Quella Madonnina con le scarpette tutte rotte

Non vi sembri blasfema l’immagine di copertina (in cui anzi ho volutamente cercato di sottolineare il mood favolistico di questa storia): a Napoli, c’è per davvero una Madonna con le scarpe rotte; e la situazione è così problematica da costringere i bravi figli di Partenope a venire in soccorso alla Vergine Maria una volta all’anno, regalandole un paio di pantofoline nuove con cui sostituire le vecchie. Così almeno comanda la devozione popolare, che ogni 25 marzo spinge i Napoletani a celebrare una festa assolutamente unica nel suo genere: quella della Madonna delle Scarpette Consumate.
E no, non sto scherzando: si chiama così per davvero.

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La statua della Madonna Annunziata (ma, per gli amici, Madonna delle Scarpette) è custodita all’interno della basilica della Santissima Annunziata di Napoli. Oggi, l’edificio si mostra a noi in perfetto stile tardo-barocco, ma questo non dovrebbe trarre in errore il turista: la chiesa andò quasi totalmente distrutta nel corso d’un incendio che si sviluppò nel 1757, rendendo indispensabile un pesante rifacimento.  Ma, a Napoli, una chiesa dedicata alla Madonna Annunziata esisteva già a partire dal Duecento; nel 1318, divenne sede di importanti opere caritative, finanziate a titolo di ex voto da due membri della nobile famiglia degli Scondito: sopravvissuti per miracolo alla battaglia di Montecatini (1315), i benefattori ritenevano che fosse stato proprio un prodigio della Vergine ad averli risparmiati dalla mattanza in cui avevano perso la vita molti loro compagni d’arme.
Desiderosi di mostrare al cielo la loro gratitudine commossa, i due fratelli destinarono una significativa porzione delle loro finanze a un’attività caritativa che la madre di Dio avrebbe presumibilmente apprezzato: crearono cioè un grande orfanotrofio per accogliere tutti i bambini che avevano perso i loro genitori, a causa del lutto o della disperazione. Sì, perché presso la basilica fu allestita anche una ruota degli esposti, ancor oggi visibile (anche se ovviamente non più in funzione): e per lunghi secoli fu attivo presso questo luogo di culto un orfanotrofio (che, fra le altre cose, ci ha lasciato un ricchissimo archivio i cui più antichi documenti datano al 1601).

E data grossomodo allo stesso periodo la statua della Madonna dell’Annunziata: un’opera pregevole che viene fatta risalire al XVII secolo e che (letteralmente) porta su di sé i segni di una devozione di vecchia data. I capelli che le ornano il viso sono autentici, donati a titolo di ex voto dalle donne napoletane al fine di confezionare alla Madonna una parrucca; l’abito che la riveste, di pregiatissima fattura, risale allo stesso secolo e fu confezionato con apprezzabile abilità dalle ragazze ospiti dell’orfanotrofio, che anche attraverso compiti di questo tipo si esercitavano a imparare un lavoro.

Scampata (e per fortuna!) al disastroso incendio di ho già detto, grazie ai fedeli che s’affrettarono a metterla in salvo, la statua ha una particolarità degna d’attenzione. E cioè è snodabile: un dato inconsueto ma non del tutto unico, nell’ambito della spiritualità barocca, che amava ornare le sue chiese di effigi sacre che fossero in grado di cambiare posizione, per un effetto wow assicurato. In alcuni casi eclatanti, le chiese più ricche si dotavano di statue che potevano essere manovrate dall’interno (oppure a distanza) grazie a un gioco di leve e cordicelle nascoste, permettendo alla statua di muoversi da sole davanti agli occhi esterrefatti dei fedeli.

Più discreta, la Madonna napoletana non sembra avere l’ambizione di far perdere diec’anni di vita ai fedeli che entrano nella sua basilica. Cambia posizione solo quando non c’è nessuno a guardarla (vale a dire, non mi risulta possa essere manovrata a distanza), il che comunque non vuol dire che passi tutta la sua esistenza con le mani in mano.

Accomodata, per la maggior parte dell’anno liturgico, in posizione un po’ discosta in un angolo della chiesa, si sposta a destra dell’altare ogni 25 marzo in occasione della sua festa (l’Annunciazione, per l’appunto). Nel mese di agosto, là dove la Chiesa ricorda l’addormentarsi della Vergine e la sua salita in cielo, la Madonna se ne sta sdraiata su un lettuccio davanti all’altare, a occhi chiusi; li spalanca però la mattina del 15 agosto, a festeggiare la sua Assunzione. Insomma: per essere una statua, questa Madonna ha una vita piuttosto attiva; ed è sicuramente questa la ragione che ha ispirato la bizzarra leggenda adesso vi vado a raccontare. Cioè, giustappunto, quella della Madonna con problemi calzaturieri.

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La statua napoletana (che poi, a conti fatti, “statua” vera non è: faremmo prima a immaginarcela come una specie di grossa bambola) indossa delle scarpette che sono scarpe a tutti gli effetti; vale a dire: non sono dipinte, ma sono delle vere e proprie “ballerine” che le vengono infilate ai piedi.

Ebbene: leggenda narra che queste scarpe si consumino misteriosamente nel corso dell’anno.
Se ne accorsero sgomente, in un momento indeterminato della storia partenopea, le suore che prestavano servizio presso la basilica: ogni volta che si maneggiava la statua per cambiarle posizione, si rendevano conto che le suole delle scarpe erano vistosamente lise, come se qualcuno ci avesse davvero camminato sopra. In questo passato così indeterminato da sfumare (evidentemente) nel leggendario, le suore decisero di monitorare la situazione sospettando d’essere di fronte a un miracolo; e in effetti bastarono pochi mesi di osservazione per trasformare in certezza ciò che era solamente un sospetto. Notte dopo notte, le scarpine della Vergine si rovinavano sempre più, mostrando i segni inequivocabili di un uso intenso: le suole s’assottigliavano, qualche sassolino lasciava impressa la sua presenza; e qualcuno mormora addirittura che, dopo una notte di pioggia, le punte delle scarpe fossero trovate ancora umide.

Ci si rese presto conto che, quando nessuno la vedeva, la Madonna dell’Annunziata usciva dalla chiesa e iniziava a vagare per le vie di Napoli, come presenza benefica e protettrice: a fare cosa, non lo si sa; ma ai Napoletani piacque pensare che la Vergine andasse a visitare nottetempo i trovatelli che avevano vissuto sotto la sua custodia e che adesso erano stati adottati da nuove famiglie (o che magari se n’erano fatta una loro propria, lasciando l’orfanotrofio in età adulta).

Tutto molto bello, come in una dolcissima storiella della buonanotte. Restava però il problema imbarazzante di ‘sta Madonna con le scarpe scalcagnate: ché va bene comportarsi da mamma celeste dei bambini orfani, ma neppure si può tollerare che la regina dei cieli se ne vada a zonzo con due ciabatte che tra un po’ le cadono a pezzi.
E così, nacque a Napoli una tradizione (che sembra non esser più vecchia d’un secolo o giù di lì, ma) che è ancor oggi fortemente sentita: in una cerimonia pubblica che si tiene ogni anno il 25 marzo, le scarpine lise della Madonna vengono sostituite con un paio nuovo. A confezionarle su misura, apposta per la Vergine sono i migliori artigiani partenopei, ben lieti di poter annoverare tra la loro clientela una sponsor tanto speciale; le scarpe vecchie vengono messe da parte e custodite con la stessa cura con cui normalmente si conserverebbe una reliquia (sebbene la Chiesa di Napoli ci tenga a ribadire che, ovviamente, non c’è alcun reale miracolo dietro a questa pia devozione di popolo).

Ciò non di meno, leggenda narra che le scarpine usate abbiano il potere di alleviare le sofferenze (se non addirittura di agevolare la guarigione) di tutti quegli infermi che sono affetti da qualche malattia. E infatti ancor oggi molte famiglie napoletane bussano alla porta della basilica per chiedere di poter portare a casa una di quelle scarpette “miracolose”: l’intercessione della Vergine è garantita, soprattutto se ad essere ammalato è un bambino piccolo. Core de mamma.

4 risposte a "Quella Madonnina con le scarpette tutte rotte"

    1. Lucia Graziano

      Uh, no no, è visibile eccome! Non ho incluso immagini nel post perché purtroppo non sono riuscita a trovarne in pubblico dominio, ma se cerchi su Google “Madonna delle scarpette Napoli” ne trovi a decine, in tutte le varie posizioni. (E’ carina, spesso tiene in mano un antico registro degli orfani consegnati alla ruota degli esposti!).

      Alcune immagini anche in questo video, di carattere (aehm) molto devozionale 😅 però se scorri i vari minuti del video vedi una bella rassegna di fotografie in tutte le varie posizioni 🙂

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  1. Anonimo

    Ringrazio Dio di essere “Orgogliosamente Figlio da’ Maronna Annunziata “Sono sicuro da ben 66sei Anni ogni notte mi viene a trovare proteggendo me mia Moglie, le mie Figlie e tutte le persone Care a Me.

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