Quale santo a cui votarsi, quando arriva il terremoto?

Per quel noto detto in base a cui “più siamo e meglio è”, c’è un buon numero di aureolati che, a quanto assicura la tradizione, sono in grado di intercedere per noi nel momento in cui la terra inizia a tremare. Qui, una rapida rassegna dei principali, a partire da colui che per primo fu invocato a protezione dalle scosse sismiche:

Sant’Ilarione di Gaza

Dopo averci perso diec’anni di vita, perché anche i santi sono esseri umani, sant’Ilarione sembrava determinato a restarsene chiuso nel suo eremo e a continuare a farsi i fatti suoi come sempre, grazie tante. Il terremoto violentissimo che s’era abbattuto Dubrovnik in quel lontano 21 luglio 365 era stato qualcosa di veramente terrificante (la scossa sismica fu avvertita in buona parte del bacino mediterraneo; gli esperti la ritengono una delle più violente che siano mai state descritte a memoria d’uomo)… ma, grazie al cielo, la terra aveva smesso di agitarsi e la spelonca che Ilarione aveva eletto a suo eremo non sembrava avere alcuna intenzione di crollargli in testa.

Quindi, fosse stato per lui, il nostro amico sarebbe serenamente andato avanti con le sue normali incombenze per la giornata, se non fosse stato per quel gruppetto di fissati che si presentò davanti al suo eremo strepitando e implorandolo di uscire immediatamente da quel luogo chiuso: è noto a tutti che le scosse di terremoto si susseguono l’un l’altra, e l’intera popolazione di Dubrovnik s’era messa in salvo correndo sulla spiaggia, dove non v’erano strutture che potessero cader loro in testa. Il sant’uomo doveva raggiungerli assolutamente, e mettersi in salvo: nessuno avrebbe potuto perdonarsi, se gli fosse successo qualcosa!

Tanto dissero e tanto fecero, che un riottoso sant’Ilarione si rassegnò a seguire sulla spiaggia quegli invasati: un’idea singolarmente infelice, visto che, non appena arrivò sulla battigia trovò ad accoglierlo della gente che urlava terrorizzata. Il mare, che prima s’era ritirato per effetto del terremoto, si stava adesso sollevando in quello che era uno tsnunami in piena regola.

Probabilmente tirando un sacco d’accidenti mentali a quegli sciagurati che l’avevano trascinato nel mezzo della catastrofe, Ilarione non perse tempo e si inginocchiò sulla spiaggia tracciando tre grossi croci sulla sabbia. Poi stese le braccia puntando i palmi delle mani verso il mare, e (miracolo!), le onde si fermarono di fronte a quel gesto, cristallizzandosi in un muro d’acqua che pian piano s’abbassò fino ad appiattirsi del tutto. Le più drammatiche conseguenze del sisma erano state scongiurante, e la città di Dubrovnik si salvò da una seconda catastrofe: il prodigio compiuto da Ilarione fu narrato con grande pathos da san Girolamo, e la notevole popolarità dell’agiografo contribuì a dare grande eco al resoconto del miracolo. Per buona parte del Medioevo, fu proprio Ilarione il santo a cui ci si votò quando la terra iniziava a scuotersi.

San Filippo Neri

Oggigiorno, il santo romano viene ricordato per tante belle cose, ma ben di rado viene associato alle catastrofi sismiche. In effetti, il nostro amico era già morto, sepolto e canonizzato nel momento in cui per la prima volta fu tracciata una connessione tra lui e i terremoti: tutto accadde all’improvviso il 5 giugno 1688, quando il terremoto del Sannio rase al suolo una buona parte della provincia di Benevento. Tra coloro i quali furono danneggiati direttamente dalla scossa vi fu anche il cardinale Pier Francesco Orsini: il prelato, che si trovava in quel momento all’interno del suo palazzo di Benevento, se lo vide crollare addosso senza avere alcuna chance di mettersi in salvo. Fu estratto vivo dalle macerie qualche tempo più tardi, dopo aver vissuto momenti da incubo in quella che gli parve doversi trasformare nella sua tomba; la cosa che più lo sconvolse fu il venire a sapere che la persona con cui stava chiacchierando al momento della scossa, e che si trovava sì e no a mezzo metro da lui in quel momento fatale, era stata trovata morta a pochi centimetri di distanza, travolta da un macigno che non gli aveva dato scampo.

Comprensibilmente, il religioso si considerò un miracolato e non ebbe grossi dubbi sull’identità del santo a cui attribuire quel prodigio: era senza dubbio san Filippo Neri, per il quale lui aveva sempre nutrito una speciale devozione e a cui si era votato in quelle ore di attesa e angoscia che aveva trascorso sotto le macerie. Non appena diventato papa (1724), ebbe cura di dare ampia diffusione alla venerazione di san Filippo nell’accezione di patrono contro i terremoti – una venerazione che, fra l’altro, aveva già avuto ampio modo di diffondersi anche prima di questo endorsement pontificio. Il modo in cui san Filippo avesse protetto un cardinale in occasione del terremoto del 1688 aveva già cominciato a circolare di bocca in bocca quando, nel 1703, una violentissima scossa sismica rase al suolo L’Aquila e molti centri circostanti. Pure Norcia fu colpita, e si trasformò in un cumulo di macerie anche il locale convento degli Oratoriani, la congregazione religiosa fondata da san Filippo. Si temeva una strage: e invece tutti i religiosi furono estratti dalle macerie, non solamente vivi e vegeti, ma quasi del tutto illesi. E a fronte d’un simile prodigio, chi mai avrebbe potuto dubitare della potenza del santo educatore?

San Francesco Borgia

Santo educatore fu anche Francesco Borgia, un religioso dal nome scomodo (era il pronipote di papa Alessandro) ma dalla spiritualità spiccata. Politico in carriera, marito felice, padre di famiglia, attorno ai trent’anni andò incontro a quella che mi permetterei rispettosamente di definire una crisi di mezza età un po’ anticipata e che vide nascere in lui un accresciuto fervore religioso (non credo avrebbe senso parlare di “conversione” per un soggetto che era cattolico già da principio). Qualche anno dopo, il nostro amico rimase vedovo e non ebbe troppi problemi nell’assicurare ai suoi figli un futuro sereno: a quel punto, s’accostò ai Gesuiti e fu ordinato sacerdote.

Morì nel 1572 e fu beatificato nel 1624, senza aver mai avuto a che fare con i terremoti per tutto il corso della sua vita, per sua gran fortuna. Come nel caso di san Filippo Neri, la sua associazione con le scosse sismiche è tardiva: leggenda narra che il 26 giugno 1627, in un collegio di Gesuiti sito a Nuova Granada (Colombia), un quadro di Francesco Borgia cominciò a essudare liquido di fronte agli occhi costernati d’un buon numero di presenti. Spaventati da quel fenomeno, che ritenevano segno di sventura, molti scelsero d’abbandonare l’edificio in cui si trovavano (già da qualche giorno, infatti, si susseguivano piccole scosse sismiche che avevano impensierito molti): di lì a poco, una scossa violentissima fece tremare tutta la città provocando danni, feriti e morti. Non v’era dubbio che san Francesco Borgia avesse voluto mandare un cenno ai suoi figli prediletti per permettere loro, generosamente, di mettersi in salvo!

Un resoconto del miracolo fu prontamente inviato a Roma per accelerare il processo di canonizzazione, ma per qualche tempo la venerazione “in chiave antisismica” di san Francesco restò legata alle sole comunità di Gesuiti. Ebbe però un improvviso boom di popolarità nel 1755 quando un violentissimo terremoto mise in ginocchio la città di Lisbona, dove di Gesuiti ce n’erano parecchi: i religiosi non persero tempo nel raccontare in ogni dove il miracolo di san Francesco, cosa che si dimostrò non priva d’una certa efficacia. Se non altro, diede grande conforto alla popolazione terrorizzata, che temeva che altre scosse dovessero seguire quella, distruttiva, che avevano già sperimentato. Entro pochi mesi, le diocesi del Portogallo indicavano ufficialmente Francesco Borgia come il santo da da invocarsi contro i terremoti.

Sant’Emidio d’Ascoli

Sant’Emidio fu vescovo di Ascoli Piceno durante l’età delle persecuzioni anticristiane: rifiutatosi di sacrificare agli dèi pagani, fu martirizzato nell’anno 303. Fin qui tutto bene; e la nostra storia prende una piega incoraggiante nel momento in cui diciamo che, effettivamente, Emidio ha avuto molto a che fare coi terremoti quand’era in vita. Il problema è che lui era noto per causarli: le sue agiografie riportano che, almeno tre occasioni (a Treviri, a Pitino e poi proprio ad Ascoli) il santo evangelizzatore stese le sue mani scatenando delle violente scosse che rasero al suolo templi e idoli pagani, in una eloquente dimostrazione di supremazia.

Alla gente del tempo, parve ragionevole pensare che, se un santo ha il potere di scatenare terremoti, presumibilmente sarà anche in grado di fermarli: sicché, fin da epoche remote, i cittadini di Ascoli Piceno cominciarono ad affidarsi al loro vescovo ogni qualvolta che la terra s’agitava. Abbiamo evidenze storiche di come il popolo si votò a sant’Emidio nell’800, nel 1116, nel 1300 e nel 1456, riscontrando in effetti buoni risultati: in ognuno di quei casi, la terra tremò ma senza che gli edifici di Ascoli avessero a riportare gravi danni. Ma l’evento di gran lunga più eclatante fu quello che si verificò il 14 gennaio 1703, quando la brava gente fu buttata giù dal letto nel cuore della notte da quella stessa scossa che, qualche chilometro più in là, riduceva in macerie il convento degli Oratoriani di Norcia, miracolati da san Filippo Neri.

Con buona pace di san Filippo, i Piceni ebbero pochi dubbi nel dover scegliere un santo a cui votarsi: si affidarono alla protezione del loro patrono Emidio, organizzando una solenne processione durante la quale una reliquia del vescovo attraversò benedicente tutte le vie della città. Col senno di poi, il risultato parve strabiliante: nelle settimane immediatamente successive, altre due scosse violentissime fecero tremare la terra tutt’intorno, provocando danni ingenti a numerose città. Ma Ascoli, miracolosamente, fu risparmiata da quella furia, limitandosi a riportare danne lievi se non lievissimi: e un successo così eclatante non poteva passare inosservato. In breve tempo, la fama di sant’Emidio crebbe esponenzialmente e finì per scalzare quella di tutti gli altri santi patroni contro i terremoti. Nell’Ottocento, gli immigrati Italiani contribuirono a diffonderne la venerazione anche negli Stati Uniti; e fu un papa di tutto rispetto a cementare in tutto il mondo l’immagine del santo come patrono contro i terremoti.

Non tutti sanno che Mercalli (sì, quello che diede il nome alla scala) fu anche sacerdote; e forse è ancor più ristretto il numero di chi sa che il sismologo fu prima insegnante, e poi grande amico, di papa Pio XI (+1939), che per un po’ gli fece anche da assistente. E fu proprio il più celebre alunno di Mercalli a proclamare sant’Emidio d’Ascoli celeste patrono di tutti i sismologi.

Se poi il santo protegga anche dai terremoti: beh, su questo, il papa non volle sbilanciarsi troppo. Ma i suoi devoti hanno ben pochi dubbi, in merito!

19 risposte a "Quale santo a cui votarsi, quando arriva il terremoto?"

  1. Pingback: Un martirio non convenzionale – Una penna spuntata

  2. ac-comandante

    Un terremoto in Dalmazia il 21/7/365? Pare che in realtà fosse a Creta: https://en.wikipedia.org/wiki/365_Crete_earthquake

    Il terremoto di Lisbona del 1755 avvenne il giorno di Ognissanti… santi c’erano tutti ma è stato devastante! Pare che lì sia stata anche invocata la Madonna Stella Maris (credibile, visto che il Portogallo era paese a vocazione marittima). Vista l’epoca (illuminismo), quello di Lisbona fu il primo terremoto ad essere stato studiato in occidente.

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    1. Lucia Graziano

      Sì, il terremoto del 365 è sempre quello, ma fu talmente forte (si stima una magnitudo superiore all’8) che molti autori dell’epoca sembrano concordare nel dire che fu un terremoto “universale”, per citare la definizione che ne diedero più volte, che (a detta loro) si avvertì in buona parte del bacino mediterraneo. Ovviamente è possibile che esagerino, o che agiografie scritte a posteriori (come in questo caso) riportino il terremoto anche in aree dove in realtà non c’era stato affatto o era stato avvertito a malapena. Cioè, è tutto da prendere cum grano salis come si suol dire.

      Però sembra abbastanza acclarato che il terremoto abbia causato crolli (crolli eh, non solo spavento) fin in Sicilia (che non è proprio dietro l’angolo rispetto a Creta), quindi dovette essere davvero un evento di portata catastrofica…

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      1. ac-comandante

        Beh, il terremoto di Lisbona del 1755 fu avvertito fino a Venezia almeno, e il suo epicentro era ancora 200 km a sudovest della capitale portoghese. Infatti è stimato di magnitudo fra 8,5 e 8,7.

        Il terremoto “universale” (circa stessa magnitudo) provocò anche lui un maremoto da paura, navi scagliate a 3 km all’interno (beh, erano leggerine a quei tempi!).

        Pur che sono di Trieste, ma oggi abito a Monfalcone, e Trieste è (forse “era”? Il porto lavora al 20% della potenzialità) città marittima, non ho mai sentito definire la Madonna “stella del mare”, anche se la sua associazione col mare in zona non era ignota (ma te lo dirò al caso dopo): questo culto e questo attributo a quando risale?

        Pura curiosità, visto che ho trovato sollievo spirituale nei “cinque sola” della Riforma, causa certi personaggi che te li raccomando… solo se hai alla cintura una 44 magnum!

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        1. Francesca

          Ciao, mi intrometto per fornirti un paio di link MOLTO generici (e brevi) che danno un’idea dell’origine e antichità del nome Stella Maris attribuito a Maria. Interessante in particolare la storia di un errore di trascrizione (vedi primo link) che non so se sia effettivamente confermato come dato storico… Però è interessante

          https://it.m.wikipedia.org/wiki/Stella_Maris

          il secondo link invece attesta l’esistenza del nome che entra già come tale nel seguente inno antico (me lo ricordavo perché mi piace parecchio personalmente questo inno)

          https://it.m.wikipedia.org/wiki/Alma_Redemptoris_Mater

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          1. Anonimo

            mi intrometto anche io per citare un altro inno: “ave maris stella”…a mio parere bellissimo e con alcune immagini in comune con l’ inno che hai citato tu. L’ argomento Stella Maris mi interessa moltissimo ma fatico a trovare informazioni…

            elena

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          2. Francesca

            @Elena. Se ricordo bene, Lucia ha un rapporto speciale con l’Apostolato del Mare… Quindi, tanto per cambiare, contiamo su di lei per info specialistiche, specializzate e speciali 😇😁

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  3. Anonimo

    “Durante la vita, ed ancor più dopo la morte, si attribuirono alla Calafato vari miracoli. I messinesi la venerarono come protettrice della loro città, specialmente contro i terremoti”.

    Fonte: Santi e beati.

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    1. Lucia Graziano

      Uh grazie mille!
      Credo però sia stata una venerazione solo locale, come spesso capita quando c’è verso un santo una devozione particolare in un certo luogo e quindi ovviamente tutti i popolani pregano lui per ogni tipo di bisogno. O almeno, non l’ho mai trovata citata come patrona contro i terremoti *in senso generale*, con una venerazione che fosse diffusa (in tal senso) in tutta Italia 🙂

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  4. Anonimo

    Fuori tema: visto che hai trattato di San Filippo Neri (romano acquisito e patrono di Roma), si trova qualcosa nel tuo diario sui patroni di Roma e sulla loro proclamazione a patroni dell’Urbe? Non tanto per San Pietro e Paolo, per cui sarebbe difficile trovare qualche riferimento storico papale – immagino -, quanto per San Sebastiano, Santa Francesca Romana e San Filippo Neri.

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  5. Anonimo

    Se mi trovassi in un terremoto dovrei fare una scelta fra queste proposte. Penso che opterei per San Francesco Borgia: sono di famiglia napoletana e san Francesco Borgia era di famiglia catalana, che pertanto era stata in precedenza parte del regno d’Aragona (di cui Napoli per un certo periodo è stata anche la capitale, intesa come sede del Re). Penso di avere una buona entratura.

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    1. Lucia Graziano

      Io ormai aderisco alla mia consueta linea di pensiero per cui è conveniente affidarsi ai santi più sconosciuti del martirologio: non li prega nessuno quindi hanno poco lavoro da smaltire ergo hanno maggiori chances di darti retta 😂

      (Ovviamente scherzo eh!)

      Quindi, per me, Ilarione tutta la vita 😜

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    1. Lucia Graziano

      Mah: nel caso di gente la cui la famiglia è già adulta e indipendente, io non vedo il problema (in fin dei conti si è sempre fatto, ed è un po’ come rimanere vedovi e risposarsi. Anzi, io credo che da figlia accetterei con molta più serenità questo scenario rispetto a un secondo matrimonio).

      La cosa che è veramente disturbante è che a volte ti imbatti in personaggi (canonizzati) che hanno fatto questa scelta quando i figli erano ancora davvero molto giovani, e ok che una volta si diventava adulti prima e probabilmente si avevano legami affettivi importanti con le governanti più che con i padri (nel caso di famiglie ricche come questa)… però, insomma… 😅

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      1. Anonimo

        Quel che conta nel processo di canonizzazione è l’esito della vita: anche Sant’Agostino, come saprai, aveva messo al mondo una creatura in modo del tutto non cristiano, prima di diventare addirittura vescovo.

        Aveva 17 anni quando divenne padre, 32 quando divenne cristiano (e con lui, quindicenne, divenne cristiano anche il figlio Adeodato).
        Lui e la mamma di Adeodato si separarono quando erano già a Roma, e la compagna (mai divenuta moglie) tornò a Cartagine e si fece monaca: Agostino crebbe il figlio anche da chierico, riconoscendolo come frutto del suo peccato ma anche come grande dono di Dio (come testimonia il nome che scelse per lui).

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      2. Ajeje Brazorf

        Inoltre gli stessi Dodici erano in gran parte sposati e non abbiano alcuna rassicurazione sul fatto che portarono con loro le mogli e i figli una volta divenuti Apostoli e girovaghi per il mondo. E’ probabile vista la sorte che sarebbe toccata a una donna sola con figli, se non riusciva a rimaritarsi, ma non certo.

        Ma quand’anche se li fossero portati appresso, sicuramente non potevano avere le attenzioni necessarie per le loro famiglie (anche per questo la Chiesa di Rito Latino ha scelto il celibato per i presbiteri e la Chiesa tutta il celibato per gli episcopi, sapendo quanto sai totalizzante una vita consacrata a Dio), che il loro nuovo ministero non consentiva di avere.

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        1. Lucia Graziano

          Eh, ma Adeodato era già decisamente grande (per i canoni dell’epoca) quando i genitori hanno cambiato vita e comunque Agostino ha continuato a stargli vicino (sulle mogli degli apostoli abbiamo così poche informazioni che mi astengo, nel senso che comunque non hanno mai fatto più di tanto presa sull’immaginario collettivo. Quantomeno fino al momento in cui gli sceneggiatori di The Chosen non hanno scelto di andarci giù pesante a fantasticare crisi coniugali pesanti tra san Pietro e la sua signora 😂)

          Però oggettivamente ci sono alcune storie di santi che oggi sono a dir poco problematiche in base alla sensibilità moderna. Francesco Borgia si trova vedovo con un botto di figli ancora piccoli e ciò nonostante entra subito in seminario (i superiori non a caso lo ammettono agli studi ma gli ingiungono di vivere in famiglia finché non trova una collocazione stabile per tutti i bambini); Margherita di Castello si trova ragazza madre con un figlio piccolo che nessuno dei parenti vuole prendersi in casa e non trova niente di meglio da fare che farlo entrare ancora bambino in un convento maschile mentre lei persegue la sua vocazione. Ovvio che stiamo parlando di gente che viveva in epoche molto diverse dalla nostra, in cui l’oblazione di bambini piccoli era pratica comune ed era assolutamente normale in certe fasce sociali che i figli crescessero senza un padre presente (anche perché penso che oggigiorno questi exploit si configurerebbero proprio come abbandono di minore)… però diciamo che oggigiorno penso che nessuno sceglierebbe questi personaggi per fare catechesi alle coppie di sposi che si preparano ad avere una famiglia 😜

          Certo che al di là dei tempi diversi sono comunque scelte estreme, che secondo me facevano parlare anche all’epoca (e io non condivido assolutamente la visione per cui quando uno ha figli deve poi annullarsi totalmente per loro, però ‘nsomma… anche storicamente, la maggioranza dei vedovi che abbracciava la vita religiosa aspettava che i figli fossero già nella piena adolescenza se non giovani adulti eh 😅)

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