La miseranda storia di santa Thaney

Secondo John Durkan della Scottish Catholic Historical Association, santa Thaney potrebbe essere definita “il primo caso noto di una donna scozzese vittima di stupro e di violenza domestica, nonché ragazza madre”.
Iniziamo bene.

Mettiamo le mani avanti e diciamo subito che Thaney, con ogni probabilità, non è mai esistita – e quand’anche fosse esistita, possiamo ragionevolmente augurarci che le cose le siano andate un po’ meno peggio di quanto narri la sua leggenda. Il martirologio delle isole britanniche, in effetti, è pieno di strane leggende agiografiche riguardanti personaggi tra i più bizzarri, a cui vengono attribuite azioni che hanno più del “magico” che del “miracoloso”. Vi dico solo che in questa storia vedremo comparire mago Merlino, re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda (!), e questo dovrebbe bastare per lasciarvi intendere quanto poco credito vada dato alla storicità di questa “agiografia”.

Ordunque, torniamo alla nostra povera Thaney. Secondo un manoscritto frammentario della Vita Santi Kentigerni meglio noto agli accademici con il nome di “vita erbertiana” per distinguerla da una omonima agiografia composta da Jocelin di Furness, santa Thaney era la figlia di re Lot, saggio monarca che regnava sul Lothian e sulle Isole Orcadi. Costui, tanto per capirci, sembrerebbe essere esistito per davvero: di certo non è vero che chiamava “zio” Uther di Pendragon, né tantomeno che era cugino di re Artù.
Ça va sans dire, il “vero” re Lot non ha nemmeno messo al mondo ser Galvano… ma la leggenda ci assicura il contrario. E il coinvolgimento di Galvano comincia a farsi interessante al fine di raccontare le disgrazie della povera Thaney, perché Galvano – beh – era un cavaliere della Tavola Rotonda. E i cavalieri della Tavola Rotonda erano una compagnia compatta e coesa: capitava spesso, io immagino, che il cavaliere X dicesse agli altri “wè raga, domani tutti a casa mia, guardiamo assieme la partita e ci beviamo una birrozza”.

Lo smodato consumo di alcool dopo una partita andata particolarmente bene è, a mio parere, l’unica spiegazione ragionevole per cui il cavaliere Yvain decise un bel dì di travestirsi da donna e di entrare, in tal guisa agghindato, nelle camere private delle figlie di re Lot (cioè, delle sorelle di Galvano).

Nelle camere delle figlie di Lot, si trovava in quel momento la più giovane delle ragazze: la povera, innocente, castissima Thaney. Costei, a dar retta alla leggenda, era particolarmente devota a Maria Vergine e avrebbe avuto il sogno segreto di consacrarsi a Dio e farsi suora. Consapevole che questo desiderio è difficilmente compatibile con la vita di una principessa, Thaney pregava Dio giorno e notte chiedendogli almeno la grazia di potersi sposare e mettere al mondo figli senza però conoscere uomo. Tutto sommato, la Madonna era riuscita a partorire senza aver fatto cose, no? Con un po’ di insistenza e con un po’ di fiducia in Dio, forse anche Thaney sarebbe riuscita ad ottenere il miracolo…

Ora, come dire.
Che Dio abbia un grande senso dell’umorismo nell’esaudire le preghiere dei suoi servi, credo sia nota nota. A santa Thaney però andò particolarmente male, perché… la poveretta voleva concepire un figlio senza prima conoscere uomo? Benissimo: Domineddio la prese alla lettera, e fece sì che rimanesse incinta dopo essere violentata da ser Yvain travestito da donna.
Non so voi ma io ho come la vaga impressione che Thaney non intendesse esattamente questo quando pregava l’Onnipotente, ma – ahò – volsi così colà dove si puote (cioè, nella testolina bacata dell’agiografo), e quindi prendiamolo per  buono e andiamo oltre.

Thaney, povera stella, era una adolescente molto naïve e molto ignorante sulle esatte dinamiche di come nascono i bambini. Questo andò a gioco di ser Yvain, che (sbolliti i fumi dell’alcool e resosi conto di averla fatta un po’ grossa, violentando la figlia del padrone di casa) tornò da Thaney travestito da donna e specificò: “comunque non è successo niente eh? Cioè. Lo vedi, eh? Sono ‘na donna. Oppure un angelo, se preferisci. Comunque, decisamente non sono un uomo. Men che meno ho delle vaghe somiglianze fisiche con Yvain l’amico di tuo fratello Galvano! Sia chiaro, non tu hai dormito con nessun uomo e comunque men che meno con Yvain. Sii felice e grata e orgogliosa di te stessa, perché quello che t’è appena successo è indice – uhm – della straordinaria benevolenza di Dio nei tuoi confronti”.

Siamo al limite del blasfemo, dite?
Povero agiografo: in realtà, cercava di fare di necessità di virtù. Vi do un’anticipazione: il figlio di Thaney e Yvain diventa santo (un santo molto famoso, in Scozia); e, di questo santo, il popolino vociferava che fosse nato da una vergine che non aveva mai conosciuto uomo.
Il concepimento virginale 2.0 sembrava un po’ troppo persino per una leggenda agiografica, e così ci sarà probabilmente stato un monachello che, cercando di conciliare la leggenda popolare con una vaga verosimiglianza storica (…?) ritenne che questo escamotage fosse il meno peggio tra quelli che poteva inventarsi. Del resto, il santo che viene concepito a seguito di una violenza era un tema che andava molto forte nelle agiografie altomedievali d’area anglosassone.

Ma torniamo alla nostra povera Thaney. Va bene esser naïve, ma la ragazza non si bevve questa storia così ciecamente. Di essere stata violentata da un uomo travestito da donna, ebbe quantomeno il vago sentore… però, non ne ebbe mai la certezza; né men che meno ebbe la certezza dell’identità del suo aggressore. In ogni caso, rifiutò ostinatamente di denunciare a suo padre l’accaduto, sperando di poter presto accantonare quel brutto ricordo. E rifiutò di fare nomi, o quantomeno di scendere nei dettagli, persino quando fu evidente a tutti che quella pia speranza era drammaticamente destinata a infrangersi: la povera ragazza era rimasta incinta.

Il padre cercò in tutti i modi di capire di chi fosse la colpa. Trovarsi di fronte a una figlia che a occhi bassi gli raccontava storie improbabili di donne, o forse angeli, che l’avevano visitata nottetempo dicendole che era la prediletta del Signore, non facevano altro che alimentare in re Lot la comprensibilmente impressione di esser preso in giro da una adolescente dissoluta che vuole coprire il suo amante. Preso dalla collera, Lot decise di condannare a morte la figlioletta e, con discutibile senso pratico, ordinò che ella fosse legata come un salame e poi fatta rotolare giù da una collina, precisamente questa:

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che, vorrei dire, non mi sembra nemmeno chissà quale impervia trappola mortale. Veniva meglio buttarla giù da un burrone: siamo pratici.

Fatto sta che santa Thaney, insalamata e rotolante, arrivò viva alle pendici della collina, dove poche ore dopo fu trovata da un emissario del padre…
…il quale, in tutta risposta, per finire la ragazza cosa fece? Le ficcò un coltello in gola e tanti saluti?
No: strinse meglio i lacci che la legavano, la caricò su una barca e la mandò alla deriva lungo il corso di un fiume. Evidentemente, senza pensare che una donna incinta che urla come una pazza a bordo di una barchetta a remi tende a dare nell’occhio. Dovresti metterlo in conto, che qualche pescatore la noti, si incuriosisca e la raccatti.

E infatti così fu, e santa Thaney venne messa in salvo. Ma poiché i pescatori scozzesi non sapevano bene cosa farsene, di una principessa in fuga, e forse rimasta incinta a seguito di un evento miracoloso, pensarono bene di affidarla a qualcuno che potesse gestire meglio questo delicato incomodo. Dunque la accompagnarono presso la comunità monastica di san Serf, che viveva con i suoi discepoli a poca distanza.

E qui toccherà aprire l’ennesima parentesi: san Serf e un santo molto amato dagli Scozzesi, ed è probabilmente un personaggio storicamente esistito; ma sicuramente, anche in questo caso, le agiografie ci andarono giù pesanti nell’aggiungere alla sua Vita dettagli a effetto per colpire l’immaginario dei fedeli. Per capirci, è parecchio improbabile che san Serf fosse il figlio del re di Cana e della regina di Arabia, o che durante una vacanza-studio a Roma avesse colpito i cardinali al punto tale da convincere i porporati a nominarlo Papa pro-tempore. Dopo sette anni di pontificato – dice la leggenda – san Serf sarebbe stato un Ratzinger ante litteram dicendo “grazie a tutti, è stato bello, ma io adesso voglio ritirarmi alla quiete monastica” tornando nella sua amata Scozia e fondando, fra le altre cose, la cittadina di Curloss. E anche il fatto che san Serf fosse un cacciatore di draghi, apparentemente molto diffusi nella zona di Curloss a quell’epoca, potrebbe – come dire – essere un dettaglio leggermente fantasioso.

Comunque, è da mo’ che in questa agiografia stiamo operando la sospensione dell’incredulità, quindi prendiamo per buono anche questo dettaglio e rendiamoci conto che è in questo contesto che la povera Thaney mette al mondo il suo figlioletto. Il quale cresce all’interno del monastero, circondato da tanti monachelli e avendo in san Serf una sorta di “padre adottivo”.

Nessuno si stupirà nel venire a sapere che il ragazzino, col passar del tempo, sentì nascere dentro di sé la vocazione alla vita sacerdotale. E penso che nessuno si stupirà anche nel venire a sapere che una ridda di leggende para-agiografiche fiorì attorno alla figura di questo santo, che non aveva nemmeno iniziato a poppare il latte e già aveva collezionato una parentela con re Artù, il DNA di ser Yvain e la paternità adottiva di un ex-papa dragonslayer.

Fra l’altro, il santo che andava a caccia di draghi si era veramente affezionato a questo bimbo: tant’è vero che gli aveva dato un nomignolo affettuoso, come si fa nelle migliori famiglie. E se il bambino era stato battezzato Ketingern, il santo passò alla storia col soprannome che gli fu dato dal monaco che lo adottò: “mio piccolo caro”. Che, nello scozzese parlato all’epoca, si diceva “Mungo”.

Ebbene sì: San Mungo l’abbiamo già incontrato nell’atto di convertire al cattolicesimo niente meno che mago Merlino, ma forse non conoscevate la sua straordinaria origine: pronipote di re Artù, figlio di un cavaliere della Tavola Rotonda, “adottato” da un cacciatore di draghi.

Secondo la leggenda, san Mungo era anche un taumaturgo.
Sarà per quello che il Ministero della Magia ha scelto di intitolargli il famoso ospedale che ben conoscono tutti i fan di Harry Potter?

Icona di santa Thaney, “patrona di tutte le vittime di abuso”, in vendita presso l’e-shop del monastero ortodosso di Mull, in Scozia

Per approfondire, l’Herbertian Life di san Mungo, da cui è tratta questa leggenda, è brevemente commentata in The Saints’ Lives of Jocelin of Furness. Hagiography, Patronage and Ecclesiastical Politics di Helen Birkett (York Medieval Press, 2010). Si parla di santa Thaney, e del topos del santo che nasce a seguito di una violenza, anche in Forgetful of Their Sex. Female Sanctity and Society, Ca. 500-1100 di Jane Tibbetts Schulenburg (University of Chicago Press, 2018). Un articolo interamente dedicato alla gravidanza “virginale” della santa è presente apparso a firma di Thomas D. Hill in Medium Ævum, vol. 55, n. 2 (1986), in sotto il titolo di: Odin, Rinda and Thaney, the mother of St Kentigern.

Per edificarsi, kudos al povero fra’ Seraphin del Monastero Ortodosso dell’Isola di Mull, in Scozia, che a partire dalla bizzarra storia di santa Thaney è riuscito a tirar fuori una catechesi di trenta minuti. Inizia testualmente con la premessa “ho una certa paura a parlare di questa storia”: e come darti torto, amico mio.

12 risposte a "La miseranda storia di santa Thaney"

  1. Mercuriade

    Secondo me anche l’agiografia può contribuire non poco allo studio dell’argomento “Violenza sulle donne nel Medioevo”. Soprattutto le storie di molte sante dell’Alto Medioevo sono piene di donne vittime della violenza maschile dalla quale con forza e decisione scelgono di sottrarsi scegliendo la verginità e la vita monastica o che da questa brutalità vengono salvate grazie a un miracolo. E questo mi sembra un messaggio di non poco conto, soprattutto se lanciato a donne.

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    1. Lucia Graziano

      A distanza di qualche anno dalla pubblicazione di questo post, in effetti, trovo interessante far notare che i monaci del monastero ortodosso di Mull, in Scozia (curioso e bellissimo caso di monaci ortodossi che venerano in particolar modo i santi celtici delle isole britanniche) ha dedicato a santa Thaney una catechesi proponendola come esempio per tutte le vittime di abusi e definendola come una donna che sì, ha subito violenza sessuale, ma da lì ha saputo riprendersi e camminare verso la santità:

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  2. alegenoa

    Oh, tutta ‘sta suspense per scoprire chi era il famosissimo santo infante, e poi alla fine era San Mungo? E chi lo conosce! 😛

    Piuttosto, avevano guardato una partita di che sport?

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  5. Paola

    Ho riso come una matta leggendo le tue supposizioni sui festini alcolici dei cavalieri della tavola rotonda e avendo vissuto in Inghilterra e partecipato a molto più calme uscite con gli amici mi sembra una ricostruzione decisamente verosimile!

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