È assolutamente normale che le devozioni private cui sono legati i papi regnanti godano di un’improvvisa ondata di popolarità durante il loro pontificato, grazie alla pubblicità che viene offerta loro da un testimonial d’eccezione. Ma la devozione a Maria che scioglie i nodi è giunta secondo una traiettoria del tutto particolare: a darle sprone fu Jorge Mario Bergoglio… ma quando era ancora un signor nessuno, che viveva in Argentina come sacerdote semplice tra molti. E allora, sarà forse il caso di scrivere qualche parola sulla strana storia di questa devozione, così nota e così poco conosciuta al tempo stesso: perché la sua è una storia assai graziosa!
Tutto inizia nel 1615 (non nel 1612, come spesso si legge erroneamente) nei locali dell’università bavarese di Ingolstadt (che, ironia della sorte, qualche secolo più tardi avrebbe rilasciato un dottorato honoris causa a un altro futuro papa: Joseph Ratzinger). Fondata nel 1564 come dépendance del seminario vescovile, l’università era stata affidata da pochi mesi a una comunità di gesuiti della quale faceva parte anche padre Jakob Rem. Ovverosia, il signore che vedete sopra.
Curioso che il suo processo di canonizzazione non sia mai riuscito ad arrivare a compimento, perché padre Jakob sembrerebbe davvero il candidato perfetto alla gloria degli altari: sacerdote impeccabile, animato da una fervente devozione mariana, dedicò la sua intera vita a diffondere tra il laicato quel suo stesso amore per la Vergine. E proprio lui, in quel lontano 1615, ebbe la ventura di accogliere in convento il signor Wolfgang Langenmantel, un giovane uomo che si presentò a lui con le lacrime agli occhi e col cuore straziato da un dubbio angosciante: cercare o non cercare la separazione da Sophia Rentz, la sua sposa?
La coppia, proveniente dalla piccola nobiltà locale, s’era unita a giuste nozze poco più di tre anni prima; e davvero vien da credere che il loro matrimonio fosse stato combinato e combinato singolarmente male, considerato il fatto che, dopo così poco tempo, i due sposi si trovavano già nel mezzo di una crisi che sembrava senza via d’uscita. Il divorzio, evidentemente, era un’opzione non contemplabile; ma non mancavano all’epoca molti escamotage attraverso cui giustificare una separazione de facto, una cessazione della convivenza o un ripudio addirittura. E, di fronte a una vita matrimoniale ormai diventata francamente insopportabile, Wolfgang aveva cominciato a interrogarsi seriamente su quale fosse la cosa giusta da fare: stringere i denti e andare avanti per altri decenni di odio malcelato, oppure gettar le armi, dichiarare la sconfitta e cercare una scappatoia che fosse onorevole per entrambi? Certo, ci sarebbe anche stata la via della riconciliazione, ma sembrava che quella terza strada fosse la più difficilmente percorribile; anzi: a dirla tutta, sembrava che solo un miracolo avrebbe potuto riportare un po’ di concordia in quella coppia pronta a esplodere.
E, giustappunto alla ricerca di un miracolo (o forse anche solo di un’assoluzione morale), Wolfgang bussò, in un giorno di settembre, alla porta del convento di Ingolstadt.
Ciò che seguì a questa richiesta di aiuto è una delle più banali pagine di pastorale matrimoniale di cui la Storia della Chiesa abbia memoria. Al di là delle narrazioni miracolistiche che, nelle ultime decadi, sono sorte attorno all’episodio, le fonti più antiche ci raccontano una storia che non potrebbe essere più ordinaria nella sua semplicità: padre Jakob supplicò il giovane sposo di accantonare immediatamente ogni proposito di separazione e di mettere piuttosto il suo matrimonio nelle mani della Vergine. Per tre lunghi pomeriggi si intrattenne con quel giovane, offrendogli una consulenza spirituale che evidentemente riuscì in qualche modo a portar frutto; e, in vista del quarto e ultimo appuntamento, padre Jakob diede al suo assistito un ordine del tutto particolare: mostrargli il nastro con cui, tre anni prima, le sue mani e quelle della sua sposa erano state unite nel corso della loro cerimonia nuziale.
Che c’entra un nastro con un matrimonio cristiano, mi chiedete con perplessità?
Beh, c’entra: sbaglia di grosso chi crede che il rito dell’handfasting sia stato inventato dai movimenti neopagani (che pure gli hanno dato grande risonanza, rendendolo il momento clou delle loro celebrazioni matrimoniali). In realtà, nei secoli passati, furono molte le culture cristiane che fecero ricorso a questo atto simbolico per suggellare l’unione dei due nubendi (tanto che il gesto si ripete ancor oggi nei matrimoni ortodossi, e persino William e Kate ce l’hanno riproposto in mondovisione).
Ebbene: anche nella Baviera di inizio Seicento era consuetudine che il sacerdote intrecciasse con un nastro le mani dei due sposi nel momento in cui essi pronunciavano i loro voti; e proprio di quel nastro chiese notizia padre Jakob, guardando negli occhi il suo assistito. Era ancora reperibile? Era da qualche in parte in casa? Era stato conservato con quell’attenzione affettuosa con cui, di solito, le coppie felici si prendono cura dei cimeli di quel giorno importante? Sarebbe stato per lui molto utile e proficuo poter visionare quel nastro, se possibile, grazie.
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Per Wolfgang non fu per niente facile capire dove diavolo si fosse cacciato quel maledetto nastro, e questo fu probabilmente un ulteriore motivo di riflessione: pareva che né lui né la sua attentissima sposa, solitamente impeccabile nella gestione domestica, avessero avuto la minima cura per un oggetto che, a rigor di logica, avrebbe dovuto avere ai loro occhi un valore affettivo tra i più importanti. Ma quando alla fine il nastro saltò fuori, Wolfgang si trovò a pensare che sarebbe stato meglio non trovarlo affatto: il cimelio, abbandonato per anni sul fondo di un cassetto disordinato, aveva un aspetto così malconcio da risultare francamente imbarazzante. La stoffa candida si era ingiallita in più punti per il lungo contatto con il legno verniciato; qualche tignola aveva provveduto a cibarsene qua e là e, quel che è peggio, il lungo nastro aveva finito con l’aggrovigliarsi su se stesso annodandosi in più punti. Tenendolo in mano, Wolfgang si trovò a pensare che, a suo modo, quel pezzo di stoffa malmenata era davvero il simbolo perfetto del suo matrimonio trascurato; e quando lo mostrò al sacerdote che lo consigliava, e colse lo sguardo severo che gli lanciò in risposta padre Jakob, ebbe la certezza che anche il gesuita aveva fatto la stessa identica considerazione.
Al di là delle narrazioni miracolistiche che, in anni recenti, sono sorte attorno a questo episodio (l’ho già detto? Sì, ma lo ripeto), la nostra storia prosegue senza prodigi degni di rilievo. Con molta semplicità, padre Jakob invitò lo sposo a inginocchiarsi assieme a lui di fronte a un’immagine mariana e a raccogliersi in preghiera domandando la grazia di un “ricominciamo da capo”. E, mentre Wolfgang pregava, Jakob si dedicò alla non facile operazione di sciogliere a uno a uno tutti i nodi che si erano venuti a formare lungo il nastro: fu un’operazione lunga e difficoltosa, che ben si prestò ad accompagnare la lunga preghiera del giovanotto in crisi; ma infine il gesuita riuscì a disfare anche l’ultimo viluppo e tese una mano per passare il nastro al suo assistito. Fu solo a quel punto – dicono le fonti – che si verificò un piccolo miracoluccio: quando Wolfgang prese il cimelio, si rese conto che da quel nastro non erano spariti solamente i nodi, ma anche le macchie, le aree ingiallite e i buchetti delle tignole. Quello che si adagiò nelle sue mani era un pezzo di stoffa candido e immacolato, proprio come se il tempo fosse tornato indietro fino al momento in cui un altro sacerdote glielo aveva donato per la prima volta: gli parve quasi che la Vergine gli avesse consegnato la promessa di un nuovo inizio, ancora possibile e anzi proprio lì, alla sua portata.
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So di deludere gli amanti dei romanzi rosa, ma questa storia finisce qui. Non sappiamo cosa sia accaduto dopo quel pomeriggio né con quale spirito Wolfgang sia tornato a casa. Era il 28 settembre 1615; ed è questa la data in cui la narrazione inizia e si conclude.
Quel che è certo è che effettivamente i due sposi non si separarono (o, se lo fecero, lo fecero con una discrezione tale da riuscire ingannare tutti i loro contemporanei, che continuarono a considerare Wolfgang e Sofie una coppia solida e affiatata). Per contro, la notizia della loro crisi matrimoniale e del segno che la Vergine aveva voluto inviar loro si tramandò attraverso le generazioni in seno alla famiglia Langenmantel: fu proprio uno dei loro discendenti a prendere la decisione (…forse un po’ indiscreta?) di rendere note al grande pubblico le vicissitudini coniugali dei suoi nonni.
Lo fece nell’anno 1699, commissionando a un artista locale un quadro che potesse illustrare l’episodio che vi ho appena raccontato. Nacque così l’effige mariana che oggi conosciamo col nome di “Maria che scioglie i nodi”: potremmo definirlo un colossale ex voto che, all’epoca, non aveva altro scopo all’infuori di quello di celebrare il modo in cui la Vergine Maria era intervenuta a salvare un matrimonio in procinto di sfaldarsi. Nella parte inferiore del dipinto, al di sotto della nube che ospita la Madonna, una scena veterotestamentaria richiama l’attenzione dello spettatore sulla tematica coniugale: l’angelo Raffaele guida Tobia verso la casa della sua promessa sposa, sussurrandogli all’orecchio il segreto per uscir vivo da quel matrimonio maledetto (la sua fidanzata era posseduta da un demone che, simpaticamente, uccideva alla prima notte di nozze tutti gli ardimentosi che osavano avvicinarsi alla poveretta).
Difficile dire se Hieronymus Langenmantel (questo, il nome del mecenate che commissionò il dipinto) avesse l’intenzione di consegnare alla Storia qualcosa di più che un ex voto di famiglia. Quel che è certo è che l’effige mariana, collocata in una cappella laterale della chiesa di San Pietro nella città di Augusta, catturò immediatamente l’attenzione dei fedeli e, soprattutto, ne sollecitò la fantasia: perché, con buona pace del nastro nuziale di Wolfgang e Sofie, era quasi impossibile sostare di fronte a quel quadro senza lasciarsi catturare dall’immagine di una Madonna che, con pazienza, interviene maternamente per sciogliere tutte le situazioni complicate. Persosi ormai il ricordo di quello specifico nastro che, in maniera molto concreta, aveva ispirato il quadro, l’immagine si trasformò rapidamente in un simbolo della fiducia con cui i fedeli potevano porre nelle mani della Vergine la loro vita sporca e ingarbugliata. Insomma: i nodi fisici si trasformarono in metafora per tutte le difficoltà della vita; e fu proprio in quest’accezione che, attraverso i secoli, l’immagine di Maria che scioglie i nodi cominciò a essere letta dai fedeli.
Fedeli che erano numericamente molto scarsi, verrebbe da aggiungere per amor di correttezza storica: fino a qualche decennio fa, quest’immagine mariana non era un granché nota al grande pubblico. A conoscerla erano solamente quei pellegrini che, per i vari casi della vita, si trovavano a visitare la chiesa che la custodiva e affidavano a Maria le loro angosce più ingarbugliate. Ma il resto del mondo? Fino a poco fa, non aveva neppure idea che questa immagine esistesse.
E infatti, fu quasi per caso che a Jorge Mario Bergoglio capitò di trovarsela davanti: correva l’anno 1986 e il futuro papa s’era trasferito in Germania per un periodo di studi a Francoforte. È facile immaginare che, a parlargli di Maria che scioglie i nodi, siano stati i suoi confratelli gesuiti (era pur sempre uno di loro, quel padre Jakob che nel 1615 era stato indirettamente causa del prodigio); certo è che Bergoglio volle vedere quell’effige e restò folgorato dalla sua potenza comunicativa. Gli parve che l’idea di una Madonna che scioglie i nodi delle situazioni più ingarbugliate potesse essere preziosa, in senso pastorale: tornato in Argentina, fece stampare immaginette con la riproduzione di quel quadro, accompagnate da una preghiera d’affido fiducioso attraverso la quale il fedele si metteva nelle mani di Maria. Quando, di lì a un paio d’anni, Bergoglio fu nominato vescovo, l’intera diocesi di Buenos Aires venne invasa dalle riproduzioni di quel quadro; e, come sempre capita in questi casi, la devozione cominciò a vivere di vita propria allargandosi rapidamente all’intera America Latina. Oltrepassare il Golfo del Messico fu passo relativamente breve; e dopo aver trovato accoglienza nelle case cattoliche degli Stati Uniti, l’effige mariana ebbe gioco facile nel (ri)mettersi in viaggio verso l’Europa, agevolata anche dalla visibilità che Internet era stato in grado di concederle, in un mondo diventato ormai interconnesso e globalizzato.
Insomma: quando, nel 2013, papa Francesco s’affacciò per la prima volta al balcone di San Pietro, l’immagine di Maria che scioglie i nodi era amata da un enorme numero di cattolici in giro per il mondo – nessuno dei quali aveva la minima idea del fatto che fosse stato proprio il nuovo papa a portarla nelle loro case.
Vedi i giri strani che fa la Storia, di tanto in tanto?
Per approfondire:
Ann Ball, Encyclopedia of Catholic Devotions and Practices (Our Sunday Visitor, 2003)




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Anonimo
Non conoscevo il significato originario di questa immagine simbolica…devo dire che mi sembra più bello e potente del generico aiuto a risolvere i problemi che nella vita si incontrano, anche se tutto sommato anche il significato “esteso” può essere di aiuto e conforto a chi si trova in difficoltà.
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Anonimo
Sono Elena, non capisco dove inserire il nome in questa nuova interfaccia dei commenti 😅
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Lucia Graziano
Sì, vero?
Anche io inizialmente la immaginavo una generica immagine di Maria che ti aiuta a sciogliere tutti i vari inghippi della vita… e, per carità, bel significato eh, però meh. Diciamo che non mi aveva presa particolarmente. Ma come spesso capita (o almeno: come spesso capita a me), quando ho scoperto la storia vera dietro alla devozione, l’ho improvvisamente trovata molto più ricca e con un significato molto più profondo!
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Anonimo
Sono Elena non un anonimo…ma non trovo più il posto in cui scrivere il nome in questa nuova interfaccia commenti.
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Lucia Graziano
Se ti consola, trovo anche io abbastanza repellente questa nuova interfaccia di commenti (per quanto sia probabilmente utile l’opzione di abbonarsi facilmente alle notifiche dei nuovi commenti, se si fosse interessati) e ci tengo a specificare che non sono stata io a metterla. E’ stato WordPress a fare tutto da solo con l’ultimo aggiornamento 🥺
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Francesca
Grazie, come sempre 🙂
Eh già, la storia è “graziosa” (cit.) quanto sconosciuta. Qualche libretto in giro ce l’ho… Di quelli stampati dopo l’elezione di Papa Francesco, però di questa vicenda che sta all’origine non si fa alcun cenno 🤔
E in effetti, darebbe tutto un altro sapore…
[No, non di pesca 😁😅 LOL . Ci ho impiegato qualche oretta a capire… Mentre piovevano battutine e vignette da WhatsApp… E poi tu che citi la stessa cosa… E io “ma cosa vogliono dire tutti quanti sulle pesche dell’Esselunga??” 😂 . Ho dovuto rivolgermi a Google. Il quale informa di un intervento perfino del/della Pres. Meloni e di tutte le schiere politiche su uno spot pubblicitario 😳 Però, dai, ricerca google non del tutto vana: bello quel dipinto di Maria e Gesù con le pesche 🥰 ]
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Lucia Graziano
😂🙈
Io detesto pretendere parte alle polemiche social, e mi sono ritrovata a -12 ore dalla data di uscita di ‘sto post (scritto da tempo) con tutto il web, il mondo e le schiere politiche che parlavano di divorzio… ma mannaggia all’Esselunga per il tempismo 😂
Venendo alla storiella dietro alla devozione: ma vero? Allora anche tu mi confermi che è oggettivamente poco conosciuta: non è una mia impressione, viene davvero raccontata poco nei vari libretti sulla devozione. Chissà perché. Io la trovo un addendum interessante che dà molto più significato all’intera vicenda. L’immagine di Maria con ‘sta corda annodata in mano, in sé e per sé… meh: non dico che sia brutta eh, ma secondo me acquisisce un significato molto più profondo se conosci i retroscena, ecco 🙂
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Francesca
Eh… Mi sa che qui bisogna lasciar perdere per un attimo il politically correct e… Pensar “male”. Cioè, non malissimo, dai 😂 Tuttavia ammettere due possibili motivazioni del “taglio” della vicenda nella nostra epoca:
1) non c’è tanta gente interessata alle storie con radici… come dire… “articolate” e “da approfondire” per un tempo che supera i 3 minuti di attenzione?
2) tra Maria che scioglie “tutti i nodi” e Maria che scioglie “solo nodi coniugali”… Vince la prima perché si prevede che abbia più… ehm… Mercato?
Vabbé… L’ho detto. Ma spero di sbagliarmi 😭
P.s. l’altra devozione diffusa da Papa Francesco è Giuseppe dormiente versione statuetta da tavolo… E adesso mi hai fatto pensare che pure quella chissà la storia che ci sta dietro – ok biblica, ma ci sarà stato qualcuno che ha creato la particolare devozione con la statuetta alla quale affidare bigliettini con la propria preghiera notturna… (mi pare che funzioni così 🤔 e in effetti apprezzo quella storia, quell’approccio all’intercessione di San Giuseppe)
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Francesca
Argomento interfaccia: per fortuna io mi sono ritrovata già loggata… (ché non sarebbe la prima volta che WordPress cambia sistema e non riesco più ad entrare)
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Lucia Graziano
Sob! Il “bello” è che proprio non dipende da me e non c’è modo per rimediare!
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Anonimo
Lucia, il tuo interessantissimo articolo è stato ripreso anche da Andrea Cionci nel contesto della Massoneria legata a questo evento della “Maria che scioglie i nodi”: https://www.youtube.com/watch?v=5dUw2qSXt7E
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Lucia Graziano
Oh boia! 😂
Grazie della segnalazione, non lo sapevo!
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