Il “Libro di buon amore”: manuale infallibile per sedurre una dama (… o forse no)

Ché d’estate, lo si sa, la gente ha bisogno di contenuti leggerini: sono ben pochi quelli che si portano sotto l’ombrellone un manuale di Storia medievale, preferendogli semmai una copia di quale rivista sciacqua-cervello. Ambeh: il mio sito si allinea ai contenuti delle riviste leggerine e da oggi offre settimanalmente una rubrica in stile “Posta del Cuore”. Medievale, naturalmente.
Ovverosia: consigli su come conquistarla, in pieno stile d’amor cortese, tratti da veri manuali per corteggiatori medievali.

Ché i medievali erano gente strana, se la cosa non fosse già abbastanza chiara a chi legge queste pagine. E, tra le altre cose, si divertivano così: con lo spirito dell’accademico che si concede divertissement letterari, amavano mettersi a tavolino per scrivere dei veri e propri manuali di seduzione, di cui il già citato De Amore è solo uno dei mille possibili esempi.

“Sono libri dall’effetto assicurato!”, garantivano gli autori.
E io mi sento anche di concordare… a patto che l’effetto ricercato sia qualcosa sulle linee di un ceffone in faccia.

Per la prima puntata di

UN FLIRT CORTESE
Guida di seduzione per l’uomo medievale
che non deve chiedere mai

ho deciso di affidarmi alle parole di un savio sacerdote (aehm) che attorno al 1330 compone il Libro di buon amore, un esilarante poemetto di oltre millesettecento strofe recentemente edito in traduzione italiana dalle Edizioni dell’Orso.
L’autore del prezioso trattato, come accennavo, è un sacerdote (aehm), dunque non c’è di che stupirsi se il pio religioso apre la sua opera con una invocazione all’Onnipotente mettendo il suo lavoro sotto la Sua protezione.

Tu, mio Dio e mio Signore | che all’uomo hai dato forma,
ispirami e aiuta | questo tuo arciprete
a scrivere questo | Libro di buon amore,
sì che rallegri i corpi | e alle anime giovi.

Se volete, signori, | un poco rallegrarvi,
ascoltate il racconto, | rilassatevi in pace.
Non dirò menzogna | con ciò che sta nel libro,
perché in tutto il mondo | così s’usa far l’amore.

Che sarebbe anche un incipit rassicurante, se non fosse che il nostro “sacerdote” stava certamente ridacchiando sotto i baffi mentre metteva mano a questi versi, gongolando al pensiero del disorientamento del lettore.

Ma innanzi tutto: chi è ‘sto prete maestro di seduzione?
Lui si firma Juan Ruiz – o, per dirlo alla latina, Joannes Roderici, arçipreste de Fita. E va detto che, a onor del vero, un certo Joannes Roderici, archiprestiter de Fita, è esistito per davvero e ha persino lasciato traccia in un paio di documenti notarili che sono stati vergati attorno al 1330 nella odierna Hita, cittadina spagnola nei pressi di Guadalajara.
Il luogo, i tempi e i nomi combaciano alla perfezione, anche se alcuni storici hanno fatto notare che “Joannes Roderici” era, nella Spagna di quell’epoca, un nome così comune da poter essere considerato alla stregua del nostro Mario Rossi. Insomma: può anche darsi che l’autore del trattato non fosse un prete manco per scherzo e abbia volutamente scelto di firmarsi con lo pseudonimo più generico che gli è venuto in mente.

Una cosa è certa: se Juan Ruiz è esistito per davvero, e se per davvero era un sacerdote, doveva essere un tipo quantomeno interessante. Ché il suo Libro del buon amore non è, come si potrebbe immaginare, una casta catechesi pre-matrimoniale destinata alle coppie di corteggiatori. Al contrario, è un dettagliatissimo inventario di tutto ciò che in amore non si dovrebbe fare affatto… e che tuttavia l’autore presenta al suo lettore come unico metodo infallibile per conquistare la pulzella.
Chiaramente, l’autore ci sta prendendo in giro. E a un certo punto lo dice proprio, scrivendo godutamente:

Quello del Buon Amore | è un parlare velato:
sforzati di trovare | i suoi segnali certi;
se capisci il discorso | o se indovini il senso,
non dirai più male | del libro che contesti.

Chiaramente, lo scopo è educare per contrasto. Elencati l’uno dopo l’altro, tutti i più vili stratagemmi che possono essere usati per intortare una donna emergono in tutta la loro bassezza morale, suscitando (auspicabilmente) lo sdegno del lettore. Come ebbe a scrivere Giuseppe di Stefano, il Libro di Buon Amore è “un educativo deposito di casi e ragionamenti intorno alle malefatte dell’eros dissennato. Chi lo leggerà o lo ascolterà, oltre ad apprezzarne le prove d’arte poetica, acquisirà nozione piena dei sortilegi del male e ne manterrà viva memoria per meglio orientarsi al bene”.
È pur vero che Juan Ruiz sta giocando col fuoco, e ne è perfettamente consapevole. Qualche debosciato potrebbe anche decidere di seguire fedelmente le istruzioni dell’arciprete, “non per attrezzarsi contro le astute strategie dell’eros e volgersi all’amore virtuoso, ma per praticare addirittura con maggior perizia la follia del sesso”.

Poco confortantemente, l’autore sembra consapevole del rischio e intenzionato a lavarsene le mani. A un certo punto, nel Prologo, dichiara,

Io libro, son parente | degli strumenti musicali:
se bene o mal mi suoni, | dirò quel che vorrai dire.             

Insomma: il libro è solo uno strumento, sta all’estro dell’artista decidere come utilizzarlo. Ma intanto, l’autore confeziona la sua partitura, e gongola nello spiazzare il suo lettore “con sprazzi esilaranti di ironica ambiguità”, con “versi gioiosamente impulsivi, a volte sboccati, anche sacrileghi e comunque dissacranti”, in “un doppio gioco di assoluta piacevolezza e grande divertimento per il fruitore”, per citare le parole con cui Marcella Ciceri presenta il Libro del Buon Amore nell’edizione che ha curato per le Edizioni dell’Orso.

***

Mi rifaccio all’edizione di Marcella Ciceri (che spero mi scuserà se intervengo di tanto in tanto sulla sua traduzione letterale, al solo scopo di rendere il testo più scorrevole per un pubblico “generalista”) e vi espongo, per cominciare in gloria, i consigli che il nostro arciprete rivolge al giovanotto che ha deciso di volere una donna, ma non ha ancora deciso quale.

Sì, insomma: se per te una vale l’altra, basta che respiri, quali dovrebbero essere i requisiti della donna perfetta da corteggiare? Naturalmente, le uniche qualità da tenere in considerazione sono quelle di natura fisica, l’unica cosa che veramente conta; sicché, il poeta inizia fornendo al suo lettore un ritratto della donna bella per eccellenza secondo i canoni medievali:

Cerca una donna bella, | sia gentile che graziosa,
che non sia troppo alta | (epperò manco una nana);
se potrai, non vorrai | amar le contadine,
che d’amor ne sanno | quanto gli spaventapasseri.

Cerca donna che abbia | corpo e testa piccolini;
coi capelli biondo scuro | che non siano di tintura;
sopracciglia staccate, | lunghe, alte e incurvate;
e capelli raccolti. | È l’aspetto di una dama.

Occhi grandi e profondi, | di bel colore e lucenti,
e che abbia ciglia lunghe, | definite, evidenti;
le orecchie piccoline | e delicate. E bada
se ha collo lungo e dritto: | così piace alla gente.

Il naso sia ben affilato, | minuti i suoi dentini,
tutti uguali, belli bianchi | e un pochino separati;
rosate le gengive | e appuntiti i suoi canini;
le labbra della bocca, | vermiglie e strettoline;

piccola la bocca, | di bella proporzione,
e sia bianca la sua faccia; | ben liscia e senza peli.
Se puoi, cerca una donna | che la possa veder nuda;
e fatti dir ben bene | la forma del suo corpo.

È di primaria importanza la presenza di una donna di fiducia che possa fare da intermediario, e non solo per l’importante fine di utilizzarla come guardona. Scopo della mezzana sarà anche quello di organizzare incontri “casuali” con la pulzella e, soprattutto, di operare su di lei un lento lavaggio del cervello per farla cedere.

Cerca, per quanto puoi, | che la tua messaggera
sappia ben ragionare, | sia astuta e del mestiere,
che sappia mentir sottile | e segua bene la tua cosa:
sotto un buon coperchio, | bolle meglio il tuo tegame.

L’ideale sarebbe potersi affidare a una parente di fiducia, ma

Se non hai tal parente | scegli tra quelle vecchie
che vanno per le chiese | e sanno i vicoletti:
grandi rosari al collo, | san raccontare fole
e con lacrime da Mosè | incantano le orecchie.

E come prima cosa mandala appunto in avanscoperta con una qualche scusa, per permettere di vedere la candidata quand’è poco vestita:  

Se ti dice che la donna | non ha le spalle grandi,
né ha le braccia magre, | allora tu domanda
se ha piccoli i seni.  | Se dice di sì, tu chiedile
di tutta la figura. | (Andiamo sul sicuro!)

Se dice che ha le ascelle | un pochino bagnaticce;
che piccole ha le gambe | e invece ha lungo il busto;
un po’ larghetti i fianchi, | piedi piccoli e arcuati:
tal donna non si trova certo | in tutti i mercati!

Sorvolando pietosamente sull’ascella bagnaticcia (che è curiosa, perché tutti gli altri elementi elencati corrispondono effettivamente ai canoni di bellezza medievali), sarà mica di una certa utilità farsi anche un’idea del carattere della donna?
Beh sì: pur essendo chiaramente una questione secondaria, qualche domanda la si potrebbe anche fare.

Se dentro il letto è pazza | e dentro casa saggia:
non scordar questa donna, | anzi tienla a mente!
Anche Ovidio concorda | con quanto ti consiglio;
fai cercare questa, | alla tua mezzana.

..ok.
Ma ammettiamo che la mezzana ti dica di sì e ti sappia effettivamente indicare una donna con queste caratteristiche. A questo punto, capito che è quella lì la donna giusta, come si procede materialmente con l’opera di convincimento?
Niente di più facile, secondo il nostro arciprete:

Se appena puoi, dalle | gioielli ben preziosi.
E se non ne vuoi dare, | o quando non ne avessi,
prometti bene e molto | (anche se non darai):
se intanto lei si fida, | farà quel che vorrai.

Ma soprattutto,

Falle, per una volta, | perdere l’onore.
Impegnatici molto, | se la vorrai avere!
Ché, perso l’onore,  | in genere la donna
fa più diavolerie | di quante sia l’uomo a volere.

Fra l’altro, anche l’onore è un concetto altamente sopravvalutato, osserva il nostro arciprete, che anzi candidamente consiglia il massimo grado di candore:

A una donna che ti guarda | e che è sorridente,
esponi le tue voglie: | vergogna non ti freni.
Una su mille dirà no | ma tu non ci badare,
ché anche se lei tace, | ormai quello pensa e sogna.

E in ogni caso,

Anche se ti dice no | e se con te s’adira,
non stancarti di seguirla | e la passione non s’attenui;
facendole un buon servizio | il tuo cuore si diletti;
che non muoversi non può | la campana, se la suoni.

Quindi abbiamo sdoganato lo stalking nei confronti di una poveretta che hai traumatizzato con proposte oscene e che ti ha già detto che non è cosa. Ma in casi estremi, non sia da disdegnare l’ipotesi di una molestia sessuale:

Meglio è per la donna | essere un po’ forzata
che non dir “fai ciò che vuoi” | sembrando svergognata:
se le usi un po’ di forza, | si sente discolpata
e in tutti gli animali | questa è cosa ben provata.

In ogni caso, indipendentemente da come vada l’opera di convincimento,

Non trascurar la donna, | te l’ho già detto sopra:
donna, molino e orto | voglion esser frequentati.
Non le basta il dì di festa, | né l’amore di nascosto;
voglion esser ricordate: | me l’ha detto un trovatore.

E questa è cosa certa: | un mulino che gira, rende
l’orto che hai ben zappato | ti dà le miglior mele;
la donna più corteggiata | appare più fiorente;
se queste cose osservi, | il tuo sforzo non è vano.

Che dite: l’opera di catechesi indiretta avrà funzionato? I consigli di seduzione di Juan Ruiz saranno effettivamente riusciti a rendere evidente agli occhi del lettore la bassezza di un comportamento simile e la necessità di improntare il corteggiamento a ideali ben più rispettosi?
Di sicuro, era dichiaratamente questa la speranza dell’autore, che (dopo millesettecento strofe di consigli la cui attuazione sarebbe sanzionata oggi da uno svariato numero di leggi), ci spiega, a conclusione del suo poemetto:

Qui vi ho fatto un manualetto | ma non credo che la glossa
sarà cosa da poco, | anzi è tutta un’altra storia:
ché dietro a ogni racconto | si intende un’altra cosa
oltre a ciò che leggi | nell’aneddoto ben fatto.

Se volete santità, | questo è un dottrinale;
se volete gioco e burla, | è sol piccolo breviario.
Io intanto metto il punto | e chiudo il mio scrittoio:
stiano a voi le ciarle, | il gusto ed il sollazzo.

Ben poca la saggezza | con cui vi servii, signori:
per divertirvi tutti,  | ho scherzato nel parlarvi.
Sol vi chiedo in ricompensa | che mentre passeggiate,
diciate un Pater Noster | per me, e un’Ave Maria.

…e voi che dite? Ubbidiamo?

4 risposte a "Il “Libro di buon amore”: manuale infallibile per sedurre una dama (… o forse no)"

  1. Anonimo

    Secondo me è un testo scolastico di logica analogo al “De Amore” di Andrea Cappellano, la cui struttura ricalca il “Sic et Non” di Abelardo: sono presentate le due premesse, sta all’allievo trovare la soluzione.

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  2. Mercuriade

    Secondo me è un testo scolastico di logica analogo al “De Amore” di Andrea Cappellano, la cui struttura ricalca il “Sic et Non” di Abelardo: sono presentate le due premesse, sta all’allievo trovare la soluzione.

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