Cosa sappiamo sul Milite Ignoto?

Che a Roma, nell’Altare della Patria, riposino le spoglie del Milite Ignoto, è cosa abbastanza nota a tutti. Ma la storia (affascinante, meticolosa, a tratti grottesca) che sta dietro a questo soldato, io personalmente la… ignoravo. Chi sia il Milite Ignoto, cosa ci faccia sul Vittoriano, come sia arrivato lì, e con quali criteri sia stato scelto, è una storia che non conoscevo e che merita d’esser raccontata.
E quindi io ve la racconto, sperando di far cosa gradita.

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Tributare onori solenni a un Milite Ignoto, e cioè tecnicamente al cadavere di uno sconosciuto di cui si sa solo che ha combattuto in guerra può apparire un’idea bizzarra, agli occhi di noi moderni. Mettiamoci però nei panni di un Italiano di inizio anni ’20, e cerchiamo di capire il significato di tale gesto.

L’Italia (l’Europa intera!) alla fine della grande guerra era una nazione (un continente!) stretta nella morsa del lutto più nero e più sconvolto. Non v’era famiglia che non avesse perso uno dei propri cari; non v’era donna che non avesse pianto tutte le sue lacrime carezzando la foto di quel marito, fidanzato, fratello, amico, figlio, che non aveva mai fatto ritorno. La nazione intera era in lutto, ma non nel senso che ogni famiglia aveva qualche morto da piangere: proprio nel senso che l’Italia intera, intesa comunità di persone, era provata e sconvolta da quanto accaduto. C’era un drammatico bisogno di rielaborare l’esperienza del lutto, a livello comunitario, per poi provare ad andare avanti.

Celebrare funerali solenni a un non meglio identificato Milite Ignoto, che proprio in quanto ignoto si prestava a “impersonare” i millemila figli della Patria morti o dispersi al fronte: poteva forse essere questa la soluzione, per una catarsi nazionale? Forse che sì, forse che no.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare: noi Italiani non ci siamo inventati niente. Prima di noi, sono arrivati Inglesi e Francesi, che avevano già preso iniziative analoghe nelle loro capitali. Ancora adesso, a Londra, se fate i turisti a Westminster Abbey, potete tributare onore all’anonima tomba dell’Unknown Warrior, che ivi fu inumato con un funerale solenne il 10 novembre 1920.

Una dolce tradizione della famiglia reale inglese vuole che tutte le spose di Casa Windsor onorino il milite ignoto a Westminster Abbey deponendo sulla sua tomba il loro bouquet nuziale. Questo è quello di Meghan Markle.

Un po’ più laica, comme il faut, fu la sepoltura del Soldat Français che, nello stesso giorno, fu inumato sotto l’Arco di Trionfo e ancor oggi lì riposa, accompagnato dal baluginio di una fiamma eterna.

Un Soldat Francais
Tra il viavai di turisti, arde ancor oggi la fiamma eterna sulla tomba del Soldat Français

Noi Italiani, come spesso accade, arriviamo un po’ in ritardo… e con l’affanno. Solo nella primavera/estate del 1921 si comincia a discutere seriamente dell’opportunità di intraprendere un’iniziativa analoga; e calcolando che il nostro Milite Ignoto sarà sepolto al Vittoriano il 4 novembre 1921, dobbiamo anche riconoscere al governo dell’epoca d’aver messo in azione a tempo di record una macchina organizzativa dalla portata immensa, che funzionò come un ingranaggio perfettamente oliato.

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L’idea di base è questa: recuperare da uno dei tanti campi di guerra la salma di un soldato italiano, che sia stato sepolto senza mai essere stato identificato. E lì la cosa comincia a farsi francamente inquietante, quantomeno agli occhi di noi moderni, perché, ehm: i nostri bisnonni ci tenevano davvero davvero tanto, a far sì che l’identità di questo soldato rimanesse avvolta dal segreto più totale. Identificati quei campi di battaglia in cui – soprattutto nelle regioni del Triveneto – esistevano fosse comuni in cui i caduti erano stati interrati in maniera anonima, i membri della commissione incaricata di “trovare” il Milite Ignoto selezionano undici camposanti in cui scavare.
Perché undici e non uno? Embeh, perché si voleva che il Milite Ignoto potesse idealmente rappresentare tutte le genti italiane morte in battaglia: quindi v’era bisogno di sceglierlo tra una “rosa” di defunti che fossero morti nei modi più svariati – combattendo come alpini, come fanti, come uomini di mare…
E dunque si comincia a scavare, cercando un Milite Ignoto per ognuno di questi camposanti. Un lavoro doloroso, penoso e grottesco: stiamo letteralmente parlando di una commissione governativa incaricata di riesumare cadaveri vecchi di tre-quattro anni… e di esaminarli ben bene, perdipiù.
Sì, perché il Milite Ignoto andava selezionato con una certa ratio.

Durante i lavori di scavo, furono scartati innanzi tutto i (numerosissimi) soldati austro-ungarici che furono trovati sepolti assieme ai fanti italiani, in una vicinanza ultraterrena che strinse i caduti prima ancora che i vivi si piegassero a un armistizio. Allo stesso modo, furono scartate tutte le salme in uno stato di conservazione tale per cui era impossibile attribuirne con certezza l’appartenenza alle fila del regio esercito. Per contro, furono scartati anche i corpi che, per la presenza di mostrine o di segni sull’elmetto, potevano essere ricondotti con certezza a uno specifico reggimento o battaglione. Troppo forte il rischio che, da quel dato, qualcuno potesse avviare delle ricerche autonome e risalire in qualche modo all’identità del caduto. Troppo forte il rischio che così facendo il Milite Ignoto non fosse più “il figlio caduto della madrepatria”, ma “il figlio di quella coppia là”, con tutte le conseguenze del caso.

A identificare il caduto come Italiano dovevano bastare un brandello di stoffa dell’uniforme o un particolare del cinturone in pelle. E nulla più: di modo che il Milite Ignoto potesse davvero essere idealmente il marito, fratello e figlio di una qualsiasi donna italiana in lutto.

Milite Ignoto Cortona Donna piangente
A Cortona, una donna italiana piange i suoi morti appoggiandosi al feretro del Milite Ignoto, che sente “suo”

Le undici salme furono esumate tra il 3 e il 24 ottobre 1921, ricomposte con ogni onore, custodite in undici bare uguali e poi condotte a Gorizia (una delle città italiane più duramente colpite dalla guerra), ove una camera ardente fu allestita nella chiesa di Sant’Ignazio. Dal 18 ottobre (data dell’apertura al pubblico della camera ardente), la chiesetta fu oggetto di un pellegrinaggio interrotto nonché (dettaglio triste, ma significativo) di vere e proprie scene di disperazione. Incredibile ma vero: più d’una volta, donne vestite a lutto cominciarono a strepitare implorando che fosse aperta davanti ai loro occhi questa o quell’altra cassa. In quel processo di identificazione nazionale che, evidentemente, stava funzionando fin troppo bene, queste donne si convincevano di “sentire” che proprio lì, proprio in quel feretro, proprio davanti a loro, se ne stava il corpo del loro caro, sulla cui tomba non avevano mai potuto piangere.

Il 27 ottobre, le undici salme lasciarono Gorizia in un bagno di popolo. Caricate su un convoglio speciale, le bare dei nostri Militi Ignoti furono salutate dalle autorità civili e religiose. Le campane delle chiese ne accompagnarono l’ultimo solenne viaggio, suonando a lutto in ognuno dei paesini attraverso i quali transitò il corteo funebre. Meta finale: il duomo di Aquileia, in quella terra divenuta italiana grazie al sacrificio di tanti soldati come i nostri undici.

Milite Ignoto Salme Aquileia
Gli undici soldati riposano nel Duomo di Aquileia

Quella notte, nel duomo, con la complicità delle tenebre, le casse da morto vennero spostate e le loro posizioni invertite rispetto a quelle in cui le autorità le avevano lasciate la sera prima. La paranoia prudenza non è mai troppa e anche quest’ultima precauzione servì a “mescolare le carte” per rendere sempre più anonima la provenienza dei singoli caduti.
L’indomani, il coup de théâtre. Alla presenza delle autorità e della cittadinanza tutta, una donna del popolo avrebbe indicato quale, tra gli undici caduti, ella “sentisse” essere il Milite Ignoto.

La donna, ovviamente, non era una donna qualunque. Era stata sorteggiata tra il novero delle madri di soldati caduti in guerra e insigniti di medaglia d’oro, di cui non era mai stato identificato il corpo. Inizialmente il sorteggio aveva eletto per questo ruolo la contessa Feruglio di Udine; ma, siccome si tende ad esser poco democratici con chi è reo d’esser nato privilegiato, la commissione volle estrarre piuttosto un secondo nome nella speranza che uscisse fuori qualcosa di più politicamente corretto. E così fu: la fortunata (?) prescelta fu Maria Bergamas, classe 1867, triestina e dunque cittadina dell’Impero austro-ungarico all’epoca dello scoppio della Prima Guerra Mondiale. Suo figlio Antonio, ovviamente austriaco anch’egli, aveva disertato la leva dell’Impero per servire quella che, evidentemente, in cuor suo considerava la madrepatria: arruolatosi nel Regio Esercito italiano, morì alle falde del Monte Cimone. Il suo corpo non fu mai identificato.

Il 28 ottobre 1921, Maria entrò nella basilica di Aquileia vestita a lutto stretto, accompagnata da un gruppetto di vedove di guerra. Idealmente eletta “madre spirituale” del Milite Ignoto, la donna fu incaricata di indicare quale, tra gli undici caduti, “sentisse” essere “suo figlio”. La donna, silenziosa, passò in rassegna i primi feretri, ma arrivata davanti al decimo ebbe un mancamento: dunque, proprio su questo cadde la scelta.
Molto tempo più tardi, la figlia di Maria confidò ai giornali che, quella mattina, sua madre era intenzionata a indicare l’ottavo oppure il nono soldato: due numeri che, per varie ragioni, erano legati nel suo cuore al ricordo di suo figlio. Ma ecco: di fronte all’ottava e poi alla nona bara, Maria provò un senso di vergogna – ché non poteva, per il suo dolce egoismo di madre, essere così di parte nell’assolvere il compito che le era stato dato.
E la scelta era stata fatta: il Milite Ignoto era stato identificato.

Milite Ignoto Scelta di Maria
Maria si inginocchia di fronte al feretro del Milite Ignoto

Mentre gli altri dieci caduti venivano preparati per una sepoltura ricca d’onori nel cimitero di Aquileia, il Milite Ignoto veniva caricato su un convoglio di prima classe che, percorrendo la tratta Udine – Conegliano – Treviso – Venezia – Rovigo – Ferrara – Firenze – Arezzo, avrebbe infine raggiunto la capitale.
Destinazione? Il Vittoriano, naturalmente.
E tuttavia, la risposta non è così scontata: pochi sanno che, inizialmente, era stata avanzata la proposta che il Milite Ignoto riposasse in ben altra compagnia: ovverosia nella chiesa del Pantheon, assieme ai re d’Italia.
Forse perché la famiglia reale non si era mostrata molto per la quale; forse perché il Vittoriano stava ancora cercando una sua precisa ragion d’essere: fatto sta che si optò infine per l’Altare della Patria. Che, del resto, essendo un luogo aperto, avrebbe permesso un afflusso di pubblico libero e ininterrotto, senza limiti di orario o di capienza.

***

All’alba del 29 ottobre, il Milite Ignoto intraprende il suo ultimo viaggio. Lo accoglie – in ogni singola, sperduta stazione del più piccolo paesino in cui il treno sosta – una folla di gente commossa e in lacrime.
I popolani si inginocchiano al passare della salma (!), le donne corrono lungo le rotaie inseguendo i vagoni. È come se proprio in quel momento, e solo in quel momento, la nazione cominciasse finalmente a stringersi attorno al lutto per colui che, essendo il figlio di nessuno, è diventato un po’ il figlio di tutti.

Milite Ignoto Ferrara Folla in stazione
Stazione gremita, a Ferrara, per omaggiare il passaggio del Milite Ignoto

Il treno procede quasi a passo d’uomo, sostando per cinque minuti in ognuna delle stazioncine che incontra. Quindici vagoni interi (!) vengono via via riempiti delle corone di fiori con cui il popolo vuole omaggiare il caduto – e a tutelare che il passaggio del feretro abbia luogo in modo decoroso, la forza pubblica prescrive che il popolo accolga il corteo funebre nel più completo silenzio, e senza alcun tipo di stendardi o di insegne a indicare appartenenze politiche o ideologiche, al di fuori del tricolore nazionale. Unico suono ammesso, accanto ai singhiozzi delle donne, le note de Il Piave mormorava: ma che nessuno azzardi a improvvisare comizi, o peggio ancora a trasformare il Milite Ignoto in un simbolo politico di questo o quel partito.

Milite Ignoto Milano In ginocchio
In una stazione non identificata, la popolazione si inginocchia al passaggio del feretro

E poi, tutto il resto è storia nota. L’arrivo a Roma, le esequie solenni a Santa Maria degli Angeli, la lenta processione fino all’Altare della Patria, la sepoltura nel punto più glorioso di Roma tutta.

Milite Ignoto Roma Santa Maria degli Angeli
A Santa Maria degli Angeli, tutto è pronto per tributare gli onori religiosi al Milite Ignoto

Fu la prima e grande manifestazione patriottica dell’Italia unita, che davvero riuscì a unire sotto lo stesso abbraccio di cordoglio tutta la popolazione, da Nord a Sud. Piegata dal dolore, l’Italia usciva pian piano dal lutto e con l’occasione si scopriva nazione.

Milite Ignoto Roma Vedove e Orfani
4 novembre 1921: vedove e orfani di guerra, scelti tra il popolo con un sorteggio, accompagnano il Milite Ignoto nel suo ultimo viaggio

11 risposte a "Cosa sappiamo sul Milite Ignoto?"

  1. Luca

    Bellissimo resoconto, grazie Lucia! Di tutta questa storia avevo sentito qualcosa questa mattina, guardando la cerimonia a Trieste: un pezzo doloroso ma importante della nostra Storia. Grazie ancora! 🙂

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  2. Anonimo

    Ero convinta che il Milite Ignoto fosse la rappresentazione di un soldato sconosciuto, non i veri resti di un soldato caduto. Probabilmente oggi suonerebbe tutto un po’ creepy

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    1. Lucia

      Creepy a dir poco 😅 e anche un po’ paranoico, con le casse da morto spostate col favore delle tenebre per essere sicuri sicuri di non poter dare nessun indizio. E invece… quanto erano strani i nostri trisavoli 🤣

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      1. klaudjia

        Da romana ho sempre saputo che era una tomba vera e non l’ho mai trovato granché creepy. Vabbè che tra Castel sant’angelo, le tombe del Pantheon e il monumento a Giordano Bruno (per citare i più famosi) a queste cose siamo abbastanza abituati. Probabilmente ai nostri trisavoli sembrerebbe strana l’attuale usanza di mettere l’urna con le ceneri del defunto in salotto oppure (ed è successo) dei congiunti che si dividevano le ceneri un po’ a te e un po’ a me….

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