Da quant’è che decoriamo le uova di Pasqua?

A costo d’esser banale, sarei tentata di iniziare questo pezzo chiosando il proverbiale “è nato prima l’uovo o la gallina?”.
O, nel nostro caso: è nato prima l’uovo di Pasqua, o l’uovo come simbolo di rinascita a primavera?

Con buona pace del folklore cristiano, in questo caso verrebbe da dire: “buona la seconda”. Per ragioni che definirei anche abbastanza ovvie, si fatica a tenere il conto delle culture che, attraverso i secoli, hanno attribuito all’uovo un valore allegorico fortissimo. E se, l’anno scorso, avevo già dato conto di una suggestiva tradizione slava che, ben prima dell’avvento del cristianesimo, associava le uova a idee legate alla rinascita a vita nuova dopo la morte, anche i Persiani e gli Egizi le consideravano un emblema dell’eterno ciclo della natura, che miracolosamente si rinnova a ogni nuova creazione. Il cristianesimo, insomma, non fece altro che dare una nuova lettura alla simbologia che molte culture già associavano all’uovo: il suo guscio misterioso, chiuso e impenetrabile, fu associato all’immagine del sepolcro entro il quale miracolosamente si compiono prodigi; la vita che d’un tratto irrompe, riducendo in pezzi quella gabbia, simboleggia inevitabilmente il trionfo sulla morte.

Tutto molto bello: ma non basta un’allegoria, per quanto suggestiva, a generare una tradizione di successo. E infatti, l’uovo di Pasqua così come lo conosciamo oggi nasce sì da questi presupposti, ma si nutre da un’amalgama di una serie di pratiche religiose, abitudini alimentari ed esigenze sociali condivise.

Partiamo, innanzi tutto, dalla questione gastronomica (che, mai come in questo caso, con la pratica religiosa va a braccetto): noto è come, nel Medioevo, la Chiesa imponesse ai suoi fedeli non solamente l’astensione dalle carni, ma anche dalle uova e dei latticini.
Ma le galline non si curano un granché dei tempi liturgici, continuando con la loro vita di sempre. Il risultato? Un’abbondanza di uova che spesso venivano rassodate per farle durarle un po’ più a lungo (e che in ogni caso, se erano davvero troppo vecchie per poter essere consumate con sicurezza, venivano volentieri cedute ai bambini perché ci si intrattenessero. C’era chi, dopo averle rassodate, le colorava; chi si divertiva a farle rotolare giù dalle colline, chi ancora le faceva cozzare fra di loro per vedere quale uovo sarebbe stato l’ultimo a rompersi).

Con il tempo, molte parrocchie presero l’usanza di benedire le uova dei fedeli al termine della Messa pasquale: un gesto simbolico e “benaugurale”, se vogliamo, che sanciva la fine del digiuno, ma implicitamente era anche un auspicio di prosperità e ricchezza per le famiglie nei mesi che stavano per venire – il periodo delicato del raccolto. Ma non tutte le uova benedette ritornavano nelle case di chi le aveva portate in chiesa nel suo bel cestino decorato a festa. Molte venivano regalate al sacerdote, che le ridistribuiva ai chierichetti a mo’ di piccolo regalo, o (meglio ancora, e ancor più frequentemente) la faceva arrivare alle famiglie povere della parrocchia.

Entro i secoli centrali del Medioevo, l’usanza di donare uova nella domenica di Pasqua doveva essere giù assurta allo status di moda, quantomeno alla corte d’Inghilterra. Proprio gli archivi storici di quei palazzi reali ci hanno consegnato la più antica testimonianza circa la consuetudine di scambiarsi “uova di Pasqua” in ambienti altolocati: nel 1290, Edoardo I d’Inghilterra aveva commissionato ai suoi artigiani la realizzazione di quattrocentocinquanta uova decorative rivestite in foglia d’oro, da distribuire ai suoi cortigiani in occasione della festa. Qualche secolo più tardi, fu un giovane Enrico VIII a vedersi regalar dal papa – ben prima dello scisma – un prezioso uovo d’oro, costellato di pietre preziose e fatto recapitare a Londra in un astuccio d’argento cesellato. Anche in questo caso: con i migliori auguri di buona Pasqua.

E se i potenti di tutta Europa si scambiavano questo tipo di doni, la consuetudine di decorare le proprie uova a Pasqua era più modestamente diffusa anche nelle abitazioni dei loro sudditi. Sappiamo per certo che, nell’Europa dell’Est, i popoli slavi decoravano le loro uova con elegantissimi disegni geometrici dando vita alla produzione artistica delle “pysanky”, piccole opere d’arte in miniatura; e sappiamo che i cristiani di fede ortodossa avevano la consuetudine di colorare di rosso le uova sode usando erbe tintorie, in omaggio alla leggenda agiografica che vide le uova di Ponzio Pilato tingersi del colore del sangue nel giorno in cui Gesù, vittorioso, tornò da morte.

Cosa si facesse, nell’Europa occidentale, con le uova in esubero, a ridosso della Pasqua: questa è cosa meno documentata. Più che altro, sappiamo che le uova troppo vecchie per esser mangiate in sicurezza venivano rassodate e date ai bambini perché ci giocassero, per l’appunto; ma non è improbabile che anche dalle nostre parti i popolani decorassero i loro ovetti colorandoli con le erbe tintorie presenti in natura (se non altro perché vien difficile pensare che i ricchi avessero l’abitudine di regalarsi uova gioiello a scopo decorativo senza che una consuetudine simile fosse praticata anche a livello popolare). E casomai qualcuno di voi avesse piacere di dilettarsi con queste uova home made dei secoli passati, il blog da visitare oggi è quello di Mani di Pasta Frolla, che glossa questo mio articolo con una ricetta per colorare le uova sode con verdure tintorie, con un effetto finale francamente spettacolare. Dateci un’occhiata, soprattutto se avete bambini da intrattenere in questi giorni di vacanza (…ma, onestamente, anche se non ce li avete, eh).

Ma se questo era lo status quo nel Medioevo e nella prima età moderna, è nel corso del XIX secolo che l’uovo di Pasqua cambia volto. A tutto vantaggio della crescente borghesia, i negozi cominciano a proporre le versioni low cost di quelle uova-gioiello che, fino a qualche secolo prima, solo i ricchissimi potevano permettersi. Compaiono dunque gusci di cartapesta o di satin da riempire di confetti, caramelle o (a seconda delle proprie disponibilità economiche) piccoli doni da destinare a moglie e figli. Poi arrivano le uova di cioccolato, particolarmente amate in Germania e in Francia: dapprima, “banali” cioccolatini tali e quali a quelli che si potevano comprare 365 giorni all’anno, con l’unica differenza che venivano commercializzati in forme ovoidali. Solo a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, grazie alle sperimentazioni della britannica Cadbury, nasce l’uovo di Pasqua così come lo conosciamo oggi: un guscio di cioccolato, perfetto per contenere al suo interno sorprese prelibate… e a un costo, peraltro, piuttosto contenuto. Un dolce di cioccolato (che oltretutto poi si mangia, dunque fornisce nutrimento e non ingombra inutilmente in casa) era in fin dei conti un bel piccolo sacrificio per molti padri di famiglia d’età vittoriana, così desiderosi di viziare quei bambini che stavano diventando una parte sempre più rilevante e importante della vita familiare. E così (abbandonate, o comunque messe su tutt’altro piano, le elaborate e spesso costose uova decorative dei secoli passati, ben più adatte a un pubblico d’adulti che a una platea di bimbetti in festa) nacque l’uovo di Pasqua così come lo conosciamo oggi.

Lo storico Gary Cross, autore del saggio The Cute and the Cool. Wondrous Innocence and Modern American Children’s Culture fa notare che, in quegli stessi anni, prendeva lentamente il via quello che lui definisce un graduale processo di infantilizzazione delle feste. Molte di quelle ricorrenze che, fino ad allora, avevano un afflato prettamente religioso (Natale, Pasqua) o si rivolgevano prevalentemente ad adolescenti e giovani adulti (Halloween, San Valentino) cominciarono a essere ripensate come celebrazioni familiari e rassicuranti perfette per i bambini. E se quella del 25 dicembre divenne la festa dei regali e delle ghiottonerie, con il bonario Babbo panzuto che viziava i bambini piccoli, anche la Pasqua non fu da meno: coniglietti, pulcini e altri simboli di primavera iniziarono a rivaleggiare con l’immaginario più austero legato alla narrazione evangelica. E anche le uova divennero oggetti di gioco: cominciarono a nascondersi in giardino, trasformandosi in premi da trovare e da mangiare, sempre più frequentemente furono decorati (e poi riempite) con simboli che rimandano espressamente all’immaginario infantile.

Ma la storia dell’uovo di Pasqua non inizia nelle cioccolaterie, né tantomeno prende il via come un’invenzione commerciale all’insegna del consumismo. C’è molto di più, dietro a questo simbolo di rinascita: e questo “di più”, probabilmente, rende anche più affascinante la sua storia.


Per approfondire:

Bruce David Forbes, America’s Favorite Holidays (University of California Press, 2015)

16 risposte a "Da quant’è che decoriamo le uova di Pasqua?"

  1. Avatar di ac-comandante

    ac-comandante

    Buona Pasqua.

    Ricordiamo anche le famose “uova Fabergè” realizzate per la famiglia reale russa. Quelle non erano nè di gallina nè di cioccolata, come noto. Tradizione slava portata all’estremo.

    Non so se il protestantesimo abbia contribuito, ma nel mondo tedesco circolano i coniglietti di cioccolata al posto delle uova.

    Lucia, visto che oggi è Giovedì Santo (noi protestanti celebriamo solo oggi e poi a Pasqua), vorrei chiederti una cosa che mi è stata sempre detto di non affrontare da parte del clero cattolico: cos’era la Bolla in Coena Domini? Veniva letta il Giovedì Santo da papi e vescovi fino al 1770, oggi pare sia vista con vergogna e a chi chiede cosa sia stata rispondono se va bene con sufficienza o addirittura ammonendo a non trattare un simile argomento.
    Dopo la mia adesione al protestantesimo ho saputo (sì, grazie ai protestanti!) che si trattava di un elenco di censure riservate alla Santa Sede che dovevano essere rammentate ai fedeli, che era trattata come una specie di documento di supremazia papale, tanto che molti sovrani cattolici vietavano di farla leggere nei loro paesi. Ne sai di più?

    "Mi piace"

      1. Avatar di ac-comandante

        ac-comandante

        Direi non solo i protestanti, visto che addirittura Filippo II (che anche in Italia viene descritto come un re “dal rogo facile” e un integralista che… Khomeini spostati) ne vietò la lettura.

        A me i protestanti hanno solo spiegato cosa fosse e che non era ben vista la sua lettura nemmeno da tanti sovrani cattolici. Peraltro era in uso fin dal 1363, sospesa per un certo periodo, ripresa durante la Controriforma e soppressa nel 1770.

        Non mi sorprende che Wikipedia italiana non abbia una pagina dedicata, visto come pare buona parte del clero italiano voglia addirittura evitare di sapere che era esistita.

        "Mi piace"

        1. Avatar di Ago86

          Ago86

          Allora, a questo punto mi spiace per l’amicizia di Lucia, ma rispondo come meriti.

          Se non hai capito – o non hai letto – la wiki la cosa è più complessa del tuo anticlericalismo da troll quindicenne: se leggessi i contenuti di quanto era nella bolla – contenuti che peraltro erano disposizioni LEGALI, e che variavano con il tempo – ti accorgeresti che i sovrani ne vietavano la lettura PERCHE’ ANDAVA CONTRO IL LORO POTERE SULLA CHIESA.

          Ora, se vuoi confermare lo stereotipo del protestante/valdese la cui fede si fonda sull’odio e sul pregiudizio anticattolico nella versione DA BUON ITALIANO, chiediti se Dio sarà contento se la tua fede è quella di un ignorante che disprezza e irride senza conoscere e crede a qualunque IDIOZIA venga raccontata – il fatto che non ci sia la wiki italiana di quella pagina lo adduci al clero italiano che si vergogna e ha il potere di non farla pubblicare…patetico! Non riesci nemmeno a inventarti un pregiudizio sensato od originale – “Il potere della Chiesa” addirittura su wikipedia … non fa nemmeno ridere da quanto è grottesco!

          P.s. Se leggendo questo ti viene da replicare quanto sono cattivi e feroci i cattolici contro chi li critica, ti anticipo che scrivere delle PUTT*NATE che rendono la storia una cosa tipo “i cattolici cattivi che opprimono tutti gli altri per odio e potere” non è una critica, ma una montatura di menzogne e di odio (vai a guardare quante chiesa vengono bruciate in Europa negli ultimi anni), e a tutto ciò rispondo come meriti – perché di certo sei capace di distinguere le vere critiche razionali e fondate dagli stereotipi macchiettistici, per cui fai pure male a te stesso abboccando a delle frottole da troll quindicenne.

          "Mi piace"

          1. Avatar di Lucia Graziano

            Lucia Graziano

            Sì ma non c’è bisogno di mettersi a insultare la gente che aveva solo fatto una domanda garbata, eh 😅

            Mi ero presa qualche giorno per risponderti, ac-comandante, un po’ perché sono giorni pienissimi e un po’ perché, onestamente, io stessa dovevo documentarmi. Sarò maligna, ma ho il forte sospetto che il clero italiano ti suggerisca di non approfondire questi temi perché è il modo elegante per dire “non ho la più pallida idea di cosa tu stia dicendo” 😂 e dando un’occhiata in giro mi sembra davvero di vedere che questa bolla sia molto più famosa all’estero, negli Stati a maggioranza protestante (perché, a quanto leggo, da Lutero in poi molti leader religiosi ne avevano approfittato per additarla come un esempio di ingerenza ecclesiale nella vita dello Stato etc. etc.).

            Ciò detto, ho trovato una traduzione inglese della bolla (in una sua versione molto tarda) e, ancor più interessante, un articolo accademico che contestualizza i vari problemi che erano sorti attorno alla pubblicazione (che, a quanto leggo, esisteva già dal Medioevo ma ha cominciato a essere proclamata in modo pubblico solo nell’età della Controriforma, in quel generale irrigidirsi delle posizioni di tutti che si sono verificate in quel periodo). Stando all’articolo che ti citavo, e che mi sembra ben fatto, il problema principale era (ovviamente) che i legislatori vedevano questa bolla come una grossa ingerenza su ciò che loro potevano o non potevano fare entro i confini del loro Stato (in pratica, ‘sta bolla includeva un elenco di malefatte che esponevano a scomunica chi le praticava e che oltretutto potevano essere perdonate solo dal papa e non da altri religiosi, mica poco). In tali categorie rientravano anche alcune operazioni che oggi noi definiremmo “scelte di politica estera”, tipo la fornitura di armi a quelle fazioni tradizionalmente nemiche della cristianità, tipo i Turchi, e soprattutto rientravano attività che gli Stati del tempo consideravano (e direi anche a buon diritto) amministrazione spiccia della cosa pubblica, tipo l’imposizione di nuove tasse.

            Ecco: a farla breve, in alcuni periodo storici, la bulla impediva ai governanti, sotto pena di scomunica, di imporre nuove tasse o di incrementare significativamente quelle già esistenti senza prima aver ottenuto l’approvazione del clero (adesso estremizzo molto, ma l’articolo che linkavo lo spiega bene). Ovviamente l’interesse della Chiesa era quello di proteggere i poveri i deboli gli inermi etc etc, ovviamente i governanti reagivano con: “ahò, sarò padrone di gestire la politica fiscale in casa mia senza dover chiedere il permesso al papa?”. E, a quanto mi pare di capire, era proprio quella fiscale la principale causa di insofferenza – una insofferenza che ovviamente era sentita principalmente dai re cattolici, anche perché ai re protestanti cosa vuoi che gliene importasse della minaccia di scomunica? Per i governanti cattolici, invece, era un grosso problema.

            E mi pare di capire, da quanto leggo, che il problema fosse prevalentemente quello di natura fiscale. Poi c’erano alcune limitazioni in “politica estera” che però erano anche dettate da questioni di buonsenso, devo dire (chi è che vende armi a una fazione guerrafondaia che ha notoriamente in odio gli Stati cristiani) e altri divieti che favorivano la Chiesa cattolica (es. in materia fiscale etc), ma quelli penso non stupissero nessuno all’epoca. La cosa delle tasse, invece, era il problema principale.

            Ma non credo onestamente che il clero italiano sia restio a parlarne per celare chissà quale scandalo: è che davvero io non ne avevo mai sentito parlare prima (e ho una laurea in Storia eh), figuriamoci il parroco di provincia 😆

            "Mi piace"

          2. Avatar di Ago86

            Ago86

            @Lucia: La mia risposta è dovuta alle assurdità delle accuse e degli stereotipi che sono stati messi nei vari commenti. Se uno non perde occasione per mostrare il suo freddo disprezzo verso qualcosa per me importante, per giunta in base a falsità puerili e al solito puerile anticlericalismo italiano, e sinceramente non mi rimangio nulla.

            Nel corso della storia e negli ultimi anni si è visto abbondantemente che quando c’è di mezzo l’odio tutto il resto non ha valore: se una persona odia una categoria, un partito, una religione non si metterà a ragionare né ad ascoltare. Potrà “non fare casini”, ma continuerà a odiare anche in base alle più puerili e ridicole balle che si possano inventare – e il primo passo per interrompere questa dinamica dell’odio è smetterla di raccontare balle e di prendere per vere le balle. Così magari si potrà utilizzare il ragionamento invece dell’odio.

            Lo spiega perfettamente Bill Maher: https://youtu.be/0Es_3F5fb_g?si=N-9QnW970yd6sybO

            "Mi piace"

  2. Avatar di Francesca

    Francesca

    Bulla. (in riferimento ai commenti e risposte qua sopra).

    Non so se l’hai fatto apposta, @Lucia, ma una tua frase risulta con un doppio senso simpaticissimo:

    “in alcuni periodo storici, la bulla impediva ai governanti, sotto pena di scomunica, di imporre nuove tasse o di incrementare significativamente quelle già esistenti senza prima aver ottenuto l’approvazione del clero”

    😂

    "Mi piace"

    1. Avatar di Francesca

      Francesca

      Seconda osservazione. Dopo aver letto spiegazione di Lucia. Praticamente… Se si volesse a tutti i costi dedicarsi alle teorie complottiste che bloccherebbero wiki in lingua italiana ( sai che genialata diffondere worldwide in inglese e bloccare l’italiano LOL ) …in pratica, considerato di cosa si tratta, a questo punto…sarebbe molto più probabile un complotto dei protestanti italiani…

      Sì, No, Cioè 🥱 🤔 …ho come la vaga sensazione che OGGI non ci sia molta gente interessata all’argomento, né in inglese né in italiano… né clero né laici… né cattolici né protestanti , e neanche atei. E se anche qualcuno ci fosse, l’interesse sarebbe puramente storico / culturale… Ma irrilevante per una scelta di Fede…

      ✨✨ Riflessioni dal profondo della notte ✨✨

      "Mi piace"

      1. Avatar di Francesca

        Francesca

        Terza e ultima osservazione. Per Ago86. Uno dei motivi, per la precisione il primo motivo, del mio impegno nel riprendere e migliorare il mio inglese (all’inizio per la sola comprensione di testi scritti e di gente che parlava su youtube) è stato “provocato” esattamente da situazioni come queste su tanti , troppi siti italiani: discussioni che assomigliavano tanto a litigi tra dodicenni… Nessun progresso, nessun vero interesse ad approfondire. Si dice (e io confermo) che l’interesse per un certo argomento sia una delle motivazioni più forti per l’apprendimento di una lingua. Ero molto interessata alla teologia, alle differenze tra le varie chiese, ai perché, agli approfondimenti sui testi biblici, alle persone alla “ricerca della verità” (ovunque essa li conducesse) , gli approfondimenti storici senza inquinamenti di posizioni per partito preso, eccetera.

        Forse oggi tutto questo è disponibile anche in buoni siti italiani… Ma poi, qualche tempo fa, intervenne il secondo motivo che mi portò a fare un’altro grande salto con l’inglese (perché stavolta dovevo e volevo anche interagire, avevo necessità di parlare bene, o almeno benino, io stessa per chiedere info molto precise) …e quel secondo grande motivo lo sai già perché ne abbiamo parlato in commenti precedenti. Anzi, colgo occasione per dirti che volevo rispondere all’ultimo tuo commento sull’altro topic off topic… e ancora non avevo trovato il tempo.

        Intanto, Notte a tutti ✨✨✨

        p.s. anche a me l’ospite valdese di Lucia appare molte volte come poco rispettoso delle persone alle quali si rivolge. E ciò che vuole dire, spesso, non mi risulta tanto comprensibile.

        "Mi piace"

          1. Avatar di Francesca

            Francesca

            Ciao Ago. Non faccio uso di “social” e sul mio mini-blog personale (al momento abbastanza sconosciuto) ci sono i miei dati in chiaro. Lucia ha la mia mail con nome e cognome, ma preferisco che non sia visibile qui. Dopo alcune esperienze passate… Da qualche anno ho optato per una certa riservatezza, per quanto possibile.
            Dunque, dato che il blog di Lucia è abbastanza “pubblico” e frequentato da lettori eterogenei, facciamo così.

            [il resto del commento editato da Lucia per privacy, dopo che i due si sono messi in contatto 😉 ]

            "Mi piace"

  3. Avatar di Francesca

    Francesca

    @Lucia. Scusami per l’aggravio di lavoro che ti porto. Per favore, potresti rimuovere il mio post qua sopra con la mia mail in risposta ad Ago86. Oppure editare la mia risposta e anche solo rimuovere l’indirizzo mail. Sono già in contatto con Ago86. Perciò se si potesse togliere l’informazione della mail dalla pubblica lettura, per me sarebbe preferibile. Grazie

    "Mi piace"

Scrivi una risposta a Francesca Cancella risposta