi sacri su Giuditta (quella dell’Antico Testamento, eh) in cui la pia donna, prima di scendere in battaglia, recita una preghiera alla Trinità per ottenere la protezione celeste.
Che ti posso dire 😅
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mariluf
Mi sembra giusto che gli irlandesi ricordino comunque e sempre san Patrizio…e qui potrei partire con il concetto dell’eterno presente di Dio, ma è meglio che eviti,,,, Comunque questa storia, e la relativa preghiera, in entrambe le versioni, mi piace moltissimo. Credo che la adotterò, non tanto per gli eventuali risultati, ma soprattutto per la tenerezza che esprime. Grazie sempre, Lucia!
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Lucia
Esatto!
La credenza popolare sugli effetti “anti-incubo” della preghiera… vabbeh. Ma quanto è meravigliosamente tenera questa storia? ❤️
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Elena
Io preferisco la prima versione…pensa che leggendo l’ultimo tuo capoverso mi sono resa conto che l’avevo pensata al contrario, come se invece recitando la preghiera ognuno si facesse carico di una piccola parte dell’incubo di Maria e la alleggerisse di questa sua angoscia.
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Lucia
❤️
E che interpretazione dolcissima, la tua!
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amanuense85
Mi ricorda vagamente la devozione delle 3 Ave Maria di Matilde di Helfta…
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Lucia
Vero, a suo modo 🙂
Nel Medioevo c’erano veramente tante devozioni di questo tipo, era una pratica relativamente comune. Le più famose si sono conservate nei secoli, tante altre (come questa qua) sono andate perse e cadute nel dimenticatoio, ma era proprio il modo che il popolo aveva all’epoca per pregare!
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