La storia di Gwladys e Gwynllyw: prima parte

Gwladys era la sorella maggiore di Santa Dwynwen (quella che in Galles è la facente funzione del nostro San Valentino). Entrambe erano figlie di San Brychan di Brycheiniog – un tizio che, oltre a regnare sul Brecknockshire, aveva come attività principale quella di incrementare il tasso demografico del Paese. Gli agiografi assicurano che il buon Brychan ebbe qualcosa tipo ventiquattro figli maschi e venticinque figlie femmine, gran parte dei quali (presumibilmente traumatizzati da quel ménage familiare) optarono per una più prudente vita di castità, si fecero monaci, e divennero santi.

Santa Gwladys, però, non aveva nessuna intenzione di farsi monaca. Anzi: nel castello di suo padre, svolgeva tranquillamente il suo ruolo di principessa.
Proprio come la sorella Dwynwen, anche Gwladys era bella, aggraziata, raffinata, affascinante.
Proprio come la sorella Dwynwen, anche Gwladys godeva della capacità per nulla invidiabile di attrarre come mosche al miele i maniaci sessuali. Dwynwen aveva rischiato d’essere stuprata dal nobile Maelon; Gwladys, invece, aveva attratto l’attenzione (castissima, per il momento… eppure, non gradita) del re Gwynllyw di Gwynllwg (non so voi, ma io adoro l’onomastica gallese!).
Gwynllyw di Gwynllwg, che conosceva il galateo, inizialmente aveva fatto uso delle buone maniere: aveva mandato un’ambasceria a re Brychan e gli aveva chiesto in sposa la ragazza.
Re Brychan, con la stessa educazione… gli aveva cortesemente risposto “ma anche no”.

Mica per altro: Gwynllyw di Gwynllwg, oltre ad avere un nome strano, era anche un re spregiudicato e ingiusto. Era un barbaro, nel vero senso della parola: violento, sanguinario, vandalico, brutale, ricorreva al duello per ogni piccolezza e ammazzava chiunque gli si mettesse contro. Tenuti in conto questi presupposti, è facile intuire che il “no” di Brychan non fu propriamente il modo migliore per stringere amicizia col bellimbusto: Gwynllyw non gradì la risposta, radunò trecento cavalieri, e fece un raid nel palazzo di Brychan per sequestrare la povera ragazza.

Con Gwladys legata come un salame e caricata a forza a cavallo d’un cavallo, il vile Gwynllyw scappò nella foresta pregustando già la sua giovane preda.
Sfortunatamente per lui, e fortunatamente per Gwladys, il vile rapitore aveva sottovalutato un non trascurabile dettaglio: il suo ostaggio aveva un padre potente e ventiquattro fratelli maschi. Tutti quanti molto giovani e possenti, e soprattutto incarogniti abbestia.

Inseguito da quell’orda di parenti vendicatori, Gwynllyw fu costretto a fermarsi e a duellare coi nemici. Mentre alcuni dei suoi uomini tenevano d’occhio la prigioniera, altri soldati del suo seguito combattevano contro l’esercito ce Brychan e i suoi figli avevano lanciato contro Gwynllyw. Qualcuno dei soldati del rapitore fu anche mandato a chiedere soccorso: nelle terre lì vicino soggiornava un altro re, un re assai potente, il cui appoggio avrebbe certamente determinato la vittoria.
E così, mentre i due avversari continuavano a battersi, i soldati di Gwynnllyn si allontanavano dall’accampamento, e dopo qualche ora vi facevano ritorno… accompagnati da Sir Kay, Sir Bevidere e dal grandissimo Re Artù, con tutti i Cavalieri della Tavola Rotonda!

No, non sono pazza. Nelle agiografie medievali d’area anglosassone, non è poi così infrequente trovare questi strani crossover in cui le Vite dei Santi si intrecciano ai personaggi del ciclo arturiano. Si tratta evidentemente di leggende agiografiche in piena regola; non c’è manco bisogno di sottolineare che gli episodi così descritti non sono da considerarsi storicamente accurati (!). Ma tant’è: abbiamo agiografie in cui Re Artù spunta, così dal nulla, e interagisce con i santi.
E, frequentemente, ci interagisce in un modo che ha ben poco di cavalleresco. Nelle agiografie che li tirano in ballo, i Cavalieri della Tavola Rotonda non fanno mai una gran figura. Esempio eclatante: in questo caso, re Artù e i suoi seguaci spalleggiano re Gwynnllwn, vile rapitore, come se si trattasse del cavaliere più onorevole di questo mondo.

Ad ogni modo. Gwynnlyn e seguaci si stano ancora mazzolando con Brychan e figlioli, quand’ecco finalmente re Artù arrivare trionfante sul campo di battaglia. Smontato da cavallo, chiese come prima cosa di poter dare un’occhiata all’oggetto del contendere…
…e rimase così incantato dalla bellezza della povera Gwladys, che decise di farla sua. E grazie tante!

Se prima erano in due a ballare l’hully gully, adesso erano in tre a ballare l’hully gully: re Artù si gettò nella mischia ordinando ai suoi cavalieri di spalleggiarlo, e tutte e tre le fazioni ripresero la battaglia per il possesso della povera donna. Quando re Gwynnlyn si rese conto di non aver fatto un grande affare, chiamando in suo soccorso i cavalieri della tavola rotonda, lanciò un urlo belluino e invocò una tregua. L’idea fu accolta con grande entusiasmo anche dai parenti di Gwladys, tutti ormai acciaccati e sanguinanti, e così i tre gruppi di guerrieri si ritirarono in disparte, per medicarsi le ferite.

“Cosa diamine stai facendo?” ruggì a quel punto Gwynnlyn, furibondo, avvicinandosi a Re Artù con grandi passi.
“È una bellissima pulzella!”, si giustificò Artù sulla difensiva.
“Grazie tante: ma l’ho vista prima io!” urlò Gwynnlyn, brandendo la sua spada
Sir Bevidere lanciò a re Artù una occhiata non priva di disagio.
“Effettivamente è vero”, osservò pacatamente.
“E poi siete già sposato, maestà…”, tentò sir Kay con gran prudenza.
Ecchissenefrega!”, sbottò Artù. “Tanto, Ginevra mi mette le corna!”. (Lancillotto fissò con grande interesse il fondo del suo elmo, come se non avesse mai visto in vita sua un oggetto più interessante).
“Me ne importa un cavolo di niente della tua vita coniugale!”, ululò Gwynnlyn a re Artù in tono assassino. “Quella lì l’ho rapita prima io: non è per niente cavalleresco, sequestrare il mio ostaggio!”.
Bevidere e Kay lanciarono uno sguardo alla spada di Gwynnlyn e poi fissarono re Artù, annuendo gravemente. Artù sbuffò, con gran rassegnazione, e poi piagnucolò: “almeno ce l’ha, una sorella?”.
Ne ha ventiquattro”, grugnì Gwynnlyn.
Improvvisamente ringalluzzito da quella nuova informazione, Artù si mise in piedi e urlò “benissimo! Allora che aspettiamo? Uniamo le nostre forze, facciamo fuori i loro parenti e poi andiamo tutti a sceglierci una sorella!”.

A questo punto, potete intuire da soli quale fu l’esito della battaglia. I Cavalieri della Tavola Rotonda erano imbattibili, e infatti non furono battuti: re Artù inanellò una ennesima vittoria, e re Gwynllyw di Gwynllwg scappò via con la povera Gwladys.
E con questo cliffhanger degno della peggior soap opera brasiliana, io vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata. Perché la storia di Gwladys è ancora lunga… ed è necessario un altro post, per concluderla!

4 risposte a "La storia di Gwladys e Gwynllyw: prima parte"

  1. utente anonimo

    un mito che crei e un'altro ne distruggi… povero re Artù…e poveri bambini…mi sa che o ti tocca di riscrivere i libri di favole (ma si vede che non avresti nessun problema, scrivere ti riesce davvero bene) oppure rischi che il blog sia vietato ai minori… (si capisce, ovvio, in che senso…)Diego

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  2. Lucyette

    No, per carità: le fiabe riscritte per adulti mi ricordano troppo quelle di Luxuria Comunque… ahahahahah, è vero, povero Re Artù, sono dissacrante :-DMa del resto, erano dissacranti anche gli stessi trovatori: c'è un poema epico del XII secolo, il Pèlerinage de Charlemagne… che, a dispetto del nome, è dissacrante per davvero, ma veramente veramente tanto :-DInsomma, cavalieri e paladini mi perdoneranno (ehm… forse!): del resto, subivano le stesse prese in giro già nel Medio Evo… 😀

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  3. marinz

    Lo si sa da secoli che i Gallesi sono degli ottimi bevitori di whiskey :o)Povero Re Artu cornuto e mazziato oltre che "dissacrato" come ha scritto Diego.Attendo il seguito della vicenda della povera donzella… e delle sue sorelle inseguite da Re Artu e dalla sua tavola rotonda :o)Un sorriso 🙂

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  4. Pingback: La storia di Gwladys e Gwynllyw: seconda parte – Una penna spuntata

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