Wettersegen: pregare per la pioggia nella Germania della prima età moderna

Storicamente, la Chiesa cattolica ha sempre avuto molta cura di rifornire il suo arsenale di preghiere e benedizioni grazie alle quali tener lontane la siccità (o, più genericamente, tutti quei fenomeni atmosferici che minacciavano la buona riuscita della raccolta). Ed è significativo il fatto che, proprio mentre ero alle prese con questo articolo, Facebook mi abbia segnalato la notizia di una parrocchia lombarda che ha deciso di rispolverare alcune di queste tradizioni antiche, vista la criticità del periodo che stiamo vivendo.

In effetti, se qualcuno volesse ricorrere alla liturgia per chiedere la grazia di un po’ di pioggia, non avrebbe che l’imbarazzo della scelta: esistono ancor oggi numerose benedizioni che possono essere impartite a favore dei campi; poco popolari ma pur sempre esistenti, le rogazioni sono processioni penitenziali che chiedono la grazia di un raccolto abbondante. Chi poi si trovasse più a suo agio con devozioni dal sapore più moderno potrebbe forse voler ricorrere a una preghiera per la pioggia che Paolo VI compose e recitò nel torrido luglio 1976 (…ma state attenti: col sorriso sulle labbra, mi vien da dire che funzioni fin troppo bene – l’agosto 1976 fu uno dei più piovosi della Storia, con tanto di alluvioni in giro per l’Italia).

Insomma: la tradizione cattolica vanta un ampio numero di rimedi a cui ricorrere in tempo di arsura e siccità. Quello di cui voglio parlarvi oggi, però, è poco conosciuto dalle nostre parti – per la valida motivazione che appartiene alla tradizione cattolica della Germania meridionale.

I Tedeschi, gente evidentemente pratica, avevano sviluppato nel corso dei secoli una tecnica tutta speciale per chiedere a Dio la grazia di un clima favorevole. A differenza di quanto accadeva negli altri paesi europei (laddove la Chiesa chiedeva la grazia della pioggia solo quando la siccità iniziava a farsi sentire), le parrocchie tedesche avevano la consuetudine di pregare per una estate clemente in ogni singolo giorno che il Signore mandava in terra, mediante una apposita benedizione che veniva recitata al termine della Messa. La pia pratica aveva inizio a partire dal 25 aprile, in concomitanza con la festa di san Marco, e proseguiva fino al 14 settembre, festa dell’esaltazione della santa croce. In tale lasso di tempo, le chiese che erano abbastanza fortunate da possedere questo piccolo tesoro non si limitavano a recitare la consueta benedizione, ma al contrario tiravano fuori dalla sacrestia, ed esponevano alla vista dei fedeli, un oggetto che è oggi noto col nome di Wettersegen. Questo:

Un Wettersegen di metà XVIII secolo conservato presso il Museo Diocesano di Eichstätt. Fare click sull’immagine per essere rimandati al sito Internet

Era, per così dire, un quadretto rotondo dalle dimensioni variabili: un oggetto sacro che si riteneva avesse il “potere” (se mi passate il termine improprio) di garantire un clima favorevole su tutto il territorio parrocchiale. Naturalmente, il “potere” gli derivava dagli elementi di cui era composto: il Wettersegen, tanto per cominciare, conteneva al suo interno un prezioso Agnus Dei, un elemento della tradizione cattolica di cui ho già parlato diffusamente su questi schermi. Per chi non li ricordasse: gli Agnus Dei erano dei piccoli ovali in cera che il papa benediceva ogni anno nella prima domenica dopo Pasqua e poi distribuiva a tutti i vescovi che avevano presenziato alla cerimonia. Naturalmente, i prelati avevano la facoltà di riportate in patria queste piccole impronte benedette; e naturalmente, la relativa rarità di questi oggetti finì col renderli particolarmente preziosi agli occhi dei fedeli. Si mormorava infatti che gli Agnus Dei avessero (tra le altre cose) il potere di tener lontane la siccità e la grandinate, garantendo raccolti abbondanti a tutte quelle comunità che avevano la fortuna di possederne uno (evidentemente ricevuto in dono dal proprio vescovo).

Attorno al XVI secolo (fra l’altro, un secolo caratterizzato da pesanti cambiamenti climatici), le parrocchie della Germania meridionale presero l’abitudine di esporre i loro Agnus Dei all’interno di piccole cornici tonde. E (giusto per star sicuri) cominciarono a corredare gli Agnus Dei di quanto più prezioso potesse offrir loro la sacrestia: frequentemente, i dischetti di cera provenienti da Roma erano incorniciati da una distesa di immagini sacre, fiori essiccati, souvenir di viaggio provenienti dai luoghi di pellegrinaggio… e, talvolta, da vere e proprie reliquie.

Insomma, erano nati i Wettersegen come li conosciamo oggi: particolarissimi oggetti di devozione che erano una via di mezzo tra un reliquiario e un ostensorio senza ostia… ma erano anche qualcosa di più. La loro vera particolarità si nota soltanto quando il quadretto viene staccato dal muro e capovolto: celate alla vista dei comuni fedeli, se ne stavano decine e decine di preghiere e giaculatorie volte a ottenere la grazia del bel tempo: “liberaci dal fulmine e dalla tempesta”; “fa’ scendere la tua misericordia su di noi, sulle nostre case e sui frutti della terra”; “salvaci e proteggici, Signore” recitavano le preci, scritte in cerchi concentrici attorno a una rappresentazione della scena della crocifissione. Le giaculatorie si inanellavano fittamente l’una all’altra, invocando sui campi la protezione dei re magi (da sempre, personaggi molto importanti nella devozione popolare della Germania meridionale) e includendo numerose preghiere alla santa croce. Con una certa frequenza, il ciclo di orazioni si concludeva con le invocazioni dei nomi di Dio secondo la tradizione ebraica e veterotestamentaria.

Un Wettersegen del 1720 (ca.) contenente Agnus Dei, reliquie, erbe medicinali, immagini sacre e ricordi di pellegrinaggio, in vendita presso il negozio antiquario Armin Göttler. Fare Click sull’immagine per essere rimandati al sito Internet.

Diciamo pure che il risultato finale era una specie di strano collage di reliquie e souvenir a tema sacro, con aggiunta di elementi decorativi variegati, tempestato di preghiere sul retro della cornice: un oggetto che probabilmente lascerebbe molto tiepidi noi moderni, almeno per quanto riguarda la sua capacità di agevolare la preghiera. Per intenderci: non so quante siano le parrocchie tedesche che hanno ancora l’abitudine di tirar fuori questi oggetti nei momenti in cui il maltempo si fa pressante.
E infatti, mi pare di scorgere una nota di imbarazzo nei toni con cui Fabian Brand, sugli schermi di katolish.de, spiega ai lettori che “nei tempi in cui le persone non avevano i mezzi per comprendere adeguatamente i fenomeni naturali, entità come demoni, spiriti e fantasmi erano spesso ritenute responsabili del mal tempo. La Chiesa prendeva sul serio i timori della popolazione e cercava di porre fine al male attraverso il bene, anche mediante il ricorso ad alcuni riti apotropaici. La logica sottesa era: tutto ciò che è sacro ha il potere di vincere il male e di tenerlo lontano. […] È questo il contesto culturale in cui si svilupparono i Wettersegen, inizialmente anche con funzione di rito difensivo”.

Naturalmente, per citare Fabian Brand, “dopo la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, la prospettiva è cambiata”: in questi stessi giorni, sono molte le comunità che stanno organizzando momenti di preghiera per chiedere la grazia di piogge quanto mai preziose – ma evidentemente lo fanno con uno spirito che è ben diverso rispetto a quello con cui i contadini del Cinquecento fronteggiavano le calamità naturali. Sicuramente, le reliquie compaiono ancora… ma, probabilmente, senza tutto quell’ambaradan di contorno.

Insomma: con buona pace dei Wettersegen, credo che la ragione per cui oggigiorno questi oggetti ci piacciono tanto risieda più che altro nel fatto che solleticano il nostro gusto antiquario. Ma in ogni caso, se qualche amante delle tradizioni volesse divertirsi a studiarne uno più da vicino, lascio qui sotto una riproduzione facilmente leggibile delle preghiere disposte sul retro, grazie alla cortesia di Wikipedia che ce la mette a disposizione. Innegabilmente, fa la sua figura: non è vero?

Fare click sull’immagine per visualizzarla ad alta risoluzione

Per approfondire:

  • Scribner, R. (1984). Ritual and Popular Religion in Catholic Germany at the Time of the Reformation. The Journal of Ecclesiastical History, 35(1), 47-77. doi: https://doi.org/10.1017/S002204690002594X
  • Scribner, R. (2001). “3. Perceptions of the Sacred in Germany at the End of the Middle Ages”, in Religion and Culture in Germany (1400–1800). Leiden: Brill. doi: https://doi.org/10.1163/9789004476578_009

8 risposte a "Wettersegen: pregare per la pioggia nella Germania della prima età moderna"

  1. Elena

    Non c’entra ma a Bologna una volta all’anno “scende la Madonna di San Luca”, cioè l’icona della Beata Vergine di San Luca viene portata dal santuario che troneggia sopra la città fino alla cattedrale in centro e dopo una settimana viene riportata sul santuario.
    Beh tutte le volte che scende piove, ma piove davvero, tant’è che solito quando si programma qualche attività per il fine settimana e ci si accorge che è “quel” fine settimana, si rimanda perché tanto piove.
    E piove sempre.

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    1. Lucia Graziano

      Ma dai, non lo sapevo! E dire che proprio quest’anno parecchi bolognesi avevano parlato su Instagram della processione della Madonna, ma non ricordo di aver colto questo dettaglio.

      Che poi, se non sbaglio, è una processione che viene fatta a ridosso della festa dell’Ascensione: ricordo bene? Sembrerebbe quasi che la Madonna si sia fatta promotrice dei miracoli che fino a qualche decennio fa venivano richiesti proprio in quel periodo, grazie alle rogazioni… 🙂

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      1. Elena

        La tradizione attuale nasce dalle invocazioni dei cittadini durante la peste del ‘600, chiesero la pioggia alla Madonna per lavare la città e spazzare via la peste e lei li esaudì.
        Ho letto che la Madonna scende il sabato precedente la prima domenica dopo Pasqua e fino agli anni ’70 saliva il giorno dell’ascensione per cui ricordavo bene … è il pellegrinaggio dell’icona in città per dare modo a tutti di visitarla. Pensa che in precedenza era stata invocata per fare cessare delle piogge particolarmente lunghe, per cui il motivo opposto a quello che ricordiamo oggi, e anche in quel caso le preghiere erano state esaudite.

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  2. Pingback: Schiarazula Marazula: il ritmo della magia – Una penna spuntata

  3. La Piuma

    Io ho letto l’amuleto solo fino a metà (tra l’altro non sicura di leggere correttamente tutte tutte le parole) e oh, tempo un’ora qua ha iniziato a tuonare forte e ora piove. Non forte, ma piove O__O E nonostante non piova da mesi (se non le solite 3 gocce) non era previsto. Adesso se mi leggono i miei compaesani mi mandano al rogo, ma sono felice XDDDD

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  4. Lucia Graziano

    E per chi volesse leggere qualcosa di un po’ più serio e argomentato sulla questione, con un approccio teologico, segnalo questo bell’articolo di Giovanni Marcotullio su Aleteia:

    https://it.aleteia.org/2022/06/28/preghiera-pioggia-agricoltura-provvidenza-paganesimo-modernismo-cristianesimo/

    “Sarebbe pagano – secondo alcuni – l’implorare dal Cielo clemenza per le colture, per i lavoratori e per i consumatori. È vero il contrario: pagana è la tentazione (teologica!), che costantemente riaffiora, di affermare l’estraneità di Dio alle “cose terrene”. Il cristianesimo esige però la conversione come sinergia dell’uomo con la grazia divina”

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