Severamente vietato ai Tedeschi costruire castelli di sabbia

Se, viaggiando con una macchina del tempo, dovesse mai capitarvi di visitare uno stabilimento balneare di inizio ‘900, potreste rimanere sorpresi dagli avvisi che vietano categoricamente agli avventori di costruire castelli di sabbia.

A noi sembra un divieto esageratamente bacchettone nei confronti di un innocuo passatempo da bambini, oltretutto tra i più “tranquilli” fra i giochi da spiaggia. Ma, ehm: noi moderni siamo ignoranti e non conosciamo il problema oggettivo che si sono trovati a vivere bagnini e bagnanti di inizio ‘900, di fronte a un fenomeno in crescente diffusione che stava assumendo dimensioni allarmanti.
E cioè, quello del Turista Tedesco Con La Fissa Dei Castelli Di Sabbia.

Che poi sarebbe anche interessante, io credo, fare una indagine approfondita sulle cause che hanno determinato il bizzarro rapporto tra i Tedeschi e i castelli di sabbia. Quello che, per noi Italiani, è un passatempo da bambini, per i Tedeschi è (culturalmente; ancor oggi) un hobby estivo per tutte le età, che vede intere squadre di individui adulti mettersi al lavoro per creare quelle che sono, a tutti gli effetti, piccole opere d’arte. Vado in vacanza in una località in cui i turisti tedeschi sono numerosi, e ricordo ancor oggi certe bellissime sculture in sabbia cui lavoravano per tutto il giorno, con dedizione, sotto il sole, omoni grandi e grossi alle soglie della mezza età.

Embeh: si sappia che i Tedeschi hanno, culturalmente, questa passione. Ce l’hanno da un bel po’ di tempo, per la precisione: verso la fine dell’800, avevano addirittura sviluppato la consuetudine di costruire giganteschi castelli di sabbia, con tanto di mura difensive e torrioni e bandierine, e poi piazzarcisi dentro con ombrellone e sedie a sdraio.

Giusto per far capire il concetto, stiamo parlando di qualcosa del genere:

CastelloDiSabbiaTedesco1
Castello di sabbia sul Mar Baltico, circa 1920

cioè, cosi giganteschi – più o meno elaborati, dalle “mura” più o meno alte – in grado di ospitare agevolmente, al loro interno, una intera famiglia di persone.

“E perché diavolo facevano ciò?”, mi direte sconvolti.
È probabile che l’usanza, nata originariamente sulle spiagge del mar Baltico, avesse inizialmente lo scopo di fornire ai bagnanti una parvenza di riparo dai venti freddi, che soffiano spesso in quelle aree.
Bonus: il mega-castello di sabbia delimitava con chiarezza lo spazio destinato a una determinata famiglia. Ogni turista si prendeva il suo piccolo pezzetto di spiaggia, lo perimetrava con la sua piccola costruzione in sabbia e sapeva che quel posto sarebbe stato suo per tutte le vacanze.

Ma, soprattutto, la consuetudine era diventata una moda. Il passatempo era ottimo per tenere occupati i bagnanti, fornendo loro l’occasione perfetta per sfogare la loro vena artistica. Entro i primi decenni del ‘900, tra i turisti che passavano l’estate sulle sponde del mar Baltico la moda era diventata talmente diffusa da ingenerare uno spirito di competizione: sulle spiagge tedesche aveva luogo una vera e propria gara a chi riusciva a costruire il castello di sabbia più grande, più dettagliato e più riccamente decorato (magari, con conchiglie o altri relitti portati dal mare).

CastelloDiSabbiaTedesco2
Castelli di sabbia riccamente decorati sulle rive del Mar Baltico, circa 1930

Un modo come un altro per divertirsi, insomma.
Un hobby innocente per ingannare il tempo in spiaggia.

Sennonché.

Sennonché, nel resto d’Europa non esisteva questa consuetudine. Sicché, capitava che la popolazione autoctona restasse un tantinello interdetta, quando i turisti tedeschi in vacanza all’estero iniziavano a dedicarsi al loro hobby preferito sulle spiagge degli altri Paesi.
Per la precisione, “interdetta” è un cortese eufemismo che non rende la reale reazione dei locali. Con maggiore realismo, potrei forse dire che, di fronte a certi exploit, la popolazione autoctona si incarogniva abbestia.

Punto primo, perché queste strutture erano dannatamente ingombranti e finivano inevitabilmente col rubare posto al turista che, di buon mattino, andava in spiaggia convinto di trovarla deserta… e invece doveva far lo slalom fra ‘ste mega-fortificazioni costruite il giorno prima, vedendosi costretto ad accontentarsi di un cantuccio rimasto libero. Se in Germania era perfettamente normale usare i castelli di sabbia per conservarsi il posto da un giorno all’altro, ciò non era affatto normale nel resto d’Europa.

Ma soprattutto c’era quel piccolo problema per cui, in ogni buon castello di sabbia tedesco che si rispettasse, c’era un elemento che assolutamente non poteva mancare. La bandierina.
Una graziosa bandierina messa in valigia apposta per l’occasione, raffigurante lo stemma della propria della città, o il tricolore tedesco, oppure… beh: anche la svastica su campo rosso, negli anni del Nazismo.

Solo che. Ehm.
Quello che per i poveri Tedeschi era un innocente passatempo estivo, rischiava molto concretamente d’esser percepito dalla popolazione autoctona come una vera e propria provocazione, un ennesimo atto di prepotenza di quella Germania così aggressivamente alla ricerca del suo Lebensraum.
Anche perché uscire di casa di buon mattino per guadagnarsi un buon posto in spiaggia e scoprire che la spiaggia è stata completamente invasa da robe di questo tipo:

1935 castello sabbia
Estate 1935: un gruppo di dipendenti della BVG, azienda di trasporti pubblici berlinesi, costruisce castelli di sabbia sulle rive del Mar Baltico

ehm. Capite bene che la cosa possa ingenerare una qual certa animosità.

Animosità che, nella migliore delle ipotesi, poteva lasciare con l’amaro in bocca i malcapitati Tedeschi in vacanza: sono innumerevoli i casi noti di turisti che, al mattino, tornando sulla spiaggia, scoprivano che i loro bei castelli di sabbia erano stati distrutti nella notte, e proprio non riuscivano a capacitarsi del perché di questa cattiveria gratuita.

Ma non mancarono nemmeno i casi in cui, per colpa di un castello di sabbia, si arrivò a un passo dallo scontro diplomatico. Nel graziosissimo Storia delle vacanze di Orvar Löfgren, si riporta il caso di un’estate in cui, in una spiaggia danese molto gettonata dai Tedeschi, i locali organizzarono nottetempo un vero e proprio raid, togliendo di mezzo tutte le bandiere tedesche che erano state issate sui castelli di sabbia. Di fronte a una “provocazione” così “palese”, i turisti tedeschi fecero blocco e sporsero una protesta ufficiale: la storia finì con una serie di note estremamente astiose e tese tra le ambasciate di Danimarca e Germania.
Ci credereste? Tutto per un castello di sabbia.

Orvar Löfgren, peraltro, sottolinea come queste incomprensioni abbiano avuto lunga vita: Hiltler era già caduto da un pezzo, ma negli anni del boom i Tedeschi continuavano innocentemente a costruire i loro castelli e a piantare le loro bandierine sulle spiagge di mezza Europa. E se anche la guerra era finita, il ricordo dell’occupazione nazista era ancora vivo nella mente dei locali, che – ancora una volta – non gradivano affatto trovarsi le loro spiagge occupate dai mega-castelli. Forse non più percepiti come atti di guerra, ma sicuramente interpretati come gesti di prepotenza e maleducazione.

Poveri, poveri villeggianti tedeschi, attorno ai quali era destinato a crescere lo stereotipo del turista beone e chiassoso che non si cura del galateo. E dire che io li trovo così belli, i castelli di sabbia in cui si cimentavano i Berlinesi!

…ecco: magari sì, qualche svastica in meno avrebbe giovato.

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La dolcezza di questa giovane coppia ariana che trasuda cuoricini e svastiche da ogni poro: illustrazione per l’Ullstein Bild, estate 1939 (o forse 1940)

13 risposte a "Severamente vietato ai Tedeschi costruire castelli di sabbia"

  1. Celia

    Wunderbar!!! ❤
    Cioè, i castelli sì. Le bandierine, anche no 😦
    Magari le sfilze di vessilli le potevano sostituire con delle belle catene di salsicciotti, eh?
    Ma nell'ultima foto, quell'affare bianco con attorno un tessuto (credo) nero, che sta in mezzo tra la bandierina e un affare rotondo di gomma rossa, cusa l'è?!

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    1. Lucia

      Sì, secondo me (mia personalissima supposizione) è un bambolotto, nella posizione che ha descritto Ago86, e dirò di più: visto il contesto nazi-balneare (ehm) potrebbe essere un bambolotto con la divisa della marina del Terzo Reich:

      http://senato.archivioluce.it/senato-luce/scheda/foto/IL0000033432/12/Un-reparto-della-Marina-ed-ufficiali-tedeschi-tutti-di-spalle-sono-sul-ponte-davanti-alla-bandiera-nazista-sullo-sfondo-parte-del-molo.html?start=48

      Quello che si vede dall’alto, secondo me, è il cappello.
      La sparo così a caso eh, ma secondo me “ci sta”, come ciliegina sulla torta 😉

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  3. mariluf

    Fantastico articolo, come sempre. A me piacciono i castelli di sabbia,forse anche addiritturaper la loro fragilità…ma quelli più che castelli erano recinti… anche se belli. E quoto Ago86, per la frase sui cuoricini… Ciao!

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