Il volo prodigioso di san Giovanni di Novgorod, che si librò in cielo alla stregua d’un mago

Tappeti volanti, ramazze incantate, stivali delle sette leghe e chi più ne ha più ne metta: a giudicare da ciò che si legge nei libri di fiabe (e che del resto assicura il folklore) sembrerebbe di poter dire che uno dei più grandi benefit dell’essere un mago sia quello di poter viaggiare su mezzi magici che ti permettono di percorrere grandi distante in pochi minuti, e in condizioni di totale comfort.

Curiosamente, l’affermazione di cui sopra non rimane confinata al mondo della fantasia. Credeteci o no, gli individui che nel Medioevo praticavano la magia erano davvero convinti di potersi levare in volo dopo aver officiato rituali complessi: il fondo manoscritti della biblioteca nazionale di Monaco conserva ancor oggi un grimorio del XV secolo che promette realmente di poterti far ottenere cavalli, barchette e addirittura poltrone (!) volanti. Ignoro se siano mai esistiti maghi bavaresi che abbiano dichiarato di esser riusciti nell’impresa, ma conosco invece la teoria per cui questa cosa avrebbe dovuto funzionare, nella testa di chi ci credeva al punto tale di tentare il rito. L’idea di fondo non era quella di far apparire, con un colpo di bacchetta magica, una improbabile poltroncina anti-gravitazionale capace di librarsi in cielo in sé e per sé: in modo decisamente assai più oscuro, ciò che il mago sperava di ottenere era l’evocare in terra un demone a cui far trasportare in volo la poltrona, evidentemente dopo averlo asservito al suo potere.

“Follia”, mi dite?
“Come facevano anche solo a immaginare uno scenario del genere?”, mi domandate rincarando?

È in effetti una buona domanda, ma evidentemente ci riuscivano bene: come raccontavo in questo articolo, anche a riguardo delle streghe si mormorava che esse compissero voli notturni verso il sabba cavalcando animali che in realtà erano demoni sotto mentite spoglie. Che un abile negromante (o una buona strega) avessero tutte le carte in regola per convincere un demone a far loro da tassista, era evidentemente una idea concettualmente accettata dai più.

E non solo! Intervenendo in Witchcraft and Magic in Europe. The Middle Ages, una pubblicazione a cura della Università di Pennsylvania, la storica della Chiesa Karen Jolly fa notare che esisteva all’epoca un’altra categoria professionale che, all’occorrenza, non disdegnava di utilizzare quegli stessi mezzi di locomozione.
E si tratta di una categoria professionale che di certo non vi verrebbe in mente d’accostare alla brutta gente di cui sopra: sto parlando dei sacerdoti santi, così come ce li descrive l’agiografia medievale.

Karen Jolly ci fornisce numerosi esempi; io mi limiterò a raccontare l’episodio che ho trovato più buffo e che è tratto dalla vita di Giovanni di Novgorod, vescovo vissuto sul finire del XII secolo e venerato come santo dalla Chiesa ortodossa russa. Ebbene: nella Vita di Giovanni si legge di come il santo, irritato dalle costanti molestie che gli venivano inferte da un demone, avesse un bel dì perso la pazienza e poscia intrappolato all’interno di una giara quell’insopportabile e molesto satanasso.
Se fossimo in una fiaba, diremmo che sembra di star leggendo la versione cristianizzata del genio della lampada; poiché siamo in un’agiografia, commenteremo invece che il demonietto intrappolato dentro una giara testimonia suo malgrado l’infinita potenza divina, di fronte alla quale nessun’altra forza può vincere.

Ma la storia, prevedibilmente, non finisce qui.
Se hai a tua disposizione un genio della lampad un demone della giara, che cosa fai? Vuoi mica non esprimerlo, un desiderio?

Ebbene: il più grande desiderio di Giovanni di Novgorod era sempre stato quello di visitare Gerusalemme; purtroppo, gli impegni episcopali e le distanze lo avevano sempre scoraggiato dal compiere quel viaggio, e diciamo pure che l’età avanzata gli stava ormai facendo perdere le speranze di potersi recare in Terra Santa.
Ma i demoni – si sa – possono ben percorrere grandi distanze in brevissimo tempo; e per dare un’ultima e solenne umiliazione a quel diavolo molesto che lo tormentava da anni, Giovanni lo costrinse a trasportarlo in volo fino a Gerusalemme e a sobbarcarsi il suo pellegrinaggio in tutti i luoghi santi, nessuno escluso.

Furibondo per quell’avvilente oltraggio, il demone fu costretto a obbedire ma ordinò a san Giovanni di non raccontare mai in giro quella storia, se non voleva pentirsene amaramente.
Naturalmente, un santo vescovo non è tipo da impallidire di fronte a queste minacce. Dopo essersi fatto scarrozzare dal suo riottoso tassista in ogni singolo lembo di terra su cui Cristo aveva camminato, san Giovanni si fece riportare in patria, abbandonò il demone al suo destino e raccontò questa storia in ogni dove, a sottolineare che il buon cristiano non deve temere le insidie di Satana perché ha tutti gli strumenti per vincerlo.

Sconvolto per quell’oltraggio, il demone meditò vendetta e decise infine di assumere le sembianze di una donna seducente andando a visitare nottetempo, e con platealità, le stanze del devoto vescovo. Non tanto per provare a indurlo in tentazione (ché tanto il vegliardo non dava proprio l’idea di esser suscettibile sotto quel punto di vista), quanto più per far sì che i collaboratori del religioso notassero quel palese viavai notturno che aveva luogo da e per gli appartamenti episcopali.
Prevedibilmente, ai mormorii perplessi seguì l’aperta maldicenza, e alla maldicenza seguì lo scandalo e poi lo sdegno popolare. Un giorno, il vescovo fu assalito dai suoi fedeli, i quali erano caduti in preda alla rabbia nel ‘realizzare’ come il loro pastore li avesse sempre ingannati conducendo una doppia vita. Minacciarono addirittura di ucciderlo (che poi era ciò che aveva sperato il demone offeso), ma ohibò: san Giovanni di Novgorod reagì a quelle ingiuste accuse con la stessa mansuetudine di un Cristo alla colonna, perdonando affettuosamente i suoi giustizieri che non sapevano quel che facevano e continuando a predicare parole di bene per tutta la durata dell’umiliante processo.

E questo, il demone non l’aveva previsto. Aveva sperato di gettare il vescovo nella disperazione a fronte di una situazione che non era in grado di gestire e di farlo morire in preda alla rabbia e allo sconforto, vedendosi privato del suo onore. E invece se lo ritrovava lì a perdonare i suoi accusatori proclamando la sua innocenza, dando al mondo una testimonianza di martirio che rischiava di fare più male che bene (per la causa demoniaca, evidentemente).
Incerto se essere più sconfortato o più rabbioso per quell’ennesimo insuccesso, il demone si vide costretto a uscire allo scoperto confessando di essere lui il responsabile di quell’andirivieni di donne. Ed ecco, Giovanni fu immediatamente riabilitato e la sua santità ebbe modo di rilucere in modo ancor più sfolgorante di prima.

E se non fosse vietato simpatizzare con il nemico, verrebbe quasi da dire “povero diavolo”. Una serie di umiliazioni e di disfatte inanellate l’una all’altra, e tutto per aver fatto perdere la pazienza al santo che cercava di far dannare: a quanto pare, capita questo e altro a chi cerca rogne con la persona drammaticamente sbagliata.

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