A san Columba (che non è san Colombano) dovettero tremare le mani per l’emozione, nel momento in cui abbassò lo sguardo sul divino oggetto che l’angelo gli aveva appena dato in custodia: era un assurdo libro fatto di fogli di vetro, sui quali un inchiostro traslucido dava conto dei nomi di tutti i re della Britannia, a partire dalle prime tribù preistoriche per arrivare sino alla fine dei tempi.
Con la benevola indulgenza che le menti superiori concedono alla curiosità dei piccini, l’angelo gli lasciò un po’ di tempo per permettergli di scorrere almeno una parte di quel lungo elenco di nomi. Poi, quando ritenne che Columba avesse visto a sufficienza, gli spiegò il perché di quella concessione: “è volontà di Dio che tu lasci il tuo sacello e ti rechi alla corte di Aidan mac Gabrain, per ungerlo e incoronarlo così a re di Dalriada” – e cioè, un piccolo regno sito nell’attuale Scozia occidentale.
Columba non perse nemmeno un istante a domandarsi cosa diamine fosse venuto in mente all’Onnipotente, per investire lui (un santo monaco!) del ruolo irrituale di ungere e coronare un re. Il nostro amico, che era evidentemente un tipo pratico, decise di andare dritto al sodo replicando con franchezza: “non ho alcuna intenzione di incoronare Aidan. Il trono è conteso, e io parteggio per suo fratello Iogenan”.
Non aveva neppure di parlare, che un flagello fiammeggiante di pura luce si abbatté sul suo fianco facendolo piegare in due per il dolore. “Ma Iogenan è più forte e più intelligente!”, protestò Columba premendosi una mano sulla ferita. “Non è solo una mia opinione! Lo dicono tutti!”.
Una rabbia implacabile vibrava nella voce dell’angelo, quando lui cercò lo sguardo di Columba. “Hai letto coi tuoi vivi occhi il nome di Aidan, tra le pagine del libro di vetro. È espressa volontà di Dio che sia lui a regnare su Dalriada, e che sia tu a ungerlo e coronarlo come monarca. Sei libero di rifiutarti, ma sappi che io ti percuoterò di nuovo finché non ti piegherai alla volontà celeste”.
E fu così che Columba, capita l’antifona, si rassegnò a malincuore a fare ciò che gli veniva chiesto. E si recò alla corte di Aidan, gli unse il capo e lo proclamò re; e gli profetizzò il destino di suo figlio, suo nipote e poi di tutta la sua discendenza e di quella delle altre nazioni, ripercorrendo e profetizzando l’elenco dei re di Britannia fino al punto in cui l’angelo gli aveva concesso di leggere.
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Aidan di Dalriada è esistito per davvero, anche se gli storici tendono a concordare sul fatto che, con ogni probabilità, Columba di Iona non ebbe alcun ruolo nella sua proclamazione a re. L’unica fonte a parlare di questa nomina voluta da Dio è un testo agiografico sulla vita di Columba, composto intorno al 700 da Adoman di Iona con evidenti intenti di propaganda a favore della famiglia reale. In ogni caso, il testo è interessante perché costituisce la prima fonte scritta di area anglosassone a parlare (ancorché fantasiosamente) di una cerimonia nel corso della quale un re viene proclamato tale per tramite di un religioso, che esprime in tal modo la volontà divina.
Qualche secolo più avanti, sarà un’altra agiografia (quella di sant’Oswald) a fornirci la prima descrizione dettagliata di una vera cerimonia di incoronazione: in questo caso, sicuramente avvenuta perché anche altre fonti storiche alludono all’evento. A quanto apprendiamo scorrendo il testo, nella primavera del 973 re Edgar d’Inghilterra convocò nella città di Bath «tutti gli arcivescovi, i vescovi, i grandi abati, le badesse religiose, i duchi, i prefetti, i giudici e tutti coloro i quali avevano dignità», pregandoli – a quanto leggiamo – di «non ucciderlo né complottare contro di lui al modo in cui i miserabili Giudei avevano fatto un tempo di fronte al dolcissimo Gesù, re del mondo». Mettiamola così: l’importante è non avere troppe pretese nella vita.
Dopo aver espresso il garbato desiderio di non essere ammazzato male, se possibile, grazie, re Edgard ebbe cura di spiegare la ragione dietro a quell’invito. Sua speranza era che, alla presenza degli esponenti del clero e della nobiltà, «il più reverendo di tutti i vescovi potesse benedirlo, ungerlo e consacrarlo re per volontà di Gesù»; e così effettivamente accade, alla presenza del popolo riunito, nella domenica di Pentecoste.
La data era suggestiva: nello stesso giorno in cui la Chiesa ricordava l’effusione dello Spirito Santo sui discepoli, i vescovi d’Inghilterra si riunirono per supplicare il Santo Spirito di scendere su Edgard e di dargli i doni spirituali necessari per diventare un governante abile, giusto e savio. Intonando l’inno Unxerunt Salomomen, i religiosi fecero gocciolare olio crismale sul capo del monarca, facendone così “un uomo nuovo”: seguì una lunga serie di preghiere e di invocazioni a tutti i grandi re dell’Antico Testamento, affinché potessero ispirare le gesta di quel collega che veniva posto sotto la loro protezione. Dopo altre sequenze di preghiera, arrivò il momento dell’incoronazione vera e propria, durante la quale il re fu rivestito delle insegne che ormai gli spettavano di diritto: un anello (simbolo della sua fedeltà a Cristo), una spada (per disperdere i nemici del regno e della Chiesa), una corona (segno di gloria), uno scettro (verga di virtù) e un lungo bastone (radice di equità). Seguì poi la Messa di Pentecoste; frattanto, in un luogo a parte, la regina consorte riceveva onori di poco inferiori, per mano delle badesse.
A mille anni di distanza da quel giorno, si può ben dire che la cerimonia d’incoronazione dei re d’Inghilterra sia rimasta grossomodo invariata, nelle sue parti più importanti. Ce ne renderemo conto tra qualche giorno, se avremo la curiosità di accendere la televisione per sbirciare la cerimonia durante la quale Carlo d’Inghilterra diventerà finalmente re “a tutti gli effetti”: e detto ciò ci si potrebbe anche salutare con un “ne ho molto piacere, grazie per l’informazione”, se non fosse il caso di porci un’altra domanda a corollario di queste storie. Una domanda sulle linee di: ma a chi diamine è venuto in mente che debba essere necessario farsi ungere come una cotoletta nel momento in cui si diventa re?
Il dettaglio è rilevante; anche perché, badate bene, ancor oggi – liturgicamente – il re diventa tale nel momento in cui viene unto come una cotoletta. Il fatto che, subito dopo, gli venga posta in testa una corona è un dettaglio scenografico ma collaterale, sotto un certo punto di vista: le insigne regie gli spettano di diritto perché ormai è già diventato re; ma è diventato re grazie all’unzione, non in virtù di altro.
Ma allora, se l’unzione è un elemento così importante nelle cerimonie di incoronazione… da dove sbuca questo elemento? Chi l’ha inserito, e quando?
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Naturalmente, l’Antico Testamento riporta numerosi casi in cui i re d’Israele vennero a contatto con olio benedetto nel momento in cui presero il governo. È il primo libro di Samuele a descrivere il momento in cui, per la prima volta nella storia del popolo d’Israele, gli anziani pregarono il profeta di scegliere un leader capace di condurre in battaglia la sua gente e di amministrarla come giudice giusto. La scelta di Samuele ricadde su Saul, primo re di Israele; e così (1Sam 10, 1) il profeta «prese l’ampolla dell’olio e gliela versò sulla testa; poi lo baciò, dicendo ‘Ecco, il Signore ti ha unto capo per Israele, popolo suo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno’».
Naturalmente, con buona pace di Saul, è Salomone il re biblico che viene stimato sopra a ogni altro per la sua intelligenza e capacità di giudizio. Ebbene, anche Salomone ricevette gli stessi onori nel momento in cui (1Re 1, 39-40) «il sacerdote Zadòk prese il corno dell’olio dalla tenda e unse Salomone al suono della tromba. Tutti i presenti gridarono: ‘lunga vita a re Salomone’! Risalirono poi dietro a lui, suonando i flauti e mostrando una grandissima gioia, e i luoghi rimbombavano delle loro acclamazioni».
Insomma, la questione è chiara: se, ancor oggi, nel corso delle cerimonie di incoronazione, il leader religioso unge il capo e il corpo del monarca, agisce in omaggio a quanto fecero i sacerdoti e profeti ebraici, di fronte ai grandi re d’Israele.
Resta però da capire chi abbia dato il via a questa strana usanza, e soprattutto per quale ragione: anche perché, a parte i re d’Israele, per secoli e secoli nessun monarca si sognò mai di farsi ungere il capo nel corso delle cerimonie di incoronazione. A lanciare la moda furono i re dei popoli barbarici, nell’Alto Medioevo: ma perché ne sentirono il bisogno? E quali furono le vere motivazioni dietro a questa scelta?
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Beh: innanzi tutto, la religione cristiana aveva ereditato dall’Antico Testamento tutto il simbolismo legato all’olio benedetto. Il crisma (cioè, olio miscelato a balsamo profumato) veniva (e ancor oggi viene) utilizzato nel corso dei battesimi, delle cresime e delle ordinazioni sacerdotali: simbolicamente, il contatto con quella sostanza segnava il momento in cui il protagonista della cerimonia diventava “un uomo nuovo”, diverso da com’era prima.
In compenso, i popoli barbarici avevano ereditato dai loro antenati una specialissima fascinazione nei confronti dell’olio da cucino. Rarissimo e costosissimo nelle fredde regioni del Nord Europa, l’olio sembrava ai popoli barbarici una sorta di oro liquido, la cui sola comparsa bastava per indurre stupore e riverenza.
Naturalmente, ben poche cose urlano “regalità” più dell’immagine di un tizio che, nel corso di una solenne cerimonia, viene ricoperto da stille scintillanti di prezioso liquido dorato: e fu così che, meditando sulla Bibbia, i primi re barbarici d’età altomedievale cominciarono a carezzare l’idea di farsi ungere a loro volta, su modello di Saul e Salomone.
Anche perché, a dirla tutta, i re barbarici avevano un grosso problema da risolvere. Per secoli e secoli, i loro antenati avevano rivendicato la loro sovranità sul popolo attribuendola a presunte origini semi-divine: ostentando una discendenza che li rendeva leader designati, in virtù di una loro parentela con questo o quell’altro dio del pantheon. Chiaramente, in un’Europa ormai completamente cristianizzata non era più possibile ricorrere a questo pur comodo stratagemma; bisognava trovare un altro modo per rassicurare il popolo circa il fatto che il suo leader comandava tutti per espressa volontà divina.
Vista la necessità, e dati gli illustri precedenti di re biblici che venivano unti (con olio preziosissimo!), non sorprende che i re barbarici abbiano ritenuto che farsi designare leader dagli uomini di Dio fosse, tutto sommato, un buon piano B. E, naturalmente, gli uomini di Dio furono ben lieti di ottemperare alla richiesta, che costituiva un win-win per ambo le parti: se il re si sentiva nobilitato dall’intervento dalla Chiesa, i vescovi erano implicitamente nobilitati dal fatto che il re stesse riconoscendo loro un potere superiore al suo.
Per dirla con le parole dello storico Roy Strong, «la ritualità legata all’unzione dei re con olio santo emerse tra il VII e l’VIII secolo in diretta conseguenza della cristianizzazione dei regni barbarici»: quegli uomini che un tempo erano stati riveriti dal loro popolo in quanto esseri semidivini, adesso avevano la non disprezzabile chance di porsi come “gli unti del Signore” (1Sam 26, 11): tutto sommato non malaccio, come scelta di ripiego.
E infatti, la moda divampò rapidamente. Nel 672, il re dei visigoti Wamba fu unto come re nella città di Toledo; e se non abbiamo testimonianze attendibili circa il fatto che Aidan di Dalriada sia davvero stato proclamato re da san Colomba, la Vita del santo documenta un contesto in cui questo gesto doveva comunque essere considerato non implausibile. Nel 753, Pipino dei Franchi ebbe il privilegio non comune di essere raggiunto in patria da papa Stefano, che cosparse il crisma su di lui e sul suo erede, giusto per portarsi avanti. Già unto come futuro re prima ancora di salire al trono, Carlo Magno ebbe però il suo momento di gloria inaugurando, nel Natale dell’800, la tradizione delle incoronazioni propriamente dette: in quel contesto, per la prima volta, entrava in scena la corona.
Da dove spuntava? Beh: quasi sicuramente, agli occhi dei Franchi (e di tutti i popoli che via via vollero procurarsene una da mettere in capo al re) parve la versione nobilitata dell’elmo da combattimento che, tradizionalmente, i leader barbarici si ponevano sul capo subito dopo aver ricevuto i giuramenti di fedeltà da parte dei sudditi. Quasi sicuramente, agli occhi del papa la corona era un aperto richiamo alla tradizione bizantina di farne indossare una al monarca, come segno visibile di regalità e di vice-reggenza, per conto di Gesù Cristo re del mondo. Nel 457, Leone I fu il primo imperatore bizantino a essere coronato da re da un leader religioso; nell’800, papa Leone III scelse evidentemente di estendere questo privilegio anche all’imperatore dei romani.
Il primo re a essere incoronato e unto al tempo stesso, nel corso della medesima cerimonia? Fu Luigi il Pio, il figlio di Carlo Magno; correva l’anno 816… e tutto il resto è Storia.
Per approfondire: Roy Strong, Coronation. From the 8th to the 21st Century (HarperCollins Publishers, 2013)
Luca Boffa
Cara Lucia ma i sovrani inglesi si sono mai paragonati a sovrani biblici?
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Lucia Graziano
Paragonati sì; e quello che l’ha fatto con più forza è stato Giacomo I nel Paterne for a Kings Inauguration, che è un po’ l’espressione dell’assolutismo monarchico di cui li si faceva portatore. Lì si paragonava proprio (e per estensione paragonava tutti i re della sua dinastia ovviamente) ai re biblici e ad altri personaggi dell’Antico e Nuovo Testamento: Aronne ed Elia, nello specifico, e poi Zaccaria, Pietro e Paolo. Non tanto per una questione di discendenze ma proprio per predilezione divina nei confronti dei suoi eletti.
Del resto, la pietra sulla quale vengono incoronati i re del Regno Unito sarebbe, secondo tradizione, quella su cui dormì Giacobbe…
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Luca Boffa
Davide quello biblico anche lui fu unto.
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Lucia Graziano
Yesss 🙂 Non li ho citati tutti per brevità, limitandomi al primo e al più importante, però sì: anche lui era stato unto!
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Ago86
Ottimo post, molto ben documentato. Sarebbe interessante anche il “seguito”, l’approfondimento della storia dei Re taumaturghi.
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