Ma quindi in Afghanistan è scoppiata la caccia alle streghe?

Pensavo, ingenuamente, che il mio personale highlight del 2023 fosse stato raggiunto col surreale gossip estivo incentrato sul nuovo prefetto per la Dottrina della Fede, reo di aver composto in gioventù una poesia in cui dichiarava di voler baciare una tipa molto seducente (“buuuhh, il prefetto voleva andare a prostitute!”; “no ma leggi il testo originale: c’è scritto bruja, voleva andare con una strega”; “ma veramente non me pare che sia un gran miglioramento, eh”; “ma forse diceva bruja nel senso di donna incantevole?”; “no, no! Bruja vuol proprio dire strega cattiva, serva di Satana!”).

Ma, non pago delle dicerie sul ‘capo dell’Inquisizione’ con sospette fascinazioni giovanili per le streghe, questo frizzante 2023 ha deciso di poter migliorare (?) ancora, e infatti adesso ci troviamo con i Talebani che han deciso di dare il via a una caccia alle streghe su larga scala e ci fanno sapere di aver già incarcerato due centinaia di persone ritenute colpevoli di aver fatto ricorso alle arti occulte.

È sempre molto elettrizzante rendersi conto di essere nel mezzo di una colossale rievocazione storica su scala globale, ambientata a occhio e croce nel tardo Quattrocento: e se tu sei l’autrice di un libro sulla caccia alle streghe mentre a Kabul scoppia la caccia alle streghe, che cosa diamine vuoi fare di questa notizia? Naturalmente, ti metti a parlare di caccia alle streghe.

Prima di iniziare a farlo, però, sarà doverosa una premessa: personalmente, non ho le minime competenze per parlare di teologia islamica (id est: credo di essermi affidata a fonti autorevoli ma potrei pure aver scritto scemenze, nel caso correggetemi), ma mi occupo professionalmente di storia della magia (id est: di boiate non dovrei averne scritte, su quello specifico versante).

La seconda premessa (che spero non vi parrà venata di polemica, perché oggettivamente sto riportando un dato di fatto) è che lo scoppio della caccia alle streghe in Afghanistan è una notizia che ha fatto scalpore per l’unica ragione per cui Kabul è una città ben nota all’Occidente (e, naturalmente, i Talebani sono esattamente quel tipo di persona che ci vien facile immaginare nell’atto di bruciare sul rogo donne ribelli e non-conformiste). Ma (senza nulla voler togliere, ovviamente, alla tragedia che sta vivendo la popolazione afghana) bisognerebbe purtroppo ammettere oggettivamente che la caccia alle streghe è un dramma umano che coinvolge vaste aree del mondo (al punto tale che papa Francesco ha voluto condannarla apertamente nel corso della sua recente visita in Congo). Nell’Africa sub-sahariana, la credenza nella stregoneria è così radicata nella popolazione che sono quasi all’ordine del giorno (sì, davvero) i linciaggi contro i malcapitati accusati di praticarla; e prima ancora che i Talebani lanciassero la loro caccia alle streghe, l’ISIS aveva già creato un certo scalpore nel 2015 decapitando un illusionista di Raqqa che si guadagnava da vivere con palesi giochi di prestigio.

Questo vuol forse dire che la versione aggiornata del Malleus Malleficarum verrà prodotta in qualche circolo ultra-radicale di fondamentalisti islamici? Evidentemente, non ho la sfera di cristallo (giuro, non ce l’ho! Vi prego, non incriminatemi!) ma ho in casa alcuni libri interessanti dedicati al tema. E il telegiornale sembra suggerirmi che, forse forse, è arrivato il momento per metterli a buon frutto.

***

Dal punto di vista di un buon musulmano (specie se costui è cresciuto immerso in una società in cui il pensiero islamico è dominante, diffuso e pervasivo), il fatto che la stregoneria esista davvero e sia realmente in grado di interferire con la vita quotidiana è un dato assolutamente acquisito, così scontato da non poter nemmeno essere messo in discussione. Ad assicurarmelo è G. Hussein Rassool, che ha occupato la cattedra di Psicologia Islamica in un botto di università europee e mediorientali: «tutte le forme di magia e stregoneria sono considerate contrarie all’Islam», al punto tale che «molti paesi (tra cui Egitto, Bahrain, Afghanistan, Gaza e Arabia Saudita) hanno leggi specifiche volte a combattere queste pratiche irreligiose» (in Afghanistan, una legislazione anti-stregonesca fu introdotta nel 1996 per volontà dei Talebani e, che io sappia, non è mai stata formalmente abolita). «Dal punto di vista della narrativa orientalista, tale approccio è paragonabile alla caccia alle streghe e non è coerente col sistema di valori sorto in Europa dopo la rivoluzione scientifica e grazie alle ideologie razionaliste dell’Illuminismo. Tuttavia», osserva Rassool, «nello stile di vita islamico, le credenze tradizionali relative al mondo del soprannaturale sono antiche, universalmente accettate e suffragate da quanto afferma la teologia»; anzi, lo studioso si spinge a dire che «esse plasmano ogni dimensione della vita umana: quella fisica, quella sociale, quella psicologica e quella spirituale».

E se lo dice lui, diciamo che io tenderei a fidarmi.

Effettivamente, un’indagine statistica condotta nel 2012 dal Pew Research Center sembra confermare alla grande le sue parole. Se v’interessa il tema leggetela tutta, perché è davvero interessante; ai fini di questo articolo, mi limiterò a riportare un grafico eloquente che rende conto della percentuale di musulmani praticanti che afferma di credere nella stregoneria, in giro per il vasto mondo.

A onor del vero, i dati che ci arrivano dall’Africa sub-sahariana andrebbero probabilmente considerati come un caso a parte, perché in quell’area le credenze sulla stregoneria sono influenzate anche e soprattutto da convinzioni animistiche tribali, che ben poco hanno a che vedere con la teologia islamica propriamente detta. E tuttavia, venire a sapere che in Pakistan e in Turchia un rampante 50% della popolazione di fede islamica crede convintamente nell’esistenza delle streghe è indubbiamente qualcosa che fa riflettere: ma qual è la fonte di questa convinzione così radicata?

Fra le molte, il Corano, ci spiega Hussein Rassool (e, se lo dice lui, diciamo che io mi fido).

Sono almeno due le sure che condannano apertamente la pratica della magia, mostrando di considerarla assolutamente reale e in grado di produrre effetti tangibili e concreti. La prima è la sura Al-Baqarah (2:102), nella quale s’accenna brevemente a come siano stati Harut e Marut, due angeli tentatori, a insegnare le arti magiche agli uomini di Babilonia nella stessa epoca storica in cui viveva re Salomone. Con molta chiarezza, viene sottolineato che quella di Harut e Marut era nulla più che una tentazione, tant’è vero che i due angeli lo dicevano apertamente: i loro insegnamenti sarebbero stati in grado di dare agli uomini un potere infinito, ma un brav’uomo timorato di Dio avrebbe fatto bene a tapparsi le orecchie e ad andarsene via, per sfuggire a quel gravissimo peccato.

Verrebbe da dire che Harut e Marut stavano giocando a un gioco pericoloso, perché molti uomini scelsero di ignorare i loro doveri e di mettersi comunque alla loro scuola, per apprendere le arti magiche. A distanza di qualche secolo da quel giorno, la pratica della magia era così diffusa da indurre Allah a inviare in terra l’angelo Gabriele per chiarire una volta per tutte i termini della questione: nella sura al-Falaq (113:1-5) si trova una fermissima condanna a tutte le pratiche occulte e, in particolar modo, a una certa forma di stregoneria molto diffusa nell’Arabia di quel tempo, che si basava su una cordicella da annodare e sulla quale doveva essere soffiato un lieve fiato.

Secondo un hadith raccolto nel IX secolo da Bukhari, lo stesso Maometto si sarebbe trovato alle prese con una maledizione che era stata lanciata contro di lui da un certo Labid bin Al-A’sam preparando un intruglio a base di pollini provenienti da un certo albero da dattero che sorgeva nei pressi di Dharwan, al quale aveva aggiunto alcuni capelli del profeta che erano rimasti impigliati tra i denti del suo pettine. Maometto avrebbe potuto vedersela molto brutta, ma Allah lo graziò con una speciale protezione che ammortizzò di molto gli effetti della maledizione, che naturalmente si riuscì poi a spezzare; e visti i suoi trascorsi, vien da dire che non mi stupisce che il profeta abbia profuso un certo impegno nell’elencare tutte le forme di magia assolutamente da evitare. Sono molte, citate in più hadith di diversa provenienza: assolutamente vietato praticare la magia nera legando nodi sulla cordicella o utilizzando amuleti e talismani; tassativamente proibito praticare la divinazione o rivolgersi a uno stregone per conoscere il proprio futuro. In termini generici, è da considerarsi idolatra il semplice atto di recarsi da un mago e prestar fede alle sue parole; anche lo studio dell’astrologia è tassativamente proibito, poiché tanto più si progredisce in quella materia tanto più si corre il rischio di allontanarsi da Dio e negargli i tributi dovuti. Insomma, niente da fare: la magia è assolutamente off limits, per un buon musulmano.

Quali sono le motivazioni teologiche dietro a una condanna così netta? Grossomodo, sono esattamente identiche a quelle che hanno determinato lo scoppio della caccia alle streghe in Occidente: si ritiene che la magia funzioni attraverso il ricorso a forze diaboliche cui il mago si asservisce (commettendo peccato di idolatria) al fine di raggiungere i suoi loschi scopi. Per la precisione, secondo la visione islamica, dietro alla magia ci sono gli jinn: creature non esattamente sovrapponibili ai demoni della tradizione cristiana (non sono angeli caduti, bensì entità di fuoco plasmate da Allah e successivamente ribellatesi al loro creatore), ma non per questo meno pericolose.

Conseguentemente, praticare la magia significa (nel migliore dei casi) mercanteggiare con queste creature, affiancandole nel proprio cuore (se non addirittura sostituendole) ad Allah. La pratica della stregoneria si accompagna necessariamente a quel peccato che la teologia islamica chiama shirk, mutuando il termine dalla lingua araba là dove il sostantivo indica il gesto di qualcuno che sceglie per sé un partner. In senso traslato, il linguaggio della teologia ha iniziato a parlare di shirk per indicare il peccato di chi sceglie per sé un partner ‘divino’ cui accompagnarsi, e che evidentemente in questo caso non è Allah. Il peccato si può declinare in vari modi, cui corrispondono differenti livelli di gravità: in ogni caso, le varie forme di superstizione e ogni tentativo di prevedere il futuro sono duramente condannati come atto irreligioso. Insomma: non c’è scampo, neppure per quelle forme di magia che saremmo forse portati a definire più innocue, nella misura in cui non sono volte a danneggiare il prossimo.

***

Con quanta serietà i fedeli musulmani hanno osservato questa proibizione, attraverso i secoli? La domanda è inevitabile, tenuto conto del fatto che tutti noi abbiamo almeno una vaga contezza di come la maggior parte dei testi magici noti all’Occidente medievale fossero giunti in Europa per tramite degli arabi. Long story short: a partire dal IX secolo, la rapida espansione dei regni musulmani permise agli intellettuali islamici di venire a contatto con intere biblioteche di opere composte in ambiente ellenistico. Entro il X secolo, ampie fasce della élite culturale del mondo islamico erano già state colte da irresistibile fascinazione per le tecniche magiche che erano state in voga nel Medio Oriente d’età ellenistica e che adesso venivano riscoperte dai suoi nuovi dominatori: in particolar modo, furono l’astrologia (e la conseguente creazione di talismani su base astrologica) a guadagnarsi il maggior numero di estimatori – non a caso, venendo indissolubilmente associati, nell’immaginario collettivo, al mago di provenienza araba.

In realtà, la magia araba di matrice ellenistica (che, di per sé, ha ben poco a vedere col pensiero islamico: è solo magia ellenistica che è stata tradotta in arabo) non si comprende bene se non si coglie il principio-chiave che era alla base di quello schema di pensiero: quello cioè per cui ogni elemento dell’universo è interconnesso agli altri, legato da insospettabili corrispondenze che possono essere colte solamente dai più grandi conoscitori del mondo naturale (id est, i maghi). Gli astri nel cielo, le gemme sulla terra, le piante, i colori, i tratti grafici, il corpo umano: tutti quanti sono collegati da un unicum coeso e fluido, che i più abili scienziati (id est, i maghi) sono capaci di sfruttare a loro vantaggio (per esempio, curando un ammalato grazie all’uso d’un certo talismano, creato a una certa ora del giorno durante una certa congiunzione astrale e attraverso l’uso di certe sostanze che funzionano bene per lui ma non per altri). Insomma, i maghi di fede islamica (e, di lì a poco, anche quelli di fede cristiana) tentarono di giustificare il loro comportamento argomentando convintamente che la loro arte aveva ben poco a che spartire con la magia sanzionata dal Corano (e dalla Bibbia): loro si limitavano a studiare il mondo naturale a un livello straordinariamente approfondito!

In area cristiana, quell’argomentazione non convinse un granché; in area musulmana, apparentemente, molte autorità scelsero di optare per un “vivi e lascia vivere”: mentre in Europa esplodeva la caccia alle streghe, non ci risulta che siano esistiti fenomeni di pari portata nelle aree del mondo a prevalenza islamica (sebbene non mancassero di tanto in tanto le voci di qualche religioso o qualche consigliere politico che invitavano a passare gli stregoni a fil di spada. Ma furono casi relativamente isolati, che non riuscirono mai a creare un trend). Si ha l’impressione che qualcosa abbia cominciato a cambiare in concomitanza con il movimento di riforma religiosa condotto da Ibn ʿAbd al-Wahhāb, teologo nato nel 1703 nei pressi di Riyāḍ. Nelle stesse decadi in cui l’Europa sperimentava l’Età dei Lumi, il riformatore lavorò alacremente per riportare la religione islamica a quello stato di purezza originaria da cui, a suo giudizio, molti musulmani s’erano ormai allontanati. Difficile dire fino a che punto la predicazione di Ibn ʿAbd al-Wahhāb abbia determinato il cambiamento che sto per descrivere (è certamente possibile che il teologo sia semplicemente stato figlio dei suoi tempi, facendosi portavoce di un disagio che era già esploso nella popolazione); quel che è certo è che, entro il primo quarto di secolo, qualcosa s’era incrinato nel fragile equilibrio tra fede e magia. Nel 1728, mettendosi in viaggio per compiere il suo pellegrinaggio alla Mecca, Muhammad al-Katsinâwî al-Fulânî, un mago di origine sudanese noto e stimato in tutta la sua regione per i suoi trattati di geomanzia, s’era sentito raccomandare di non parlare con nessuno dei suoi interessi esoterici non appena fosse arrivato in Oriente: «in quelle regioni, chi pratica la magia è quasi sempre oggetto di scandali, aggressioni e flagranti disordini», scrisse infatti lo studioso nel suo diario di viaggio. Un dato interessante: qualcosa, pian piano, stava cominciando a cambiare nel sentire collettivo (anche se, ovviamente, il maggior rigorismo non si tradusse in una strage collettiva. Anzi: le vere e proprie campagne anti-stregoneria sono un fenomeno molto recente, e ovviamente ben di rado si concludono con prestigiatori sgozzati sulla pubblica piazza o retate su larga scala di casa in casa).

E sarebbe senza dubbio molto bello poter aggiungere qualcosa di più, a questo punto, ma la dura verità è che, a quanto mi consta, sono ancora molto pochi gli studi storici dedicati all’evoluzione dei rapporti tra Islam e magia in età tardo-moderna e contemporanea. Quelli che ci sono (comunque molto pochi) hanno il ‘difetto’ di essere incentrati su specifiche realtà geografiche, caratteristica che inevitabilmente li rende di per sé parziali (il Marocco e l’Indonesia sono entrambi musulmani, ma la vita di ogni giorno e le credenze di folklore poggiano su un sostrato culturale un po’ diverso). Manca, a oggi (a quanto mi dicono i ricercatori che hanno dedicato la loro carriera a questa specifica nicchia) un trattato accademico aggiornato che sia capace d’offrire uno sguardo d’insieme alla materia; e, più specificamente, uno sguardo d’insieme conto che analizzi assieme la legge e il folklore magico, per indagarne i reciproci legami.

E in effetti i telegiornali sembrano suggerire che ci sarebbe probabilmente una certa urgenza e utilità, nel dedicarsi a questo tipo di studi. Se noi Occidentali abbiamo facilmente ignorato la caccia alle streghe in Africa, stavolta sono relativamente pochi i chilometri che ci separano da uno Stato in cui, a quanto pare, sembrerebbe star prendendo corpo un fenomeno che, con troppa facilità, avevamo creduto di poter relegare ai libri di Storia.

E invece.


Per approfondire:

  • G. Hussein Rassool, Evil Eye, Jinn Possession, and Mental Health Issues. An Islamic Perspective (Taylor and Francis, 2019)
  • Simon Ross Valentine, Force and Fanaticism: Wahhabism History, Belief, and Practice (Hurst, 2015)
  • Constant Hamès, Problématiques de la magie-sorcellerie en islam et perspectives africaines, in: Cahiers d’études africaines (189–190, 2008)

14 risposte a "Ma quindi in Afghanistan è scoppiata la caccia alle streghe?"

  1. Avatar di Whitewolf

    Whitewolf

    Confesso che non conoscevo questo fenomeno (naturalmente, se mi dici che esso è di per se poco studiato, un po’ mi rassicuri), ma a pensarci sopra è abbastanza logico.
    Come hai fatto ben notare, tra le tre religioni monoteistiche, l’Islam da’ un immenso valore alla fedeltà ad Allah. Se è vero che gli ebrei pure sono estremamente legati a JHWH, è altrettanto vero che la diaspora ha portato a una maggiore “laicità” della mentalità ebrea (se è vero che si isolavano molto, questo si è tradotto anche nella formazione di una cultura a tutto tondo, non restando una mera questione religiosa).
    Invece l’Islam ha sempre visto il mondo religioso come intensamente predominante sul mondo culturale (mi sembra di ricordare che molti sultani ottomani erano noti per la loro religiosità, prima ancora che per il loro splendore, nelle loro culture).
    Quindi non stupisce che tutto ciò che distolga da Dio fosse visto come fumo agli occhi.

    Purtroppo è un’area un po’ distante dai miei interessi accademici, altrimenti avrei aderito alla tua richiesta!

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      E’ un fenomeno davvero molto interessante di cui anche io conosco abbastanza poco (e in effetti credo che per capire bene i termini della questione sarebbe indispensabile, ovviamente, avere una buona conoscenza di base della teologia islamica in sé e per sé, cosa che io non ho. Ci vorrebbero studiosi specializzati, insomma). In compenso conosco un po’ di più il fenomeno della caccia alle streghe in Africa (su cui c’è un po’ più di materiale), e quello ti consiglierei davvero di approfondirlo se capita, anche solo per interesse personale tuo eh!, è davvero come andare “down to the rabbit hole” come dicono gli Inglesi, ti si apre un mondo!

      Fra l’altro, un mondo con cui secondo me avremmo davvero necessità di confrontarci, perché ciò che nasce in Africa ci mette relativamente poco ad arrivare nelle nostre città. Cito spesso la storia di Kristy Bamu, il ragazzino quindicenne che è stato assassinato da sua sorella e dal fidanzato di lei, perché i due erano convinti che fosse uno stregone. La famiglia d’origine arrivava dal Congo (ed era peraltro perfettamente integrata nella società occidentale: tipo, la sorella-assassina frequentava l’università, per dire), ma il ragazzino è stato ucciso per stregoneria nella casa di famiglia in piena Londra. Cioè, non stiamo parlando di fenomeni che restano necessariamente confinati in Africa (non che i linciaggi popolari vadano bene finché restano confinati al di sotto del Mediterraneo, eh 😅), personalmente trovo davvero bizzarro che sia un tema di cui si parla così poco. Fra i molti altri, anche questo sarebbe un tema di cui sarebbe bene parlare, secondo me.

      Sul lato Islam, verrebbe da dire che è notevole la relativa tolleranza con cui nel Medioevo queste pratiche erano state evidentemente sopportate, se confrontata con la forte intransigenza che si registra oggi negli ambienti radicali. Però in realtà non è manco così notevole, nel senso che anche il Cristianesimo ha avuto lunghi secoli di tolleranza prima di irrigidirsi nel periodo della caccia alle streghe (e, se vogliamo, il catechismo di oggi è ancor meno tollerante rispetto a quanto non fosse nel tardo medioevo, anche se ovviamente nessuno va a bruciare al rogo chi trasgredisce 😅), e anche in epoca contemporanea si registrano fenomeni di crescente intransigenza sul tema, in area cristiana. Penso ad alcuni gruppi evangelici negli USA o ad alcune comunità pentecostali in Africa.

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      1. Avatar di Whitewolf

        Whitewolf

        Ho letto di quel ragazzo e mi è venuto il mal di stomaco…

        Penso che la ragione per cui c’è questo revival moderno è anche per la maggiore diffidenza verso quanto non è scientifico. Se in passato comunque astrologia e rituali magici erano comunque si perseguiti ma sotto sotto ci si credeva…ad oggi viene strano credere che i nodi che sta facendo la tua vicina possano farti veramente del male…a meno che naturalmente non sei così insicuro nelle mani della scienza da dire “Potrebbe anche essere, nel caso meglio ammazzarla”…e proprio perchè sono pensieri irrazionali sono più difficili da controllare. Ci hai insegnato te che spesso gli uomini del passato avevano una grande capacità di razionalizzare e rendere logico tutto. Invece adesso siamo così abituati a razionalizzare che non sappiamo più difenderci dall’irrazionale, ahinoi…

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        1. Avatar di Lucia Graziano

          Lucia Graziano

          Whitewolf: beh, direi che in questi tempi sta emergendo in molte fasce della popolazione una diffidenza globale un po’ verso la qualunque, scienza inclusa. Se devo pensare ai timori sul 5G, alle reazioni di fronte alla campagna vaccinale anticovid (o ai vaccini per l’infanzia in generale, sol per quello) e alla (letterale) fede con cui molti cittadini preferiscono l’omeopatia (o altre cure alternative) alla medicina tradizionale, nonostante vi siano fior fiore di studi scientifici di livello che attestano la sicurezza e l’efficacia della terapia X o del farmaco Y, direi che il problema è globale – non si limita solamente agli oroscopi e alla magia domestica.

          Quelli semmai sono la risposta con cui alcuni reagiscono al problema, per come la vedo io. Altri reagiscono con una religiosità esasperata (“un’ostia consacrata non potrebbe mai essere vettore di contagio, manco se uno col Covid ci sputa sopra trenta secondi prima, perché il perfetto corpo di Cristo non potrà mai essere infettivo”), altri cercano rassicurazioni profetiche in movimenti tipo QAnon, e così via dicendo. Ma il problema di fondo è sempre la diffidenza globale verso la qualunque che in questi anni sta emergendo sempre più prepotente, secondo me.

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      2. Avatar di Sconosciuto

        Anonimo

        Mi inserisco qua perché ho letto più di un articolo relativo alla tratta delle ragazze dall’ Africa all’ Italia (ragazze che partono pensando di aver trovato un lavoro in Italia e finiscono invece sulla strada). Uno dei fattori, tra i tanti, che le trattiene dal cercare di chiedere aiuto è proprio la stregoneria: i loro carcerieri lanciano su di loro degli incantesimi e malocchi e le ragazze si sentono minacciate in maniera reale. Mi pare che gli articoli approfondissero la tratta delle ragazze in particolare dalla Nigeria, ma in questo momento non sono in grado di citare la fonte e potrei ricordare male. Elena
        P.s. mi firmo nel testo perché a quanto pare è l’ unico modo di identificarsi per noi non blogger o social -qualcosa 🤷🏻‍♀️

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        1. Avatar di Lucia Graziano

          Lucia Graziano

          Eh sì. Io mi rendo conto che per noi occidentali sia difficile metabolizzare l’idea di una popolazione che realmente vive paralizzata dal terrore all’idea di poter essere sottoposta a stregoneria, però questa è la realtà di molte fette di popolazione in buona parte dell’Africa. E penso che sarebbe davvero prezioso, per noi, riuscire a capire meglio questo dettaglio, perché appunto, come dici tu: è una cosa rilevante, nell’ottica della mediazione culturale. Se prendi un cittadino africano terrorizzato dalla magia e gli dici “mannò sciocchino dai, la magia non esiste, mica siamo in Harry Potter!”, non ottieni assolutamente nulla e non lo aiuti minimamente a superare il suo problema.

          Mi rendo conto però che a un cittadino europeo medio venga richiesto un sforzo abbastanza importante per riuscire a immedesimarsi, ecco, quello senza dubbio.

          (P.S. Mi spiace per la nuova interfaccia dei commenti, non ci posso fare niente ahimé ç___ç)

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  2. Avatar di Francesca

    Francesca

    OT su problema _zucchinis_ (perché io non ho fb).
    Forse qualche aiuto per l’interpretazione può arrivare da Kilaayim – Chapter 4 , in traduzione inglese su Chabad.org…
    E in generale, sempre su quel sito potresti cercare altre fonti rabbiniche in merito…

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      😂😂😂
      Stavo per scrivere “grazie per la grande partecipazione collettiva alla cosa degli zucchini, vado a guardare dove mi dici!”, ma non l’ho fatto e ho deciso di andare su Chabad.org come prima cosa e POI scrivere qui. E niente: quando mi son trovata di fronte a una specie di trattato rabbinico sulla coltivazione degli zucchini son proprio scoppiata a ridere.

      😂 a maggior ragione grazie per la partecipazione collettiva e per i consigli, ho una vita bellissima e surreale 😂😂

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      1. Avatar di Francesca

        Francesca

        😁👍
        Comunque io son partita dal tuo testo 😇 che nella noticina indicava di dare un’occhiata a Kilaayim… E in effetti, adesso mi sembra che il paragone (stregoneria SÌ / stregoneria NO) ci sia tutto …soprattutto dopo aver capito – cap.4 – come funziona la coltivazione delle specie vegetali “Kilaayim”.
        https://www.chabad.org/library/article_cdo/aid/3570273/jewish/What-Is-Kilayim.htm

        Praticamente: tu vedi due persone che fanno la stessa cosa, però uno ha rispettato la Torah e la Legge che ne deriva (in modo diretto! Vedi link), mentre l’altro no. Dipende tutto da come è stata coltivata / posizionata la zucchina che POI viene raccolta (perché dalla modalità di coltivazione dipende la contaminazione o meno con le altre specie).
        Il capitolo 4 spiega bene ciò che può sembrare o non sembrare, ciò che è e ciò che non è “Killaayim”.
        Di conseguenza…

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  3. Pingback: E mo’ che è ‘sta storia dell’orco in Vaticano? – Una penna spuntata

    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      E sottolineo: sono proprio dati relativi alla credenza nella stregoneria, non ad altre forme di superstizione tipo, che ne so, “credi nel malocchio?”. Domande di questo tipo erano state fatte in altri punti dell’intervista, ma in questo caso si parla proprio di credenza nella stregoneria.

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  4. Avatar di Gianluca di Castri

    Gianluca di Castri

    Articolo molto interessante. Personalmente ho letto parecchi libri sulla caccia alle streghe in ambiente europeo o comunque occidentale ma sapevo ben poco dell’equivalente fenomeno in ambiente islamico (pur avendo vissuto per anni in Medio Oriente). Grazie per la pubboicazione.

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