Da quant’è che seppelliamo i papi a San Pietro?

Se avessi ricevuto un euro per tutte le volte che in questi giorni mi sono sentita chiedere “ma esistono altri papi che non hanno voluto farsi seppellire a San Pietro?”, non dico che sarei diventata ricca ma probabilmente mi ci sarei pagata un paio di bollette.
Sì, regà: esistono altri papi che hanno deciso di non farsi seppellire a San Pietro; anzi, per la maggior parte della Storia della Chiesa sono stati altri luoghi della città (e del mondo) ad accogliere le spoglie dei pontefici.

E allora, se siete curiosi, partite assieme a me in questo viaggio sepolcrale attraverso i secoli, che inizia esattamente il 23 settembre 76 con la morte di papa Lino, il primo successore di san Pietro.

76 – 217: «vicino al corpo del beato Pietro» (finché non ti spostano)

In origine, la consuetudine era in effetti quella a cui siamo abituati: secondo il Liber Pontificalis, molti tra i papi dei primi secoli venivano sepolti «vicino al corpo del beato Pietro». Vale a dire, nei sotterranei della Basilica di San Pietro, in quel luogo che (fortemente rimaneggiato attraverso i secoli) oggi conosciamo come Grotte Vaticane.
A onor del vero, la cosa funzionò bene per una quarantina d’anni e poi cominciò a dare problemi.
I primi grattacapi sorsero nel 101, quando papa Clemente I morì esule in Ucraina. Data la lontananza, era inevitabile che il pontefice fosse interrato nella città in cui era morto; potrebbe però stupirvi venire a sapere che nessuno sentì l’esigenza di organizzare un rimpatrio per le sue spoglie neanche in anni successivi. Le ossa del papa esule tornarono a Roma solo nell’868, ormai trattate alla stregua di reliquie… e, in ogni caso, non furono accolte a San Pietro. Papa Adriano II ritenne che il luogo più adatto in cui deporle fosse la chiesa che nel frattempo era stata dedicata al pontefice defunto e ormai canonizzato: la basilica di San Clemente, per l’appunto.

Scelta non inconsueta, visto che molti papi dei primi secoli andarono incontro a traslazioni che condussero le loro spoglie nelle chiese romane che via via ne richiedevano le reliquie. All’inizio del IX secolo, papa Alessandro I (+116) fu traslato nella chiesa di Santa Sabina; papa Aniceto (+166) andò a finire in un alloggio di piazza Navona, visto che le sue reliquie furono donate nel 1604 alla famiglia che abitava Palazzo Altemps e che le fece interrare nel pavimento della sua cappella privata.

Di papa Sotero (+174) non conosciamo con esattezza il luogo di sepoltura (plausibilmente, non San Pietro), ma sappiamo che in ogni caso non ci rimase a lungo, giacché le sue spoglie furono traslate nel IX secolo nella chiesa di San Martino ai Monti. Papa Eleuterio (+189) fu probabilmente sepolto nella chiesa di San Giovanni della Pigna, e traslato a Santa Susanna negli ultimi scorci del XVI secolo.

E poi, arrivò papa Zefirino (+217) a dire “no, questa cosa di riposare vicino alla tomba di san Pietro non mi piace più. Famo che andamo tutti da un’altra parte come la gente normale?”.

217 – 432: i papi nelle catacombe

Il quindicesimo vescovo di Roma riteneva che fosse opportuno, per la comunità cristiana, dotarsi di un cimitero suo proprio ed esclusivamente riservato ai battezzati. Diede ordine a Callisto, il suo più stretto collaboratore, di coordinare i lavori di scavo per dare il via a un colossale cimitero ipogeo da edificare lungo la via Appia. Nascono così le catacombe di San Callisto, ancor oggi visitabili e ricche di suggestione: e ancor oggi è possibile calarsi nella “cripta dei papi” che papa Zefirino aveva appunto inteso come il luogo in cui, da quel momento in poi, avrebbero dovuto essere sepolti tutti i vescovi di Roma.

I quali obbedirono diligentemente al suo mandato: sicché, fino al 432, tutti i pontefici defunti furono deposti nelle catacombe (dapprima in quelle di San Callisto; poi, quando a San Callisto finì lo spazio, in altri cimiteri ipogei che erano stati aperti nel frattempo).

440, 468: quelli che si fanno seppellire al Verano

Non nel cimitero edificato in età napoleonica, evidentemente, ma in una chiesa poco lontana: nel 400, papa Sisto III fece la scelta di rottura di indicare come suo luogo di sepoltura la chiesa di San Lorenzo al Verano (oggi San Lorenzo fuori le Mura), che era stata ampliata nel corso del suo pontificato. Nel 468, anche papa Ilario scelse per sé la stessa destinazione… che non riuscì comunque a imporsi, anche perché tra Ilario e Sisto III c’era stato un altro papa le cui ultime volontà sarebbero state destinate a cambiare la Storia.

Sto parlando di papa Leone I, che nel 461 decise di recuperare (all’incirca) la consuetudine antica di far riposare i pontefici vicino alle sacratissime spoglie di san Pietro.

461 – 964: di nuovo a San Pietro

Occielo: “vicino” è una parola grossa, visto che la tomba dell’apostolo era collocata nella cripta della basilica e che i papi medievali avevano preso invece l’abitudine di farsi seppellire (quasi tutti) al piano superiore.

Noto è come, nel Medioevo, la basilica di San Pietro avesse un aspetto molto diverso da quello che conosciamo oggi: la chiesa fu gradualmente demolita a partire dal XVI secolo per lasciare spazio all’edificio monumentale dei nostri giorni; ma, in passato, si presentava all’incirca così.

Ebbene: nei primi secoli del Medioevo, i papi che venivano sepolti a San Pietro erano quasi sempre interrati nel pavimento del quadriportico antistante la basilica. Quando il porticato raggiunse la sua capienza massima e non fu più in grado di accogliere altri corpi, i papi cominciarono a essere inumati nella parete sud della basilica; e, quando anche lì finì lo spazio, fu il transetto sud ad accogliere le restanti spoglie.

Casomai qualcuno se lo stesse chiedendo: poco o niente si conserva di queste sepolture, che nessuno ebbe cura di conservare nel momento in cui la basilica fu demolita e ricostruita ex novo. Si salvarono giusto le tombe di quei pochissimi che, andando controcorrente, avevano chiesto d’essere sepolti nella cripta della chiesa, ma parliamo di casi veramente isolati.

E poi, un papa e un antipapa iniziarono a fare a botte malamente – e la Storia cambiò di nuovo.

966: quello morto male ad Amburgo

A dir poco pittoresca fu la dipartita di papa Benedetto V, che (se dovessimo dar retta agli agiografi) morì dopo due anni di ingravescente malattia a seguito di una rissa con l’antipapa Leone VIII, il quale a un certo punto gli aveva spaccato la testa in due usando lo scettro papale a mo’ di arma contundente.
Fortunatamente per Benedetto V, l’aneddoto sembrerebbe inventato. Vero però è che, in un periodo di forte tensione, il papa fu costretto all’esilio e si trasferì ad Amburgo, dove trascorse gli ultimi anni di vita. Alla sua morte, fu sepolto nella cattedrale locale; e tanto bastò per far realizzare ai suoi successori che… beh: allora, tutto sommato, quella cosa di farsi seppellire a San Pietro non è mica una regola!

972 – 1431: e ognuno fa come je pare

E infatti, da quel momento in poi, la regola diventò “ognuno faccia un po’ quel che gli pare”. Giovanni XIII (+972) scelse per sé la basilica di San Paolo fuori le Mura, cui era da sempre legato; Benedetto VII (+983) optò per Santa Croce in Gerusalemme, in memoria di un suo giovanile pellegrinaggio in Terra Santa. Un piccolo numero di pontefici volle per sé la tradizionale sepoltura nel transetto di San Pietro; a partire dal 1003, con la morte di Silvestro II, s’affermò gradualmente la consuetudine di farsi inumare a San Giovanni in Laterano.

Ma, globalmente, la regola era che non c’era una regola: sicché troviamo sepolture pontificie anche a Verona, Perugia, Arezzo, Viterbo, Recanati, Napoli e Pisa (con scelte che, in questi casi, erano quasi sempre motivate da ragioni di logistica, se un papa moriva lontano da Roma). Nel mezzo, la Chiesa si trovò anche a vivere il breve ma famoso periodo della sua “cattività avignonese”, durante il quale la sede pontificia fu spostata sulle rive del Rodano: tutti i papi morti in quel lasso di tempo furono, ovviamente, sepolti in Francia.

1447 – 1605: ritorno a San Pietro. O a Santa Maria della Febbre, perché no?

Santa Maria della Febbre è esistita per davvero, e aveva la giusta fama d’essere una delle chiese più importanti della Roma medievale, giacché custodiva (parte del)le reliquie di sant’Andrea, il fratello di san Pietro. La chiesa (che doveva la sua bizzarra titolazione a un quadro della vergine custodito al suo interno, e che pareva aver operato molte guarigioni miracolose su pellegrini sfiancati dalla malaria) era un edificio d’un certo pregio architettonico che sorgeva in adiacenza della basilica di San Pietro (è la costruzione a pianta circolare posta dietro all’obelisco nell’immagine qui sotto).

Nel Rinascimento, i lavori di ampliamento di San Pietro finirono con l’inglobarla e per qualche tempo l’ex-chiesetta di Santa Maria della Febbre si trasformò nella sacrestia della nuova basilica vaticana. Nel 1776 fu distrutta totalmente per lasciar spazio all’attuale e più maestosa sacrestia; e, in tal modo, andarono perdute le tombe d’un certo numero di papi.

Sì: perché, in quei secoli a cavallo tra Medioevo ed Età Moderna, molti pontefici avevano scelto di farsi seppellire proprio in quella chiesa, e non nella basilica principale (di cui del resto già si ipotizzava un’imminente demolizione). A rilanciare la moda di farsi seppellire nelle adiacenze della tomba di Pietro era stato, nel 1447, papa Eugenio IV: molti, sbagliando, scrivono che il pontefice fu inumato a San Salvatore in Lauro, ed è effettivamente vero che all’interno di quella chiesa si trova oggi la tomba del defunto. Ma il monumento funebre, di particolare pregio artistico, fu spostato a San Salvatore in Lauro all’inizio del XVI secolo proprio per preservarlo dalla distruzione cui sarebbe andato incontro se fosse rimasto lì dov’era stato originariamente edificato: nella “vecchia” basilica di San Pietro.

Sì, perché era stato proprio Eugenio IV, a rilanciare il trend papalino di farsi seppellire in quella chiesa. E, in questo caso, il trend era destinato a restare.

1606 – 2023: San Pietro, tendenzialmente. E poi: vuoi mettere che fascino, le Grotte Vaticane?

Il sito web della Fabbrica di San Pietro ci spiega che le grotte vaticane «si trovano al livello inferiore della Basilica di San Pietro e sono costituite da un sistema di volte realizzate tra 1590 e il 1591 per sostenere il pavimento dell’edificio rinascimentale».
Non è che siano state scavate in quel momento. Più che altro, nascono a seguito dei lavori di ampliamento della cripta che si estendeva al di sotto della basilica medievale e che già da tempo immemore accoglieva la sepoltura di san Pietro e dei suoi primissimi, diretti, successori.

Pur soggette a lavori di ampliamento che, sostanzialmente, vanno avanti ancora ai nostri giorni, le grotte vaticane furono “inaugurate” nel 1606 con la traslazione in nuova e più acconcia sede delle sepolture di alcuni pontefici medievali le cui spoglie riposavano già nei sotterranei di San Pietro, ma in collocazioni diverse rispetto a quelle attuali. E, in quel ritorno alle origini che così tanto affascinava i colti classicisti della tarda età moderna, a molti altri papi piacque un sacco l’idea di tornare a farsi seppellire proprio laggiù, al fianco di quella prima pietra su cui Gesù aveva edificato la sua Chiesa.

Piacque a molti; non a tutti. Quella che le grotte vaticane debbano diventare la naturale destinazione dei pontefici salvo loro diversa indicazione è un’idea molto recente, risalente all’inizio del Novecento. Fino ad allora, l’età moderna aveva senz’altro visto affermarsi una certa predilezione per la basilica di San Pietro come luogo di sepoltura “standard” per un pontefice, ma molti papi avevano preferito optare per una scelta old style facendosi inumare nella basilica vera e propria. E altri s’erano fatti conquistare dalla suggestione delle grotte sotterranee, che a oggi accolgono un totale di ventun pontefici; ma la scelta non si basava sulla consuetudine, quanto più sulla discrezione e sulla sensibilità del singolo.

E, talvolta, discrezione e sensibilità potevano suggerire ai papi di scegliere per sé anche altri luoghi di sepoltura, diversi da San Pietro (che pure s’era ormai affermata come scelta preferenziale). Da questo punto di vista, il XVI secolo fu quello più movimentato (e, del resto, un cantiere in costruzione è ben difficilmente il luogo che io stessa sceglierei per il mio eterno riposo): nel corso del Seicento, molti papi vollero farsi seppellire in altre chiese di Roma.

Tre in particolare fecero una scelta che suona oggi curiosamente attuale: Clemente VIII (+1605), Paolo V (+1621) e Clemente IX (+1669) riposano, vicini, a Santa Maria Maggiore.


Per approfondire:

Wendy J. Reardon, The Deaths of the Popes: Comprehensive Accounts, Including Funerals, Burial Places and Epitaphs (McFarland Publishing, 2004)

3 risposte a "Da quant’è che seppelliamo i papi a San Pietro?"

  1. Avatar di Francesca

    Francesca

    “…un euro per tutte le volte che in questi giorni mi sono sentita chiedere…”

    Ho trovato uno che non te l’ha chiesto e (infatti) ha titolato “scelta clamorosa”… Salvo poi, verso fine articolo, accennare ad altri papi che hanno fatto la stessa “scelta clamorosa” … Eh, insomma… Come informazione diffusa dall’ANSA fa un po’ impressione ..

    Di un certo interesse (?) anche le altre teorie esposte dall’autore

    https://www.ansa.it/sito/notizie/speciali/dalladdio-a-francesco-al-nuovo-papa/2025/04/25/lo-storico-dellarte-strinati-la-scelta-di-santa-maria-maggiore-e-clamorosa_efbba1d5-f0b3-4a6d-9f79-4ad7da939b75.html

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    1. Avatar di Lucia Graziano

      Lucia Graziano

      😅

      Nei giorni scorsi ci sono state anche testate (non paragonabili all’ANSA) che hanno sentito l’esigenza di spiegare ai lettori che è del tutto impossibile, per cerimoniale vaticano, effettuare l’autopsia sul corpo di un papa.

      Che, ecco, pensando a quanto scrivevo nell’articolo dell’altroieri… 😅

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