No, non esiste un cardinale col compito di verificare se il nuovo papa è davvero maschio

E anche qui verrebbe da chiedersi, come spesso capita nella Storia della Chiesa: sì, ok, ma Geoffroy de Courlon si drogava?

Che razza di persona, se non un ubriacone pervertito, può pensare che sia una buona idea graziare i suoi lettori con una descrizione dettagliata dello scenario in cui, non appena hanno individuato il nuovo papa, i cardinali in conclave mandano un volenteroso a ravanare sotto le mutande del santo padre, allo scopo di controllare che laggiù sia tutto in regola?

Ambeh: racconti di questo tenore sembravano non dispiacere affatto a Geoffroy de Courlon, monaco benedettino stanziato in Borgogna che, attorno al 1295, componeva e consegnava ai posteri una Cronaca dell’abbazia di Saint-Pierre-le-Vif a Sens. E i posteri furono senz’altro ben lieti di accogliere questo scritto, se non altro perché la sua Cronaca costituisce la prima attestazione storica di una leggenda destinata a diventar famosa: quella appunto secondo cui, al termine del conclave, i cardinali avrebbero sottoposto il neo-eletto papa a un test di virilità per evitare il ripetersi di errori imbarazzanti come quello che, tempo prima, aveva permesso alla papessa Giovanna di salire sul soglio di Pietro.

Così scriveva Geoffroy de Courlon:

Nell’854, una giovane donna vestita con abiti maschili, originaria dell’Inghilterra, fu portata ad Atene da un chierico, per studiare, e lì fece tali progressi nelle varie scienze che non si trovava nessuno che potesse eguagliarla. Poi andò a vivere a Roma con il suo amante e lì insegnò per tre anni, avendo grandi maestri tra gli ascoltatori e tra i discepoli. E poiché a Roma era diventata una personalità insigne, alla morte del santo padre Leone V, la Chiesa, ingannata sul suo vero sesso, la elesse papa e provvide a ordinarla. La donna fu poi ingravidata da uno dei suoi servitori. Non conoscendo il periodo in cui avrebbe partorito, fu colta dalle doglie mentre andava da San Pietro a San Giovanni e diede alla luce un figlio tra il Colosseo e la chiesa di San Clemente. Morì di morte orribile, ed è sepolta lì: ecco perché il papa evita sempre di fare quella strada.
Durate il suo pontificato, la donna si fece chiamare Giovanni: resse il ministero petrino per due anni, sette mesi e quattro giorni, e la sede rimase vacante per un mese. Non viene inclusa nella cronotassi dei papi a causa dell’inganno sul suo sesso, ed è questo il motivo per cui i Romani, a quanto si dice, presero l’abitudine di verificare il sesso degli eletti attraverso il buco della sedia di porfido.

Suppergiù nello stesso anno, anche Robert d’Uzes, frate domenicano originario della Provenza (ma vissuto a Roma per qualche tempo) accennava en passant, nel suo Libro delle Visioni, a un «seggio di porfido che viene usato per verificare se il papa è maschio», citandolo peraltro con una naturalezza tale da far pensare che il religioso desse per scontato di star parlando di un oggetto che doveva essere piuttosto noto a tutti i suoi lettori (come oggi potrebbe essere la papamobile, che ne so).

Insomma: entro l’anno 1295, un benedettino che non s’era mai allontanato dalla Borgogna e un domenicano che aveva predicato in Provenza e in Lazio davano conto della storiella sui cardinali che sottopongono il papa a un test di virilità. «La contemporaneità delle due testimonianze e la loro diversa provenienza geografica inducono a pensare che la leggenda avesse già avuto ampia diffusione, all’epoca», scrive Agostino Paravicini Bagliani nel saggio che ha dedicato alla Histoire de La Papesse Jeanne e di cui sono totalmente debitrice per questo articolo.

***

Evidentemente già (ben!) nota negli ultimi scorsi del XIII secolo, la leggenda del test di virilità del papa ebbe rapida diffusione nel Medioevo. Paravicini Bagliani ne ha censito ventuno stesure differenti, nell’arco temporale che va dal 1294 al 1500: «non tutte le versioni fanno un riferimento esplicito alla leggenda della papessa, ma tutti i riferimenti alla verifica della mascolinità ne dipendono direttamente o indirettamente», alludendo in ogni caso alla volontà di risparmiare ai cardinali (ulteriori) errori imbarazzanti.

Inevitabilmente, nell’età della Riforma, la leggenda piacque tantissimo ai polemisti protestanti, che la utilizzarono per sottolineare una volta di più lo stolido anacronismo della curia romana. Col passar del tempo, il mito si accrebbe di dettagli cerimoniali sempre più grotteschi che davano conto della specifica procedura adottata dai cardinali, e che entro la metà del Seicento si era già cristallizzata in questi termini: subito dopo l’elezione, il papa veniva invitato ad accomodarsi su una apposita sedia che aveva un buco nel sedile (tipo asse del water, per capirci). Il più giovane tra i cardinali presenti infilava il braccio sotto la sedia e procedeva a una attenta palpazione per controllare che tutto fosse in regola, dopodiché graziava i colleghi della rassicurante informazione per cui, effettivamente, il novello papa “testiculos duos habet et bene pendentes”. Con grande gioia la notizia veniva accolta dal conclave, che procedeva dunque a formalizzare l’elezione del pontefice: la lieta novella veniva comunicata al mondo e il papa dava il via al suo ministero.

Ovviamente non è vero; ma, come spesso capita, questa leggenda ha alle sue spalle un piccolo fondo di verità: perché, effettivamente, degli scranni con un buco nel sedile sono esistiti per davvero, e davvero hanno avuto un ruolo di primaria importanza nei cerimoniali con cui, nel Medioevo, il novello papa dava il via al suo ministero. Uno di questi scranni è ancor oggi visibile nel chiostro di San Giovanni in Laterano, là dove si svolgeva la solenne cerimonia con cui il vescovo di Roma prendeva possesso della sua cattedra episcopale (alternativamente, lo vedete in foto se cliccate qui)

Ebbene, ci spiega Paravicini Bagliani: «nel corso della tradizionale presa di possesso del palazzo del Laterano, il papa doveva sedersi su tre seggi» – che, effettivamente, avevano un buco nel sedile. Il primo «era una sedia in pietra (o marmo) che si trovava davanti al portico della basilica del Laterano e che oggi è conservata nel suo chiostro. I libri cerimoniali (ordines) la definiscono con un termine originale e inusuale — stercoraria (o stercorata) —, che non può essere di origine popolare poiché sono i testi stessi a indicare la fonte di ispirazione, ossia un versetto del primo Libro di Samuele (1 Sam. 2,8; ma cfr. anche Salmo 112,7). In esso si afferma che Dio “solleva il misero dalla polvere e il povero dal letame per farli sedere con i principi e assegnar loro un trono di gloria”, e la parola stercus (“escremento”) è menzionata esplicitamente (Suscitat de pulvere egenum, et de stercore elevat pauperem)».

C’era, ovviamente, una valenza simbolica non da poco nel costringere il papa a vivere il momento solenne della sua “incoronazione” sedendo su quella che, di fatto, era una gigantesca sedia di comodo. «Il significato di questo simbolo di umiliazione, forse il più radicale mai riservato al pontefice romano (a causa del legame tra la sedia e la parola stercus, cioè letame, fango, immondizia, escrementi), è evidente: dopo aver raggiunto il vertice della gloria e della ricchezza, il papa deve ricordare la propria condizione umana di origine e auto-umiliarsi».

Esistevano poi altri due seggi molto simili, usati nella cerimonia con analoghe funzioni. Uno è ai Musei Vaticani; l’altro si conserva al Louvre, dove l’aveva fatto trasportare Napoleone Bonaparte. Sono due troni in marmo rosso (erroneamente ritenuti d’altro materiale dagli autori medievali, che spesso ne parlano come scranni di porfido) e che, almeno per qualche tempo, avevano trovato la loro collocazione all’esterno della chiesa di San Silvestro. Sicuramente di origine romana, erano probabilmente stati creati per essere utilizzati negli stabilimenti termali (di Caracalla?); l’ampia apertura nel sedile serviva probabilmente ad agevolare un’immersione completa (o quasi) mentre gli avventori sedevano comodamente sui loro scranni.  

E, mettiamola così: trovarsi di fronte ad arnesi di questo tipo e sentirsi spiegare che queste seggiole bucate hanno un ruolo di rilievo nel corso delle cerimonie di insediamento del nuovo papa… beh: poteva legittimamente far sorgere strani interrogativi, soprattutto in un’epoca in cui circolavano leggende su una donna illegittimamente eletta al soglio pontificio. Onestamente: di fronte all’immagine oggettivamente assurda di un pontefice che viene incoronato mentre è seduto su un asse del water, e non conoscendo il cerimoniale pontificio né tantomeno le sue complesse valenze allegoriche, quanti di noi penserebbero istintivamente che “ah sì, il richiamo dev’essere senz’altro a una sedia di comodo?”. Esplorare ipotesi alternative, anche solo per ironia, sarebbe, io credo, quasi inevitabile.

E credo sia quasi inevitabile, a questo punto, porsi la domanda annosa: è nato prima l’uovo o prima la gallina? Vale a dire: è stata la particolare forma della sedia stercoraria a solleticare la fantasia dei romani, alimentando la leggenda di una donna eletta papa, o è stata la leggenda della papessa a indurre il popolino a dare una rilettura nuova a quegli strani scranni?

Fonti alla mano, lo storico si sente in grado di affermare con disinvoltura “buona la seconda”: alla leggenda sulla papessa Giovanna ho dedicato un intero articolo, che vi invito a recuperare se volete approfondire i dettagli. In questa sede, basti dire che la leggenda della papessa nasce probabilmente nelle prime decadi del Duecento, viene messa per iscritto entro gli anni ’50 di quel secolo e trova la sua ragion d’essere nel contesto del dibattito sulla liceità di aprire al sacerdozio femminile, che era oggetto di discussione tra molti canonisti di quel periodo. Per contro, il mito del papa che si sottopone a test di virilità comincia a trovare espressione scritta solamente nell’ultima decade del Duecento, e quasi sempre come nota a margine delle leggende sulla papessa: insomma, in questo caso è chiaro che il mito del papa donna sia nato per primo, alimentando poi l’altra leggenda collaterale.

Del resto, a tali conclusioni era arrivato, già a fine Quattrocento, anche Bartolomeo Sacchi detto “il Platina”, direttore della Biblioteca Vaticana (nonché autore di libri di cucina che gli hanno garantito una fama duratura attraverso i secoli). Nel suo Liber de vita Christi ac omnium pontificum, dopo aver dato conto della leggenda della papessa Giovanna, Platina aggiungeva queste considerazioni:

Alcuni scrivono queste due cose: che il pontefice stesso, quando si reca alla basilica lateranense, in odio a questi fatti eviti deliberatamente di percorrere la stessa via [lungo la quale partorì la papessa, NdR]. E altri dicono anche che, per evitare il ripetersi di un simile errore, quando il papa viene posto per la prima volta sul soglio di Pietro (nel quale c’è un buco), il più giovane dei diaconi provveda ad accertarsi della natura dei suoi genitali, toccandoli.
La prima cosa non la negherò. Quanto alla seconda cosa, io sono del parere che lo scranno del papa sia stato costruito in questo modo affinché colui che viene elevato a un ufficio così alto si ricordi di non essere Dio ma un uomo, soggetto a tutte le necessità della natura umana tra cui anche quelle corporali, per cui la sedia è giustamente detta stercoraria.
Le dicerie che ho riportato sono comunemente raccontate, ma sempre sulla base di fonti incerte ignote: per questo motivo ho voluto riferirle in parole scarne, giusto per non apparire ostinato o sospetto nell’omettere ciò che quasi tutti raccontano. Ma, su questo punto, non confondiamoci con il volgo (per quanto – ripeto – ciò che ho raccontato venga generalmente considerato un fatto realmente accaduto).


Per approfondire:

Agostino Paravicini Bagliani, Histoire de La Papesse Jeanne (Presses universitaires de Lyon, 2024), che è l’unico testo che sono riuscita a reperire in formato ebook. Ma esiste anche l’edizione italiana, pubblicata da Sismel nel 2021: La papessa Giovanna. I testi della leggenda (1250-1500)

6 risposte a "No, non esiste un cardinale col compito di verificare se il nuovo papa è davvero maschio"

  1. Pingback: “Duos et bene pendentes”. Di quando il conclave (non) si concludeva con un papa nudo – Una penna spuntata

  2. Avatar di ac-comandante

    ac-comandante

    Sto ancora sbellicandomi, l’hai scritto in maniera incredibilmente divertente (deliberatamente?)…

    https://www.dossier.net/games/faccine/a078.gif

    Ma con certi personaggi in cui mi sono imbattuto (e sai chi sono, sono quelli che mi hanno messo nei guai tirando pure in ballo il papa) ho cambiato il motto, che già conoscevo, in “duos et bene rotantes“, perchè appena li vedessi… hai capito, immagino. E per fortuna che vivi dovrebbero essere solo due, se sono ancora due.

    PS: Se vuoi, posso mandarti fra qualche giorno la trascrizione della leggenda delle “braghe curte dei mandrieri“, l’ho tradotta dal triestino, in cui si era tramandata (e credo non la conoscano tanti, ormai). C’entrava il diavolo, che però non ne esce tanto male, più che di malvagio fa la figura dello sprovveduto. Dimmi il formato testo preferito (.doc, .txt, .odt).

    "Mi piace"

  3. Avatar di Sconosciuto

    Anonimo

    adesso ho capito da dove viene il fantomatico papà Giovanni che aveva fatto sollevare dubbi sulla corretta “numerazione” dei papa Giovanni nei secoli. Grazie Lucia.

    elena

    "Mi piace"

    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      In realtà no: la numerazione dei papa Giovanni è effettivamente tutta sballata perché la Chiesa ha erroneamente ritenuto per secoli che, nel Medioevo, fosse esistito un papa Giovanni “extra” rispetto a quelli che adesso sappiamo essere realmente stati eletti, ma non si tratta del papa Giovanni / papessa Giovanna della leggenda. Quella onomastica è probabilmente solo una coincidenza.

      L’inesistente papa Giovanni che ha sballato tutta la numerazione avrebbe regnato per qualche mese nel 985, tra il pontificato di Giovanni XIV e quello di Giovanni XV. Probabilmente, la confusione è nata dalla circostanza per cui Giovanni XIV ha avuto un pontificato brevissimo (meno di un anno), trascorso in buona parte mentre era richiuso in cella e Roma era governata da “un altro” papa (Bonifacio VII, che tecnicamente però è da considerarsi antipapa visto che era stato eletto “abusivamente” mentre un altro pontefice era già in carica).

      Quindi abbiamo avuto: un papa Giovanni XIV che a un certo punto sparisce nel nulla (perché è in carcere), un “altro papa” che per un po’ regna al suo posto, e infine un papa Giovanni XV che viene eletto alla morte del suo predecessore. Situazione molto caotica in un periodo molto turbolento, oltretutto complicata dal fatto che tutti e due i papa regnanti hanno scelto “Giovanni” come nome. E’ lì che è nata l’erronea convinzione che tra i due papa Giovanni ce ne sia fosse stato un terzo nel mezzo, e l’errore si è trascinato nei secoli sballando tutta la numerazione.

      Oggigiorno il papa Giovanni mai esistito viene chiamato dagli storici “papa Giovanni XIV bis” 😂

      https://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Giovanni_XIV_bis

      "Mi piace"

  4. Pingback: Habemus papam! E adesso, se gli vogliamo bene, andiamo tutti a svuotargli casa – Una penna spuntata

Lascia un commento