Insulti, sedizioni e multipli omicidi: alla scoperta delle carole natalizie del Medioevo

Casomai non si fosse ancora capito, i Medievali erano gente strana. Era strano (quantomeno per i nostri canoni) il loro modo di guardare al mondo, e certamente era strano ancor di più il loro modo di vivere la spiritualità: giocoso, sorridente, a tratti venato di quella irriverenza scherzosa che nasce dall’estrema confidenzialità. E così (dopo aver parlato di vescovi bambini e preti che menavano botte nel bel mezzo della Messa), aggiungerò un nuovo tassello alla mia raccolta sulle bizzarrie del Natale d’antan (quello che ci piacerebbe tanto far rivivere perché una volta sì che veniva vissuto in modi consoni alla sacralità del giorno. Seh).

Ebbene: in questo Natale ’22, vi traumatizzerò presentandovi

Le tre carole natalizie che probabilmente non conoscevi
(e che comunque non avresti di certo voluto conoscere, mannaggia a me)

1. The Cherry Tree: quella in cui san Giuseppe insolentisce la Madonna

Sarà bene fare una premessa: la nostra visione di san Giuseppe come marito premuroso e babbo amorevole è qualcosa di relativamente recente. Non che prima mancasse del tutto; ma a darle un particolare impulso fu la Chiesa della controriforma, che vide nel padre putativo di Gesù un perfetto modello di mascolinità cristiana da presentare a tutti i fedeli.

Nel Medioevo, non necessariamente san Giuseppe era dipinto come quel grand’uomo che conosciamo oggi. Esisteva anche la tendenza a sminuire la levatura morale del personaggio, che la devozione popolare dipingeva talvolta come un anziano imbambolato che già mostrava le prime avvisaglie della senilità, se non addirittura come un vecchio irritabile e, francamente, irritante. Per carità: si trattava pur sempre d’un santo, che aveva sicuramente fatto il suo dovere accogliendo Maria come sua sposa e proteggendo lei e il Bambinello; su quello nulla da dire, ci mancherebbe.
Ma, mettiamola così: ognuno ha il suo carattere, e quello di san Giuseppe non certo dei migliori. Sicuramente, il santo non era esattamente quel pater familias affettuoso e charmant che ogni donna vorrebbe al suo fianco. E proprio in questa frase risiede il “perché” di questa singolare demitizzazione di san Giuseppe: dipingere il santo come un uomo retto e probo, ma non esattamente come un adone seducente, era una tecnica terra terra per rassicurare i fedeli circa il fatto che davvero non c’era alcun motivo di dubitare della verginità di Maria. Al di là di ogni altra possibile considerazione, il vetusto san Giuseppe non era esattamente quel tipo d’uomo da poter indurre in tentazione chicchessia (figuriamoci poi la Madonna!).

Tecniche di catechesi un po’ tranchant, ma senza dubbio efficaci: in effetti, sfido qualsiasi donna a sviluppare desiderio di intimità con un buzzurro come il san Giuseppe che viene descritto da The Cherry Tree, una graziosa (?) carola natalizia proveniente dall’Inghilterra del XV secolo. Rielaborando un episodio tratto dal Vangelo apocrifo dello pseudo-Matteo, la canzoncina immagina Maria e Giuseppe nel loro viaggio verso Betlemme: la Vergine è stanca, appesantita dal ventre gonfio e, come se non bastasse, colta da una di quelle voglie tipiche della gravidanza; desidererebbe gustare un po’ di ciliegie… ma, si sa, non è che ce ne sia esattamente abbondanza, sotto Natale. Quand’ecco (miracolo!) non appena svoltato l’angolo, la coppia si ritrova in un assurdo viale alberato pieno di ciliegi da cui pendono, succosi, mille e cento frutti maturi. Maria sorride entusiasticamente e prega san Giuseppe di raccogliergliene un po’: ma, con ogni evidenza, il marito non è dell’umore. A brutto muso, risponde alla Madonna: “se proprio ci tieni tanto, chiedi al padre di tuo figlio di raccoglierle per te!”; un ordine di fronte al quale la Vergine Maria risponde con un docile “d’accordo”.

Miracolo del cielo: i ciliegi piegano i loro rami per portarsi all’altezza della Vergine. Maria mangia con gusto quei doni celesti; Giuseppe azzittisce e posa gli occhi sul ventre della moglie, vergognandosi di se stesso. Davvero quel bimbo è figlio di Dio!

2. The Holy Well: quella in cui la Madonna rancorosa invita il Bambinello a fare una strage

Un altro tema molto gettonato nel Medioevo era quello dell’infanzia sfortunata di Gesù. Piaceva, all’epoca, immaginare che il povero Bambino fosse stato segnato dal dolore fin dalla nascita: dunque, non solamente nel giorno della sua Passione, ma ahilui lungo tutto il corso della vita, Cristo sarebbe stato quel “uomo dei dolori che ben conosce il patire”, per citare la celebre profezia di Isaia, “disprezzato e reietto dagli uomini”, “come uno davanti al quale ci si copre la faccia”. Naturalmente, pensare a un Gesù che viene bullizzato fin dall’infanzia aggiungeva ulteriori note di patetismo a questo quadro già sconfortante: e così, nel Medioevo, nacquero numerose leggende apocrife che dipingevano il piccolo Gesù come vittima innocente della cattiveria umana.

In tal senso, un perfetto esempio arriva dalla ballata inglese The Holy Well: la prima fonte a riportarne il testo è una raccolta di canti popolari del 1833, ma non c’è dubbio che la canzone sia molto più antica (e certamente nata come riadattamento del quattrocentesco The Bitter Withy, di cui diremo a breve).

In questa allegra (aehm) carola natalizia, Gesù Bambino chiede alla sua mamma il permesso di andare a giocare con gli altri bimbi. Maria acconsente, ma per Gesù la delusione è dietro l’angolo: quando il pargoletto si avvicina a un gruppetto di suoi coetanei, quelli lo cacciano via in malo modo: loro sono figli di famiglie rispettabili, espressione della piccola nobiltà locale; non hanno la minima intenzione di mescolarsi a ‘sto pezzente concepito al di fuori del matrimonio e nato in una stalla!
Gli occhi di Gesù si riempiono di lacrime; il bimbo scappa via e corre dalla sua mamma a sfogare la sua frustrazione. Maria gli carezza dolcemente la testolina (e, in alcune versioni della ballata, persino l’angelo Gabriele si disturba a scendere dal cielo per consolare il pargoletto): “quegli sciocchini non sanno quello che dicono!”, gli sussurra la Madonna. “Tu sei il re dei re!”.

E fin qui, si tratterebbe anche di una scenetta commovente. Se non fosse che, in questa leggenda, la Vergine Maria era evidentemente una tipa un tantinello rancorosa: una di quelle mamme iper-protettive che non tollerano di veder soffrire il loro bimbo. E infatti, la Madonna suggerisce al Bambinello di dare una lezione a quei bulletti: “strappa le loro anime e scaraventale giù all’inferno!”, gli dice testualmente (!). Grazie al cielo, Gesù le fa presente che non è proprio il caso: non tanto perché non gli pare etico trasformarsi in un serial killer dotato di poteri paranormali, ma perché è consapevole di come l’intera faccenda gli porterebbe solamente delle rogne aggiunte. “Naa, naa”, dice Gesù testualmente: “non può andare. All’Inferno ce ne sono già così tante, di anime peccatrici che implorano il mio aiuto!”.

Come a dire: non stiamo ad aggiungerne altre in più, ché poi è solo peggio. E su queste note piene di misericordia si chiude questo edificante canto di Natale (che vi ripropongono nonostante il coro sia stato così imbarazzato da auto-censurare le ultime strofe. Che in ogni caso trovate qui!)

3. The Bitter Withy: quella in cui Gesù Bambino perde la pazienza e ammazza tutti

Periodicamente, questa vignetta appare sulla mia home di Facebook, immancabilmente accompagnata da centinaia di commenti di contorno: c’è chi la trova offensiva e dissacrante, c’è chi la trova tenera e dolce, c’è chi scrive “e fatevela, ogni tanto, una risata” e chi rampogna brontolando che, nei bei vecchi tempi andati, nessuno mai si sarebbe permesso di fare ironia sulle figure sacre.

Ecco: di fronte ai moralisti del quarto tipo, mi sentirei di fornire una rassicurazione sulle linee di: “ma col cavolo, tutto il contrario”; nel Medioevo piaceva tantissimo immaginare l’infanzia di Gesù negli stessi termini di cui sopra. Lo spunto narrativo, se così vogliamo chiamarlo, partiva dall’intrigante domanda: “che tipo di infanzia può aver avuto un Dio bambino?”.
Era già in grado di compiere miracoli? Aveva già piena contezza della sua natura? E (diremmo oggi in termini moderni, se al posto di Gesù Bambino ci fosse un bimbetto predestinato in stile Harry Potter) era già in grado di “controllare i suoi poteri”, o piuttosto andava in giro a far disastri?

Non vi sembri irriguardoso se vi dico che, nel Medioevo, molti narratori amavano propendere per la seconda ipotesi. I Vangeli apocrifi dell’infanzia (e, più in generale, tutto il corpus di leggende sorte attorno ai primi anni di Gesù) lo dipingono spesso come un bimbo divino ma umanissimo al tempo stesso, incline ai capricci e ai colpi di testa che inevitabilmente accompagnano i primi anni di vita. Immancabilmente, tocca alla Vergine correggere queste intemperanze provvedendo a dare una solida educazione al suo bimbetto: dipingendo un Gesù Bambino infantile e capriccioso, gli autori stavano goffamente lodando le qualità materne della Madonna, che con pazienza e fermezza era stata in grado di crescere suo figlio in modo retto e santo.

E meno male ne è stata in grado, verrebbe da aggiungere, perché ci fu un momento in cui Gesù Bambino sembro lì lì per prendere una gran brutta piega – quantomeno, se vogliamo dar retta a quanto raccontano le leggende. Una delle mie preferite in assoluto, per la sua totale ed esilarante assurdità, è quella contenuta in The Bitter Withy, una carola natalizia tardomedievale che vi suggerirei senz’altro di intonare domani al pranzo in famiglia per vedere l’effetto che fa.

I presupposti di questo canto sono esattamente gli stessi che abbiamo già visto in The Holy Well: Gesù Bambino vuole giocare con i suoi coetanei, ma quelli lo mandano via in malo modo spiegando che non vogliono avere nulla a che fare con un poveraccio nato in una stalla e concepito in circostanze poco chiare. Ma, in questo caso, Gesù Bambino non si mette a piangere. Anzi: sfodera un sorrisetto e dice ai bulletti “oh, ma io sono molto al di sopra di voi! Volete vedere?”. E, piegando i raggi del sole, crea un meraviglioso ponte di luce sopra al quale si incammina lieto, incedendo pian piano verso il cielo.
Meravigliati, i bulletti di quartiere lo seguono: e quando tutti i bimbi si trovano ormai ad alta quota, su quella stupefacente passatoia di pura luce… Gesù Bambino, con uno schiocco di dita, la fa sparire. Inevitabilmente, i pargoletti precipitano verso il basso, cadendo tra le acque impetuose del fiume che scorre lì sotto. Poco male per Gesù Bambino, che notoriamente sa camminare sulle acque e dunque si allontana quieto da quel rivo; minor fortuna hanno i suoi persecutori, che vengono trascinati via dai flutti andando incontro a una morte orrenda. La giusta colpa per chi osa schernire il Redentore!

Ma non è finita qui. La ciliegina sulla torta di questa destabilizzante storia è il dettaglio francamente esilarante con cui si chiude il canto di Natale.
Dopo questo omicidio multiplo, Gesù Bambino torna a casa come se niente fosse: il problema è che un ponte di pura luce sospeso nel cielo è qualcosa che tende a dare nell’occhio, soprattutto se c’è un gruppo di bambini che ci cammina sopra. Insomma: a Nazaret, molti hanno notato quell’inconsueto spettacolo, e la Madonna non ci mette molto a fare due più due; non appena vede rincasare il figlio, lo punisce con una sonora vergata sculacciandolo con un bastone fatto di legno di fico.

La punizione è salutare: Gesù capisce di aver esagerato e, da quel momento in poi, muta il suo comportamento. Ma, evidentemente, l’umiliazione di quelle bastonate gli rimane impressa, e l’antipatia per il legno di fico Gesù se la lega al dito. Flash forward di una trentina d’anni, e i Vangeli di Marco e di Matteo ci dipingeranno Gesù nell’atto di maledire immotivatamente un povero fico, in uno degli episodi evangelici più ostici in assoluto (su cui, non a caso, ancor oggi discutono animatamente gli esegeti).

Ma gli uomini del Medioevo erano tipi pratici, che non andavano troppo per il sottile: la ragione per cui Gesù aveva in odio ‘sti poveri alberi di fico era molto più banale di quanto immagineremmo; gli ricordavano le sculacciate dell’infanzia! Comunque tutte quante molto meritate, verrebbe da aggiungere, se volessimo dare credito alla canzone.

…ahò: “ambasciator non porta pena”. Mica è colpa mia, se nel Medioevo la gente era pazza!


E per chi volesse imparare a memoria queste deliziose ed edificanti carole natalizie, ecco a voi i testi:

3 risposte a "Insulti, sedizioni e multipli omicidi: alla scoperta delle carole natalizie del Medioevo"

  1. Lucia Graziano

    🙂
    Lo so, lo so!
    O meglio: conoscevo la canzone di Branduardi fin da quando ero bambina e mi sono molto stupita di scoprire, in anni recenti, la storia che c’era dietro. Ma Branduardi è tutto una miniera di soprese!

    Buon Natale, Nihil!

    "Mi piace"

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