Le fake news sono ormai all’ordine del giorno, e quelle di matrice storica non fanno eccezione. Anzi: riguardo i secoli passati, è tutto un fiorire di leggende nere e semplici convinzioni errate, sedimentatesi col passar del tempo e ormai date per certe.
E se anche noi ci imbattessimo in una di queste bufale? Saremmo in grado di riconoscerla? Esistono dei campanelli d’allarme che dovrebbero quantomeno metterci sull’attenti?
Io ne ho individuati cinque, partendo dalle osservazioni proposte da Giuseppe Sergi nel suo La rilettura odierna della società medievale: i miti sopravvissuti, tratta dagli atti atti del convegno “Medioevo reale medioevo immaginario” (Torino 26-27 maggio 2000).
1. Questa ricostruzione semplifica concetti che diversamente sarebbe difficile spiegare?
Esempio portato da Sergi: la piramide feudale del Medioevo.
Presente? Questa:

Benissimo, non è mai esistita.
Il feudalesimo medievale era una cosa molto più complessa di quella che ci insegnano sui libri di scuola. Ad esempio, un uomo poteva essere vassallo di più signori feudali contemporaneamente (ed erano per lui cavoli amari, quando i due signori si dichiaravano guerra). In teoria, un cavaliere poteva anche essere vassallo del signor Caio ed essere contemporaneamente signore feudale di altri vassalli a lui sottoposti (diventando, allo stesso tempo, sottoposto e parigrado del suo signore). E comunque, ai rapporti feudali, si affiancavano in età medievale rapporti di parentela, eredità e vincoli spirituali, talora non meno importanti e vincolanti del rapporto vassallo/signore.
E quindi, perché a scuola continuano a insegnarci la panzana della piramide feudale?
Beh, perché è una semplificazione molto utile.
Vallo a spiegare, a un bambino di undici anni, questo complesso equilibrio di poteri. È così facile e rassicurante, ricorrere a semplificazioni tutto sommato innocue che risparmiano agli studenti così tanti grattacapi…
In fin dei conti, i pochi eletti che vorranno dedicarsi al Medioevo per professione faranno sempre in tempo a mettere i “puntini sulle I” all’università. Fino ad allora… che male c’è?
Pescando dai miei archivi una Storia di cui ho già parlato io: il mito per cui, durante i secoli della caccia alle streghe, erano accusate di stregoneria solamente le donne giovani, sole, prive di protezione da parte dei mariti, e magari un po’ anticonformiste.
Vallo a spiegare, che almeno un 30% degli accusati era composto da maschi ricchi e potenti, alcuni dei quali praticavano per davvero rituali magici. (E che il grosso della caccia alle streghe non si svolge nel Medioevo).
2. Questa ricostruzione ci aiuta a credere che noi viviamo in un mondo migliore?
È così bello leggere un romanzo ambientato nel passato e pensare “certo che noi siamo un sacco evoluti rispetto a ‘sti bifolchi!”. Su questo tema, gioca persino un gustoso libretto eloquentemente titolato Mai stati meglio!: “basta scorrere i secoli passati”, recita la quarta di copertina, “per capire stiamo vivendo uno dei momenti più positivi, confortevoli e ricchi di opportunità dall’apparizione dell’uomo sulla Terra”.

Non mentiamo: illuderci che l’umanità sia destinata a un graduale e inesorabile progresso è un consolante auto-convincimento, di cui sentiamo drammaticamente il bisogno tutte le volte che, guardando il telegiornale, ci si stringe il cuore al pensiero del mondo che stiamo lasciano ai nostri figli.
Sennonché, a volte, questo nostro atteggiamento genera delle bizzarre fake news dalla singolare persistenza.
Un esempio tra i tanti?
Cito quello che proponge Sergi: lo ius primae noctis.
Non è mai esistito, in nessun luogo e in nessun momento, un cavillo che consentisse al potente di turno di portarsi legalmente a letto le donne prossime al matrimonio. E non ci risulta neppure che fosse particolarmente diffusa l’abitudine di fare la cosa illegalmente. Non si faceva e basta.
Lo ius primae noctis è un’invenzione bella e buona (cfr. punto 4)… che però si è impressa nell’immaginario collettivo in maniera particolarmente tenace.
Perché?
Perché, oh: è così confortante pensare che certe cose che una volta erano all’ordine del giorno, adesso sarebbero impensabili – grazie a Dio. Ma allora, è solo questione di tempo: verrà (presto?) il giorno in cui le tante ingiustizie che oggi ci affliggono saranno guardate con orrore dai nostri discendenti. E allora sì che esisterà un mondo migliore!
Come osserva Sergi, qui
agisce l’idea di un progresso lineare e permanente della storia: un’idea tanto spontanea quanto politicamente strumentalizzata, in ogni caso falsificante e dannosa per l’uso sociale della storia.
Pescando dai miei archivi una Storia di cui ho già parlato io: avete presente la radicata convinzione secondo cui, nel passato, la gente non si lavava per mesi e anni, e dunque andava in giro tutta sozza e puzzolente? Ne parlavamo tempo fa, e avevamo visto assieme che non è che fosse proprio vero: c’è stato sì un periodo della Storia umana in cui i bagni frequenti erano considerati pericolosi per la salute… ma, fortunatamente, è stata solo una moda transitoria, non un diktat millenario. E comunque, anche allora ci si puliva in altro modo.
3. Per contro: questa ricostruzione trasforma il nostro passato in un affascinante romanzo fantasy più avvincente di Game of Thrones?
Sergi porta un esempio classico: i Templari, poveri cristiani.
Non si capisce per quale arcano mistero un ordine cavalleresco la cui Storia è stata studiata e ristudiata fino allo sfinimento debba solleticare così tanto le fantasie dell’Italiano-medio, spingendolo a immaginare improbabili segreti irrisolti. Il fatto gli è che, come scrive Sergi,
il medioevo nella cultura europea occidentale serve a regalare la dimensione dell’esotico senza troppo allontanarsi nello spazio, ma andando indietro nel tempo.
È così affascinante pensare a quando nel Medioevo i cavalieri cercavano per davvero (?) il Sacro Graal.
È così bello immaginare un mondo in cui la vita scorreva ordinata secondo i dettami di Santa Madre Chiesa, i rapporti tra sessi erano improntati a quel romanticismo à la Jane Austin che è tipico (?) dell’amor cortese e la vita era più onesta, più sana, più solidale.
Pescando dai miei archivi una Storia di cui ho già parlato io: alzi la mano chi non ha l’idea che nel Medioevo gli ecclesiastici fossero tutti arcigni e austeri, i fedeli laici intimoriti e contegnosi e che le liturgie di un tempo fossero quanto di più vicino al mondo a tutto ciò che è sacro.
Ecco: nel Medioevo, i preti razzontavano barzellette zozze dall’altare durante la Veglia di Pasqua per suscitare il riso nei fedeli, manco fossimo a Zelig…
4. Questa ricostruzione è un’arma ideologica a sostegno di una certa tesi?
A questo punto, si potrebbero elencare tante “leggende nere” sulla Storia della Chiesa. Sergi, invece, torna sullo ius primae noctis, e così, ubbidiente, faccio anch’io.
È da fine ‘800 che, con argomenti inoppugnabili, la storiografia smentisce il mito dello ius primae noctis.
Ma queste autorevoli messe a punto hanno scarsa efficacia anche quando sono scritte con stile accattivante, in libri di editori importanti e di larga circolazione. […] La cultura di massa su alcuni temi non si limita solo a non recepire, non vuole proprio ascoltare, si comporta come i bambini quando si tappano le orecchie con le mani ed emettono suoni per non essere raggiunti da parole non gradite. Perché? Perché non si vuol perdere, a causa della ‘storia’, un frammento di ‘memoria’ che ha una funzione culturale e sociale. In questo caso la funzione è quella di valorizzare l’attitudine delle comunità locali di contrapporsi al potere: le comunità nobilitano con l’eroismo popolare le proprie tradizioni.
In una temperie ideologica in cui il messaggio da far passare alle masse è: “bisogna combattere il sistema”… beh: questi miti su base storica possono costituire un valido aiuto! E infatti, di questi miti si fece largo uso: li sfruttarono i Protestanti quando dovettero criticare la Chiesa di Roma; li sfruttarono gli Illuministi per promuovere una rivoluzione culturale… e potrei citare mille altri casi ancora.
Pescando dai miei archivi una Storia di cui ho già parlato io: l’anno scorso m’è capitato di essere definita su Facebook “una revisionista da quattro soldi”, a causa di un articolo in cui spiegavo che la terribile strage di operaie tenutasi l’8 marzo di un anno non precisato semplicemente non c’è mai stata, fortunatamente per le operaie.
Eppure, se lo dici, non ci crede nessuno, (comprensibilmente), anche perché qui scivoliamo per direttissima nel punto…
5. Questa ricostruzione ci culla nelle nostre rassicuranti convinzioni?
Chiudete gli occhi e immaginate un castello medievale: l’idea platonica di tutti i castelli medievali. Poi tornate qui.
Fatto?
Scommetto che avete immaginato qualcosa sulle linee di:

e che sarete probabilmente un po’ spiazzati nello scoprire che, per buona parte del Medioevo, i castelli sono stati semmai più simili a questo:

Per dirla con Sergi,
è difficile convincere studenti e interlocutori che i castelli medievali tipici non sono quelli del tardo medioevo, ed è difficile perché sono per lo più castelli tre-quattrocenteschi a essere ancora in piedi. […] Risulta sempre arduo allontanare l’immagine del tipico castello valdostano e sostituirvi quella di un villaggio fortificato, o di recinti di legno e pietra.
Altro esempio ancor più visibile: i convincimenti popolari sull’evoluzione dei modelli familiari nel corso della Storia.
La tipica famiglia rurale del medioevo era una “two generations family”, con padri e figli e basta, cioè nucleare come oggi. Ebbene, nessuna persona, anche di cultura, lo immagina: perché le famiglie rurali successive alla rivoluzione industriale erano patriarcali, [con] convivenze larghissime
quindi, ci viene spontaneo ritenere che le famiglie allargate siano sempre state la norma. Ma siamo vittime di quella che Sergi definisce “deformazione prospettica”: per cui diamo scontato che tutto ciò che noi conosciamo circa il passato recente debba a maggior ragione applicarsi anche a tutte le epoche passate. Il che, non è affatto vero!
Pescando dai miei archivi una Storia di cui ho già parlato io: vallo a spiegare, alle nonnette attaccate alla tradizione, che il “classico” matrimonio col vestito bianco, il pranzo luculliano e il viaggio di nozze da sogno non è “tradizionale” proprio per niente ed è anzi un’invenzione recente. Eppure lo sanno tutti che, da che è mondo è mondo, si è sempre fatto così!
marinz
Bentornata… per ora non ho fake news dal passato ma se me ne viene in mente qualcuna verrò a commentare 🙂
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ago86
Il mio professore universitario di storia medievale un giorno scherzò sulla “piramide feudale” dicendo “c’erano vassalli, valvassori, valvassini. Poi abbiamo finito i termini e abbiamo messo il popolo” 😀
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Berlicche
Ad essere sincero, passando in rassegna le idee alla moda, è più difficile trovare realtà che fake…quasi ogni generalizzazione che conosco non regge alla prova dei fatti e della realtà. Come ho fratto notare una volta, quale teoria scientifica completamente confermata nella sua forma priimitiva conoscete che sia più vecchia di un secolo?
Spererei anche questa che sto dicendo, ma…
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mariluf
Bentornata! Sempre piacevole e istruttivo leggerti. Se mi viene in mente qualcosa, te lo comunico. Buon proseguimento!
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alegenoa
Bellissima l’immagine scelta per la testata.
Però il singolare di news non esiste… 😛
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zimisce
Ciao Lucyette. Ho letto questo post dopo molto tempo che non entravo nel blog e c’è giusto una questione di storia e santità che in questi giorni mi ha dato da pensare e potrei sottoporti. E anzi sono entrato proprio perché continuavo a pensare “cavoli, vorrei proprio sapere cosa direbbe quella Lucyette sull’argomento”. Mi sembra proprio il tipo di storia che potrebbe interessarti, quindi colgo la palla al balzo.
Sarà un commento un po’ lungo e chiedo scusa, ma la sospetta “fake news” sono in realtà due incapsulata l’una dentro l’altra. Ma quella su cui più di tutte vorrei un parere è l’ultima.
Il contesto è la triste storia di Ipazia di Alessandria. L’altro giorno ho preso in biblioteca un testo abbastanza recente, più o meno contemporaneo all’uscita del film “agorà”, scritto da una bizantinista. È un volume molto serio, pieno di fonti, e non solo vengono discusse le fonti antiche (che sono solo 4/5) ma l’autrice analizza anche il riflesso che questa figura ha avuto nella cultura europea fin dalla sua riscoperta.
Ora, non racconterò la storia che è risaputa. Il punto interessante arriva con le interpretazioni moderne del personaggio. Soprattutto l’autrice racconta di una difesa ostinata da parte di autori cattolici di San Cirillo di Alessandria e questo mi pare ben documentato. Non tanto, credo, in quanto santo della Chiesa (a quell’epoca non c’era un vero e proprio processo di beatificazione e comunque la Chiesa di Alessandria era completamente indipendente da Roma). Credo piuttpsto che sia avvenuto perché la “santità pagana” di Ipazia era cavalcata da chiunque sostenesse che qualsiasi potere ecclesiale è necessariamente nefando e violento, fossero questi protestanti o illuministi. Tuttavia, documenti alla mano, anche l’unica fonte cristiana sull’episodio, tale Socrate Scolastico, dice che San Cirillo era un prepotente e un ambizioso. Per cui i suoi difensori se la cavano dicendo che Socrate è prevenuto e fazioso, perché è un esponente della Chiesa di Costantinopoli che al tempo era in contrasto dottrinale con quella di Alessandria.
La questione dei contrasti teologici del tempo le lascerei perdere, ma ciò che mi lascia perplesso (notizia sospetta n° 1) è questo:
<< Non è, del resto, come abbiamo visto, né il medioevo né la controriforma, ma il cattolicesimo ottocentesco a promuovere Cirillo dottore della Chiesa. Il titolo di Doctor Incarnationis gli verrà conferito nel 1882, quasi millecinquecento anni dopo il suo increscioso episcopato, da Leone XIII, ‘un papa ossessionato dal nuovo paganesimo rappresentato dalla massoneria’ come è stato scritto [ma da chi?, nota mia], ‘e dai liberali mangiapreti che dominavano nella Roma dei suoi tempi.’>>
Insomma, si insinua che per fare un dispetto ai neopagani il papa abbia “promosso” un santo che invece di santo avrebbe poco. È un’interpretazione plausibile?
Notizia sospetta n° 2.
Santa Caterina di Alessandria. Ad un certo punto del libro viene riportata questa teoria: dato che l’episodio e il personaggio di Ipazia è materiale ottimo per un martiriologio, se non fosse per il “dettaglio” delle parti invertite, e siccome, così scrive l’autrice, su Santa Caterina di Alessandria, supposta vergine del IV secolo bella e colta, non si ha alcuna notizia prima del IX secolo, non sarà che la devozione popolare della Chiesa alessandrina ha furbescamente e inpunitamente ripreso la storia di Ipazia per inventarsi un suo “doppio” da santificare?
Quindi, mi chiedo, non c’è nulla che possa smentire questa teoria? Una santa così famosa, senza la quale non avremmo tante sante Caterine nostrane, nient’altro che un’invenzione che insulta la memoria della persona reale?
Notizia sospetta n° 3.
Prosegue l’autrice, sulla questione di Santa Caterina:
“I dubbi sono stati tali e tanti da indurre papa Paolo VI, nel 1969, a escludere la santa dal calendario liturgico della chiesa cattolica; vi sarà reinsediata solo – significativamente – da Benedetto XVI.”
Intanto sottolineerei quel “significativamente”. Questa notizia si avvicina un po’ al caso 4 del tuo post: questa ricostruzione sostiene troppo bene la tesi di un Benedetto XVI retrograde che vuole riportare la Chiesa al suo passato oscurantista. E poi, Paolo VI avrebbe tolto Santa Caterina dal calendario? Finora so di un solo santo di è stata tolta la memoria, quel bambino di Trento suppostamente martirizzato da Ebrei (e lo so tramite questo blog). In quel caso le prove dell’assenza di martirio erano concrete. Ma Santa Caterina?
Boh, resto perplesso.
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zimisce
Ho scritto due ma sono tre 🙂
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zimisce
E ho anche fatto confusione con il corsivo, sorry
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blogdibarbara
Io ho scoperto da non moltissimo tempo che non è mai esistita la cintura di castità. Che in effetti, a rifletterci un momento, è semplicemente assurda: ti immagini che dalla notte d’addio la moglie rimane incinta e poi è chiusa dentro quella gabbia?!
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ago86
Ma poi come si potrebbe andare in bagno con addosso una cosa del genere? 😉
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blogdibarbara
Naturalmente sarebbe stato previsto un foro per le fuoriuscite sia quotidiane – di entrambi i generi – che mensili, ma non sufficiente per gli ingressi, e quindi meno che mai per il passaggio di un figlio. Solo che, appunto, è una leggenda fabbricata nel diciannovesimo secolo.
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Lucia
Più che il problema dell’andare in bagno (per cui era stato previsto il foro – almeno, nelle false ricostruzioni delle cinture di castità) e più che il problema del ritrovarsi incinta chiusa della cintura (LOL! Problema reale, non ci avevo mai pensato, ma… è vero, LOL!), secondo me l’insensatezza più grande riguarda la questione igienica.
Passi, avere il buco per andare in bagno, e passi anche il fatto che nel medioevo non avessero le stesse abitudini igieniche nostre. Però, a star chiusi per mesi o anni (magari anche più d’uno) in un coso che ti permette sì di andare in bagno, ma non di pulirti (anche solo dal sudore)… brr!
Al posto del marito, al ritorno, tanto valeva buttar via la chiave XD
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