“Tanto, era acerba”, disse la volpe sdegnosamente, fissando il grappolo d’uva su quel ramo troppo alto e cercando fra sé di darsi un tono.
Calcolando che son chiusa in casa a studiare come un’ossessa, questo post potrebbe anche suscitare il famoso effetto di “la volpe e l’uva”. Sennonché, chi mi conosce dal vivo potrebbe confermare: a me, per davvero non piace l’abbronzatura.
Non mi piace, è più forte di me: non nego che possa donare all’incarnato di altra gente; ma, nel mio caso, penso che non mi si addica proprio. Non mi ci vedo, come si suol dire. D’estate, quando vado al mare, cerco in tutti i modi di proteggermi dal sole, per ripararmi dal caldo e per non scurire la mia pelle… dimostrandomi, con ciò, una vera ragazza d’altri tempi.
Non è certo un mistero che, fino a qualche decennio fa, la pelle ambrata scurita dal sole fosse generalmente considerata una roba da pezzenti. Sì, insomma: si abbronzavano quei poveracci costretti a lavorare in mezzo ai campi tutto il giorno sotto al sole; non certo le ragazze di buona famiglia, che potevano permettersi il lusso di passare le giornate estive nella frescura ombrosa della loro villa in campagna. In un suo articolo che m’ha sempre fatta rider molto, Messori trova “inspiegabile, davvero, la stoica pazienza di chi sta immobile per ore sotto il dardeggiare del sole per brunire ogni centimetro di pelle. […] Dai tempi della Grecia e di Roma, sino agli anni dopo la prima guerra mondiale, chi si fosse esposto alla sferza solare non costrettovi dalla necessità avrebbe ricevuto il trattamento riservato ai malati di mente”.
Esagerato?
Direi di no…
A giudicare da certe testimonianze di inizio secolo, parrebbe proprio che il dramma sociale di chi andava al mare e non riusciva ad evitare una imbarazzante tintarella fosse un problema di grande attualità, per le nostre bis-bis-nonne.
Prendete, ad esempio, questa pubblicità.
Veniva pubblicata nel 1914 nel numero di agosto di Ladie’s Home Journal, una rivista femminile molto amata negli States (che, per la cronaca, è attiva ancora oggi).
Insomma, amiche: state per partire per il mare (beate voi…) e siete angosciate all’inquietante prospettiva di acquisire – ohibò! – un gradevole colorito ambrato?
Non temete, amiche!!
La vostra carnagione, molto presto, tornerà quella di prima. Certo, potrebbe abbronzarsi un po’, ma tornerà in un batter d’occhio al suo pallido colorito di sempre. Con un apposito trattamento anti-abbronzante, inoltre, potrete ulteriormente accelerare i tempi, per cacciar via il più presto possibile quell’imbarazzante tintarella dal vostro corpo.

Clara Miller Burd, “A Girl’s Complexion”, pubblicità tratta da “Ladies home journal”, agosto 1914, dall’archivio fotografico della New York Public Library
Adesso sì che partite seranemente, grazie a questa rassicurazione… vero? Vero? Eh? Davvero?!
ago86
Che senso ha andare al mare completamente vestiti? E soprattutto, fare il bagno così intabarrati?
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Lucyette
Ah, potremmo parlarne per ore.
Ora come ora, è da un po’ di anni che, per varie ragioni (che non c’entrano con i costumi da bagno, e che sono perlopiù riassumibili in: “non sono un tipo da spiaggia”), ho perso l’abitudine di andare in spiaggia, quando sono al mare. Ma, quando andavo in spiaggia abitualmente, ero abbastanza a disagio nel dover andare in giro in costumini così succinti come quelli che vanno di moda adesso. (E infatti non ci andavo in giro: salvo che nel tragitto dall’ombrellone alla battigia, avevo rigorosamente addosso un copricostume). Non si tratta di essere sessuofobi o di aver paura del proprio corpo; si tratta del fatto che, di base, io non sono abituata a mostrarmi in pubblico in mutande e reggiseno; e, se vado al mare, avrei il sacrosanto desiderio di poter andare in spiaggia con un abbigliamento che sia un po’ di più che mutande e reggiseno. Non dico che sia sbagliato andare in giro in bikini (uppercarità!); dico solo che, per il senso del pudore che ho io, semplicemente non mi sento a mio agio in bikini (o anche indossando certi costumi interi, molto scollati e molto sgambati).
In questo vecchio post, al punto 4, parlavo di una moda che è già molto diffusa in America e che per fortuna sta arrivando anche in Italia, in questi anni: costumi da bagno (normalissimi, carini, belli, adatti a valorizzare il corpo femminile) ma un pochettino più coprenti. Senza esagerare. Quel minimo che basta.
Quelli mi piacciono veramente tanto; quando mi deciderò a lanciarmi di nuovo nella ressa della spiaggia durante le vacanze estive, sicuramente opterò per un modello di quel genere. Con i costumi “normali”, semplicemente, io mi sento un po’ a disagio.
E per il resto… ah, guarda: io, quando vado al mare (non in spiaggia; diciamo, al mare “sul lungomare”), ci vado sempre completamente vestita. Cioè: gonnellina, maglietta, cose così. Ovviamente non sono gli stessi vestiti che metto in città, ma diciamo che la “superficie di pelle coperta” è più o meno la stessa 😀 Tutt’al più al mare mi concedo qualche vestito con le bretelline, mentre in città vado sempre in giro con la mezza manica.
Perché no?
Posto che a me, a differenza di altri villeggianti, non interessa prendere il sole e non diverte passare il giorno in spiaggia, andare in giro vestiti “normalmente” (in modo consono al contesto, certo) sembra una cosa normalissima. Tu lo trovi così fuori dal mondo? 🙂
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rosenuovomondo
Non oggi che ho comprato un costume che non è da me…..Io ho una pellaccia da contadina, non misuccede niente , anche se bionda passo dall verdino invernale al beige carico estivo al primo sole, senza nemmeno espormi granchè
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Lucyette
Ah, guarda: in effetti, neanche io mi abbronzo significativamente.
In parte dipende dal fatto che non mi espongo al sole perché cerco l’ombra (chi c’ha voglia di friggersi al caldo, voglio dire?); in parte, probabilmente dipende proprio dalla pelle. Ho un colorito abbastanza chiaro (sul giallognolo, per dar l’idea :-P); però, sotto al sole non mi scotto mai. E, anche quando passavo tre mesi di fila al mare, non diventavo mai abbronzata; semmai, solo un po’ più beige del solito, come dici tu ;-P
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Claudia
Ho trovato questo vecchio articolo che mi sembra adatto a questo inizio di stagione estiva. Allora….per noi 40 anni da ragazzina era u “obbligo” sociale essere abbronzate. Si veniva presi in giro dalle amiche/ragazzi. I miei soprannomi erano ” mozzarella” e siccome a Roma usiamo “delicati” eufemismi mi sentivo dire che “sembri morta da tre giorni”. È dire che ho pure la carnagione chiara ma olivastra. Così con la stupidità degli adolescenti mi esponevo al sole come una lucertola forte del fatto che i miei geni mediterranei mi impedivano di scottarmi anche dopo ore al sole senza protezione. Morale: arrivata a 30 anni appaiono sul mio viso delle macchie. La dermatologa mi ha detto che erano dovute al sole e quando ho protestato che da anni non prendevo la tintarella mi ha risposto “e a 15/16 anni? La pelle ha memoria e ripresenta il conto di quello che abbiamo fatto”. Ho speso circa 400€ di cure con risultati deludenti (la macchia principale si è schiarita ma allargata) e sentito vari specialisti….alla fine la copro con il make up. Ora sono una nemica giurata della tintarella
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Lucia
…eh.
Ché poi a te è ancora andata bene, alla fin fine le macchie sono “solo” un problema estetico: io conosco alcune persone che, purtroppo, hanno avuto proprio problemi di salute anche gravi, a causa della loro passione per le tintarelle…
(Ché poi, davvero, è proprio una moda che non capisco. Fosse un’esperienza gradevole, almeno, stare a rosolarsi al sole per delle ore!
Io sarò di parte perché non sopporto il caldo, ma per me ad esempio è tortura, altro che relax. Davvero fatico a capire come l’abbronzatura possa essere ancora di moda nonostante tutto :-\)
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Claudia
Vero! So di essere fortunata perché sono piccole e circoscritte alla zona degli zigomi e soprattutto “copribili” con il make up. Poteva andarmi molto peggio.
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Ilaria
Mamma mia, in questo siamo uguali… Detesto abbronzarmi perché amo la mia pelle chiara, e l’unica tenue abbronzatura che ho è quella che prendo inevitabilmente andando in bici (infatti ho le strisce su braccia e gambe perché ovviamente in bici vado in maglietta e pantaloncini e mi abbronzo solo nei punti scoperti). Vado tutte le estati al mare ma in spiaggia non ci vado perché mi annoio mortalmente. Ci vado giusto ogni tanto per fare il bagno e indosso il costume intero (sono stata sempre presa in giro per questa mia fissa del costume intero ma anch’io non vedo perché dovrei andare in giro in mutande e reggiseno quando durante l’anno ciò no accade). Ora la cosa che mi fa anche ridere è che: io che avrei un fisico perfetto per il bikini, vado appunto in costume intero non sgambato e solo per fare il bagno; poi vedo donne che se si coprissero sarebbe davvero meglio per loro, che invece mettono bikini “succintissimi” con conseguenti rotoli di ciccia strabordanti, cellulite a tutt’andare… boh! Non dico che si debba essere perfette fisicamente, però se sei piena di ciccia, magari se ti copri di più stai meglio, dai. Ma sono io la strana… 😉
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Lucyette
Ah, guarda: su certe fan ostinate e irriducibili dei bikini, si potrebbe davvero aprire un capitolo a parte °_° Ancora ancora io posso capire, forse, i bikini al mare, ma NON RIESCO PROPRIO A CAPIRE le minigonne, se c’hai la cosciotta grossa. Io ho la cosciotta grossa, e infatti starei malissimo con la minigonna o pantaloncini particolarmente aderenti: qui non si tratta di vergognarsi del proprio corpo e di mascherlo insaccandosi in vestiti informi; si tratta semplicemente di… vestirsi al megliio, per valorizzare le proprie forme °__°
A parte le ragazze un po’ in carne che sono fan irriducibili del due pezzi, a me viene in mente una storia ancor più incomprensibile.
C’era, nella nostra spiaggia, questa signora bellissima, veramente bellissima: una massa di capelli biondi su un volto bellissimo graziosamente posizionato su un fisico da top-model da lasciar senza fiato. Era veramente una donna bellissima, se avesse fatto la top-model avrebbe avuto un successo planetario: era bella di una bellezza non sfacciata, provocante, ma molto naturale. La signora era giustamente consapevole della sua bellezza, e giustamente si dava da fare quel tanto che basta per valorizzarla: si metteva i vestiti giusti, coordinava gli accessori, si pettinava con cura, ecc. Quelle normali cose che giustamente fa chiunque, per valorizzare i punti forti del suo corpo e magari per mascherare quelli meno belli. Normale, no?
Embeh: a seguito di una gravidanza, questa signora si è riempita di vistose smagliature sulla pancia. Ma proprio di quelle brutte, grosse e vistose, come del resto anch’io ne ho un paio: lei, poverina, si ritrovava con la pancia piena.
E, in tutto ciò, ella continuava, imperterrita, a comprarsi BIKINI A VITA BASSA
Cioè… io son contentissima che tu non abbia problemi col tuo corpo e che tu non tema di mostrare al mondo le tue imperfezioni fisiche: ma visto che porti una taglia 38, non stoneresti su un red carpet, e giustamente hai sempre fatto di tutto per valorizzare la tua bellezza… perché diamine non ti compri un costumino intero atto a mascherare questo tuo piccolo difetto? °_°’
Io lo farei, voglio dire! Cioè: non è “vergognarsi del proprio corpo”, è “valorizzarlo al meglio”.
Questa mania per i bikini a tutti i costi mi risulta davvero incomprensibile: e che c’è di brutto in un bel costumino intero?! °_°’
(Però ultimamente stan tornando di moda, hai notato?)
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AlphaT
Non conto le volte che ho visto persone che mi hanno fatto pensare “Sarebbe ancora giovane, peccato che ha la pelle completamente rovinata dal troppo sole”.
Da teenager è stato un po’ uno shock per me scoprire che stare tutto il giorno in acqua, come mi piaceva fare da bambino, è cosa che non si fa. Si sta lì a rosolare e semmai ci si bagna brevemente ogni tanto, quel che basta per non finire al Pronto Soccorso…
E infatti il mio interesse per la spiaggia è scemato abbastanza.
Però capisco ancora meno andare al mare e non scagliarsi in acqua alla prima occasione, anzi, andare vestiti in modo da non avere tregua dal caldo…
Sul pudore femminile non saprei che dire. Discorsi di questo tipo oggi sono tabù, perchè abbiamo il dovere di vergognarci di vergognarci…
Si può essere esagerati in entrambe le direzioni, ma la nostra società sbalestrata mi impedisce di vedere dove possa stare un equilibrio oggettivo. Ho sempre pensato che un bikini non provocante vada bene.
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Lucyette
“Però capisco ancora meno andare al mare e non scagliarsi in acqua alla prima occasione, anzi, andare vestiti in modo da non avere tregua dal caldo…”
Guarda: io vado al mare perché abbiamo la casa delle vacanze (e perché ormai sono affezionatissima al posto); e vado al mare d’estate perché, banalmente, non posso permettermi vacanze in altri periodi dell’anno 😀 Ove mai, finita l’università (col suo rigido calendario d’esami) dovessi trovare un lavoro che mi permette di prendere ferie in qualsiasi periodo dell’anno, penso che andrei in vacanza nei mesi di maggio o ottobre (giusto perché ad andare in vacanza nel paesello lingure in pieno inverno, trovi tutto chiuso: non c’è letteralmente niente da fare).
Il mio abbigliamento al mare è diretta conseguenza del modo in cui passo le vacanze: visto che non vado in spiaggia e preferisco passeggiare sul lungomare o fra i mercatini, cercando rigorosamente l’ombra e uscendo nelle ore più fresche della giornata… beh: non avverto l’esigenza di scoprirmi in maniera particolare 😛
Nel senso: oggettivamente, d’estate, fa più caldo a Pavia che al mare; eppure, a Pavia sopporto benissimo il caldo andando in giro con le mie gonnelline al ginocchio e le magliette a mezza manica. Onestamente, quando sono al mare, non sento proprio l’esigenza di scoprirmi di più, non ne sento proprio il bisogno fisico… e peraltro, con una gonna “lunga” o una maglietta sono anche più a mio agio, con le minigonne e il pareo devi sempre stare attenta a come ti muovi per non far vedere troppo 😛
Per quanto riguarda i costumi e il pudore…
Mah: secondo me, il vero problema è, proverbialmente, che “la malizia sta nell’occhio di chi guarda”. Detto papale papale: dopo due-tre volte che ho beccato dei cretini che mi guardavano il sedere nel breve tragitto dall’ombrellone al mare (e, peraltro, non ho neanche ‘sta meraviglia di sedere, voglio dire: non è che mi stessero guardando per una pura approvazione artistica :-P)… ecco: allora, hanno cominciato a girarmi pesantemente le scatole. Se c’è una cosa che proprio detesto è quella di essere guardata in un certo modo, giuro, preferirei che mi mettessero le mani addosso così almeno posso reagire e prenderli a schiaffi, è una cosa che proprio non tollero. Normalmente, cose del genere non mi capitano quasi mai; probabilmente c’entra anche il modo in cui mi vesto, che è studiato apposta per non attirare attenzioni di questo tipo. Molto banalmente, quando mi sono resa conto che un costume bagno attirava in effetti attenzioni di questo tipo (e ripeto: peraltro, non son manco chissà che bellezza :-S)… allora, a me hanno cominciato pesantemente a girar le scatole. Non che ci sia niente di male ad andare in giro con un normalissimo bikini; però, a me, dà un sacco di fastidio dare involontariamente corda al cretino di turno. In questo caso, non ne faccio tanto una questione di “pudore” in sè, ma più di… autodifesa? Ripicca? Non saprei come definirlo 😀 In altri contesti direi: “devo lavorare con un collega che mi guarda sempre nella scollatura? Benissimo: da domani vengo in ufficio col colletto a dolcevita, così quel rincretinito impara a posar gli occhi da qualche altra parte”
😉
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Ilaria
Sì è vero, stanno tornando di moda! Vedi, io ero avanti 😉 Comunque è vero, non è una questione astratta di pudore (per rispondere ad Alpha T), ma più di sentirsi a proprio agio, e ognuno/a si sente a suo agio a modo suo. A me, mi guardava nel modo descritto da Lucy il mio vicino di tenda… che poteva essere mio padre, tra l’altro… è vero, a volte quel tipo di sguardo ti fa sentire più impotente che non se ti dessero una pacca sul sedere, almeno nel secondo caso puoi reagire!
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Lucyette
😀
Da un blog americano, rubo questo video, che a quanto pare è la pubblicità di un formaggio greco commercializzato negli U.S.A., e che usa come testimonial… il mio alter ego in salsa ellenica 😀
Yiayia, a quanto pare, è una simpatica vecchietta greca che, interpellata sulla tenuta estiva delle fanciulle americane, manifesta di pensarla esattamente come me… :-DD
(No, beh: ovviamente, io non penso che una ragazza in bikini si trasformi in una pornostar, ci mancherebbe; però ho visto il video, mi son ricordata di questa discussione, e mi sono molto identificata in Yiayia :-DD)
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Lucyette
O.T. Youtube mi ha suggerito di vedere anche quest’altro spot:
*____*
Ma questa Yaiyia sono io!!, LOL!
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