Il merlo di Kevin e quella strana anomalia dei santi pucciosi dell’Irlanda che amavano così tanto gli animali

St. Kevin and the Blackbird è il titolo di una poesia di Seamus Heaney, Premio Nobel per la letteratura nel 1995. Pubblicata in The spirit level a meno di dodici mesi dalla vittoria del premio, fa riferimento a un episodio della vita di san Kevin di Glendalough, monaco irlandese del VI secolo che è ancor oggi piuttosto amato dai suoi conterranei, grazie a un corpus di leggende agiografiche così deliziosamente pucciose da sembrar uscite da un libro di fiabe per bambini.

Tra le tante, la più famosa è giustappunto quella del merlo (così celebre da aver addirittura ispirato una ricetta: ve la propone oggi Mani di pasta frolla). Stando a quanto narra la storiella, il nostro amico Kevin, abate di Glendalough, decide di trascorrere la Quaresima lontano dal suo monastero, richiudendosi in un piccolo eremo immerso nella natura. Mentre prega con le braccia spalancate, in imitazione di Cristo in croce (una posizione orante che era effettivamente molto gettonata dai monaci dell’epoca), capita però che un merlo gli si posi in una mano. Kevin non vuole interrompere la sua preghiera per allontanare quella creatura di Dio… e il resto lo faccio raccontare a Seamus Heaney, in una poesia che ovviamente vi consiglierei di leggere in lingua originale ma che qui ripropongo comunque nella traduzione italiana di Roberto Mussapi:

E poi c’era San Kevin e il merlo.
Il Santo è in ginocchio dentro la sua cella
a braccia tese ma la cella è stretta.

Così deve sporgere il palmo irrigidito
come una trave maestra fuori dalla finestra
affinché il merlo vi si posi
per deporre e preparare il nido.

Kevin avverte nel cavo della mano le uova tiepide,…
il pettuccio, la testina dal piumaggio ravviato,
i piccoli artigli e, scoprendosi legato
alla rete della vita eterna,

è mosso a pietà: dovrà continuare a tenere la mano tesa
come un ramo fuori nella pioggia e nel sole per settimane
finché la nidiata non uscirà dal guscio per prendere il volo.

E siccome l’intera cosa è stata comunque immaginata,
immagina tu d’essere Kevin. Come ti appare?
Dimentico di se stesso o in agonia perenne
dalla nuca fino agli avambracci doloranti?

Ha le dita indolenzite? Avverte ancora le ginocchia?
Oppure, il nulla ottenebrato dell’oltretomba
s’è aperto un varco dentro di lui? Vaga lontano con la mente?
Solo e riflesso limpidamente nel profondo fiume dell’amore,

“Lavorare e non cercare ricompensa,” questa è la sua preghiera.
Una preghiera recita il suo corpo interamente
poiché ha dimenticato se stesso, dimenticato il merlo
e solo, sulla sponda, ha scordato il nome del fiume.

Leggenda narra che san Kevin resterà così per tutta la Quaresima, senza mai abbassare le sue braccia per non togliere riparo a quella famigliola di pennuti. Guarda caso, le uova si schiuderanno proprio nella mattina di Pasqua, permettendo all’abate di fare ritorno nel suo monastero nel giorno stesso in cui i suoi confratelli lo attendevano: anomala Quaresima, la sua, ma non per questo meno ascetica di molte altre – e anzi, verrebbe da pensare che, nel sopportare le fatiche di quella mortificazione corporale, Kevin si sia cullato nella consapevolezza di star facendo la cosa giusta per quei teneri animaletti che (piuttosto letteralmente) avevano cercato rifugio tra le sue braccia.

«Questa, però, è una reazione molto moderna a questa storia», fa notare Dominic Alexander nel suo bel saggio dedicato a Saints and animals in the Middle Ages. Non a torto, l’autore sottolinea che «i miracoli legati agli animali non sono stati scritti dagli agiografi medievali con l’intenzione di incantare i lettori moderni», né tantomeno con quella di solleticare improbabili sensibilità animaliste ante litteram che non esistevano in quel tempo (o quantomeno non esistevano con le stesse sfumature che diamo loro oggi).

Per esempio, la storiella di san Kevin non aveva certo lo scopo di sensibilizzare le masse sulla necessità di proteggere i nidi d’uccello durante la cova: agli occhi dell’agiografo, aveva la funzione di esaltare le virtù della pazienza, dell’empatia e della compassione, da sempre considerate tra le più importanti per un monaco. L’idea assurda di starsene per quaranta giorni a braccia alzate per non dar fastidio a una famiglia di merli sottolineava la prontezza con cui Kevin s’era reso disponibile a morire a sé, a voler citare il linguaggio monastico dell’epoca; insomma, è probabile che con questa storiella l’agiografo volesse, innanzi tutto, fornire un esempio estremo e paradossale di tutto ciò che dovrebbe essere pronto a fare un buon religioso.

Ma, probabilmente, non è questa l’unica chiave di lettura. Meglio faremmo a considerare la leggenda anche sotto un punto di vista ascetico: il santo è così immerso nella preghiera da non curarsi nemmeno di quel dettaglio per cui c’è un merlo che gli sta nidificando in mano; e tutto sommato, non sembra fare troppa fatica nel mortificare per quaranta giorni il suo corpo e la sua mente, costringendosi a stare dolorosamente impalato in quella posizione innaturale (oltretutto per futili motivi). A suo modo, anche l’aneddoto è una testimonianza eroica di come una mente ben formata possa avere la meglio sulla carne: «certo», concede Alexander, «il tormento del mondo carnale è qui descritto con un lirismo tale che questa allegoria non esclude da parte dell’agiografo un certo senso di meraviglia per la natura».

Anche perché, in effetti, gli agiografi irlandesi davano l’impressione di avercelo per davvero, un certo debole per il creato. Quel nutrito numero agiografie composte verso la fine del VII secolo (e spesso incentrate su santi monaci vissuti nell’arco dei duecento anni precedenti) «costituiscono il più grande corpus di testi a carattere religioso con un così alto numero di storie legate al mondo naturale». A dirlo sono Andrew e Clair Linzey in The Routledge Handbook of Religion and Animal Ethics, e sarà forse il caso di far notare che i due autori stanno facendo un discorso universale. Vale a dire: neppure nella mitologia dei nativi americani e nelle tradizioni spirituali dell’Asia si nota una così alta concentrazione di storie edificanti variamente legate al tema al mondo animale.

Difficile spiegare i perché di questa anomalia. Potremmo senza dubbio essere di fronte a influenze culturali derivanti dalle religioni precristiane praticate in quella zona: purtroppo per noi, sappiamo molto poco di cosa realmente fosse il druidismo irlandese, ma ovviamente è noto a tutti il ruolo determinante che il mondo naturale doveva svolgere in quella religione. E le fonti letterarie che (seppure molto tarde) ci danno conto della mitologia irlandese precristiana mostrano un buon numero di animali visti come emissari degli dèi: insomma, è possibile che la sensibilità dei cristiani irlandesi dei primi secoli sia stata influenzata, in questo, dal modo in cui i loro progenitori guardavano al mondo naturale?

Forse. O forse, semplicemente, i monaci irlandesi vivevano immersi in una cultura che guardava agli animali con particolare simpatia: fatto sta che la comunione tra il santo e il creato è un elemento più che ricorrente nelle agiografie di quell’epoca. I monasteri, e ancor più gli eremi, sono frequentissimamente definiti come delle piccole oasi dal sapore edenico, in cui il Paradiso in Terra torna a rivivere in una comunione perfetta tra l’uomo di Dio e la natura selvaggia. Non si contano gli aneddoti in cui pii monaci, sante vergini e bambini predestinati sono risparmiati da belve feroci che improvvisamente s’ammansiscono di fronte a loro o addirittura si pongono al loro servizio in modo del tutto innaturale (per esempio, animali selvatici che accettano di farsi mungere), annichiliti al cospetto dell’aura di santità che li avvolge. Alcuni santi hanno coi loro animali un rapporto così stretto da ricordare quello tra le principesse Disney e le loro mascotte nei cartoni animati, e spesso gli uomini di Dio compiono prodigi per riportare la natura al suo normale ordine dopo eventi dirompenti con cui il demonio ha cercato di ostacolare il suo perfetto funzionamento (per esempio, tenebre in pieno giorno o nevicate fuori stagione).

Per dirla con le parole di Edward Sellner, professore emerito di Teologia all’Università Santa Caterina di St. Paul, in Minnesota, «uno dei temi principali che appaiono in questo tipo di storie di santi è quanto questi uomini di Dio fossero intimi con gli animali, e quanto fosse alta la considerazione con cui guardavano al contributo che questi davano alla loro vita. Nella nostra epoca, in cui una nuova disciplina teologica sta emergendo in molti dipartimenti di Teologia e in molte istituzioni accademiche – quella che molti definiscono Teologia degli Animali […] – potrebbe essere utile, io credo, voltarsi a guardare a queste storie antiche in cui i santi esprimono questa loro speciale affinità rispettosa con gli animali, e chiederci che cosa abbiano da insegnarci ancora oggi».

Forse il loro messaggio sarà più complesso e sfaccettato di quello prettamente “animalista” che ci verrebbe da immaginare al primo sguardo; ma ciò non toglie che siano storie che sembrano state scritte apposta per attraversare i secoli, conservando immutata la loro attualità. O forse ancor meglio acquisendone una sempre nuova via via che la società cambia, chi lo sa.

Fatto sta che son bellissime.


Per approfondire:

  • Edward Sellner, Celtic Saints and their Animal Friends. A Spiritual Kinship (Anamchara Books, 2023)
  • Dominic Alexander, Saints and animals in the Middle Ages (Boydell Press, 2008)
  • Andrew Linzey, Clair Linzey, The Routledge Handbook of Religion and Animal Ethics (Taylor & Francis, 2018)
  • Edward Sellner, A New Ethic of Holiness – Celtic Saints and their Kinship with Animals, in The Furrow, 1/2017

19 risposte a "Il merlo di Kevin e quella strana anomalia dei santi pucciosi dell’Irlanda che amavano così tanto gli animali"

  1. Avatar di Francesca

    Francesca

    “Il merlo di Kevin…”

    Ovvero la picconata definitiva alla credenza stereotipo che nella Storia si debba giungere a San Francesco d’Assisi + movimento francescano in generale per inaugurare (finalmente!) il filone del cristianesimo animalista / ambientalista, ecc.

    Un bel colpo di grazia dopo quello (un po’ meno “di grazia”) che già hai narrato

    https://unapennaspuntata.com/2022/10/04/san-francesco-maledizione-scrofa/

    P.s. ti ringrazio qui anche per i due ultimi articoli prima di Kevin. Davvero sarebbe troppo lungo e noioso per chi legge esporre in un commento tutti i regali che mi hai fatto… In relazione a mie ricerche in corso. Diciamo pure che San Viano (che non conoscevo) lo considero il regalo di Santa Rita (visto il giorno della pubblicazione). Mentre Santa Dinfna la conoscevo già (tramite te) …però il “rinforzo” e la rivisitazione è stata graditissima – sempre in relazione alle mie personali ricerche di cui sopra. Anche ricerche di alcune “risposte” proprio!, so to speak 🙂 , …con un tale tempismo che per quanto mi riguarda è grazia.

    Grazie 💚

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      …io però adesso sarei francamente curiosa di sapere quali ricerche stavi facendo sul cavolo di san Viano quando santa Rita ha deciso di farti la grazia del mio post a tema 😆😆
      Posso capire la storia di santa Dinfna che è sempre molto suggestiva e potente, ma… il cavolo di san Viano? 🤣

      (Che poi in realtà a quanto pare è un santo molto amato da chi bazzica la zona. Io non lo conoscevo minimamente e l’avevo derubricato a uno dei tanti santi strani che piacciono a me con questa storia buffa di cavoli a fare da sfondo, ma invece ho scoperto tramite Facebook che nella zona dev’essere davvero molto amato, lo conoscevano in tanti!)

      Però, a parte il sorriso, felicissima di aver dato inconsapevolmente il mio contributo alle tue ricerche… 🙂

      E per il cristianesimo ambientalista inaugurato da san Francesco: eh! Ché poi mi sembra francamente una visione che non fa bene a nessuno: né a san Francesco (ridotto a macchietta), né al cristianesimo, né ai movimenti cristiani a tutela dell’ambiente, se vogliamo. Insomma, dietro a queste istanze c’è una storia molto più varia e ricca! Ma tant’è, dubito che ci libereremo tanto presto da questa etichetta 🫤

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      1. Avatar di Francesca

        Francesca

        Eh! 😁 Prima di leggere questa tua risposta (e anche l’altra sulla biblioterapia) ho postato il mio commento – comprensivo in qualche modo di qualche info sulle mie ricerche personali – sotto il tuo nuovissimo articolo…

        Riguardo San Viano e a parte le risate 😂 No! Non era il cavolo in questione… 😂 Diciamo che ci sono vari dettagli interessanti nello sviluppo della sua vicenda e delle sue relazioni. Ecco!

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  2. Avatar di ac-comandante

    ac-comandante

    Anche i santi più conoscevano gli uomini più amavano gli animali?

    Riguardo alla compatibilità fra cristianesimo e ambientalismo e animalismo, ancora oggi certi ultracattolici si mostrano contenti di respirare aria inquinata e peggio (forse perchè devono stare dalla parte di chi li finanzia?).

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      Ma è una cosa recente eh, fino a una cinquantina fa penso che nessun cattolico si sarebbe sognato di dire cose simili (anzi, per dire: io ricordo distintamente che, negli anni ’90, molte parrocchie, quantomeno qui nella zona di Torino, sostenevano apertamente il commercio equo e solidale e le certificazioni fairtrade; quando cinque o sei anni fa ne ho parlato io sul blog, le reazioni di certi lettori erano state tali che manco se avessi proposto di sgozzare infanti in un rito satanico).

      Personalmente non le definirei nemmeno posizioni “ultracattoliche”, perché oggettivamente il cattolicesimo non ha mai espresso posizioni su questa linea; le definirei più che altro posizioni legate a certe visioni politiche in cui (effettivamente) molti ultracattolici si vedono rispecchiati. Ma se stai a vedere (e solo per fare l’esempio più eclatante) l’enciclica di papa Francesco sull’ambiente, la posizione ufficiale della Chiesa sarebbe ben diversa eh.

      Comunque incontestabilmente sì, se vai sui profili di certi ultracattolici leggi cose allucinanti. Purtroppo.

      Di cui peraltro non capisco nemmeno bene la logica: su questo tema c’è un libro interessante (temo mai tradotto in italiano) di Rod Dreher, un autore che in genere è molto amato da queste fasce di cattolicesimo. E, in politica, è dichiaratamente un conservatore. Ambeh, ha scritto un interessantissimo libretto che s’intitola Crunchy Cons (How birkenstocked burkeans, gun-loving organic gardeners, evangelical free-range farmers, hip homeschooling mamas, right-wing nature lovers, and their diverse tribe of countercultural conservatives plan to save America (or at least the Republican Party). E lì spiega le mille ragioni per cui, secondo lui, le battaglie a favore della tutela dell’ambiente / di una economia equa / del downshifting / dell’alimentazione biologica a km 0 (etc etc) dovrebbero essere care innanzi tutto e soprattutto a chi si identifica in una visione conservatrice, con un ragionamento che devo dire io ho trovato impeccabile. Sarei davvero curiosa di far leggere il libretto agli ultrà nostrani per vedere cosa ne pensano, ma stranamente pare che questa sia tipo l’unica opera di Dreher che non ha avuto successo in Italia… 😛

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      1. Avatar di ac-comandante

        ac-comandante

        😮 Le risposte ci sono ancora? Mi puoi indicare i post relativi?

        Leggerei nel pomeriggio, fra poco passano i miei soci a prendermi, lavoro a Cervignano (sono un elettricista, di fatto non ho orari). Ciaociao

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        1. Avatar di Lucia Graziano

          Lucia Graziano

          Eh… no purtroppo, o meglio non saprei dove recuperarle, erano arrivate sui social, ma ormai parliamo di diversi anni fa. Diciamo che si articolavano attorno a considerazioni di carattere politico, non confessionale; le macrocategorie erano grossomodo sulle linee di:

          • il commercio equo e solidale discrimina quei lavoratori che nel terzo mondo decidono di non aderire alle cooperative fairtrade, quindi è il male;
          • le iniziative benefiche che l’Occidente fa a favore del terzo mondo (con programmi tipo fairtrade etc.) creano solo un disequilibrio nell’economia locale che si regolerebbe benissimo da sola se non arrivassimo noi a metterci il naso come neo-colonialisti;
          • solo i radical chic possono venire a dire a una famiglia italiana di spendere soldi extra per comprare il prodotto faitrade certificato, che costa di più: che non lo so che le famiglie italiane non hanno abbastanza soldi per arrivare a fine mese?! E secondo me possono badare a ‘ste scemenze che servono solo a sentirsi più ganzi?
          • è naturale che nel mondo ci siano nazioni ricche e nazioni più povere dove la manovalanza fa lavori di fatica; è sempre stato così e non si capisce perché proprio adesso si debba sovvertire il naturale ordine delle cose. Se il sarto pakistano sottopagato vuole fare un lavoro più remunerativo, che si mettesse a studiare, ci sono anche un mucchio di pakistani benestanti che fanno i medici;
          • ma che poi, io ci credo davvero che i sarti pakistani lavorano in condizioni così disagiate come si vede in certi documentari? Guarda che è tutta propaganda, sveglia!
          • tutto quello che dico potrebbe anche essere vero, ma il perfido Stato che ci governa ci ha impoveriti a un punto tale che bisogna fare delle scelte, e io (lettore di passaggio) non posso pensare di dovermi anche sentire in colpa se coi miei soldi faccio la spesa al discount e non nelle botteghine del commercio etico, quindi questo discorso mi infastidisce fortemente e non lo voglio sentire;
          • eh ma i bambini! Qui nessuno pensa ai bambini! Come si fa a dire a una famiglia con bambini di comprare abbigliamento di moda etica, con quello che costa? E’ necessario in questi frangenti comprare low cost da H&M!
          • il downshifting lo fai fare a tu’ sorella, a me fa schifo e ribrezzo il solo pensiero di comprare abbigliamento usato e mio nonno si rivolterebbe alla tomba al solo pensiero dei suoi eredi che vestono abbigliamento di seconda mano come i barboni, ci manca solo che adesso io debba sacrificare il benessere che i miei avi mi hanno faticosamente procurato solo perché la nuova agenda mondiale dice così.

          E varie ed eventuali sullo stesso tema 🙂 quello del commercio etico (e della moda etica in particolare) era un tema che avevo trattato spesso alcuni anni fa, quindi ho un ampio campionario di critiche accumulate nel tempo 😛 (insieme all’interesse e al sostegno di alcuni che invece le trovavano considerazioni di estremo interesse, eh).

          Poi per carità: probabilmente c’è del vero in molte di queste affermazioni, eh. Che alcune iniziative benefiche a favore del Terzo Mondo rischino di fare più danni che benefici risulta oggettivamente vero anche a me, e che oggi molte famiglie italiane abbiano ben poca scelta sulle fasce di prezzo in cui comprare è cosa ahimè sotto gli occhi di tutti eh. Ma mi sembra chiaro che il discorso si sia molto polarizzato prendendo sfumature “di principio”, perché una reazione di critica così violenta come quella che avevo ricevuto cinque o sei anni fa, oggettivamente non si verificava negli anni ’90 nelle stesse fasce sociali.

          E’ anche vero che negli anni ’90 le stesse fasce sociali erano mediamente molto più benestanti (…però visto che qui stiamo parlando di cittadini cattolici specificatamente, in teoria dovrebbe anche esserci una dimensione morale che prescinde dalle condizioni economiche del singolo, tipo “ahimè purtroppo non ho più la stessa disponibilità economica che avevo vent’anni fa però riconosco in linea di principio che questa sarebbe la scelta giusta”- ecco, a esser venuto meno è proprio questo riconoscimento). Ne parlavo brevemente qui (anno 2018) citando un approfondimento della rivista Jesus che faceva un po’ le stesse considerazioni e provava a contestualizzarle, se ti interessa 🙂

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  3. Avatar di Francesca

    Francesca

    storie che sembrano state scritte apposta per attraversare i secoli, conservando immutata la loro attualità. O forse ancor meglio acquisendone una sempre nuova via via che la società cambia, chi lo sa.”

    Ho inserito San Kevin su youtube e sono stata attirata da un video in particolare… Clicco e… lo trovo ‘na meraviglia (secondo me). Questa versione della vita di Kevin (per ragazzi ma dal tono molto serio, con note storiche finali) è in linea con la tua conclusione.

    Non so se la vicenda messa giù così risulti da qualche parte in qualche variante storica / agiografica o se provenga tutto dalla penna dell’autrice… Però qui si assiste in pratica ad una sorta di conversione di Kevin grazie alla dura esperienza. L’ho già ascoltata due volte… Mi piace un sacco 🙂 (e va benissimo anche per restare in allenamento con l’inglese).

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      Ooohh, grazie mille, non conoscevo questo video!

      Però conoscevo “di nome” (cioè di titolo) il libro: facendo una ricerca al volo su Amazon UK ho visto che ne sono stati pubblicati parecchi, di libretti per bambini ispirati a questa storia. E te credo, voglio dire: è carina sotto qualsiasi punto di vista (anche proprio solo in una prospettiva totalmente “laica” se vogliamo, al di là del contenuto religioso. Questo ometto volenteroso che con spirito di abnegazione salva una famiglia di merli è bellissima proprio in generale).

      Strano (e peccato) che storie come questa non siano più conosciute in Italia, devo dire. Le agiografie irlandesi sono davvero piene di storielle carine come questa: una raccolta per bambini, con delle illustrazioni accattivanti (cioè niente che possa fare io da sola anche volendo, sono una capra totale con le illustrazioni 😂) secondo me sarebbe deliziosa, per la nostra sensibilità moderna 🙂

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      1. Avatar di Francesca

        Francesca

        Ecco… Diciamo che adesso non posso più non dirtelo. Cioè, da qualche tempo te lo volevo dire. Negli ultimi mesi sono incappata nel concetto di biblioterapia – concetto misconosciuto / piccolo metodo praticato da 4 gatti in Italia, leggermente di più nei Paesi anglofoni, o meglio, negli USA.

        È qualcosa che va realizzato all’interno di una psicoterapia… (cioè la biblioterapia NON è “la terapia” in sé, ma solo una componente all’interno di una terapia più ampia dello psicologo)… ed è un lavoro abbastanza “mirato” – nel senso che viene individuato un libro, un libretto, un racconto preciso con collegamento evidente (oppure anche un lavoro estemporaneo di scrittura creativa in gruppi vari di auto-aiuto) che il cliente/paziente riceve tra le varie “prescrizioni” del terapeuta.Quando ho letto di questa roba, oltre a riconoscere che io stessa ho letto libri che diverse volte si sono rivelati “curativi” in vario modo… (e non credo di essere l’unica al mondo) … Mi sei venuta in mente tu e la dr Zaccaro ovviamente… Quindi, sì, perché non ci pensi a scrivere qualcosa tipo libri / racconti brevi “terapeutici” …? Le immagini non sarebbero molto importanti… A meno che non si volesse aggiungere una componente terapeutica / meditativa visiva a supporto del testo…

        Ò ! Io ve l’ho detto. Per i temi / argomenti terapeutici da scegliere… fate vobis. Se vi piace l’idea. (Tra parentesi: almeno il 50% del tuo blog è già biblioterapia bell’e pronta, secondo me)… Può essere biblioterapia un po’ laica, un po’ cristiana, eccetera…

        😇👍📚

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          1. Avatar di Francesca

            Francesca

            Aggiungo anche un altro link sui libri / biblioterapia per bambini. Secondo me molto interessante anche al di là che, scrivendo racconti rivolti ai bimbi, si voglia fare “azione terapeutica” o meno.

            https://www.psychologytoday.com/us/blog/well-read/202402/bibliotherapy-prescription-picture-books-for-anxiety

            Infine segnalo che il sito dell’autrice dell’articolo , dove lei spiega la sua “mission” di scrittrice è particolarmente interessante… Nel senso che mi sembra abbia (in generale) diverse consonanze col tuo lavoro e approccio 🙂

            Ringrazio, passo e chiudo 😇

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          2. Avatar di ac-comandante

            ac-comandante

            Scusa la battutaccia, ma il titolo di quel libro (The Blackbird nest) mi ha fatto venire in mente anche questo:

            😳

            Mi interesso anche di aviazione…

            Vicino casa mia ci devono essere dei nidi di merli, veri, talvolta li sento.

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          3. Avatar di Francesca

            Francesca

            @ac-comandante 😳 Effettivamente… ‘na battutaccia, non posso che darti ragione. Il contesto, le immagini e il termine nest dovrebbero togliere ogni dubbio… 🙄 … Ma se la “passione” ti travolge a tal punto… Beh insomma , che ti posso dire io? …Anzi sì, una cosa te la posso dire, cioè chiedere: come cavolo hai fatto a caricare l’immagine nel tuo commento?? Dopo il “cambio regole” di WordPress a me esce fuori solo il link delle immagini… (O hanno cambiato di nuovo? 🤔 )

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          4. Avatar di ac-comandante

            ac-comandante

            Non ho fatto nulla di particolare, ho preso il link della foto e ce l’ho copiato nel testo, con l’accortezza di lasciarlo da solo nella riga.

            Che vuoi fare, non essendo di madrelingua, la parola Blackbird mi ricorda il ricognitore strategico trisonico. 😳

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          5. Avatar di Francesca

            Francesca

            @ac-comandante. Grazie. Allora deve essere un problema tecnico relativo a Bing Image Creator, o meglio: un’impostazione voluta da quel sito (dal quale provenivano i miei link che non si “traducevano” in immagini)

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          6. Avatar di Lucia Graziano

            Lucia Graziano

            Ma sai che forse (forse eh! Non ci metterei una mano sul fuoco!) ne avevo sentito parlare brevissimamente all’università, quando studiavo biblioteconomia, come una delle tante applicazioni del libro che stavano cominciando a essere sperimentate in quegli anni?

            Per non capirci assolutamente niente di psicoterapia, mi sembra un’idea bellissima e in effetti anche una forma di terapia che io stessa apprezzerei molto (assieme a quella del journaling, curiosando online tempo fa ho visto del diari guidati che sembravano una meraviglia! E forse non del tutto inutili anche da soli aggiungerei, cioè in assenza di un percorso terapeutico vero e proprio. Certo da soli non curano, ma forse fanno riflettere e aiutano a chiudere la giornata col sorriso).

            Non so assolutamente se sarei in grado di scrivere qualcosa del genere, però grazie davvero per il link e soprattutto il pensiero, è bellissimo e mi onora molto che tu mi abbia pensato adatta a una cosa simile 🙂 E chissà, se la dottoressa Zaccaro avesse idee… 😉

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          7. Avatar di Francesca

            Francesca

            “Non so assolutamente se sarei in grado”

            Sei in grado. Credo che molti professionisti te lo confermerebbero 🙂

            Riguardo il journaling, anche quello “guidato”, concordo. Ottimo per tutti , ottimo strumento

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          8. Avatar di Francesca

            Francesca

            Aggiungo che… Il punto è che tu, con la tua scrittura (molto spesso, e per tutte le età) aiuti a fare questa cosa di cui parlava Chesterton:

            “fairy tales do not give the child the idea of the evil or the ugly; that is in the child already, because it is in the world already. Fairy tales do not give the child his first idea of bogey. What fairy tales give the child is his first clear idea of the possible defeat of bogey. The baby has known the dragon intimately ever since he had an imagination. What the fairy tale provides for him is a St. George to kill the dragon. Exactly what the fairy tale does is this: it accustoms him to a series of clear pictures of the idea that these limitless terrors had a limit, that these shapeless enemies have enemies in the knights of God, that there is something in the universe more mystical than darkness, and stronger than strong fear” –
            G. K. Chesterton, Tremendous Trifles (1909)

            P.s. per chi non può leggere l’inglese, fare copia-incolla e schiaffare nel traduttore google per avere il senso generale del discorso.
            In breve, comunque, è quella famosa massima di Chesterton che di solito troviamo riassunta in italiano così:
            “Le favole non servono a spiegare ai bambini che i draghi esistono. Questo i bambini lo sanno benissimo da soli. Le favole servono a spiegare ai bambini che i draghi possono essere sconfitti” – che praticamente è l’idea terapeutica “intrinseca” cioè di per sé già presente in tante storie e letterature varie…

            💚🌼🌷💛🌷🌼💚💛💚🌼🌷💛🌼🌼💚

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