Ormai adusa alla consuetudine (tutto sommato, comunicativamente non inefficace) di presentare i miei libri attraverso un’intervista immaginaria a uno dei personaggi storici citati al loro interno, ho pensato che non sarebbe stato male far valere anche questa volta i miei superpoteri da Autrice Plenipotenziaria. E ho deciso così di convocare al mio cospetto uno di quei tanti Inglesi che, nell’età della Riforma, avevano avuto problemi con le forze dell’ordine a causa del loro ostinato attaccamento alla festività di Halloween. Che, come forse già saprà chi mi legge, era stata abolita a norma nel 1599 perché considerata oltraggiosamente papista nel modo in cui sembrava alludere a una visione cattolica dell’Oltretomba.
Non avrebbe dovuto essere difficile, sulla carta: e non solo perché gli Autori possono notoriamente fare tutto ciò che vogliono dei personaggi dei loro libri. Il fatto stesso d’esser cattolica avrebbe dovuto conferirmi una certa dimestichezza con la necromanzia, a detta dei riformatori elisabettiani di cui sopra. Loro ne erano convintissimi (o almeno ostentavano convinzione, anche a scopo di propaganda religiosa): sostenevano che non vi fosse differenza alcuna tra una messa cattolica e i riti di magia oscura con cui i maghi evocano il demonio costringendolo ad apparire al loro cospetto (“non è forse la stessa cosa che il prete dice di poter far con Dio al momento della transustanziazione?”), e a sortilegio derubricavano anche i miracoli eclatanti che venivano attribuiti ai santi nelle agiografie medievali. Senza dubbio trucchi magici portati avanti con l’ausilio del diavolo, che aveva tutto l’interesse a confondere le masse facendole permanere nell’errore!
Si potrebbe discutere a lungo sul perché di queste affermazioni e sul reale grado di convinzione con cui venivano fatte. In minima parte, l’ho fatto, dedicando al tema un intero capitolo di Halloween, alba dell’eternità: ma mica posso spoilerarmi da sola a mezzo blog e nel post che avrebbe esattamente lo scopo di pubblicizzare il libro, no? E quindi, in questa sede, prendiamola per buona e proseguiamo con la nostra storia: ché io – facendo leva sulle considerazioni di cui sopra – mi sono illusa che non mi sarebbe stato complicato far apparire al mio cospetto uno dei personaggi del volume, per scambiare con lui due chiacchiere immaginarie a scopo promozionale. In fin dei conti è esattamente quello che fanno i cattolici, i necromanti, no?
Ecco, evidentemente no. Disgraziatamente, qualcosa è andato storto e invece di trovarmi di fronte al personaggio che avevo davvero in animo di presentarvi è andata a finire che (con due settimane di ritardo) si è materializzato di fronte a me il tipo strano col naso rotto.
E niente, a quel punto me lo son tenuto. Sicché, la mia intervista immaginaria al personaggio storico del passato dovrete immaginarvela nella sala d’attesa di un pronto soccorso, con me che faccio compagnia a uno strambo vestito da signorotto di età Tudor che si tiene premuto sul naso per non farselo gonfiare un pacchetto di gamberetti surgelati dell’Esselunga (quello avevo, in casa).
Era anche giustamente perplesso, l’infortunato di Età Tudor: “scusa, non ho capito perché dobbiamo stare qui come due cretini seduti su ‘ste sedie scomode a fissare un tabellone. Avrei anche male al naso, per dire. Preferirei tornare a casa e sdraiarmi, non si può?”.
“No. Prima devono farti una lastra”.
La cosa è sembrata disorientarlo ancora peggio; probabilmente ha pensato che all’ingresso l’avessero trovato così grave da dirottarlo direttamente da uno scalpellino per concordare i dettagli della lastra tombale. “Stampano su una sottile lastra nera un’immagine del tuo naso”, gli ho spiegato con un sospiro stanco, “e in questo modo capiscono meglio quali ossa si sono rotte esattamente. In teoria potrebbe anche farti comodo – nel caso in cui volessi denunciare quello che t’ha spaccato il naso, per dire. Come prova dei danni sostenuti”.
“Seeee”, ha fatto lui: “figurati se denuncio un vicario anglicano, io che sono un cattolico in pectore (e in città lo sanno tutti). Ho modi migliori per perdere il mio tempo”.
“Guarda: se lo denunci, vinci”.
“Ah! Ci credo proprio”.
“No, sul serio”. E non scherzavo: “anzi, sappi che l’hai effettivamente denunciato, e hai vinto. È così che ti ho conosciuto: la sentenza è rimasta agli atti e gli storici hanno trovato l’intera vicenda così buffa da citarla nei loro studi di folklore. E così ho fatto anch’io”.
“Cioè, hai parlato di me in un libro?”: era chiaro che non si aspettava questa svolta.
Ho tirato fuori una copia di Halloween, alba dell’eternità che strategicamente mi ero messa in borsa per l’occasione: “vedi? Ecco qui. Nota 156. Nella notte di Halloween nel 1563, un gruppo di «facinorosi», per citare le parole del vicario, si introdussero nella chiesetta di Holy Trinity per suonare il campanile. A nulla valsero le urla del religioso, che impose loro di smettere immediatamente; quando i campanari, in numero soverchiante, rifiutarono di smettere di fare ciò per cui erano venuti, al vicario Melchior Smith non restò che chiamare le forze dell’ordine. La loro entrata in scena riuscì effettivamente a frenare le scampanate e a disperdere i campanari nel buio della notte, ma l’iroso vicario li inseguì unitamente alle guardie armate, nella speranza di riuscire a identificarli”.
Ho sollevato gli occhi per un attimo a cercare quelli del mio accompagnatore, che mi guardava stralunato al di sopra del pacchetto di gamberetti mezzo scongelati. “Cioè, sono passato alla Storia per questa cosa?”.
“Se vuoi metterla così”. E sono andata avanti a leggere: “Ne scaturì «un inseguimento notturno, nei campi, al buio pesto, per catturare i facinorosi, dove tutti andavano a sbattere contro tutti» a citare la deposizione di Melchior Smith: un contesto nel quale Nicholas Laborne fu colpito al naso in quello che Smith continuò ostinatamente a definire un incidente casuale, motivato dalla scarsa visibilità”.
“Con che coraggio!” ha tuonato Nick. “Lo ha fatto di proposito, è stato un pestaggio con tutti i crismi!”.
“Beh, sì. T’han dato ragione anche i giudici, e in un contesto che giustamente definisci ostile. Deve esser stato piuttosto eclatante”.
“Ma quindi…”, e il pover’uomo si è illuminato tutto di entusiasmo. “Sono diventato famoso per questa cosa? Attraverso i secoli la memoria di me si è eternata come quella di un coraggioso testimone della fede che è stato pestato a sangue in odium fidei per aver difeso la santa festa di Halloween??”.
Mi sono girata a guardare il tabellone appeso in sala d’attesa, ostentando un improvviso interesse per l’avvicendarsi delle visite (avevamo ancora 19 persone davanti a noi prima che fosse il nostro turno). Sono rimasta così per un po’, e solo quando ho ritenuto che il mio silenzio fosse già di per sé una risposta eloquente ho preso il coraggio a due mani, optando per la sincerità brutale. “Mi spiace, no. La memoria di te si è eternata come quella di uno svirgolato che aveva la fissa di continuare a tutti i costi a festeggiare Halloween, e a un certo punto è andata a finire che ha preso botte. Risulti un tipo strano, non un eroe della fede. Mi spiace”.
La delusione è stata tale che Nick ha allentato la presa sul pacchetto di gamberetti, che gli è miseramente scivolato su una guancia. “Ma come, un tipo strano?? Mi ero introdotto nella parrocchia del paese per suonare le campane nella notte di Halloween! È una cosa sacra! Cattolica! È importante”.
Gli ho fatto pat-pat sul ginocchio: poveretto, mi faceva pena. “Lo so, lo pensavate in molti ai tuoi tempi. Per dirla con le parole di Ronald Hutton, che è uno dei massimi esperti sulle tradizioni calendariali inglesi, quella contro i festeggiamenti popolari della notte di Halloween fu, e cito testualmente” – sono andata a recuperare il libro – “la più lunga e più dura tra tutte le lotte che i riformatori elisabettiani abbiano dovuto sostenere contro qualsiasi tradizione ecclesiastica”.
“Beh, direi di sì”.
“Ci si è anche chiesti come mai tutta questa ostinazione. Tutto sommato stiamo parlando di Halloween, non del Corpus Domini o di qualche ricorrenza mariana di rilievo. Capisci anche tu che tutto questo attaccamento alla festa di Halloween nello specifico desta una certa curiosità a noi contemporanei”.
No, non capiva, glielo si leggeva in faccia. “Ma… è chiaro, a voi contemporanei, il motivo delle scampanate nella notte di Halloween? Le campane vengono suonate per dare il bentornato in terra alle anime purganti, che in quel giorno ottengono da Dio il permesso di tornare fra i vivi per qualche ora!”.
“Sì, che lo scopo fosse questo è cosa nota”.
“E che razza di persone saremmo, scusa, se sapendo che i nostri morti sono di ritorno sulla terra rinunciassimo a dar loro il benvenuto?”. Lo smarrimento gli vibrava nella voce, ma c’era anche qualche nota di scandalo. “Non è una fissazione, è una cosa profonda, è ciò su cui si regge tutta l’intelaiatura della comunione dei santi: vivi e defunti uniti per sempre a dispetto della morte, capaci d’aiutarsi a vicenda sì come hanno sempre fatto in vita. È ciò che differenzia noi cattolici dai riformati, porcaccia la miseria! È una cosa importante, suonare le campane quella notte! E lasciare lumini accesi alle finestre per indicare ai morti che li si sta pensando e impiattare il cibo della festa, e tutto quanto”.
L’ho guardato in silenzio per una decina di secondi abbondanti. Sarei stata tentata di chiedergli se lui ci credesse davvero, a questa storia delle anime purganti che ritornano sulla terra, ma ho prudentemente desistito: probabilmente non avrebbe avuto i mezzi per inquadrare la domanda. C’è evidenza che gli uomini del tempo guardassero alla morte attraverso categorie mentali che erano completamente diverse rispetto a quelle in uso in età contemporanea (e molto simili a quelle che ancor oggi gli antropologi riscontrano in alcune delle cosiddette società primitive). Probabilmente sì, il tragico Nick ci credeva per davvero, che nella notte del 31 ottobre l’anima purgante di su’ nonna morta tornasse sulla terra con permesso speciale dell’Onnipotente. Probabilmente ci credevano pure i preti, o quantomeno non vedevano nulla di male nel farlo credere ai fedeli (anche di questo, parlo, nel libro).
Ho dunque optato per una domanda più banale: “gli anglicani ti direbbero che questi gesti sono da ricomprendere nelle «superflue superstizioni» dei papisti di cui i morti potrebbero felicemente fare a meno. E immagino che anche tu possa concordare, o no? Per un morto, è molto più importante una messa in suffragio che una scampanata notturna o un lumicino lasciato acceso sul davanzale”.
Sembrava genuinamente spiazzato. “Vabbeh, allora anche la Vergine Maria può contentarsi delle preghiere e fare a meno dei fiori e dei pellegrinaggi. Ma non vedo perché noi cattolici dovremmo rinunciarci solo perché non piace agli anglicani: è quello che abbiamo sempre fatto, la nostra tradizione. E poi, scusa, sono cose importanti anche per i vivi. Come faccio a insegnare ai miei figli la pietà cristiana per i defunti, se io per primo non gliela mostro tra le pareti di casa?”.
Il tabellone del pronto soccorso s’è aggiornato: 18 pazienti prima del nostro turno. In uno slancio di ottimismo immotivato, ho rimesso il libro in borsa e commentato “sì, beh. Immagino poi che ci sia anche un bisogno antropologico…”
“Eh?”.
“…che ci sia anche un bisogno insito nell’uomo, nel continuare a onorare i propri defunti nello stesso modo in cui si è sempre fatto. Se già è ostico convincere la gente ad abbandonare la sua religione, penso che convincerla ad abbandonare le forme di pietà per i defunti con cui è cresciuta sia qualcosa di praticamente impossibile, se non nell’arco di qualche generazione”.
“Boh. Che ne so. Sei tu l’intellettuale”.
“Fatto sta che quando lo dici oggi la gente ti prende cretina e non ti crede, a meno che tu non gli mostri le fonti archivistiche dell’epoca. Ma ai tuoi tempi la gente era disposta anche a rischiare la vita (correndo il rischio di farsi identificare come papista) pur di difendere Halloween come festa cattolica”.
Lui mi ha gonfiato il petto lanciandomi uno sguardo pieno di orgoglio: “beh, ne è valsa la pena! Ci siamo riusciti, a quanto vedo!”.
Non ho risposto. Mi sembrava di stare dentro a quel meme:
“Ma se venendo qua siamo passati davanti a un sacco di negozi con delle spettacolari vetrate tutte piene di scheletri, satanassi col forcone e altri memento mori di quel genere e festoni che recitavano HAPPY HALLOWEEN e un sacco di balocchi pii fatti apposta per instradare i pargoli alla retta e santa fede di Roma!”. Adesso c’era una nota di panico, nella sua voce: “perché mi guardi con questa faccia? È chiaro che noi cattolici abbiamo vinto! A dispetto dei riformatori che volevano abolirla, Halloween continua a essere festeggiata!”.
L’ho presa alla larga: “no, sì, quello sì. Festeggiata, lo è di sicuro. È che… insomma, ci ho giustappunto scritto un libro sopra, su ‘sta cosa. È che i cattolici, di recente, si son convinti che Halloween sia una specie di festa satanica. Ne sono genuinamente terrorizzati, impediscono ai figli di festeggiarla e vanno in giro a contare frottole di ogni tipo sui pericoli di questa festa. Anche in buona fede, eh”.
“Eh?”. Se gli avessi detto che gli ebrei avevano riconosciuto la divinità di Gesù il Nazareno, non avrebbe potuto essere più sconcertato.
“Io la festeggio ogni anno, eh! Da sempre!” mi sono affrettata a dire, per non perdere del tutto la mia credibilità di fronte a quel poveraccio. “E così mio papà, mio nonno e tutti i miei trisavoli prima di me, portando avanti attraverso i secoli una tradizione monferrina che è tutto sommato molto simile a quelle che osservavate voi nell’Inghilterra d’età Tudor. Però faccio parte di una minoranza assoluta, e ogni anno mi sento riversare addosso insulti anche pesanti ogni volta che provo a dire che, ehm, Halloween è stata una festa profondamente cristiana per buona parte della Storia della Chiesa; poi, se non piace festeggiarla, liberissimi, ma almeno non andassero in giro a terrorizzare la brava gente dicendo oggettive boiate, tipo che è una festa che inneggia al dio pagano della morte o vattelapesca”.
I gamberetti surgelati gli son caduti giù di mano, tanta era la magnitudine dello shock. “Ma quelli che ti dicono queste cose saranno dei protestanti, scusa. Il tenore delle argomentazioni mi sembra in linea con quello che dicono gli anglicani nel mio tempo, per disincentivare la gente a commemorare la santa ricorrenza. Che è notte di streghe, di demoni cattivi, di pericoli e di spiriti del male… così i creduloni si spaventano e smettono di tenere vive quelle tradizioni che riconfermano la necessità di pregare per le anime in pena, o l’esistenza della comunione tra vivi e morti e tutto il resto”.
Con tutta la delicatezza di questo mondo, ho tenuto il punto. “No, quelli che dicono queste cose oggi sono cattolici, Nick. Diciamo che sono cattolici che ci sono cascati”.
E se aveste visto la sconfitta che gli si è affacciata nello sguardo, la consapevolezza d’aver lottato e rischiato la vita per niente, la resa necessaria di fronte all’evidenza per cui tutti i suoi sforzi sono stati vani: credetemi, vi avrebbe fatto pena.
“Guarda, non ti sto nemmeno a spiegare i vari passaggi attraverso a cui si è arrivati a questo risultato; sarebbe lungo, ci ho scritto sopra un libro. Ti basti sapere che entro l’inizio del Seicento buona parte delle tradizioni cattoliche legate a Halloween erano state abbandonate quasi ovunque, oltre la Manica – tranne che nel Lancashire, che è rimasta per qualche altro secolo la roccaforte della ricusanza cattolica in Inghilterra, e tranne che in Irlanda, ovviamente. Il resto della zona ha conservato un vago ricordo del 31 ottobre come una notte di fantasmi e di lumini accesi, ma lo ha reinterpretato in chiave spaventosa e orrorifica. Lo sappiamo tutti che i protestanti hanno una paura folle dei fantasmi, no?”, e ho ammiccato.
Ha sorriso debolmente, ad annuire, e io sono andata avanti: “e in quest’accezione, Halloween ha attraversato i secoli. Perdendo qualsiasi tipo di legame con la devozione popolare o col folklore cattolico che dir si voglia, e diventando dapprima una festicciola per giovani adulti amanti del brivido e poi un’occasione per far mascherare i propri figli da fantasmino, dispensando ai bimbi i dolci della festa. C’era chi sbuffava perché riteneva che questo modo di festeggiare Halloween fosse sterile, stupido e consumistico, ma tutto sommato la cosa si fermava lì”.
“E poi?”, ha sussurrato il povero Nick.
“E poi, una cinquantina di anni fa, in America, è esploso un fenomeno di costume che è passato alla storia come Panico Satanico”.
“Panico Satanico?”.
“Fa ridere, ma è il nome tecnico. È un fenomeno inspiegabilmente poco conosciuto qui in Italia, ma io ritengo che sia fondamentale (e non esagero) per capire quello che è successo al cristianesimo in questi ultimi cinquant’anni. Mi piacerebbe prima o poi scriverci un libro sopra; per intanto, ci ho scritto sopra un capitolo del libro. Era una specie di teoria del complotto nata dal radicalizzarsi di alcuni gruppi di cristiani protestanti, in reazione a una società che sembrava sempre più lontana dai dettami del Vangelo. Alcuni di loro erano letteralmente dei malati mentali nel senso clinico del termine, tieni conto che tutto è cominciato da una paziente psichiatrica che diceva di aver recuperato ricordi traumatici della sua infanzia a seguito di una seduta di ipnosi regressiva. E insomma, questi hanno cominciato a vagheggiare di un letterale complotto satanico su scala internazionale, nel quale qualsiasi elemento con vaghe attinenze al mondo del fantastico è in realtà un subdolo strumento utilizzato da Satana per traviare le nuove generazioni e portarle alla perdizione attraverso la pratica delle arti occulte”.
Aveva un’aria perplessa persino il mio interlocutore di età Tudor, rendiamoci conto.
“Detto così, non riesco a rendere l’idea. Ma è stata una cosa grossa, la gente era uscita di testa, fioccavano denunce di satanismo e di abusi rituali con orrorifiche implicazioni pedofile e omicidiarie a maestri di scuola, vicini di casa, parenti con cui avevi bisticciato e altra brava gente che passava di lì per caso. L’FBI è stato costretto a aprire una indagine perché sembrava che d’un tratto l’America fosse diventata il nuovo regno di Lucifero: una follia. Ci sono sociologi di spiccata fama, tipo Massimo Introvigne, che l’hanno letteralmente paragonato ai periodi più virulenti della caccia alle streghe, per il livello di paranoia complottista che ha scatenato. Dopo quattro o cinque anni, con l’assoluzione di tutti quei poveracci che erano stati trascinati in tribunali con l’accusa di aver commesso le peggio cose, la bolla è scoppiata e il fenomeno è regredito, almeno in parte”.
“…e Halloween, in tutto questo…?”, ha mormorato Nick.
“E niente. Halloween, in tutto questo, è diventata automaticamente satanista. Un po’ come i giochi da tavola ad ambientazione fantasy, i romanzi di Harry Potter e i cartoni animati della Disney e vattelapesca. E pian piano queste teorie hanno cominciato a diffondersi anche nella mia Italia, ‘grazie’ ai social media, e negli ultimi dieci anni hanno cominciato a far presa anche tra i cattolici, che del resto non sono neanche consapevoli di star prendendo per oro colato teorie complottiste che in America trovano diffusione solo in una ristrettissima sub-cultura riconducibile al radicalismo protestante. Il problema è che, per quanto riguarda specificamente Halloween, in Italia non c’è poi questa moltitudine di gente che abbia fatto studi approfonditi sull’evoluzione della festa di attraverso i secoli: giustamente, è un tipo di ricerche che viene condotto più che altro in area anglosassone. E certe argomentazioni su base storica che vengono fatte online possono davvero sembrare convincenti e lasciar spiazzati, se non si ha una conoscenza storica sufficientemente approfondita per saper cogliere l’errore e controbattere”.
17 pazienti davanti a noi, si è aggiornato il tabellone. A malapena ci ho badato, presa come ero a contemplare la maschera di desolazione che s’allargava sempre più sul viso tumefatto del mio povero amico del passato. “Ma dovete lottare. Dovete fare qualcosa. Dovete spiegarglielo, a quei poveretti, che li stanno raggirando. Che gli stanno portando via una delle feste più belle e più ricche e più significative del calendario liturgico, e che loro non devono dare ascolto a queste fandonie. Dovete lottare, diamine! Come abbiamo lottato noi!”.
“Beh: io spero che nessuno mi spacchi il naso, però ci ho scritto sopra un libro”. Di cui magari sarà anche il caso di far vedere ‘na buona volta la copertina, come in ogni marchetta che si rispetti:
“O meglio: l’ho scritto a quattro mani. L’idea di scriverlo non è neanche stata mia. È stato Paul Freeman, un teologo, a propormelo, sotto l’egida dell’Associazione Culturale Zammerù Maskil. E se io ho dedicato molte pagine all’analisi storica di come Halloween si è evoluta attraverso i secoli, lui ha scritto capitoli densissimi di teologia, con rimandi al magistero e alle sacre scritture, per offrire ai lettori una analisi pastorale di come la vigilia della festa di Ognissanti potrebbe essere riscoperta e rivissuta anche oggi, nelle parrocchie, negli oratori, nelle case. Ci sono anche alcune proposte pratiche, ispirate a quello che facevate voi. Soul cakes, lanterne accese, atti di carità a favore dei poveri e tutte quelle cose che sai meglio di me. L’idea sarebbe di spiegare a parroci, catechisti ed educatori – fonti storiche alla mano – che tutte le boiate su Halloween che si leggono online sono boiate, giustappunto; e poi, proporre loro una riflessione teologico-pastorale. E poi, beh: anche se non si è né preti né cattolici, credo che la parte storica potrebbe essere interessante un po’ per tutti, se si è appassionati di folklore. Racconta la storia vera della festa, dai druidi fino a oggi, al di là delle mille imprecisioni che si leggono in giro”.
Il povero Nicholas ha abbassato lo sguardo sulla punta dei suoi stivali biascicando “beh, sembra un buon lavoro”. Ma era abbastanza chiaro che, sotto sotto, stava pensando: ‘ma veramente mi son fatto prendere a botte in odium fidei per poi sentirmi dire dai cattolici che vivranno tra cinquecento anni che sono un servo del demonio, a difendere una festa satanista?’.
E guardandolo, ho pensato che tutto sommato anche lo strambo col naso rotto avrebbe potuto farmi un buon servizio, se è vero che la leva del dolore funziona bene nel marketing. Perché ‘sto poveraccio le botte in faccia se le è prese per davvero, per difendere una festa che riteneva (e mica del tutto a torto) tra le più intrinsecamente cattoliche dell’intero anno liturgico: e mi è molto chiaro che lui viveva alla metà del Cinquecento e che molte cose sono cambiate da allora a oggi (non sono scema), ma se si vuole attaccare Halloween usando critiche su base storica (“OMG, i druidi facevano sacrifici umani nella notte di Samhain!”) (e – no, non è vero), sarebbe quantomeno utile conoscerla per intero, la Storia.
Ebbene: il libretto la racconta, in un centinaio d’agili pagine (scritte da yours truly) seguite dalla riflessione teologico-pastorale di cui ho già detto (a cura di Paul Freeman de Il Cattolico). E volete mettere la goduria di lanciarsi nell’ennesimo flame su Halloween, quest’anno, ma avendo la consapevolezza d’essere una rara avis che sa effettivamente di che cosa parla? Sarà elettrizzante.
Intanto, nel pronto soccorso immaginario in cui è ambientata la mia intervista disagiata, il tabellone s’è aggiornato: 16 pazienti in fila prima che toccasse a noi. Il sacchetto di gamberetti era umidiccio e scongelato e il povero Nick aveva l’aria di uno che ha perso ogni fiducia nell’umanità passata e presente. Ho sospirato, rassegnata, cercando una posizione più comoda sulla sediolina. Avevo come l’impressione che sarebbe stata ancora lunga.


Anonimo
Devo ammetterlo: nella fandonia che equipara Halloween ad un rituale satanico io c’ero cascata con tutti e due i piedi, al punto di proibire ai miei figli, ancora piccoli, di unirsi ai festeggiamenti degli amichetti.
Per fortuna o, meglio, grazie a Dio, un giorno mi sono confessata da Don Orazio Lertora e lui, con pazienza e comprensione, mi ha spiegato che le teorie su Halloween = satanismo erano campate in aria.
Comunque ti devo deludere: da tempo gli esami Rx non si tracciano su lastre di celluloide, ma vengono elaborati al computer.
È comodissimo: se il medico del Pronto vuole vedere immagini e referto, metti caso, del gentiluomo in oggetto, deve solo entrare nel file giusto.
Vantaggi: una volta era facile smarrire le lastre, oggi resta tutto in archivio.
Non occorre più mandare un inserviente in radiologia a ritirare le lastre.
Ultimo, ma non ultimo: le lastre erano fatte di un materiale altamente infiammabile. Prendendo fuoco hanno generato incendi rovinosi, con morti a bizzeffe.
Annalisa Neviani
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Lucia Graziano
Rispondo a distanza di mesi perché mentre cercavo di promuovere (?) il povero libro jellato non avevo proprio testa, essendo alle prese con un parente con grossi problemi di salute – problemi che, casualmente, hanno richiesto anche un bel po’ di radiografie.
Non so come interpretare questa informazione alla luce del commento che hai fatto tu, ma ti posso assicurare al 10.000% che all’ospedale CTO di Torino gli esami RX vengono tracciati eccome su lastra (non so se di celluloide o di altro materiale, ma comunque le classiche lastre nere da radiografia che abbiamo in mente tutti, ecco 😛). Esiste anche la versione digitale, che il medico vede da pc in tempo reale (o quasi), ma c’è anche la classica lastra nera, che tu paziente devi poi aver cura di andare a ritirare a partire dal giorno successivo all’esame. Facendo una coda boia. Però devi per forza, e se non la ritiri entro 30 giorni a quanto pare ti danno pure una multa 😐
Ospedale CTO di Torino, ultima lastra ritirata non più di quindici giorni fa. Peraltro adesso guardo il cumulo di lastre stipate nella libreria di casa mia e, leggendo qui roba tipo “altamente infiammabile” e “morti a bizzeffe”, mi inquieto vagamente 😂
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Lucia Graziano
(Confermo invece che altri ospedali torinesi (sì, ne abbiamo girati parecchi 😅) ti rilasciano, invece, solo un CD con dentro le immagini in formato digitale, quando richiedi copia delle RX)
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Anonimo
Come prima cosa, mia Signora, ancora grazie per l’ennesimo testo, di grande interesse storico, anche se è una promozione del Vostro libro.
Ho sempre approfondito con piacere tutto quello che concerne le quattro “Feste” celtiche, e, in particolare, quella di Samain.
Ritengo che l’eredità di Samain sia una delle più belle e profonde che il Cattolicesimo, anche grazie al Monachesimo irlandese, abbia ricevuto dalla spiritualità celtica, e traslato poi nella Vigilia di Ognissanti.
Confesso però la mia ignoranza e la mia ansia di approfondire l’argomento.
Leggerò quindi, con goloso piacere, il Vostro libro, mia Signora, grato, ancora una volta, per quanto saprete insegnarmi.
Accettate i miei più sinceri e cordiali saluti.
Gian Carlo Stellini
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Francesca
Decisamente e specialmente dopo questa lettura continuo a sognare una tua qualche forma di collaborazione con Jimmy Akin per una puntata speciale della sua rubrica Mysterious World, riguardo il fenomeno USA del Panico Satanico. Anche perché il sig. Akin 1. è un “famoso” convertito storico dal protestantesimo al cattolicesimo, attraverso studio e ricerca 2. è simpatico 3. sul canale youtube personale si occupa in modo serio di cose cristiane serie e a volte anche semi-serie, ma sempre seriamente 4. da anni (o decenni?) è uno della squadra di Catholic Answers 5. porta avanti anche appunto una serie speciale che si chiama Mysterious World nella quale compie ricerche, dipana e spiega varie storie e fatti particolari . Infine, non lo trovo tanto diverso da te nell’approccio che ha.
Ah… e casomai il mio sogno-fantasia ti risulti di un qualche interesse, … ti faccio presente che un gruppo guidato da lui e dall’altro co-autore di Mysterious World sarà in Italia nel luglio 2025… Vedi video spot del viaggio ⤵️ Non so, chessò… Magari li inviti a fare un salto a Torino 😁 che il nome “mysterious” se lo merita, no? . Ah… Quanto sogno ‘sta roba 🤠😁
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Francesca
Strane domande su Halloween (e risposte di Jimmy Akin)
🖐️😇
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Francesca
P.s. aggiungo altro commento per dirti che sarei curiosa di sapere come hai comunicato con il programma immagini IA per ottenere l’immagine di cui sopra 😂😂 …Presumo anche che il tuo archivio di creazioni abbia guidato verso quel risultato… Però rimango curiosa 🤣
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ac-comandante
Quale sia la sua origine, ormai Halloween è diventato un vero carnevale d’autunno. Col mare di soldi che di conseguenza ci gira attorno. Da quando è stato “monetizzato”? Mi pare non tantissimo.
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Lucia Graziano
Direi a partire dal 1999, che è una data che ho trovato in alcuni libri che ne tratteggiano la storia in Italia, e che corrisponde anche al mio ricordo personale di bambina dell’epoca. Anche se all’epoca credo proprio che non ci fosse attorno tutto il giro di soldi che c’è adesso (io ricordo per esempio che i gadget di Halloween erano abbastanza difficili da trovare, in quei primi anni); penso che il grande boom, a livello commerciale, sia iniziato a metà anni 2000 circa? 🤔
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