Come è nato l’albero di Natale?

Ma come è nato l’albero di Natale?
Affidare a Google questa domanda potrebbe far apparire sul vostro schermo una ridda di risposte (che, fra l’altro, si contraddicono l’un l’altra). Sul tema c’è una gran confusione, parzialmente giustificata dal fatto che le origini dell’albero di Natale sono piuttosto misteriose ancor oggi. Vale a dire: non esiste un atto di nascita in grado di dire “l’albero di Natale è stato inventato nell’anno X, ecco il nome di chi l’ha brevettato”; esistono, semmai, testimonianze sparse che ci parlano di una consuetudine sempre più diffusa che diventa sempre più simile, nelle sue forme, a quella dell’albero di Natale come lo conosciamo oggi.

Ma se non esiste, in senso stretto, un “atto di nascita” del pino decorato, cerchiamo innanzi tutto di sgomberare il campo dalle due fake news più ricorrenti.

Non è stato san Bonifacio a inventare l’albero di Natale, nonostante una storiella che assicura il contrario. Leggenda vuole che l’evangelizzatore della Germania, alla vigilia di Natale, si aggirasse nottetempo fra i boschi imbattendosi (guardacaso!) in un barbaro rito pagano in cui un neonato stava per essere immolato agli dèi. E proprio sotto le fronde di un abete, ci credereste?! A quel punto, un inorridito Bonifacio si sarebbe fatto avanti per salvare la vita al pargoletto, convertendo contestualmente tutti i pagani lì presenti; in memoria di tale evento, l’abete sotto al quale si tenevano i sacrifici umani sarebbe diventato il simbolo del natale del Salvatore.
Tutto molto bello, ma anche totalmente privo di fondamento storico. La leggenda (il cui nucleo più antico risale al tardo Medioevo) diventa popolare a partire dall’Ottocento, quando l’albero di Natale era già moda diffusa.

Non è stato Martin Lutero a inventare l’albero di Natale, per quanto sia suggestiva l’immagine del riformatore che, rincasando dopo la funzione della Vigilia, decide di decorare gli alberi del bosco con mille e mille candeline accese, in omaggio alla luce della cometa che in quella notte di prodigio scese su Betlemme.
La storiella è suggestiva, anche perché è grossomodo in quel periodo che gli alberi di Natale cominciano a diffondersi in Germania. Il problema è che cominciano a diffondersi nella Germania occidentale, in quella striscia compresa tra il Reno e la Francia; per quanto riguarda la zona di Württemberg (dove sarebbe stato decorato invece questo fantomatico proto-albero luterano) non si trova traccia di questa tradizione fino al Settecento inoltrato. Assai improbabile, insomma, che sia stato il buon Martino a decorare un abete per la prima volta. Anche perché (e qui veniamo alla Storia vera) ai tempi di Lutero esisteva già da secoli l’usanza di sradicare alberi, portarli in luogo chiuso e decorarli con frutta e altri ninnoli durante le feste di Natale.

Chi è che faceva questa cosa, mi chiedete?
Il clero e/o gli attori: due categorie professionali che, per l’occasione, potevano anche esser coincidenti.
E perché mai costoro facevano questa cosa, mi chiedete?
Per mettere in scena, alla Vigilia di Natale, una sacra rappresentazione con cui istruire il pubblico (intrattenendolo!).

***

Gli officia drammatici dedicati al Natale sono una delle prime forme teatrali di cui si conosca l’esistenza nell’Europa cristiana. Diffusi fin dai tempi di Carlo Magno, erano rappresentazioni teatrali in piena regola che trasformavano in palcoscenico la chiesa (o il sagrato) mettendo in scena gli episodi chiave della storia della Salvezza. Tra i molti temi che potevano essere esplorati (l’annuncio a Maria, il viaggio dei Magi, l’omaggio dei pastori…), un episodio particolarmente amato dal pubblico era quello che metteva in scena la caduta di Adamo ed Eva. In fin dei conti, proprio da lì prende il via tutta la vicenda. Sicché, il 24 dicembre (…data in cui, non a caso, il martirologio faceva memoria dei due progenitori…) il libro della Genesi veniva messo in scena per il godimento del pubblico ovante.

Cosa serve per mettere in scena la caduta di Adamo ed Eva? Minimo minimo, un paio di attori e un albero con la mela.
Cosa fai se è la Vigilia di Natale e le mele sono state raccolte tutte già da mo’? Evidentemente, prendi il primo albero che trovi e leghi sui suoi rami spogli mele, foglie finte e ninnoli di vario tipo, spiegando al pubblico che l’Albero del Bene e del Male aveva proprio quell’aspetto.

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Bisogna necessariamente presumere che siano proprio questi i “nonni” degli alberi di Natale.
Bisogna necessariamente immaginare che, a un certo punto, l’abitudine di decorare gli alberelli di Natal del Giardino dell’Eden abbia cominciato a farsi strada anche in contesti extra-ecclesiali. Chessò: edifici municipali; palazzi privati; saloni dell’aristocrazia.

E meno male! Quando i drammi sacri passarono di moda, restò in alcune aree della Germania la consuetudine di decorare alberelli. La più antica attestazione di un “albero di Natale” ricreato al di fuori di un contesto teatrale risale al 1419, anno in cui i dipendenti che lavoravano presso l’ospedale del Santo Spirito di Freiburg decisero di decorare un alberello con mele, wafer, panspeziato e decorazioni varie a forma di pallina. Nel 1441, le autorità cittadine di Tallin decoravano con ghirlande e festoni verdi un robo che non si capisce bene cosa fosse di partenza (un albero spoglio? Un semplice palo di legno?); e sappiamo che, tre anni più tardi, un’attrazione molto simile veniva allestita davanti al municipio di Londra nel periodo di Natale.

Da quel momento in poi, le testimonianze scritte che ci parlano di alberi di Natale sono più che altro disposizioni che… cercano di metterli al bando. Non perché il Grinch avesse preso il potere, ma perché non esistevano ancora gli abeti di plastica e la moda di decorare gli alberi sotto Natale stava evidentemente creando un problema di deforestazione.
Nel 1494, la città di Strasburgo vietava questa pratica per legge. Una cinquantina d’anni più tardi, a Friburgo vigeva il divieto totale di abbattere alberi nel periodo delle feste. Più moderate alcune città alsaziane, che lungo tutto il corso del Cinquecento preferirono normare, e non vietare, limitando il numero di alberi sacrificabili (ogni famiglia ne poteva abbattere non più di uno, e non più alto di otto scarpe). 

Non sappiamo per certo dove fossero allestiti questi alberi addobbati, tra Quattro- e Cinquecento.
Probabilmente, sulla pubblica piazza (o comunque, davanti all’abitazione del proprietario), di modo tale che tutta la cittadinanza potesse bearsi dell’incredibile spettacolo. Entro il 1605, tuttavia, i primi alberi di Natale si erano già fatti strada anche all’interno delle abitazioni: così almeno ci racconta un anonimo cronista che descrive gli usi e i costumi di Strasburgo, parlandoci espressamente di abeti decorati con dolci glassati e decorazioni di carta, gelosamente custoditi tra le mura domestiche.
Il primo albero con le lucine? Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere quello che nel 1708 la moglie tedesca del duca di Orléans fa allestire a corte, suscitando lo stupore generale della popolazione autoctona.  

E sono proprio i consorti tedeschi a diffondere in tutta Europa la moda natalizia. Prima ancora del principe Albert, il sassone andato in sposo alla regina Vittoria, era stata Carlotta di Meclemburgo-Streliz a portare alla corte britannica il primo abete decorato. Nel Natale 1800, la moglie di re Giorgio III aveva infatti fatto allestire a Windsor un alberello decorato con dolcetti, piccoli giocattoli e sacchettini di frutta secca: una paradisiaca (anzi: edenica!) distesa di meraviglie che, a fine giornata, fu distribuita a tutti i bambini presenti a palazzo.

Ma a rendere davvero popolare l’albero di Natale fu la regina Vittoria, la più grande trend-setter della Storia. Nel 1848, l’Illustrated London News pubblicò una immagine della famiglia reale inglese radunata attorno a un albero di Natale (singolarmente bruttino, per i nostri standard). L’immagine fece il giro del mondo… e tutto il resto è Storia.

Una Storia che però ha radici antichissime, saldamente ancorate nella liturgia del Natale. E allora, io ho un piccolo regalo per voi (o meglio, per chi di voi ha una certa dimestichezza con l’Inglese): la fedele riproduzione di uno dei più popolari drammi liturgici che venivano messi in scena alla vigilia di Natale.
Sto parlando del Le Jeau d’Adam, un dramma duecentesco scritto in dialetto anglo-normanno il cui intero copione è giunto fino a noi attraverso un unico manoscritto conservato a Tour. Nel 2012, la dottoressa Carol Symes, professore associato all’Università dell’Illinois, ha tradotto in Inglese moderno il testo medievale e ha provveduto a metterlo in scena, seguendo con meticolosa scrupolosità tutte le indicazioni sceniche fornite dal copione medievale.
Il risultato è una performance deliziosa ricreata con rigore storico estremo, ma che riesce al tempo stesso a strizzare l’occhio ai gusti dello spettatore d’oggi. Se vi può interessare il genere, dateci un’occhiata: potreste scoprire che il teatro medievale era affascinante e spassosissimo (…e impiegare proficuamente un’ora del vostro tempo in questa anomala Vigilia).

Buon Natale!

Per approfondimenti sui drammi sacri del Natale: Teatro e spettacolo nel Medioevo di Luigi Allegri, edizioni Laterza
Per approfondimenti sulle tradizioni natalizie nella Storia, pino incluso: Christmas. A History di Judith Flanders, Picador edizioni

11 risposte a "Come è nato l’albero di Natale?"

  1. Murasaki Shikibu

    Buon Natale in ritardo, prima di tutto, e tanti auguri di felicità ❤️
    Ma confesso che mi distruggi un mito: avevo sempre sentito parlare dell’albero di Natale come un residuato pagano di antichi riti collegati al solstizio d’inverno… e ai pali della cuccagna e dell’abbondanza nonché a quei pali decorati a nastri tipici dei popoli celtici, e che per strane vie portarono niente di meno che agli Alberi della Libertà della rivoluzione francese.
    Molto interessanti invece le leggi contro il disboscamento 🎄🎄🎄

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  3. ilnoire

    … in un quadro, da qualche parte in giro per casa (no, non si muove il quadro) ho la stessa immagine che si vede nella pallina di natale dell’immagine dell’articolo…
    ah, le coincidenze

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  7. Gianluca di Castri

    Credo che tutto nasca da un Vangelo apocrifo, credo ripreso anche nel Corano, che narra di come, durante la fuga in Egitto, una palma si sia miracolosamente coperta di datteri fuori stagione. Almeno, ciò mi fu raccontato da un amico libico, persona peraltro di grande cultura e che parlava un perfetto italiano.

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    1. Lucia

      Sì, quello delle fioriture fuori stagione è un tema davvero molto ricorrente in tutta la narrativa sacra variamente collegata al Natale o al periodo invernale. In un più di una fonte si parla di una fioritura miracolosa di datteri / menta / ciliegie / grano, verificatasi miracolosamente per aiutare la Sacra Famiglia durante la fuga in Egitto e/o Maria, quand’era ancora incinta, alle prese con le voglie gravidiche.

      In forma diversa, lo stesso tema si ritrova anche in alcune leggende agiografiche, ad esempio:

      Santa Barbara:
      https://unapennaspuntata.com/2021/12/04/santa-barbara-grano/

      San Giuseppe d’Arimatea:
      https://unapennaspuntata.com/2010/11/30/30-il-biancospino-di-san-giuseppe/

      Ed è sicuramente uno degli elementi che ha contribuito a diffondere il tema dell’albero di Natale (anche se probabilmente non è l’unico, perché in realtà queste leggende cominciano a moltiplicarsi in un periodo in cui l’albero di Natale era già esistente).

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