Il problema è che, per noi, ‘ste cose sono fuori dal mondo. Se io esordisco dicendo che, in passato, la gente aveva paura dei cani fantasma del Natale, la reazione media che mi aspetto di ottenere spazia tra il “ti droghi?” e il “ma ‘sta gente si drogava?”.
Ecco: non è che ‘sta gente si drogasse. È che guardava all’inverno in modo molto più disincantato rispetto a noi, viziati moderni.
Oh! È facile apprezzare “la magia dell’inverno” dall’interno di una casetta confortevolmente riscaldata; vi sfido però a esclamare “ucchebbello, la neve!” quando la pioggia vi cola addosso attraverso il tetto malconcio e il vento penetra in casa attraverso gli spifferi delle finestre colpendovi sul collo come una lama gelida.
Non sempre “calore”, “fuoco scoppiettante nel caminetto” e “tavola imbandita per tutta la famiglia” sono stati sinonimi del Natale. Termini più calzanti per descrivere il Natale di un tempo sarebbero stati, per lunghi secoli, “geloni e malattia” o “dispensa vuota e accattonaggio”, nella disperata attesa della primavera.
Va da sé: se la tua vita è così fredda e cupa, è ragionevole che il tuo immaginario si popoli di incubi.
In fin dei conti, la differenza è tutta qui. In casa nostra, nel periodo di Natale, penetrano furtivi elfi operosi e vecchietti rubizzi che portano doni ridendo. Nelle case dei nostri trisavoli si infiltravano anime morte, spiritelli piantagrane e presagi di sventura.
Molto strano per la mentalità moderna, ma provate a mettervi nei panni di un bambino con la pancia vuota rannicchiato nel suo giaciglio per infinite ore (ché già alle tre non si vede più un tubo – e le candele costano) a battere i denti per il freddo vicino al fratellino che ha un gran brutta tosse, chissà se guarirà.
Gli inverni di una volta erano una stagione così, per la maggior parte della popolazione. Ed è una cosa che bisogna ficcarsi in testa, quando si parla di tutta quella pletora di fantasmi ed entità maligne e spiriti cattivi che si incontrano nel folklore europeo del Natale, sempre più spaventosi più si sale di latitudine.
Ce ne sono veramente tanti. Negli anni scorsi, ne ho già citati alcuni. E, per la gioia degli amanti dei nostri amici a quattro zampe, oggi integriamo la lista con una new entry: i cani fantasma del Natale.
Ebbene sì.
IL GRAMO
Tecnicamente, dovrei presentarlo col suo nome vero: Black Shuck. Ma penso che mi adatterò invece alla traduzione che ha reso il cagnone famoso in tutto il mondo.
Perché… avete presente il Gramo? Il minaccioso cane nero dalle dimensioni abnormi che si aggira attorno a Hogwarts ne Il Prigioniero di Azkaban e che alcuni dei personaggi ritengono presagio di sventura?
Benissimo: il bestio esiste davvero… quantomeno, nell’immaginario delle popolazioni inglesi, che lo conoscono come Black Shuck (…o Padfoot, nello Yorkshire). Descritto per la prima volta nel 1127 nelle cronache dell’abbazia di Peterborough, è un grosso cane nero dagli occhi fiammeggianti (che talvolta si uniscono al centro della fronte a formare un occhio solo, modello ciclope). Quasi mai è aggressivo, ma ciò non di meno la sua presenza è minacciosa: chiunque lo veda saprà infatti di essere destinato a morire entro dodici mesi dal ferale incontro.
Nessuno sa quando apparirà il Gramo: il cagnone è in servizio dodici mesi all’anno. Ma nei giorni che vanno dal Natale al Capodanno (terra di confine tra l’anno vecchio e l’anno nuovo) i suoi avvistamenti paiono farsi più frequenti. È come se, avvicinandosi il 31 dicembre, il Gramo volesse fare gli straordinari per preannunciare ai malcapitati “no, non vivrai abbastanza per vedere un altro Natale”.
LA CORSA SELVAGGIA DEI SEGUGI INQUIETI
In questo caso, la notizia confortante è che le povere bestie non portano jella (probabilmente perché ne hanno già avuta abbastanza loro). La notizia sconfortante è che, quando appaiono, terrorizzano chiunque con la loro folle corsa e con i loro latrati che paiono echi dall’oltretomba.
Sono la muta di cani da caccia appartenuti a un signorotto inglese dall’identità non meglio precisata, ma noto in ogni dove per la sua crudeltà disumana. Stupri, ruberie e infrazione del riposo nei giorni di festa sono solo alcune delle molte colpe che ha all’attivo il delinquente. Ai nostri fini, bisognerà specificare che (così vuole la leggenda) il signorotto era così tanto affezionato ai suoi cani da caccia da chiedere di essere sepolto assieme a loro.
Col piccolo problema che, quando il galantuomo esternava in agonia tale desiderio, i suoi cani erano ancora vivi e vegeti e in buona salute. Alla servitù dolente toccò ucciderli l’uno dopo l’altro, per soddisfare il diktat del dispotico padrone.
Ma le disgrazie delle bestiole non erano finite qui. Oltre ad essere stati ammazzati ingiustamente, i segugi vennero sepolti giustappunto nella stessa tomba del padrone. Cioè vennero sepolti in terra consacrata, il che evidentemente creò qualche problema al loro status ultraterreno di cane morto: gli animali – si sa – non possono essere sepolti in terra benedetta. La leggenda non fornisce spiegazioni più specifiche, fatto sta che il dettaglio del loro luogo di sepoltura finì con l’inguaiare un sacco le povere bestiole finendo col rendere le loro anime inquiete ancora più depresse e inquiete.
Ancor oggi, dice la leggenda, è possibile vedere la muta di cani fantasma che vaga nella notte come all’inseguimento di una preda immaginaria, in una insensata e eterna corsa fatta di guaiti e cupi latrati.
Perché proprio durante il periodo di Natale, mi direte?
Questo non è chiaro, ma alcune varianti della leggenda dicono che fu proprio in quei giorni che i cani furono uccisi.
LE VENTIQUATTRO FIGLIE-CANE DI FRAU GAUDE
Ma attenzione! Se, nella notte di Natale, avvistate in lontananza una muta di cani da caccia con un’aria ultraterrena, non siate troppo avventati nell’affacciarvi alla finestra per compatire i poveri segugi fantasma.
Potrebbe anche darsi che a pararvi ai vostri occhi sia in realtà un’altra muta di cani spettrali. E cioè, l’allegra banda dei cani della signora Gaude, spirito tedesco dalla situazione familiare evidentemente instabile e dalla salute mentale più instabile ancora.
Frau Gaude, infatti, si aggira nella notte di Natale accompagnata da ventiquattro cani da caccia… che però non sono cani veri, ma sono le figlie di Gaude che hanno assunto forma animale (?!). Costoro, non appena intravvedono una finestra lasciata aperta o una porta che non è stata sprangata a dovere, si insinuano infide nella casa del malcapitato accoccolandosi davanti al camino.
Tu ti svegli e, zacchete, la mattina di Natale ti trovi con un cane da caccia che dorme in salotto.
Potrebbe pure sembrare ‘na bella cosa, sulla carta. Il problema è che il cane spiritico si mostrerà immediatamente molto esigente, pretendendo dai padroni un trattamento a cinque stelle. E qui andrà forse ricordato che i cani di frau Gaude non sono veramente cani, ma bensì fanciulle con sembianze animali: scordatevi dunque di poterle far dormire in cuccia o di nutrirle con gli avanzi del vostro cibo. Se il cane avrà la percezione di esser trattato male, farà del male a voi col potere della sua magia; se proverete ad abbandonarlo, l’indomani ve lo troverete alla porta più incarognito di prima; se, presi da disperazione, proverete a ucciderlo, la bestia si trasformerà immediatamente in pietra inscalfibile. Salvo ritornare un cane in carne e ossa il mattino dopo, in un infinito loop di canina prevaricazione.
C’è, in realtà, un modo per interrompere il loop. E cioè: sobbarcarsi ‘sto cane per un anno, fare il conto alla rovescia per la vigilia di Natale e poi lasciare spalancate tutte le porte e le finestre aspettando che frau Gaude venga a riprendersi la figlia.
Con un po’ di fortuna, la signora Gaude lo farà davvero; e a quel punto avrete modo di scoprire che, sotto sotto, lei e le sue figlie sono delle simpatiche burlone. Evidentemente, il loro passatempo preferito è prendere in giro la brava gente con ‘sta storia dei cani fantasma: ma se frau Gaude constaterà che la figlia-cane è stata trattata bene, ricompenserà la famiglia con copiose regalie, tali da coprire (e con gli interessi!) tutte le spese di mantenimento.
Celia
Confesso che non sapevo non si potesse seppellire animali in terra consacrata. Anche se capisco la logica, ovviamente. Anzi, inconsciamente credevo vi fosse una qualche forma di benedizione per i pets sepolti negli appositi cimiteri.
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ago86
Avevo dimenticato che il cane di Nightmare Before Christmas si chiamasse Zero. Curiosa coincidenza che il doppiatore italiano di Jack Skellington fosse…Renato Zero!
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